Geoeconomia/Santangelo

Salvatore Santangelo – Geopandemia. Decifrare e rappresentare il caos – Castelvecchi (2020)

Sia Angela Merkel che Ursula von der Leyen interpretano la stabilità e la crescita della Germania come vincolate al tema della stabilita’ dell’Europa e dell’Euro.
Oltre che con la sfida della Brexit, l’attuale architettura europea, dovra’ affrontare alcune contraddizioni – acuite dalla dinamica geopandemica – che investono due altri Paesi centrali: l’Italia e la Francia, che oscillano tra un interesse nazionale che le porta (per ora) a mantenere aperti i mercati per la loro vocazione all’export e al contempo subiscono l’insofferenza dei propri ceti medi che invece sono stati fortemente spiazzati dalla globalizzazione e quindi si orientano elettoralmente verso formazioni populiste e sovraniste che pero’ presentano, soprattutto in Italia, piu’ di un ambiguita’ nella propria collocazione internazionale.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135303
https://www.letture.org/geografia-economica-dell-europa-sovranista-gianmarco-ottaviano/
https://www.pandorarivista.it/articoli/europa-sovranista-di-gianmarco-ottaviano/

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Uno degli errori di fondo commessi dall’Unione europea al momento dell’introduzione del mercato unico, che ha liberalizzato la migrazione delle persone e la mobilita’ dei capitali, e’ stato l’insufficiente attenzione dedicata all’armonizzazione fiscale.
Sul piano teorico, l’idea alla base del mercato unico era che avrebbe consentito alle imprese di spostarsi dove i costi erano minori e da li’ spedire le proprie merci verso tutta Europa: cio’ avrebbe provocato un aumento della domanda di lavoro nei paesi a bassi salari, accelerando cosi’ la convergenza delle economie in Europa.
Le imposte possono pero’ distorcere questo processo apparentemente armonico. Per le imprese cio’ che conta sono i rendimenti al netto delle imposte: percio’ esse sono sensibili – oltre che ai salari, all’efficienza del lavoro, al contesto economico generale, ai costi di trasporto e agli altri fattori di produzione – anche alle imposte da pagare. E nel brevissimo termine l’unica variabile che i paesi possono modificare, per attrarre le imprese, e’ proprio l’aliquota sul reddito d’impresa […]
Le prove di questa gara fiscale al ribasso sono davanti ai nostri occhi.
Tra il 1995 e il 2018 l’aliquota media sul reddito delle societa’ in Europa e’ scesa dal 35 al 22 per cento. Ed e’ prevedibile che la discesa prosegua, visto che Francia, Grecia, Olanda e Svezia hanno gia’ annunciato ulteriori riduzioni delle aliquote.
Riducendo le aliquote, un paese punta a guadagnare posti di lavoro e gettito fiscale, sperando che l’incremento della base imponibile compensi ampiamente la perdita di gettito immediata dovuta alla riduzione di aliquote.
Tuttavia, questi guadagni avvengono in gran parte a scapito di altri paesi, soprattutto altri membri dell’Unione europea.
Naturalmente, questa strategia di rob-thy-neighbour [rapina il tuo vicino] e’ del tutto incompatibile con lo spirito di solidarieta’ europeo.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

E’ inutile, ridondante rifare qui l’elenco dettagliato dei disastri ambientali che questo modo di produzione e questo sistema economico stanno arrecando al nostro pianeta.
Non sono solo il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello degli oceani, il buco dell’ozono, la desertificazione di aree sempre crescenti delle terre emerse, la cementificazione, la deforestazione, l’inquinamento atmosferico e l’avvelenamento dei mari, l’invasione delle plastiche e delle microplastiche, c’e’ infine l’accelerata scomparsa di specie viventi, tanto da far parlare della “sesta estinzione di massa”.
La domanda che ognuno si pone e’: ma di questo innegabile, esponenziale deterioramento ambientale e’ responsabile la rivoluzione industriale? O il sistema capitalistico di mercato? O ambedue? […]
Mentre un maniscalco antico poteva vivere tutta la vita tranquillo fondendo e martellando lo stesso numero di ferri di cavallo senza sentire nessun bisogno di ingrandire la propria forgia, nel sistema capitalistico chi resta fermo muore: se la produzione di una fabbrica di pneumatici non aumenta, se il mercato non si allarga, se le vendite non crescono, s’inceppa tutto il sistema di credito/investimento/ammortamento/servizio del debito/profitto/reinvestimento.
Il capitalismo non solo non concepisce uno stato stazionario (benche’ tutta la teoria economica neoclassica sia basata sulla nozione di equilibrio di mercato), ma e’ terrorizzato anche da un rallentamento della crescita in uno stato non stazionario.
Il problema originario del capitalismo sta nel fatto che e’ concepito come un sistema a espansione illimitata, ma la Terra e’ rotonda e finita.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Societa’/Pallante

Francesco Pallante – Contro la democrazia diretta – Einaudi (2020)

L’avvento, con la democrazia rappresentativa, del suffragio universale reca con se’ una complicazione, legata alla nascita dei partiti di massa che organizzano la partecipazione politica di un corpo elettorale divenuto amplissimo.
I partiti […] si trasformano in forze politiche strutturate su relazioni impersonali tra funzionari e iscritti, in cui gli eletti sono piu’ agevolmente in rapporto con i dirigenti di partito che con gli elettori.
Di qui, fin dalla prima meta’ del Novecento, la polemica contro le forze partitiche di massa, considerate, anziche’ strumenti di democrazia, macchine elettorali al servizio di singoli individui – i funzionari – tra loro in competizione per l’accaparramento delle cariche pubbliche, mentre gli elettori rimangono relegati in posizione di sudditanza […]
Da un lato, i partiti come causa della degenerazione del sistema politico: ipertrofici, autoreferenziali, bulimici di potere. Responsabili di aver «colonizzato» le istituzioni e di essersi «infiltrati» nella societa’ civile,  «usurpando» funzioni a loro esclusivo vantaggio. Dall’altro lato, i cittadini e i gruppi associativi: gli unici in grado di rimettere in moto il sistema politico, altrimenti irrimediabilmente ingolfato. A condizione di poter realmente «scegliere» e «decidere», attraverso un sistema elettorale maggioritario incentrato sull’«investitura popolare» del capo del governo e tramite adeguati strumenti di democrazia diretta (referendum abrogativo, deliberativo, propositivo ed elezioni primarie).

Info:
https://www.letture.org/contro-la-democrazia-diretta-francesco-pallante
https://www.questionegiustizia.it/articolo/sul-libro-di-francesco-pallante-contro-la-democrazia-diretta
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-scommessa-della-rappresentanza-perche-la-democrazia-diretta-non-e-la-soluzione-alla-crisi-della-politica/

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del quinto stato – Laterza (2019)

Che cosa si intende, precisamente, per occupazione non standard, quella che viene offerta soprattutto ai giovani?
L’espressione denota tutti i rapporti contrattuali che si discostano dal lavoro a tempo pieno o indeterminato, completamente coperto dalle assicurazioni sociali.
I contratti part time e a termine stanno diventando le forme piu’ diffuse di impiego. In media, nell’Unione europea, l’incidenza dei contratti atipici e’ pari al 25,8%, un quarto del totale. Nei Paesi Bassi, la quota sale a un altissimo 47% […]
Spagna, Italia e Francia si situano appena sotto la media (24%) […]
Stanno poi nascendo figure professionali completamente nuove intorno alle cosiddette piattaforme della gig economy: siti online dove si incrociano domanda e offerta di prestazioni che possono essere svolte «in remoto» (spesso da casa propria) su scala globale.
L’Unione europea stima che il 2% della popolazione adulta sia gia’ oggi coinvolto in questo tipo di attivita’.
La crisi finanziaria e la grande recessione hanno
ulteriormente esasperato le tendenze alla preca- rizzazione del lavoro […]
A tutt’oggi il contratto a tempo indeterminato resta maggioritario fra i lavoratori dipendenti nell’Unione europea (58% circa)

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml

Populismo/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Cio’ che accomuna Le Pen, Trump o Wilders e’ il richiamo a un’appartenenza politica di matrice nazionalistica, con venature etniche, a cui ci si appella per porre un limite alle istanze della globalizzazione che ha predicato un cosmopolitismo astratto.
Istanze che non si limitano alla sola dimensione economica, ma investono anche altri aspetti basilari della vita – come i rapporti tra culture e religioni diverse, l’identita’ di genere, le forme della riproduzione della vita – spesso affrontati con una superficialita’ disarmante.
Di fronte a cambiamenti tanto profondi quanto incerti, la risposta viene cercata nell’appello all’identita’ o alla tradizione. E per cercare di trovare un punto di appoggio per fondare un limite di fronte a cio’ che sembra perdersi nell’illimitato – e cosi’ tentare di immaginare una nuova sintesi per tornare a sentirsi uniti – risulta piu’ facile richiamarsi alla nazione, cioe’ a un mito originario che alla fine si basa sulla classica contrapposizione amico-nemico, che non sforzarsi di chiarire come fare per ricostruire lo stato e le forme della convivenza civile.
E’ questo stato d’animo che spiega come mai gran parte dell’opinione pubblica sia cosi’ fatalmente attratta dalle sirene della democrazia illiberale.
La cosa non dovrebbe sorprenderci. Nei momenti di caos e di anomia, la trappola della “servitu’ volontaria” – descritta gia’ nel 1576 da Etienne de La Boetie come quella condizione 
nella quale alla liberta’ si preferisce la sottomissione a un potere che, nel nome dell’unita’ e dell’ordine, diventa col tempo tirannico – e’ sempre pronta a scattare, catturando ampi strati di elettorato stanchi e sfiduciati.
E’ perche’ spira questo vento che, come gia’ in altri momenti storici del passato, la sicurezza tende a diventare il tema che detta l’agenda politica.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Geoeconomia/Milanovic

Branko Milanovic – Capitalismo contro capitalismo.La sfida che decidera’ il nostro futuro – Laterza (2020)

Ruolo che gli Stati Uniti e la Cina svolgono in qualita’ di protagonisti rispettivamente del capitalismo liberale e di quello politico.
A livello piu’ astratto, dovremmo considerare i vantaggi dei due tipi di capitalismo indipendentemente dai loro principali promotori.
Il vantaggio del capitalismo liberale risiede nel suo sistema politico di democrazia.
Molte persone (ma non tutte) considerano la democrazia un «bene primario» di per se’ desiderabile e che pertanto non ha bisogno di essere giustificato sulla base, per esempio, dei suoi effetti sulla crescita economica o sull’aspettativa di vita. Questo e’ un vantaggio. Ma la democrazia presenta anche un vantaggio strumentale. Richiedendo una consultazione costante della popolazione, fornisce anche un potente correttivo alle tendenze economiche e sociali che possono rivelarsi dannose per il benessere della popolazione […]
A fronte di questi vantaggi del capitalismo liberale, il capitalismo politico promette una gestione molto piu’ efficiente dell’economia e tassi di crescita piu’ elevati. Non e’ cosa da poco, soprattutto se livelli di reddito elevati e ricchezza sono considerati gli obiettivi ultimi in una classifica non solo ideologicamente radicata nell’idea stessa di capitalismo globale, ma espressa anche quotidianamente nelle azioni di quasi tutti i partecipanti alla globalizzazione economica (ossia praticamente tutto il globo) […]
L’esperienza di tutti i giorni sembra dimostrare che molte persone sono disposte a barattare quote del processo decisionale democratico in cambio di un reddito maggiore […]
E’ su queste basi che il capitalismo politico afferma la propria superiorita’.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135846
https://www.doppiozero.com/materiali/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo
https://sbilanciamoci.info/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo/

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Per aiutare le banche a superare la fase calda della crisi finanziaria, sono state elargite alle banche commerciali centinaia di miliardi di euro: e’ stato il piu’ gigantesco programma di aiuti di Stato al settore privato mai attuato in Europa.
Gran parte di questo denaro e’ stata erogata proprio dalla Bce, sotto forma di prestiti a tassi inferiori a quelli di mercato, erogati senza alcuna decisione dei governi eletti, e nemmeno dei leader Ue.
Nessun programma di assistenza sociale mai realizzato per alleviare le sofferenze dei comuni cittadini puo’ reggere anche solo lontanamente il confronto, per dimensioni, con questo programma.
La Bce e’ arrivata addirittura ad acquistare titoli di grandi aziende, tedesche e non solo, penalizzando in tal modo le piccole e medie imprese, che hanno un ruolo cruciale in paesi periferici come la Grecia e il Portogallo.
Forse gli esempi piu’ inquietanti dell’operato della Bce durante la crisi sono quelli in cui la banca si e’ avvalsa della propria posizione (di potere) per imporre cambiamenti di politiche che esulavano totalmente dal suo mandato di politica monetaria.
Essendo la Bce isolata per legge dal controllo politico democratico, sarebbe stato lecito attendersi che essa, nell’esercitare la propria influenza, restasse rigorosamente nell’ambito della politica monetaria: ma i suoi responsabili non si sono minimamente sognati di attenersi a questo vincolo. Per esempio, la Bce ha fatto pressione sull’Irlanda affinche’ la ristrutturazione finanziaria varata nel 2010 non comportasse perdite per gli obbligazionisti delle banche: lo Stato irlandese ha addossato cosi’ ai propri contribuenti costi che avrebbero dovuto essere sopportati da debitori e obbligazionisti delle banche. Analogamente, nel 2011 la Bce ha preteso dalla Spagna, in cambio dell’aiuto finanziario fornito, un elenco dettagliato di misure di riduzione salariale e liberalizzazione. E nel 2015 ha insistito con la Grecia affinche’ si impegnasse a perseguire un forte avanzo di bilancio, sebbene il Fmi dichiarasse urgentemente necessaria una ristrutturazione del debito greco.
Durante la crisi la Bce, come si e’ visto bene nel caso della Grecia, ha esercitato un potere enorme per imporre le richieste della cosiddetta troika di cui essa stessa faceva parte (insieme alla Commissione europea e al Fmi). Nell’ambito dei suoi poteri, la Bce era in grado di paralizzare il sistema finanziario, e non ha esitato a farlo, costringendo la Grecia nell’estate del 2015 (al culmine dello scontro tra la troika e il governo Tsipras) a limitare fortemente i prelievi di contante dalle banche.
Particolarmente preoccupante e’ che ad avvalersi di queste forme di pressione sia stata un’istituzione soggetta a scarso controllo politico, culturalmente vicina al settore finanziario e con un mandato e una governance su cui gia’ da piu’ parti erano stati sollevati dubbi.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Stato/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

«Fallimento dello Stato». Si tratta di un concetto che gli studiosi di diritto costituzionale, o di problemi dello Stato, non avevano mai incontrato nel loro percorso.
Oggi gli Stati possono fallire. E perche’ possono fallire?
Perche’ il sistema del loro indebitamento, il mantenimento di questo sistema, dipendono dalla disponibilita’ ad investire sul suo debito, e questa disponibilita’ e’ incoercibile e non surrogabile per mezzo di strumenti monetari.
Lo Stato ha perso la sovranita’ su questo punto.
Il motivo per cui le politiche economiche 
dei paesi sono determinate dall’esterno sta qui.
Cio’ ha fatto perdere sovranita’ ai nostri Stati, e non a favore di istituzioni pubbliche sovranazionali, bensi’ a favore di centri di potere finanziari dislocati fuori, oltre gli Stati, e che degli Stati fanno a meno.
Cosi’ si e’ creato lo scollamento tra la dimensione del potere politico e la dimensione dei problemi che il potere politico deve affrontare.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Nel 2015 le fondazioni [umanitarie] erano ben 86.203 e il loro patrimonio complessivo ammontava a 890 miliardi di dollari, le loro elargizioni annue a 62,7 miliardi e le donazioni ricevute a 53,1 miliardi.
Sono enormi masse di denaro che, convogliate in specifiche direzioni, possono deviare il corso della storia […]
Quel che piu’ disturba nei bene-fattori e’ che sono loro a definire cio’ che e’ bene. Perche’ loro sono, come diceva Carnegie, assolutamente certi di “fare meglio per i bisognosi di quanto loro vorrebbero o potrebbero fare per se stessi”.
E il criterio dei “benefattori” e’ insindacabile, non soggetto a nessuna verifica. Non certo quella delle urne: non a caso, a causa della pervasiva azione della sua fondazione nel campo dell’educazione, Bill Gates e’ stato definito il “ministro ufficioso dell’Istruzione degli Stati Uniti”. E nemmeno devono rispondere a qualcuno le fondazioni, a meno che la loro azione non sia penalmente perseguibile. “Se un progetto fallisce, cittadini e regioni ne soffriranno, ma i benefattori passeranno semplicemente al loro progetto successivo.”
Ma quel che rende le fondazioni una vera e propria “mostruosita’” concettuale e’ che esse si appellano a una concezione privatistica del bene comune, si fondano sull’idea liberistica dell’efficienza privata del mercato in quanto luogo della concorrenza, ma in realta’ non sono soggette a nessun regime di concorrenza […]
Oggi i Bill Gates e i Warren Buffett sono oggetto non solo di ammirazione, ma anche di civica, docile gratitudine.
Le fondazioni sono ormai un elemento familiare del nostro paesaggio, non costituiscono piu’ “scandalo” e non stupisce piu’ che questi enti “caritatevoli” si dedichino ad attivita’ lucrative in regime esentasse, e’ normale che accumulino patrimoni sempre crescenti e sempre esenti, potenzialmente per tutte le generazioni a venire.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html