Populismo/Mounk

Yascha Mounk, Popolo vs. Democrazia. Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale – Feltrinelli (2018)

Di fronte a politici che appaiono sempre meno capaci di governare e a un mondo sempre piu’ complesso, molti sono sempre piu’ inclini a votare per chiunque prometta una soluzione semplice.
Per questo i populisti, da Narendra Modi in India a Recep Tayyip Erdogan in Turchia, da Viktor Orban in Ungheria a Jarosław Kaczynski in Polonia, da Marine Le Pen in Francia a Beppe Grillo in Italia, sembrano incredibilmente simili tra loro, malgrado le notevoli differenze ideologiche.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Finanziarizazione/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Il rapporto tra democrazia e libero mercato e’ incrinato.
Ha cominciato a mostrare delle crepe da quando sui listini azionari e sulle piazze finanziarie ha cominciato a riversarsi lo strapotere dei fondi speculativi, dotati di una liquidita’ esorbitante e di un effetto leva con cui possono movimentare ingenti risorse impiegandone solo una minima parte.
Gli stati e le comunita’ sono del tutto indifese e appaiono come barchette nel porto, che s’impaludano nella secca a causa del ritiro dei capitali o che si innalzano tra le onde appena questi rientrano.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Populismo/Boeri

Tito Boeri – Populismo e stato sociale – Laterza (2017)

Quella dei populisti e’ una visione della democrazia ben diversa da quella propria delle democrazie liberali o industrializzate, in cui sono presenti molte istituzioni a tutela delle minoranze, che garantiscono il rispetto dei principi fissati nella Costituzione e che fungono da contrappeso al potere dell’esecutivo (i cosiddetti sistemi di checks and balances).
Questi corpi istituzionali intermedi (a partire dalle associazioni politiche e dai partiti) rafforzano anche i legami sociali, permettendo che la delega al potere pubblico insita nella democrazia rappresentativa non porti al “dominio di un’autorità lontana e irraggiungibile, fondata sull’isolamento fra uomo e uomo, dove tutti diventano estranei a tutti.

Info:
https://www.ilfoglio.it/economia/2017/07/04/news/populismo-e-stato-sociale-142828/
https://www.anobii.com/books/Populismo_e_stato_sociale/9788858129647/01147533c377354a4d
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-05-30/perche-populismo-minaccia-anche-stato-sociale-195141.shtml?uuid=AEz9euVB

Economia di mercato/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Sia Bush che Obama hanno cercato di applicare una strategia di trickle down, elargendo ingenti somme di denaro a banche e banchieri.
L’idea era semplice: salvando le banche e i banchieri, ne avrebbero beneficiato tutti. Le banche avrebbero ricominciato a prestare soldi e i ricchi avrebbero creato piu’ posti di lavoro. Questa strategia, era la tesi, sarebbe stata molto piu’ efficace che aiutare direttamente i proprietari di case, le aziende o i lavoratori.
Di solito, quando si presta denaro a un paese in via di sviluppo, il dipartimento del Tesoro statunitense chiede che vengano imposte delle condizioni, per garantire non solo che il denaro sia speso bene, ma anche che il paese adotti politiche economiche capaci di favorire la crescita in futuro (almeno secondo le teorie economiche del dipartimento del Tesoro).
Ma alle banche non e’ stata imposta nessuna condizione, nemmeno, per fare un esempio, l’obbligo di erogare piu’ prestiti o mettere fine alle pratiche abusive.
Il salvataggio e’ servito ad arricchire quelli piu’ in alto, ma i benefici non sono filtrati al resto dell’economia.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Populismo/Mounk

Yasca Mounk – Popolo vs, Democrazia – Feltrinelli (2018)

Come Trump, Le Pen e Farage danno la colpa agli immigrati – agli scrocconi musulmani o agli idraulici polacchi – se i redditi ristagnano o se l’identita’ nazionale e’ minacciata dai nuovi arrivati.
E, come Trump, accusano l’establishment politico – dai burocrati di Bruxelles ai media bugiardi – quando non sono in grado di mantenere le promesse esagerate che hanno fatto.
La gente nella capitale, sostengono i populisti di ogni sorta, e’ li’ perche’ vuole fare i propri comodi o perche’ e’ in combutta con i nemici della nazione.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – La grande frattura. La disuguaglianza e i modi per sconfiggerla – Einaudi (2016)

Volevo mettere in luce non solo le conseguenze economiche della disuguaglianza, ma anche quelle di piu’ vasta portata in ambito politico e sociale.
Un aspetto della disuguaglianza su cui richiamiamo l’attenzione e’ quello delle disparita’ fra gruppi etnici. Nei paesi in via di sviluppo, questo genere di disuguaglianza viene sistematicamente messo in relazione con il conflitto civile.
Gli Usa, naturalmente, presentano enormi discrepanze di questa natura e le differenze tra afroamericani, ispanici e altri gruppi sono macroscopiche.
Mentre da una parte si sono riscontrati progressi ai livelli piu’ elevati, e’ inquietante notare come le disparita’ fra cittadini medi siano diminuite solo di poco. In verita’, la Grande recessione ha aggravato la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_grande_frattura/9788806226855/01612546eb4c023d52
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-05-30/la-disuguaglianza-divide-mondo-103340.shtml?uuid=ABnHMRpD
https://palomarblog.wordpress.com/2016/03/06/stiglitz-la-grande-frattura/

 

Stato/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Le cariche di potere non vengono assegnate su base popolare: non c’e’ alcuna elezione democratica che stabilisca chi debba presiedere l’Onu, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Nato, il Wto: tutte queste istituzioni – come del resto molte altre – cooptano al loro interno i funzionari, i dirigenti o i ricercatori, sulla base di qualita’ professionali, ma soprattutto di fedelta’ alla visione del modello emergente.
Il criterio di selezione e di adozione dei nuovi conti e baroni e’ la loro presunta capacita’ «tecnica»; il vero merito e’ di essere funzionali al sistema.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Stato/Crouch

Colin Crouch – Postdemocrazia – Laterza (2009)

I governi rinunciano progressivamente a qualsiasi ruolo distintivo nel servizio pubblico (il che comporta il dovere di garantire ai cittadini un livello elevato di servizi piu’ o meno equi) e chiedono ai loro ministeri di comportarsi come aziende (il che comporta il dovere di fornire un servizio della qualità richiesta dall’aderenza agli obiettivi finanziari) […]
Come l’azienda fantasma, il governo cerca gradualmente di spogliarsi di ogni responsabilita’ diretta nella conduzione dei servizi pubblici […]
Ma nel fare cio’ rinuncia alla sua pretesa a esercitare funzioni speciali esclusive del servizio pubblico. Questo porta alla conclusione ulteriore che i servizi pubblici dovrebbero essere gestiti da persone che provengono dal settore privato perche’ ormai le loro capacita’ sono le uniche che contano.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/postdemocrazia/
https://www.anobii.com/books/Postdemocrazia/9788842076728/01fad7210efb1e685f
https://ilmanifesto.it/il-paradosso-democratico-di-colin-crouch/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842076728

Lavoro/Castronovo

Valerio Castronovo – Le rivoluzioni del capitalismo – Laterza (2007)

[È] innegabile che l’automazione, man mano che ai reparti d’officina s’e’ estesa agli uffici, abbia finito – combinandosi con altri fattori interni ed esterni alle imprese – per spezzare il circolo virtuoso fra crescita economica e aumento dei posti di lavoro, che da due secoli, dalla prima rivoluzione industriale, era una sorta di equazione che si riproduceva costantemente nei periodi di alta congiuntura.
Gia’ da due decenni l’elevazione degli indici di produttivita’ non ha dato piu’ luogo come in passato a un aumento proporzionale dell’occupazione nell’industria manifatturiera. Da quando il sistema informatico a rete ha sostituito quello a catena, agevolando l’adozione di tecnologie  risparmiatrici di lavoro, si e’ reso inutile l’impiego di tante braccia […] Naturalmente non in tutti i settori di attivita’ il saldo occupazionale risulta negativo.
Giacche’ le innovazioni, se hanno distrutto posti di lavoro nelle aziende che fabbricano manufatti, ne hanno invece creato di nuovi nelle imprese che progettano e producono attrezzature o beni e servizi destinati a rimpiazzare quelli obsoleti.
D’altra parte, se l’occupazione e’ andata riducendosi in termini quantitativi, essa e’ migliorata invece sotto il profilo qualitativo in quanto l’introduzione delle tecnologie elettroniche e dell’automazione ricorsiva hanno eliminato i carichi e i ritmi piu’ spossanti della precedente organizzazione del lavoro.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_rivoluzioni_del_capitalismo/9788842047797/01e9a8dbdfb75d1edf

Economia di mercato/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

Siamo giunti alla conclusione che non e’ possibile individuare un’industria manifatturiera che svolga oggi quel ruolo chiave nei processi di accumulazione del capitale su scala mondiale svolto dall’industria tessile e automobilistica nei due secoli passati.
L’unico che si potrebbe definire, almeno parzialmente, come il nuovo settore trainante e’ quello dei semiconduttori, che pure si discosta in maniera sostanziale dalla traiettoria classica tracciata dalle industrie automobilistica e tessile, fatta di una serie di successivi spostamenti verso i paesi a minor costo del lavoro.
La manodopera impiegata in questo settore si e’ trovata infatti nei paesi a basso reddito fin dal principio cioe’ dallo stadio di innovazione, mentre la ricerca e sviluppo, il management e altre funzioni ad alto valore aggiunto sono concentrate nei paesi avanzati. Inoltre si tratta di attivita’ sempre piu’ automatizzate (compreso l’assemblaggio delle schede), e questo ne ha ridotto le potenzialità di crescita occupazionale […] Un ultimo settore in rapido sviluppo in termini occupazionali e’ quello dei cosiddetti servizi alla persona, un ambito che si potrebbe anche definire come “servizi riproduttivi”, dato che si tratta della mercificazione di attivita’ che in passato venivano svolte all’interno della sfera domestica (come preparare i pasti, accudire i bambini, organizzare il tempo libero). Si tratta di un chiaro esempio di crescita occupazionale che contrasta con la tendenza in atto in tutto il Novecento verso un crescente potere contrattuale legato al luogo di lavoro.
Dotati di uno scarso potere contrattuale, gli addetti di questo settore hanno dovuto accettare condizioni di lavoro precarie, con contratti per lo piu’ a tempo parziale e/o determinato.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i