Finanziarizzazione/Marcon

Giulio Marcon – Se la classe inferiore sapesse. Ricchi e ricchezze in Italia – People (2023)

«La classe dirigente che ha fatto l’Italia era una classe dirigente che viveva molto del prestigio locale. Aveva rapporti con le casse di risparmio locali, con i dirigenti dell’economia della comunita’, o la chiesa, la politica locale […]
Questo da’ il senso che sei classe dirigente e che ti legittimi nella comunita’ locale di riferimento.
Oggi tutto questo non c’e’ piu’. In un’epoca in cui si fa impresa facendo produrre gli abiti in Cina, si usano gli ingegneri dell’India (in India) per la gestione di un centro di calcolo e si fa gestire il proprio portafoglio finanziario da una societa’ di Londra, i Marzotto e gli Olivetti non sarebbero piu’ possibili».
I ricchi globali, senza rapporto con il territorio e la societa’, si sentono in qualche modo deresponsabilizzati […]
La seconda novita’ e’ che la finanza ha sopravanzato l’economia reale. Si diventa sempre di piu’ ricchi con la finanza che, giorno dopo giorno, ha invaso anche il territorio dell’impresa tradizionale. La finanza è globalizzazione in se’ […]
«Non c’e’ piu’ lavoro, non c’e’ piu’ industria, c’e’ solo finanza. Anche dove c’e’, i manager, i presidenti, i membri dei Consigli di amministrazione badano a portare a casa utili e non a creare posti di occupazione.
E’ molto piu’ facile fare soldi con la finanza che con un’azienda dove, su 100 milioni di fatturato, maturo 5, al massimo 10 di utile: con la finanza, se ne metto 100 in Borsa, ne porto a casa 6-7 senza battere ciglio, senza fare niente […]
La terza trasformazione – la distruzione dei valori pubblici, della collettivita’ – e’ stata causata dal modello neoliberista impostosi nelle nostre societa’ dagli anni Ottanta a oggi.
Con la riduzione del ruolo dello Stato, la svalorizzazione del lavoro (precario e senza diritti) e la privatizzazione di tutto quello che puo’ essere privatizzato, il modello neoliberista ha distrutto l’idea di pubblico, di bene comune, di istituzione, di fiscalita’, di collettivita’ in nome di un’ideologia che ha declinato nel modo piu’ efficace l’assunto di Margaret Thatcher: «Non esiste la societa’, esistono gli individui», con i loro interessi e i loro egoismi […]
Accanto a queste trasformazioni di carattere strutturale (globalizzazione e finanziarizzazione della ricchezza, distruzione dei beni pubblici), vi sono altre cause di cui tener conto e che hanno colpito in pieno anche la classe imprenditoriale: la degenerazione dell’etica, dello spirito civile e della politica come bene comune; la decadenza dell’istruzione e della formazione; l’imbarbarimento della comunicazione pubblica, prima con la tv e oggi – ancora peggio – con il web e i social; la mutazione antropologica delle societa’ del consumo (da economia di mercato a societa’ di mercato), in cui “cittadino” e’ diventato sinonimo di consumatore e “persona” sinonimo di cliente, nel trionfo di un narcisismo di massa, che da malattia individuale e’ diventata patologia sociale […]
L’eredita’ e’ sempre di piu’ la motivazione principale non solo dell’accumulazione e della conservazione della ricchezza, ma anche della crescita delle diseguaglianze. Il rendimento del capitale accumulato (ed ereditato) sale a un tasso sensibilmente superiore a quello della bassissima crescita degli ultimi decenni […]
Il che significa che chi ha ingenti patrimoni vedra’ crescere la propria ricchezza molto di piu’ non solo di chi ha unicamente redditi (che difficilmente crescono oltre il tasso di crescita dell’economia), ma anche di quella diffusa classe media proprietaria che possiede solo la casa (spesso, di modesto valore) in cui vive.
Questo implica una «gravissima diseguaglianza nella distribuzione a lungo termine…

Info:
https://altreconomia.it/se-la-classe-inferiore-sapesse-chi-sono-i-ricchi-e-perche-continuano-a-essere-ammirati/
https://www.lafionda.org/2024/01/09/se-la-classe-inferiore-sapesse/
https://www.ossigeno.net/post/se-la-classe-inferiore-sapesse
https://altreconomia.it/perche-sappiamo-cosi-poco-dei-ricchi/

Economia di mercato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

L’accumulazione e’ inconcepibile, dopo tutto, in assenza di un quadro giuridico che sostenga l’impresa privata e lo scambio di mercato. Il sistema capitalista dipende in modo cruciale dai poteri pubblici per garantire i diritti di proprieta’, per far onorare i contratti e per dirimere le controversie; per soffocare le ribellioni, per mantenere l’ordine e per tenere a freno il dissenso; per assicurare l’offerta di moneta, che costituisce la linfa vitale del capitale; per prevedere interventi che consentano di prevenire o di governare le crisi; e per codificare e far rispettare sia le gerarchie di status ufficiali, come quelle che distinguono i cittadini dagli stranieri, sia le gerarchie non ufficiali, come quelle che distinguono i lavoratori liberi e sfruttabili, che hanno il diritto di vendere la propria forza lavoro, dagli «altri» dipendenti ed espropriabili, le cui proprieta’ e le cui persone sono semplicemente soggette a confisca.
Storicamente, i poteri pubblici sono stati inquadrati per lo piu’ all’interno di Stati territoriali, in alcuni casi operanti come potenze coloniali. I sistemi giuridici di tali Stati hanno stabilito i confini di quegli spazi apparentemente depoliticizzati in cui gli operatori privati potevano perseguire i propri interessi «economici», liberi da interferenze «politiche».
Sempre gli Stati territoriali hanno mobilitato la «forza legittima» per reprimere la resistenza alle espropriazioni che hanno dato origine e sostenuto i rapporti di proprieta’ capitalistici, hanno conferito i diritti soggettivi ad alcuni negandoli ad altri e hanno nazionalizzato e garantito la moneta.
Avendo di fatto istituito l’economia capitalista, questi poteri politici hanno poi adottato una serie di misure per rafforzare la capacita’ del capitale di accumulare profitti e affrontare sfide. Hanno costruito e mantenuto infrastrutture, compensato i «fallimenti del mercato», indirizzato lo sviluppo economico, sostenuto la riproduzione sociale, mitigato le crisi economiche e gestito le relative ricadute politiche.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il capitalismo e’ inconcepibile, dopo tutto, in assenza di un quadro giuridico in grado di sostenere l’impresa privata e lo scambio di mercato.
La sua scena principale dipende in modo cruciale dai poteri pubblici per garantire i diritti di proprieta’, per far onorare i contratti, per dirimere le controversie, per soffocare le ribellioni anticapitalistiche e per mantenere l’offerta di moneta, che costituisce la linfa vitale del capitale.
Storicamente, questi poteri sono stati inquadrati per lo piu’ all’interno di Stati territoriali, in alcuni casi operanti a livello transnazionale come potenze coloniali o imperiali. I sistemi giuridici di tali Stati hanno stabilito i confini di quegli spazi apparentemente depoliticizzati in cui gli operatori privati potevano perseguire i propri interessi «economici», liberi da un lato da interferenze «politiche» manifeste e dall’altro da obblighi clientelari derivanti dai legami di parentela.
Sempre gli Stati territoriali hanno mobilitato la «forza legittima» per reprimere la resistenza alle espropriazioni che hanno dato origine e hanno sostenuto i rapporti di proprieta’ capitalistici.
Infine, gli stessi Stati hanno nazionalizzato e garantito la moneta.
Storicamente, potremmo dire, e’ lo Stato ad aver «istituito» l’economia capitalista.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Economia di mercato/Mayer-Schonberger

Viktor Mayer-Schonberger, Thomas Ramge – Reinventare il capitalismo nell’era dei Big Data – Egea (2018)

Il mercato non e’ l’unico meccanismo sociale in grado di rendere possibile il coordinamento.
Condivide le luci della ribalta con l’impresa.
Anche se spesso pensiamo a un’impresa come a una parte di un sistema di mercato, la verita’ e’ che il mercato e l’impresa adottano approcci complementari e contrapposti al problema di come coordinare in maniera efficiente l’attivita’ umana.
In sostanza, mercato e impresa sono concorrenti rispetto alla nostra capacita’ di coordinamento.
L’impresa non e’ meno efficace nell’aiutare le persone a coordinarsi tra loro. Nella maggior parte dei paesi, oltre i due terzi della forza lavoro trova occupazione nei circa 100-200 milioni di imprese esistenti al mondo […]
Tuttavia, a differenza del mercato, l’impresa costituisce un esempio di coordinamento centralizzato, che si caratterizza per una struttura comunicativa altrettanto centralizzata.
Le persone si uniscono in un’impresa per mettere in comune sforzi e risorse, ma le loro attivita’ vengono organizzate e dirette da una singola autorita’ centrale riconosciuta.
Si distingue un gruppo di membri relativamente stabile e interno all’impresa per un periodo di tempo. I soggetti esterni devono essere attentamente vagliati; i nuovi arrivati vanno orientati con cura […]
I dirigenti possono avere particolari competenze legate al vantaggio competitivo dell’azienda o perche’ sono bravi a motivare i dipendenti e a convincere i clienti. A ogni membro dell’impresa viene attribuito un insieme definito di responsabilita’, e nuovi elementi vengono assunti di solito perche’ le loro abilita’ si confanno a una strategia dichiarata.
Per via della divisione del lavoro, nella maggior parte delle imprese il processo decisionale e’ gerarchico e centralizzato […]
La differenza fondamentale tra il mercato e l’impresa sta nel modo in cui i flussi di informazioni si traducono in decisioni, e da chi vengono tradotti. Questo si riflette nelle loro strutture: il mercato rispecchia il flusso di informazioni da chiunque verso chiunque e il processo decisionale decentrato riguardante tutti i partecipanti, cosi’ come l’impresa gerarchica rispecchia il flusso di informazioni verso il centro, dove i leader prendono le decisioni chiave.

Info:
https://www.avvenire.it/agora/pagine/big-dat-05c39718b93a455d9ee3e74f92983f90
https://www.repubblica.it/economia/2018/05/27/news/il_prezzo_rottamato_dai_big_data_ma_il_reddito_di_cittadinanza_potrebbe_salvarci-196972616/?refresh_ce