Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

Per esempio Patagonia, una grande azienda di abbigliamento e attrezzature per attivita’ all’aperto con sede a Ventura, in California, si e’ organizzata come “benefit corporation”, cioe’ una societa’ a scopo di lucro il cui statuto prevede la necessita’ di tenere in considerazione gli interessi dei lavoratori, della comunita’ e dell’ambiente, oltre a quelli degli azionisti.
Le benefit corporation sono certificate e il loro andamento viene regolarmente monitorato da terze parti nonprofit, come B. Lab.
Nel 2014 ventisette Stati avevano approvato leggi che permettono alle societa’ di registrarsi sotto questa forma, dando percio’ ai consiglieri d’amministrazione un’esplicita tutela legale affinche’ considerino gli interessi di tutti i partecipanti anziche’ soltanto quelli degli azionisti […]
Questo potrebbe essere l’inizio del ritorno a una forma di quello stakeholder capitalism o ‘capitalismo dei partecipanti’ che sessant’anni fa era la norma.
Ma per alcuni economisti lo shareholder capitalism o ‘capitalismo degli azionisti’ sarebbe più efficiente.
Sostengono che sotto la pressione degli azionisti le societa’ indirizzano le risorse economiche la’ dove sono piu’ produttive, consentendo percio’ all’intera economia di crescere piu’
rapidamente […]
Esaminando con attenzione le conseguenze dello shareholder capitalism che ha preso piede negli anni Ottanta – un’eredita’ che include il calo o l’appiattimento dei salari della maggioranza degli americani, insieme alla crescente insicurezza economica, i lavori esternalizzati, le comunita’ abbandonate, le retribuzioni stratosferiche degli amministratori delegati, la fissazione miope per i risultati trimestrali e un settore finanziario simile a un casino’ il cui quasi collasso nel 2008 ha imposto danni collaterali alla maggior parte dei cittadini – si potrebbero nutrire dei dubbi su quanto abbia davvero funzionato nella pratica.
Solo alcuni di noi sono azionisti di qualche societa’, e un’esigua minoranza di ricchi americani possiede la maggior parte delle azioni scambiate sulle borse valori degli Stati Uniti. Ma tutti quanti siamo partecipanti, abbiamo un interesse nell’economia americana, e la maggioranza di questi stakeholder non se la passa particolarmente bene.
Forse ci vorrebbe piu’ capitalismo dei partecipanti e meno degli azionisti.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Economia di mercato/Reich

Robert B. Reich – Come salvare il capitalismo – Fazi (2015)

I riacquisti [di azioni] non solo arricchiscono amministratori delegati e altri top manager a spese dei piccoli investitori che non ne conoscono i tempi o le entita’; sottraggono anche soldi che viceversa l’azienda potrebbe spendere in ricerca e sviluppo, espansione a lungo termine, riqualificazione dei lavoratori e salari piu’ alti.
Ogni dollaro che gli amministratori delegati “realizzano” dalla vendita di azioni il cui valore e’ stato pompato dai buyback
richiede che molti piu’ dollari della liquidità aziendale siano impiegati per i riacquisti.
L’effetto perverso sulle priorita’ delle imprese e’ lampante.
Nei primi trent’anni dopo la seconda guerra mondiale, le maggiori aziende americane di solito trattenevano e reinvestivano i propri guadagni.
Ma a partire dagli anni Ottanta, una porzione sempre
piu’ cospicua degli utili societari e’ destinata ai buy-back.

Info:
https://www.artapartofculture.net/2015/09/24/come-salvare-il-capitalismo-robert-reich-racconta-le-difficili-dinamiche-delleconomia/
https://www.criticaletteraria.org/2015/12/reich-come-salvare-il-capitalismo-fazi.html

Stato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto . Laterza (2018)

Gran parte dei paesi continua ad avere societa’ guidate dal valore per gli azionisti, concentrate sulla massimizzazione degli utili trimestrali.
Il valore per i portatori di interessi riconosce che le societa’ non sono realmente l’esclusiva proprieta’ privata di un gruppo di capitalisti.
Come enti sociali, le societa’ devono tenere conto del bene degli impiegati, dei clienti e dei fornitori. Esse traggono beneficio dalla comune eredita’ culturale e intellettuale delle societa’ in cui sono inserite e dagli ordinamenti dello stato di diritto, per non parlare della formazione, pagata dallo stato, di manodopera qualificata e di ricerca preziosa; in cambio, esse dovrebbero fornire benefici a tutti questi gruppi.

Info:
https://www.laterza.it/index.php? option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841 https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

Finanziarizazione/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Il rapporto tra democrazia e libero mercato e’ incrinato.
Ha cominciato a mostrare delle crepe da quando sui listini azionari e sulle piazze finanziarie ha cominciato a riversarsi lo strapotere dei fondi speculativi, dotati di una liquidita’ esorbitante e di un effetto leva con cui possono movimentare ingenti risorse impiegandone solo una minima parte.
Gli stati e le comunita’ sono del tutto indifese e appaiono come barchette nel porto, che s’impaludano nella secca a causa del ritiro dei capitali o che si innalzano tra le onde appena questi rientrano.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Economia di mercato/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti – Laterza (2014)

Privilegiare gli interessi degli azionisti funziona se, a parita’ di tutto il resto, si ipotizza una situazione di concorrenza perfetta. In un mercato puro gli azionisti possono massimizzare i propri interessi solo se i consumatori sono soddisfatti, altrimenti questi ultimi si rivolgeranno ai concorrenti.
Ma, una volta che si va verso la riduzione della concorrenza che caratterizza l’economia moderna, la situazione cambia.
Tra le grandi imprese e tutte le altre imprese sul mercato esistono importanti asimmetrie di informazione.
Sono queste asimmetrie a creare gli spazi che consentono alle grandi imprese comportamenti che massimizzano gli interessi degli azionisti ma non quelli dei consumatori. Percio’ non si puo’ presumere che gli interessi dei consumatori possano essere tranquillamente demandati alla massimizzazione degli interessi degli azionisti […]
Sul piano pratico il requisito che gli attori del mercato siano perfettamente informati e’ difficile da soddisfare. Il problema principale e’ rappresentato dal fatto che in una economia di mercato anche le informazioni di solito hanno un prezzo […] piu’ ricchi siamo e piu’ tenderemo a pro-curarci informazioni; il risultato e’ che i ricchi tenderanno a prendere decisioni piu’ efficienti e a diventare ancora più ricchi.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Lavoro/Crouch

Colin Crouch – Postdemocrazia – Laterza (2009)

[L’]azienda classica aveva una proprieta’ piu’ o meno stabile, una forza lavoro composta da personale dipendente, spesso incoraggiato da contratti a lungo termine, e una reputazione presso i clienti acquisita tramite l’esperienza prolungata nel settore.
L’azienda contemporanea archetipica e’ proprieta’ di una costellazione sempre mutevole di azionisti, che si scambiano le loro quote via computer; fa uso di una miriade di forme di lavoro per poter raccogliere combinazioni fluttuanti di lavoratori evitando di assumerli da dipendenti: chi lavora per questa azienda di rado e’ in condizione di identificarvisi e porsela come obiettivo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/postdemocrazia/
https://www.anobii.com/books/Postdemocrazia/9788842076728/01fad7210efb1e685f
https://ilmanifesto.it/il-paradosso-democratico-di-colin-crouch/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842076728

Finanziarizzazione/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto – Laterza (2018)

La crisi finanziaria globale, che e’ iniziata nel 2008 e continuera’ ad avere ripercussioni in tutto il mondo ancora per anni, ha scatenato una miriade di critiche del moderno sistema capitalistico: e’ troppo “speculativo”; ricompensa i “cercatori di rendite” anziché i “creatori di ricchezza”; e ha consentito la rapida crescita della finanza, permettendo che gli scambi speculativi di attivita’ finanziarie fossero retribuiti piu’ degli investimenti che portano a nuove attivita’ reali e alla creazione di posti di lavoro.
I dibattiti su una crescita non sostenibile sono diventati piu’ forti, con preoccupazioni non solo sul tasso di crescita ma anche sulla sua direzione.
Una riforma seria di questo sistema “disfunzionale” include una varieta’ di rimedi, come rendere il settore finanziario piu’ concentrato su investimenti a lungo termine; cambiare la struttura di governo delle imprese in modo che esse siano meno attente al prezzo delle azioni e ai risultati trimestrali; tassare piu’ pesantemente veloci operazioni speculative; limitare gli eccessi nelle retribuzioni degli alti dirigenti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841
https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

Finanziarizzazione/Chang

Ha-Joon Chang – Economia. Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Negli ultimi vent’anni, la proliferazione di strumenti finanziari di vario tipo, in grado di generare alti profitti in poco tempo, ha reso gli azionisti ancora piu’ impazienti. Per esempio, in Gran Bretagna la durata media della detenzione di azioni, gia’ passata dai cinque anni della meta’ degli anni sessanta ai due degli ottanta, e’ crollata a circa 7,5 mesi alla fine del 2007 […]
La conseguenza e’ stata la nascita di «alleanze scellerate» tra i manager professionisti e la crescente schiera di azionisti con visione di breve termine, uniti dallo slogan «massimizzare il valore per gli azionisti»
Il patto prevedeva salari astronomici ai dirigenti in cambio, appunto, di profitti massimi nel breve termine, anche a spese della qualita’ del prodotto e del benessere dei dipendenti, e la distribuzione agli azionisti della maggiore percentuale possibile di tali utili, sotto forma di dividendi e operazioni di buy-back (riacquisto delle proprie azioni da parte della societa’ per sostenerne il prezzo) […]
In genere queste pratiche lasciano all’azienda poche risorse per investire in attrezzature, ricerca e sviluppo e formazione, riducendone la produttivita’ di lungo termine e quindi la competitivita’.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined

Economia di mercato/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Un ripensamento del capitalismo in questi termini poggia su tre intuizioni fondamentali […]
La prima e’ che abbiamo bisogno di una descrizione piu’ ricca dei mercati e delle imprese al loro interno […]
I mercati vanno concepiti come risultati di interazioni tra operatori economici e istituzioni, sia pubbliche che private. Questi risultati dipenderanno dalla natura degli operatori (per esempio le varie strutture di gestione delle imprese), dalle loro dotazioni e motivazioni, dai vincoli imposti dal corpus legislativo e normativo e dai contesti culturali e dalla natura specifica delle transazioni che vi si svolgono […]
Negli ultimi trent’anni, la visione ortodossa che sostiene che la massimizzazione del valore per l’azionista produce la maggiore crescita economica possibile ha assunto un ruolo dominante nella teoria e nella pratica dell’attività imprenditoriale, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna […]
In Germania, in Scandinavia e in Giappone, per esempio, le aziende sono strutturate, sia con riguardo al diritto societario sia con riguardo alla cultura aziendale, come istituzioni che rendono conto a un più vasto numero di stakeholders (dipendenti compresi), con la produzione e la redditivita’ di lungo termine quale missione primaria. Sono capitaliste anch’esse, ma si comportano in modo diverso […]
La seconda intuizione fondamentale e’ che la forza trainante della crescita economica e dello sviluppo sono gli investimenti, sia pubblici che privati, nell’innovazione tecnologica e organizzativa.
La diffusione di queste innovazioni nell’economia influenza non soltanto i modelli di produzione, ma anche i modelli di distribuzione e di consumo. Negli ultimi duecento anni e’ stata la fonte primaria di miglioramenti della produttivita’, e dei conseguenti aumenti del tenore di vita […]
Il riconoscimento del ruolo del settore pubblico nel processo di innovazione e’ strettamente attinente alla terza intuizione fondamentale, e cioe’ che la creazione di valore economico e’ un processo collettivo. Le imprese non creano ricchezza da sole: nessuna azienda oggi puo’ operare senza i servizi fondamentali forniti dallo Stato: scuole e università, servizi sanitari e sociali, case popolari, previdenza sociale, polizia e difesa, infrastrutture fondamentali come i sistemi di trasporto, le reti energetiche e idriche e i sistemi di smaltimento dei rifiuti. Questi servizi, il livello di risorse di cui dispongono e il tipo di investimenti che vengono effettuati in essi, sono cruciali per la produttivita’ delle imprese private.
Non e’ vero che il settore privato «crea ricchezza» mentre i servizi pubblici finanziati dai contribuenti la «consumano». Lo Stato non si limita a «regolare» l’attivita’ economica privata: il Pil e’ coprodotto.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Capitalismo/Dahrendorf

Ralf Dahrendorf -Dopo la crisi. Torniamo all’etica protestante? – Laterza (2015)

Si puo’ poi riportare al centro delle decisioni anche un concetto che negli anni del dominante capitalismo di debito e’ caduto nell’oblio, e cioe’ il concetto di stakeholders. Con questo termine si intendono tutti coloro che magari non posseggono quote di partecipazione in un’impresa, e cioè non ne sono «azionisti» (shareholders), ma che hanno un interesse esistenziale alla sopravvivenza florida dell’azienda: i fornitori e i clienti, ma soprattutto gli abitanti delle comunità in cui le imprese operano. Per loro non è importante tanto la cogestione quanto il riconoscimento dei loro interessi da parte del management, il che a sua volta presuppone che i dirigenti sappiano guardare oltre il proprio naso e non abbiano occhi solo per i profitti e i bonus del prossimo trimestre.

Info:
https://www.anobii.com/books/Dopo_la_crisi/9788858123102/01b45034acdec36bed