Economia di mercato/Rodrik

Dirla tutta sul mercato globale. Idee per una economia mondiale assennata – Dany Rodrik – Einaudi (2019)

La storia dell’economia e’ in larga misura la lotta tra due scuole di pensiero opposte, il liberismo e il mercantilismo.
Il liberismo economico, che pone l’accento su impresa privata e liberi mercati, rimane tuttora la dottrina dominante.
La sua vittoria sul fronte intellettuale, pero’, ci ha reso ciechi al grande fascino – e ai frequenti successi – delle pratiche mercantiliste. In realta’ il mercantilismo e’ assolutamente vivo e vegeto e ci sono buone probabilita’ che il suo costante conflitto con il liberismo si trasformi in una forza determinante per plasmare il futuro dell’economia globale […]
Il modello liberista concepisce lo Stato come un’entita’ dall’indole inevitabilmente predatoria e il settore privato come qualcosa votato per natura alla ricerca di rendite (rent-seeking). Dunque invoca una netta separazione fra Stato e impresa privata.
Il mercantilismo, invece, propone una visione corporativa in cui Stato e impresa privata sono alleati e collaborano per raggiungere obiettivi comuni, come la crescita economica interna o il potere nazionale […]
Una seconda differenza tra i due modelli dipende dal fatto che venga data la priorita’ agli interessi del consumatore o del produttore.
Per i liberisti i consumatori sono sacri. L’obiettivo finale della politica economica e’ quello di accrescere i consumi potenziali dei nuclei familiari, e questo richiede di offrir loro un accesso privo di vincoli ai beni e ai servizi meno costosi possibili.
I mercantilisti, invece, si concentrano sulla parte produttiva dell’economia. Per loro un’economia solida richiede una solida struttura produttiva, percio’ il consumo deve essere sostenuto da un alto livello di occupazione e salari adeguati.
Questi due modelli hanno implicazioni prevedibili per le politiche economiche internazionali.
La logica dell’approccio liberista e’ che i benefici economici del commercio nascano dalle importazioni: piu’ a buon mercato saranno meglio e’, anche se il risultato fosse un deficit commerciale.
I mercantilisti, invece, vedono nel commercio un mezzo per sostenere la produzione e l’occupazione nazionale, e preferiscono incentivare le esportazioni piu’ che le importazioni.

Info:
https://ilmanifesto.it/la-vocazione-globale-del-capitalismo/
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-04/temperare-l-iperglobalizzazione-162827.shtml?uuid=AFhMOTC&refresh_ce=1
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51755

Finanziarizzazione/Klein

Matthew C. Klein, Michael Pettis – Le guerre commerciali sono guerre di classe. Come la crescente disuguaglianza corrompe l’economia globale e minaccia la pace internazionale – Einaudi (2021)

Commercio e finanza sono legati tra loro da migliaia di anni.
In generale, ci sono tre modi di intendere questa relazione, e ognuno di questi modelli teorici parte da presupposti molto diversi sulle origini e le conseguenze degli squilibri commerciali.
Primo, i flussi internazionali possono essere costituiti soprattutto da finanziamenti al commercio; in altri termini, le transazioni finanziarie sono determinate dai rispettivi costi di produzione e di trasporto […]
Per quanto possano esserci problemi con la distribuzione dei benefici, in generale l’economia globale trae inequivocabilmente giovamento da questo tipo di commercio.
Secondo, i flussi finanziari internazionali possono consistere principalmente di investimenti razionali che cercano le opportunita’ piu’ produttive in giro per il mondo.
In questo scenario, e’ probabile che il finanziamento proceda da economie ricche e mature verso economie emergenti in rapido sviluppo, cosicche’ gli squilibri commerciali di solito consistono in un avanzo commerciale delle prime e in un disavanzo commerciale delle seconde […]
Anche in questo caso, sebbene possano esserci problemi nella distribuzione dei benefici, l’economia globale complessiva trae inequivocabilmente vantaggio da questo tipo di commercio e di investimento, perche’ aiuta le economie meno produttive ad accorciare le distanze con societa’ all’avanguardia tecnologica.
Terzo, i flussi finanziari internazionali possono essere determinati da un’ampia varieta’ di fattori, come l’investimento razionale, la speculazione, la fuga dei capitali, le mode, il panico, il mercantilismo, il desiderio di sicurezza e cosi’ via.
Se pero’ gli squilibri commerciali sono dovuti a tale combinazione di flussi finanziari, qualsiasi legame tra il commercio in crescita e una maggiore prosperita’ e’ solo casuale

Info:
https://www.lavoce.info/archives/68783/guerre-commerciali-e-disuguaglianze/
https://www.repubblica.it/robinson/2020/08/18/news/bentornata_cara_vecchia_lotta_di_classe-300827708/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/11/i-super-ricchi-alla-base-delle-crisi-come-evitarlo-misure-fiscali-parla-lautore-del-libro-che-lega-guerre-commerciali-e-lotta-di-classe/6009245/

Economia di mercato/Barba

Aldo Barba, Massimo Pivetti – La scomparsa della sinistra in Europa – Meltemi (2016)

Mentre tutte le economie possono riuscire a crescere simultaneamente attraverso l’espansione dei loro mercati interni, una crescita simultanea di tutte attraverso le esportazioni nette di beni e servizi e’ inconcepibile: alle esportazioni nette delle une corrispondono necessariamente importazioni nette da parte delle altre.
La via tedesca al sostegno dell’occupazione non e’ percorribile dall’insieme dei Paesi capitalisti.
Ci troviamo pertanto in Europa di fronte al seguente paradosso: in un’unione di mezzo miliardo di persone, il ruolo di guida viene lasciato a una nazione che alla sua totale inadeguatezza storico-culturale a svolgerlo, somma il fatto che, pur essendo divenuta a seguito della riunificazione la maggiore nazione europea, non cresce e non trascina la crescita degli altri attraverso l’espansione continua del proprio cospicuo mercato interno, ma si adopra invece con ogni mezzo per vendere agli altri i volumi crescenti di produzione che la sua atavica parsimonia non le consente di assorbire.
Il grado di successo di questa strategia di crescita dipende crucialmente dalla misura in cui essa non sia perseguita anche dai suoi partner commerciali.
Non appena la flessibilita’ del mercato del lavoro e l’austerita’ hanno incominciato ad essere imitate da tutti in Europa e la domanda proveniente dai Paesi in via di sviluppo ha rallentato, la contrazione dei livelli di vita per la maggioranza della popolazione e’ diventato un disastro continentale, destinato a coinvolgere presto o tardi la stessa “nazione guida”.

Info:
https://appelloalpopolo.it/?p=26090
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/11279-aldo-barba-e-massimo-pivetti-la-scomparsa-della-sinistra-in-europa.html
http://mondifantastici.blogspot.com/2018/04/la-scomparsa-della-sinistra-in-europa.html

Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Dobbiamo partire dal presupposto che il neoliberismo puo’ esistere solo grazie al fatto che alcuni paesi chiave non lo applicano.
La Germania, la Cina e il Giappone praticano quello che i detrattori definiscono «neomercantilismo»: manipolare gli scambi commerciali, gli investimenti e la valuta per accumulare grandi masse di liquidita’ altrui. Questi paesi in surplus erano visti come eco
nomicamente indolenti, ma nel mondo post crisi sono fra le poche economie rimaste in piedi […]
La principale unita’ di misura degli squilibri globali
e’ la bilancia delle partite correnti, cioe’ la differenza tra importazioni ed esportazioni di beni, servizi e investimenti.
Gli squilibri globali nella 
bilancia delle partite correnti sono cresciuti a ritmi regolari per tutti gli anni novanta; poi, dopo il 2000, sono decollati rapidamente, salendo dall’1 per cento del Pil mondiale al 3 nel 2006.
I principali paesi in deficit erano gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa; i paesi in surplus la Cina, il Giappone, il resto dell’Asia, la Germania e i produttori di petrolio.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/