Lavoro/Tirole

Jean Tirole – Economia del bene comune – Mondadori (2017)

Per tornare alla questione della disuguaglianza, il modo giusto di porre il problema non e’ quello di chiedersi se ci saranno ancora posti di lavoro.
Il problema vero e’ sapere se ci saranno abbastanza posti retribuiti da compensi che la societa’ considerera’ dignitosi. Difficile fare previsioni. Da un lato, le disuguaglianze salariali potrebbero suggerire una risposta negativa alla domanda. Dall’altro, le persone, in larga maggioranza, intendono essere utili alla societa’, e il lavoro, retribuito o meno (come quello nel settore del volontariato), e’ un modo per raggiungere l’obiettivo.
Non solo, […] “noi cerchiamo il legame con gli altri”.
E l’impiego e’ per noi un modo per costruire un tessuto sociale.

Info:
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-05-27/incentivi-bene-comune—193337.shtml?uuid=AEhxGePB&refresh_ce=1
https://www.linkiesta.it/it/article/2017/06/03/jean-tirole-trump-ha-ucciso-laccordo-sul-clima-e-la-prova-che-non-funz/34473/

Stato/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

In questo momento, si svolge un intenso dibattito intorno alla questione se ci sia stata, e in che misura, un’erosione effettiva della sovranita’ statale.
Molti considerano il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro come il risultato di un conflitto politico, piuttosto che di un processo economico globale e inesorabile che mina la sovranita’ statale.
Adottando questa prospettiva, la retorica che circonda la globalizzazione – specialmente il famoso motto di Margaret Thatcher «There Is No Alternative» (TINA) – e’ una strategia creata appositamente per proteggere governi e grandi aziende, scaricandoli da ogni responsabilita’ riguardo alle politiche attuate allo scopo di favorire una redistribuzione di ricchezza dal lavoro al capitale.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Populismo/Müller

Jan-Werner Müller – Cos’e’ il populismo? – Universita’ Bocconi (2017)

Per quale motivo l’Europa e’ diventata particolarmente vulnerabile ai protagonisti populisti all’incirca dalla meta’ degli anni Settanta e in particolare negli ultimi tempi?
Alcune risposte possono essere ovvie: un taglio delle spese per lo stato sociale, l’immigrazione e, soprattutto negli ultimi anni, l’Eurocrisi […]
Almeno per quanto riguarda l’attuale ondata di populismo in Europa, direi che e’ il particolare approccio adottato per affrontare l’Eurocrisi – in breve, la tecnocrazia – a essere fondamentale per comprendere la recente diffusione del populismo.

Info:
https://giornatedilettura.wordpress.com/2018/04/12/che-cose-il-populismo-la-risposta-di-jan-werner-muller-recensione-di-vittorio-panicara/
https://www.anobii.com/books/Cos%27%C3%A8_il_populismo/9788883502620/016bf048de71cc1e17

Economia di mercato/Harvey

David Harvey – La crisi della modernita’ – il Saggiatore (2010)

Il fordismo postbellico era anche un fenomeno internazionale.  Il lungo boom del dopoguerra dipendeva fondamentalmente da una massiccia espansione del commercio mondiale e dei flussi degli investimenti internazionali […]. Tutto questo fu garantito dall’ombrello egemonico del potere finanziario ed economico, sostenuto dal dominio militare, degli Stati Uniti.
Gli accordi di Bretton Woods del 1944 fecero del dollaro la valuta di riferimento mondiale e legarono lo sviluppo economico mondiale alla politica monetaria e fiscale degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti divennero i banchieri del mondo in cambio di un’apertura dei mercati delle merci e dei capitali al potere delle grandi aziende.
Sotto questo ombrello, il fordismo si diffuse in modo disuguale mentre ciascuno stato perseguiva la propria modalita’ di gestione delle relazioni nel mondo del lavoro, la propria politica monetaria e fiscale, le proprie strategie assistenziali e di investimenti pubblici, con gli unici limiti interni rappresentati dal livello delle relazioni di classe e gli unici limiti esterni rappresentati dalla propria posizione gerarchica nell’economia mondiale e dal tasso fisso di cambio nei confronti del dollaro […]
Crebbe il livello di vita materiale per la massa della popolazione nei paesi capitalisti avanzati, ed emerse un ambiente relativamente stabile e favorevole ai profitti delle grandi aziende.
Soltanto quando la severa recessione del 1973 distrusse questo quadro ebbe inizio, nel regime di accumulazione, un processo di rapida, e ancora non ben compresa, transizione […].
Nel 1971, il crollo del sistema di Bretton Woods che fissava il prezzo dell’oro e la convertibilità del dollaro fu il riconoscimento del fatto che gli Stati Uniti non avevano piu’ il potere di controllare da soli la politica fiscale e monetaria mondiale. L’adozione di un sistema di cambi flessibili nel 1973 (in risposta a massicci movimenti valutari speculativi contro il dollaro) segno’ la completa abolizione del sistema di Bretton Woods. Da allora tutti gli stati sono alla merce’ del potere finanziario, attraverso gli effetti del flusso di capitali.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_crisi_della_modernit%C3%A0/9788851520366/012ddde8b392d53a07
http://www.leparoleelecose.it/?p=10178

Capitalismo/Chang

Ha-Joon Chang -Economia. Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Quando le societa’ transnazionali evadono le imposte operando sui prezzi di trasferimento, sfruttano (senza pagarli) fattori produttivi collettivi finanziati dal gettito fiscale: istruzione, ricerca e sviluppo.
In altre parole, l’economia del paese ospite sovvenziona tali societa’.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined

Economia di mercato/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti – Laterza (2014)

Privilegiare gli interessi degli azionisti funziona se, a parita’ di tutto il resto, si ipotizza una situazione di concorrenza perfetta. In un mercato puro gli azionisti possono massimizzare i propri interessi solo se i consumatori sono soddisfatti, altrimenti questi ultimi si rivolgeranno ai concorrenti.
Ma, una volta che si va verso la riduzione della concorrenza che caratterizza l’economia moderna, la situazione cambia.
Tra le grandi imprese e tutte le altre imprese sul mercato esistono importanti asimmetrie di informazione.
Sono queste asimmetrie a creare gli spazi che consentono alle grandi imprese comportamenti che massimizzano gli interessi degli azionisti ma non quelli dei consumatori. Percio’ non si puo’ presumere che gli interessi dei consumatori possano essere tranquillamente demandati alla massimizzazione degli interessi degli azionisti […]
Sul piano pratico il requisito che gli attori del mercato siano perfettamente informati e’ difficile da soddisfare. Il problema principale e’ rappresentato dal fatto che in una economia di mercato anche le informazioni di solito hanno un prezzo […] piu’ ricchi siamo e piu’ tenderemo a pro-curarci informazioni; il risultato e’ che i ricchi tenderanno a prendere decisioni piu’ efficienti e a diventare ancora più ricchi.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Capitalismo/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto – Laterza (2018)

Una critica diffusa al capitalismo contemporaneo sostiene che esso ricompensi i “cacciatori di rendite” piuttosto che i veri “creatori di ricchezza”.
La “caccia alla rendita” in questo contesto si riferisce al tentativo di generare reddito senza produrre niente di nuovo, ma facendosi pagare al di sopra del “prezzo di mercato”, e tagliando fuori la competizione, attraverso lo sfruttamento di particolari vantaggi (inclusa la manodopera), o, nel caso di un’industria caratterizzata dalla presenza di grandi imprese, attraverso l’abilita’ di queste ultime di impedire ad altre imprese di entrare sul mercato, ottenendo cosi’ un vantaggio monopolistico.
L’attivita’ di caccia alla rendita e’ spesso descritta in altri modi, come la prevaricazione di “quelli che prendono” (the takers) su “quelli che fanno” (the makers), o come il prevalere del capitalismo “predatorio” sul capitalismo “produttivo”.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841
https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

Capitalismo/Mishra

Pankaj Mishra – L’eta’ della rabbia – Mondadori (2018)

Miliardi di persone, i piu’ poveri, sono imprigionate in un incubo di darwinismo sociale. Ma anche nelle democrazie avanzate una forma manageriale di politica e di economia neoliberista ha stracciato il contratto sociale.
Nel regime della privatizzazione, della mercificazione, della deregolamentazione e della militarizzazione, e’ un’impresa non suscitare del sarcasmo quando si parla delle qualita’ che distinguono l’uomo dagli altri animali predatori: la fiducia, la cooperazione, la comunita’, il dialogo e la solidarieta’.
Nello stato di emergenza mondiale in cui viviamo, l’omicidio extragiudiziale, la tortura e la detenzione segreta non si attirano piu’ le condanne della maggioranza, non provocano ribrezzo e vergogna. Tanto la cultura popolare quanto le politiche degli Stati li hanno fatti sembrare normali.

Info:
http://www.repubblica.it/cultura/2017/09/12/news/intervista_pankaj_mishra_accettura-175293505/
https://www.anobii.com/books/L%27et%C3%A0_della_rabbia/9788804685944/0181573f7e7c72fcc7

Capitalismo/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

A meta’ del XX secolo si affermo’ la convinzione che «l’alta marea solleva tutte le barche», cioe’ che la crescita economica avrebbe portato maggiore ricchezza e un tenore di vita piu’ alto per tutte le classi sociali.
All’epoca questa opinione era supportata dai dati: nei paesi industrializzati degli anni Cinquanta e Sessanta tutti i gruppi sociali progredivano, e quelli con i redditi piu’ bassi progredivano piu’ in fretta.
Nel dibattito politico ed economico che ne segui’, questa «teoria dell’alta marea» si sviluppo’ in un’idea molto piu’ specifica, che sosteneva che una politica economica regressiva (a favore delle classi piu’ ricche) alla fine avrebbe favorito tutti: le risorse date ai ricchi sarebbero inevitabilmente «filtrate» (trickle down) al resto della popolazione.
E’ importante chiarire che questa versione della vecchia «teoria del trickle down» non derivava dall’esperienza concreta del dopoguerra […] Diversamente da quello che ipotizzava la teoria, l’alta marea ha fatto salire solo i grandi yacht, lasciando molte delle barche piu’ piccole a infrangersi contro gli scogli, in parte perche’ la straordinaria crescita dei redditi piu’ alti ha coinciso con un rallentamento dell’economia.
Il concetto del trickle down (insieme alla sua giustificazione economica, la teoria della produttivita’ marginale) va ripensato al più presto.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Lavoro/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

L’ampio ventaglio di proposte keynesiane presupponeva una tregua nel conflitto tra capitale e lavoro, fondata sullo scambio trilaterale tra governi, sindacati e imprese: i governi e le grandi aziende avrebbero accettato il sindacalismo come elemento stabile, mentre, dal canto loro, i sindacati avrebbero riconosciuto il diritto dell’impresa di modificare l’organizzazione della produzione per aumentare la produttivita’ […]
I governi, inoltre, si impegnavano a usare gli strumenti macroeconomici di cui disponevano per promuovere la piena occupazione, e le imprese a ridistribuire una parte dei maggiori profitti dovuti all’aumento di produttivita’ sotto forma di aumenti salariali, innescando cosi’ un meccanismo che assicurava un mercato di massa per i prodotti dell’industria e offriva molteplici possibilita’ di innovazione del prodotto.
A sua volta, la crescita dei salari reali aiutava a lenire e depoliticizzare il conflitto tra lavoro e capitale grazie alle promesse di “alti standard di consumo”.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i