Economia di mercato/Mathieu

Vittorio Mathieu – Filosofia del denaro. Dopo la morte di Keynes – Armando (1985)

[Il denaro come] «deposito della ricchezza», discende automaticamente dal rinvio temporale che il denaro comporta. Se, infatti, il denaro non avesse la proprieta’ di conservare quell’energia potenziale che, al momento opportuno, sara’ erogata, il rinvio non ci sarebbe, e la proiezione dell’azione nel futuro sarebbe impossibile.
Per fungere da “mezzo”, il denaro deve far si’ che quella potenzialita’ attraversi il tempo.
Percio’ la sua funzione di deposito della ricchezza […] e’ piu’ fondamentale che il suo essere mezzo di scambio e mezzo di pagamento.

Economia di mercato/Mathieu

Vittorio Mathieu – Filosofia del denaro. Dopo la morte di Keynes – Armando (1985)

Il valore del denaro: ovvero quella ricchezza di cui il denaro e’ “deposito”.
Il denaro, poiche’ comanda un servizio (ancora indeterminato), e’ lavoro potenziale, capacita’ di ottenere prestazioni.
La ricchezza e’ capacita’ di far lavorare, ottenendo da altri prestazioni ancora da determinare. A differenza di un contratto, in cui il firmatario si impegna a una prestazione determinata, il denaro rende il suo possessore beneficiario di prestazioni che si sa, bene o male, a quanto ammonteranno, ma non si sa in che cosa consistano, né da chi saranno fornite. Tuttavia il denaro ha valore perche’ questa strana obbligazione esiste: se nessuno si presentasse a farvi fronte, il mio denaro potrei buttarlo via.
Il denaro e’ misura di ogni valore, cioe’ di ogni ricchezza, perche’ e’ capacita’ di far lavorare altri per convenienza.

Economia di mercato/Mathieu

Vittorio Mathieu – Filosofia del denaro. Dopo la morte di Keynes . Armando (1985)

[Se] riprendiamo il concetto di ricchezza come capacita’ di ottenere prestazioni, l’ufficio del denaro nel conservarla risultera’ comprensibile, e il modo di farlo piu’ chiaro.
La ricchezza non e’, essenzialmente, la disponibilita’ fisica di beni scarsi, bensi’ un rapporto con altri uomini conferito dal possesso di denaro grazie a cui la disponibilita’ di beni puo’ realizzarsi […]
La ricchezza economica, dunque (che non e’ l’unica forma di ricchezza) e’ una capacita’ di far lavorare altri su uno specifico fondamento, che e’ la “convenienza”. Per questo  presuppone un bisogno (i beni devono essere “scarsi”) che induca a riconoscere quella convenienza.
Non cosi’ i beni non scarsi. Questi sottraggono bensi’, grazie alla loro utilita’ diretta, il proprietario all’indigenza, ma non inducono altri a lavorare per lui e quindi […] non costituiscono ricchezza.
A far lavorare gli altri servono solo, per via indiretta, i beni scarsi, perche’ sono appetiti a causa della loro scarsita’.