Societa’/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Tre o quattro decenni di neoliberalizzazioni hanno profondamente impattato la societa’, istituendo ovunque nei rapporti sociali una situazione di rivalita’, precarieta’, incertezza, impoverimento assoluto e relativo.
La concorrenza generalizzata tra economie e indirettamente tra lavoratori, tra leggi e istituzioni che inquadravano l’attivita’ economica, ha avuto conseguenze negative per i lavoratori, che si sono sentiti abbandonati e traditi.
Le difese collettive della societa’ si sono a loro volta indebolite. I sindacati, in particolare, hanno perso forza e legittimita’. I collettivi di lavoro spesso sono implosi per effetto di un management altamente individualizzante. La partecipazione politica ha perso il proprio senso di fronte all’assenza di scelta tra opzioni diverse. La social-democrazia, convertita alla razionalita’ dominante, sta scomparendo in gran parte dei paesi […]
Come stupirsi, allora, della risposta da parte della massa dei «perdenti» di fronte alla messa in pratica di questo ordine della concorrenza? Nell’assistere al peggioramento delle loro condizioni e alla scomparsa dei punti di riferimento, non e’ forse comprensibile che si siano rifugiati nell’astensione politica o nel voto di protesta, che e’ anzitutto un appello alla protezione contro le minacce che pesano sulla loro vita e sul loro futuro?
In altri termini, il neoliberismo ha prodotto una crisi maggiore della «democrazia liberale-sociale», la cui manifestazione piu’ evidente e’ oggi l’incremento dei regimi autoritari e dei partiti di estrema destra sostenuti da gran parte delle classi popolari «nazionali» […]
Neoliberismo e securitarismo di Stato vanno ora a braccetto. L’indebolimento delle liberta’ pubbliche dello Stato di diritto e la concomitante estensione dei poteri di polizia si sono via via accentuati con la «guerra alla delinquenza» e la «guerra alla droga» a partire dagli anni Settanta. Ma dacche’ e’ stata dichiarata una «guerra globale contro il terrorismo», all’indomani dell’11 settembre 2001, abbiamo visto dispiegarsi un insieme di misure e di dispositivi che violano apertamente le regole di protezione delle liberta’ della democrazia liberale, fino ad arrivare alla legittimazione giuridica della sorveglianza di massa della popolazione, alla legalizzazione della detenzione senza passare per i tribunali o all’uso sistematico della tortura.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Economia di mercato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Gli anni Ottanta sono segnati in Occidente dal trionfo di una politica che e’ stata definita al tempo stesso conservatrice e neoliberista.
I nomi di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher sono il simbolo della rottura con il welfarismo della socialdemocrazia e dell’avvio di nuove politiche che avrebbero dovuto domare l’inflazione galoppante, il calo dei profitti e il rallentamento della crescita […]
La politica conservatrice e neoliberista sembrava costituire una risposta politica alla crisi al contempo economica e sociale del cosiddetto regime fordista di accumulazione del capitale.
Questi governi conservatori hanno messo profondamente in discussione la regolazione keynesiana in macroeconomia, la proprieta’ pubblica delle imprese, il sistema fiscale progressivo, la previdenza sociale, l’inquadramento del settore privato dentro rigide regolamentazioni, sopratutto in materia di diritto del lavoro e di rappresentanza dei sindacati. La politica della domanda, volta a sostenere la crescita e a realizzare la piena occupazione, fu il bersaglio principale di questi governi, per i quali l’inflazione era diventata il problema prioritario.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Capitalismo/Rodhes

Carl Rodhes – Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Fazi (2023)

Il capitalismo woke, nato alla fine del XX secolo ed esploso nel XXI (nel mondo anglofono, in prevalenza), cela ben altro.
Cela – o meglio, manifesta dandola per ovvia e irreversibile – la fine della distinzione tra politica, societa’ e terzo settore; la societa’ e’ un unico magma informe, in cui i poteri forti sono quelli delle corporations, non certo quelli politici.
E’ questo lo scenario del neoliberismo maturo, naturalmente, in cui le grandi aziende, i loro AD, danno per scontato che lo Stato abbia fallito nel risolvere determinate questioni sociali e che tocchi all’economia gestirle o direttamente oppure sponsorizzando movimenti politici di massa come, ad esempio, Me Too, Black Lives Matter, o le cause ambientali.
Non piu’ quindi i vecchi investimenti culturali nei grandi musei e nelle grandi biblioteche fondate nel Novecento dai “baroni ladri” ritiratisi in pensione, ma nuovi investimenti sociali delle aziende, che vogliono surrogare la politica.
L’economia non si limita a invadere l’intera societa’, ma si sostituisce direttamente allo Stato […]
[Lo] slittamento semantico e’ certamente quel che oggi ha interessato la parola “woke” […]
Adesso, infatti, l’uso convenzionale di questo termine non indica semplicemente l’essere attenti alle ingiustizie sociali. Serve, invece, a connotare una persona con una moralita’ falsa, superficiale e politicamente corretta. Pensate, ad esempio, a celebrita’ super-ricche come Leonardo DiCaprio e Katy Perry, che volano in Sicilia a bordo di un jet privato per partecipare, in un resort di lusso, a un vertice sul clima finanziato da Google. Risulta difficile non essere scettici circa l’autenticita’, o quantomeno la coerenza, del loro impegno politico […]
In sostanza, l’uso negativo del termine “woke” suggerisce che chi sostiene cause politiche progressiste sia in realta’ ipocrita e inefficace nel suo agire politico. Se qualcuno vi denigra definendovi un woketard o un appartenente ai wokerati, vi sta accusando di essere ossessionato dall’apparire eticamente giusto su questioni che spaziano dalla protezione dell’ambiente alle politiche identitarie. Vi sta inoltre accusando di abbracciare il “wokismo” perche’ ritenete che farlo sia alla moda.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/09/rhodes-il-venerdi-di-repubblica.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/09/rhodes-la-lettura-corriere-della-sera.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/10/rhodes-domani.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/10/rhodes-avvenire.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/12/rhodes-avvenire.pdf
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/

Populismo/Galli

Carlo Galli – Democrazia, ultimo atto? – Einaudi (2023)

Migliaia di libri sono stati scritti sul tema del populismo: in sintesi, il suo assunto fondamentale e’ che alla disuguaglianza sistemica si puo’ rispondere con la dura richiesta di giustizia, e che la politica istituzionale e le elite di ogni tipo non sono piu’ legittimate in quanto impotenti, o complici, di fronte al generale disastro. Davanti alla loro colpevolezza e alla loro subalternita’ a poteri indiretti, sovranazionali – la critica all’universalismo e alle istituzioni internazionali e’ forte in entrambe le varianti del populismo –, si staglia l’innocenza del popolo, con la sua ansia di giustizia, di vendetta e di riscatto.
Tanto la liberta’ quanto l’uguaglianza possono svilupparsi solo in regime di autonomia e di autodeterminazione, cioe’ in uno spazio chiuso, controllabile dal basso, non esposto ai poteri sovranazionali: il populismo ha in se’ anche pulsioni stataliste che derivano da istanze un tempo proprie della sinistra.
Il sovranismo, invece, e’ di destra proprio perche’ reagisce alle disuguaglianze neoliberiste con proposte non ugualitarie ma in certi contesti (ad esempio gli Usa) quasi anarcoidi e in altri (in Europa) con modalita’ identitarie ed escludenti, e con una rivalutazione postdemocratica della sovranita’ statale nazionalistica: la revanche sociale e’ ridiretta contro gli Altri, non contro i poteri dominanti (che infatti col sovranismo possono venire a patti)[…]
In generale, la proposta politica della destra (tendenzialmente, un aggressivo conservatorismo) risponde alla richiesta sociale di protezione della societa’ dalle contraddizioni generate dal liberismo (disuguaglianza, anomia, insicurezza): una protezione che consiste nell’assecondare, esasperandole, la verticalizzazione e la personalizzazione del potere, fino al plebiscitarismo.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Lavoro/Coin

Francesca Coin – Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita – Einaudi (2023)

Un’utile fotografia della situazione l’ha offerta il V Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, che descrive la condizione lavorativa in Italia nei mesi immediatamente successivi alla pandemia.
Per il Censis, i lavoratori sono profondamente insoddisfatti: l’82,3 per cento di essi e’ scontento e ritiene di meritare di piu’, un dato che aumenta sino all’86 per cento tra i giovani e all’88,8 tra gli operai.
Nonostante questa insofferenza, il 56,2 per cento degli occupati non e’ propenso a lasciare il proprio impiego […]
C’e’ una latente, sommersa, ma intensa insoddisfazione verso il proprio lavoro. Prevale tra i lavoratori l’idea di meritare di piú e che il lavoro non dia il riconoscimento necessario per generare identita’ e appartenenza […]
E’ un quadro di certo non rassicurante, che indica una normalita’ lavorativa segnata dall’insicurezza e dall’insoddisfazione, nella quale il desiderio di cambiare e’ scoraggiato esclusivamente dalla paura di non trovare un altro impiego.
Il rapporto Censis del 2023 integrava questa lettura con un’analisi ancora piu’ inquietante, in base alla quale circa una persona su due, se potesse, cambierebbe lavoro. Il 57,7 per cento delle persone con al massimo la licenza media, il 45,7 per cento dei diplomati ed il 37,9 per cento dei laureati. Un’irrequietezza e un’insofferenza diffusa verso il proprio lavoro che, con intensita’ diversa, coinvolge i tanti e diversi protagonisti del lavoro in Italia.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/teoria/26004-vincenzo-di-mino-ritorno-al-futuro-anteriore.html
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/26033-gianluca-de-angelis-torniamo-a-parlare-di-lavoro-facciamolo-collettivamente.html
https://jacobinitalia.it/autore/coin-francesca/
https://nuvola.corriere.it/2023/08/18/che-cosa-ce-dietro-le-grandi-dimissioni-il-saggio-francesca-coin/

Green New Deal/Mazzucato

Mariana Mazzucato, Rosie Collington – Il grande imbroglio – Laterza (2023)

La gestione del clima guidata dal mercato si fonda sulla convinzione che i meccanismi di mercato possano fungere da correttivo al dissesto del clima.
Questo approccio e’ «una parte importante della strategia del settore privato», perche’ evita alle imprese di dover riconfigurare le proprie attivita’ operative per ridurre le emissioni, col rischio di penalizzare i profitti nel breve termine se nessun’altra opzione e’ praticabile.
Da questo punto di vista, si puo’ dire che gli ultimi trent’anni di politiche climatiche siano stati il piu’ grande esperimento di economia guidata dal mercato che il mondo abbia mai visto.
I rapporti Ipcc [Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico] del 2018, del 2021 e del 2022 hanno abbondantemente chiarito che questo approccio non sta funzionando; l’impatto planetario dell’attivita’ industriale umana non ha fatto che aggravarsi.
La battaglia climatica sara’ vinta solo quando si riuscira’ a contenere adeguatamente le emissioni attraverso interventi sistemici come la regolamentazione, gli investimenti pubblici e le politiche per orientare il mercato.
Nonostante i costi enormi che la loro attivita’ comporta per il pianeta, molte aziende i cui profitti dipendono dall’estrazione di combustibili fossili si rifiutano di ridurre le loro emissioni.

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo: Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Ironia della sorte, lo stato e’ stato utilizzato in questo regime per costruire strutture di governance transnazionali che incoraggiassero il capitale a disciplinare i cittadini e le istituzioni di cui il potere pubblico dovrebbe essere responsabile!
Organizzazioni come il FMI, l’OMC e il TRIPS (regime di proprieta’ intellettuale legato al commercio) ora stabiliscono molte delle regole guida, globalizzando e liberalizzando l’economia mondiale negli interessi del capitale.
Inoltre, il debito ricopre un ruolo importante nella governance del capitalismo finanziarizzato. In questo regime, e’ in gran parte attraverso il debito che il capitale espropria le popolazioni nel centro e nella periferia e impone ai cittadini misure di austerita’, indipendentemente dalle preferenze politiche da loro espresse attraverso le elezioni.
Tuttavia, anche questo regime e’ altamente instabile. Dopo aver demolito lo stesso potere pubblico dal quale l’accumulazione dipende, il capitalismo finanziarizzato ha ormai raggiunto un punto di crisi: non solo la crisi del sistema economico segnata dal recente crollo dell’ordine finanziario globale nel 2007-2008, ma anche la crisi politico-egemonica segnata dalla Brexit, da Trump ecc.

Info:

https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

 

Societa’/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

E’ comune, oggi, ascoltare profezie sulla “morte della globalizzazione”.
Le generazioni passate pensavano la stessa cosa, riguardo ai tempi in cui vivevano. Eppure, come ha dimostrato l’Europa dopo la prima guerra mondiale, ogni periodo di arretramento e’ seguito da un’ondata ancora piu’ vasta e profonda di globalizzazione.
Lo stesso accadra’ di nuovo in futuro.
Il mercato del petrolio e’ in rotta, ma gli scambi digitali sono in piena esplosione. Il commercio di beni materiali si assottiglia, ma il flusso dei capitali e le criptovalute sono in pieno rigoglio. Il populismo e la pandemia hanno chiuso le frontiere, ma il cambiamento climatico obblighera’ sempre piu’ persone a scavalcarle.
Non dobbiamo dimenticare la piu’ fondamentale delle verita’ che definiscono l’umanita’ nella sua storia millenaria: non smettiamo mai di costruire connessioni attraverso il pianeta e continuiamo a trarne vantaggio. Migrare e’ il nostro destino.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-corriere-della-sera-la-lettura.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-il-messaggero.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-airone-libri-.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/04/khanna-corriere-della-sera.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/05/khanna-la-stampa.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2021/05/khanna-avvenire.pdf

Economia di mercato/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

In breve, le politiche neoliberiste poggiano su quattro mosse fondamentali:
a) una drastica riduzione della pressione fiscale, soprattutto sui redditi molto alti: in questo modo si pensa che la piu’ ampia disponibilita’ di risorse possa stimolare gli animal spirits dei grandi investitori e degli imprenditori, sollecitando l’adozione di soluzioni tecnologicamente innovative; per questo si pensa anche che le risorse date ai ricchi possano indirettamente beneficiare anche il resto della popolazione;
b) questa netta riduzione della pressione fiscale comporta un piu’ magro bilancio a disposizione dei governi; ne deriva un taglio progressivo e in qualche caso molto pesante della spesa pubblica, che non risparmia settori chiave della vita collettiva (dal sistema sanitario a quello educativo, a quello assistenziale, alle infrastrutture e comunicazioni);
c) a tutto cio’ si collega un culto mistico del «mercato autoregolato» in nome del quale si realizzano ampi piani di privatizzazioni: le aziende possedute dallo Stato vengono messe sul mercato e vendute al miglior offerente, e non importa che siano aziende da ristrutturare o che siano aziende promettenti dal punto di vista delle performance economiche; giacche’ il principio e’ che un operatore privato (persona fisica o corporation che sia) e’ un attore economico piu’ razionale ed efficiente di qualunque agenzia che appartenga allo Stato, inesorabilmente dipendente da logiche politiche estranee alla piu’ pura razionalita’ economica;
d) infine, sempre in nome dello stesso principio, si procede con la «deregulation», ovvero l’attenuazione dei limiti e dei controlli che lo Stato esercita sulle attivita’ produttive: una decisione che ha comportato – tra le altre cose – un monitoraggio meno severo sulle condizioni effettive in cui i lavoratori svolgono le loro attivita’; e un monitoraggio ancor meno severo sui processi di inquinamento, i quali hanno contribuito all’accelerazione di imponenti cambiamenti climatici che, alla lunga, potrebbero avere conseguenze disastrose per la stessa sopravvivenza della specie umana.
Lo sviluppo delle politiche neoliberiste ha coinciso e si e’ intrecciato con il pieno dispiegamento della globalizzazione nelle sue plurime declinazioni.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Ponte alle Grazie (2018)

La Turchia e’ per ovvie ragioni un alleato molto importante degli americani, tanto che durante la presidenza Clinton e’ diventata la principale destinataria delle armi statunitensi (dopo Israele ed Egitto, che sono una categoria a parte).
Gli armamenti fatti arrivare da Clinton servirono alla Turchia per la sua campagna di massacri, devastazioni e terrorismo contro la minoranza curda.
La Turchia e’ altresi’ un grande alleato di Israele dal 1958, e questo rientra nella piu’ ampia alleanza tra gli Stati non arabi, sotto l’egida americana, volta a proteggere i dittatori al potere dal cosiddetto «nazionalismo radicale», in altre parole dal popolo, per garantire il controllo sulle principali fonti di energia mondiali.
Qualche volta, tuttavia, sono sorte tensioni nelle relazioni tra Turchia e Stati Uniti. In particolare durante i preparativi dell’invasione americana in Iraq […]
Qualche tensione c’e’ anche oggi, ma l’alleanza e’ solida. La Turchia e’ naturalmente proiettata verso le relazioni con l’Iran e l’Asia centrale e potrebbe volerle perseguire, magari inasprendo nuovamente le tensioni con Washington.