Capitalismo/Chicchi

Manifesto per il reddito di base – Federico Chicchi, Emanuele Leonardi – Laterza (2018)

La grande novita’ del capitalismo odierno consiste nella capacita’ di mettere a valore ogni aspetto della vita quotidiana, ampliando la valorizzazione del processo di lavoro lungo tutto l’arco della vita sociale e mettendo fine alla divisione tradizionale tra tempo di lavoro e tempo di vita.
I nuovi lavori che invadono la sfera della contemporaneita’ dilatano i confini tra l’ambito produttivo e quello riproduttivo, non soltanto alterando le differenze tra lavoro produttivo e lavoro riproduttivo, tra lavoro in fabbrica e lavoro di cura, ma rendendo sempre piu’ dipendente il lavoro dalla societa’, dai suoi mutamenti culturali, politici, dal nuovo rapporto con la scienza e la tecnologia.
Dall’epoca in cui la fabbrica dettava i tempi e le forme dell’organizzazione sociale siamo passati ad una fase storica in cui il rapporto appare rovesciato. Modelli produttivi sempre piu’ flessibili, sensibili alle richieste dei cittadini consumatori, sembrano aver spostato lo scettro del comando dalla fabbrica alla societa’ del consumo.
Sembrano, perche’ sempre meno i consumatori si riconoscono come produttori, e le stesse ideologie del consumo rompono questa identita’. Vivere per consumare sembra il nuovo motto che racchiude questa trasformazione antropologica condotta dal capitalismo.
Questo cambiamento di scenario innova il terreno della lotta di classe, introducendo elementi di maggiore complessita’ nelle rivendicazioni della classe lavoratrice.

Info:
https://ilmanifesto.it/il-reddito-e-di-base
https://ilmanifesto.it/le-ragioni-del-reddito-di-cittadinanza

https://effimera.org/oltre-manifesto-reddito-base-andrea-fumagalli/

Lavoro/Chicchi

Manifesto per il reddito di base – Federico Chicchi, Emanuele Leonardi – Laterza (2018)


La grande novita’ del capitalismo odierno consiste nella capacita’ di mettere a valore ogni aspetto della vita quotidiana, ampliando la valorizzazione del processo di lavoro lungo tutto l’arco della vita sociale e mettendo fine alla divisione tradizionale tra tempo di lavoro e tempo di vita.
I nuovi lavori che invadono la sfera della contemporaneita’ dilatano i confini tra l’ambito produttivo e quello riproduttivo, non soltanto alterando le differenze tra lavoro produttivo e lavoro riproduttivo, tra lavoro in fabbrica e lavoro di cura, ma rendendo sempre piu’ dipendente il lavoro dalla societa’, dai suoi mutamenti culturali, politici, dal nuovo rapporto con la scienza e la tecnologia.
Dall’epoca in cui la fabbrica dettava i tempi e le forme dell’organizzazione sociale siamo passati ad una fase storica in cui il rapporto appare rovesciato.
Modelli produttivi sempre piu’ flessibili, sensibili alle richieste dei cittadini consumatori, sembrano aver spostato lo scettro del comando dalla fabbrica alla societa’ del consumo. Sembrano, perche’ sempre meno i consumatori si riconoscono come produttori, e le stesse ideologie del consumo rompono questa identita’.
Vivere per consumare sembra il nuovo motto che racchiude questa trasformazione antropologica condotta dal capitalismo.
Questo cambiamento di scenario innova il terreno della lotta di classe, introducendo elementi di maggiore complessita’ nelle rivendicazioni della classe lavoratrice.

Info:
https://ilmanifesto.it/il-reddito-e-di-base
https://ilmanifesto.it/le-ragioni-del-reddito-di-cittadinanza

https://effimera.org/oltre-manifesto-reddito-base-andrea-fumagalli/

Lavoro/Chicchi

Manifesto per il reddito di base – Federico Chicchi, Emanuele Leonardi – LATERZA (2018)

Gli scenari per una possibile implementazione del reddito di base sono tre.
Quello turbo-capitalistico, ventilato dai magnati della Silicon Valley, il cui ragionamento suona piu’ o meno cosi’: il lavoro manifatturiero si riduce sotto i colpi dell’automazione; l’attivita’ collettiva in rete produce dati su cui i monopolisti del web guadagnano cifre astronomiche; e’ giusto dunque che qualche briciola finisca a sfamare i produttori effettivi.
Una proposta che sembra rivendicativa o addirittura oppositiva, ma che in realta’ conferma il modello predatorio del capitalismo digitale: si accetterebbe una misera regalia da parte di imprenditori straricchi in cambio della rinuncia al potere decisionale sui modelli di vita e di lavoro della societa’.
Una seconda opzione e’ quella social-democratica: uno Stato finalmente riavutosi dalla sbornia neoliberale tornerebbe a fare il suo mestiere, quello di ridurre il tasso di sfruttamento per stabilizzare il regime di accumulazione (in questo caso trainato dalla finanza).
Di nuovo: obbedienza in cambio di pace sociale, riconoscimento delle nuove forme di produttivita’ diffusa, integrazione attraverso consumi sempre piu’ apparentemente personalizzati e invece sempre piu’ identici, nessuna autonomia e scarso potere sulla composizione qualitativa della produzione.
Si arriverebbe cosi’ a un nuovo compromesso sociale, basato su una mediazione post salariale presumibilmente gestita da una democrazia post rappresentativa. Si tratta di un tentativo di riformismo alto, cui auguriamo la miglior fortuna. Il divorzio tra logica del valore e logica delle ricchezze, tuttavia, riduce drasticamente i margini di manovra: quanta crescita economica puo’ ancora sopportare il pianeta e, soprattutto, quanta mercificazione si vuole ancora infliggere al corpo sociale? No, liberazione della tecnologia e autonomia dei produttori stanno altrove, nella terza tipologia di reddito di base: quella conflittuale.

Info:
https://ilmanifesto.it/il-reddito-e-di-base
https://ilmanifesto.it/le-ragioni-del-reddito-di-cittadinanza

https://effimera.org/oltre-manifesto-reddito-base-andrea-fumagalli/

Lavoro/Chicchi

Manifesto per il reddito di base – Federico Chicchi, Emanuele Leonardi – Laterza (2018)

L’obiezione classica al reddito di base – “nessuno fara’ piu’ nulla, i profittatori camperanno sulla fatica di chi ancora lavora” – gira pericolosamente a vuoto. Non solo per il moralismo un po’ patetico del benestante dedito al lusso che bolla come pigro o scansafatiche il povero che rifiuta di farsi mangiare la vita dal lavoro. Ma soprattutto perche’ incapace di riconoscere che l’accumulazione contemporanea poggia sempre di piu’ sulle attivita’ non salariali e non retribuite: non c’e’ nulla di passivo – gia’ ora – nell’operosita’ sociale cui il reddito di base conflittuale darebbe finalmente riconoscimento.
E non e’ tutto: allentando il ricatto del lavoro povero – cio’ l’obbligo di accettare salari indecenti pur di guadagnare qualcosa – il reddito di base aprirebbe un importante spazio di attivazione sociale, radicalmente alternativo a quello punitivo e colpevolizzante del workfare neoliberale – che condiziona fortemente il sostegno economico alla effettiva e attiva ricerca di un impiego.
Questa attivazione sociale, questo modo di agire la partecipazione collettiva rifiuta i criteri di valutazione imposti da istituzioni sottomesse al vangelo dell’austerity per rivendicare il diritto di decidere autonomamente su come stare assieme e su cosa produrre affinche’ tutte e tutti possano godere della liberta’ dal bisogno […]
Il reddito di base conflittuale, in estrema sintesi, fa due cose: svincola il diritto a una vita dignitosa dalla partecipazione allo status di ‘salariato’ (o ‘imprenditore’) e disinnesca il senso di colpa che assale molti di noi nel momento in cui il mercato del lavoro ci sbatte le porte in faccia.
Ci ricorda che siamo produttori collettivi – non individui inadeguati come ci dipingono – e migliora le nostre condizioni di vita. L’effetto complessivo e’ quello di una boccata di liberta’: quella di inquadrare i veri colpevoli che gonfiano i loro portafogli sulla nostra pelle e quella di sperimentare forme di operosita’ produttive di ricchezze e non di valore.

Info:
https://ilmanifesto.it/il-reddito-e-di-base
https://ilmanifesto.it/le-ragioni-del-reddito-di-cittadinanza

https://effimera.org/oltre-manifesto-reddito-base-andrea-fumagalli/