Economia di mercato/Pilling

David Pilling – L’illusione della crescita.Perche’ le nazioni possono essere ricche senza rinunciare alla felicita’ – il Saggiatore (2019)

Ci sono tre ricette per il Pil […]
A causa del vertiginoso assortimento di dati e ipotesi che caratterizza ciascun metodo, spesso risultano abbastanza diverse […]
Le tre ricette sono conosciute come metodo della spesa, metodo del reddito e metodo della produzione. Misurano cio’ che viene speso, guadagnato e prodotto. Un’economia dovrebbe produrre solo cio’ che viene acquistato (tenuto conto di importazioni ed esportazioni) e le persone possono spendere solo cio’ che guadagnano […] Il metodo della produzione e’ la somma di tutto cio’ che viene prodotto da fabbriche e agricoltori, parrucchieri e pasticcerie […]
La formula del metodo della produzione e’ ingannevolmente semplice: il valore di tutti i beni e servizi prodotti in un dato periodo meno il valore dei beni intermedi.
Poi viene il metodo della spesa, che calcola quella che a volte gli economisti chiamano «domanda aggregata». Comprende tutto ciò che viene «speso», dalle famiglie, dalle imprese o dallo Stato. Dato che stiamo calcolando il prodotto interno, dobbiamo aggiungere le esportazioni, perche’ sono state prodotte in patria, e sottrarre le importazioni, perche’ sono state prodotte all’estero. La formula di questa ricetta e’: la spesa per i consumi piu’ la spesa e gli investimenti del settore pubblico piu’ gli investimenti delle imprese piu’ le esportazioni meno le importazioni […]
L’ultima ricetta e’ quella del metodo del reddito,
che misura tutto il reddito guadagnato in un’economia, principalmente sotto forma di salari, profitti, dividendi, affitti e tasse. Quando si tratta di misurare la nostra economia, siamo ciò che guadagniamo.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/lillusione-della-crescita/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/16/ecco-perche-il-pil-e-stupido-e-obsoleto-lo-ha-capito-pure-la-cina/41437/
https://www.che-fare.com/illusione-crescita-felicita-pilling/

Economia di mercato/Tuccari

Francesco Tuccari – La rivolta della societa’. L’Italia dal 1989 ad oggi – Laterza (2020)

In lenta ma costante decrescita demografica ma almeno relativamente piu’ popolosa, sempre piu’ multiculturale e meno giovane, tra il 1989 e i nostri giorni l’Italia ha quasi del tutto cessato di crescere sul piano economico, perdendo diverse posizioni nelle classifiche dei paesi piu’ ricchi e avanzati del mondo […]
Se guardiamo ai dati grezzi del Pil a parita’ di potere d’acquisto rilevati dall’Ocse, nel 1989 essa era gia’ da due anni la quinta potenza del pianeta, dopo Stati Uniti, Giappone, Germania e Francia e davanti al Regno Unito.
Oggi e’ in dodicesima posizione, dopo gli Usa, la Cina, l’India, il Giappone, la Germania, la Russia, il Regno Unito, il Brasile, la Francia, la Corea del Sud e il Messico, con tassi di crescita annuali che dal 1989 (3,5%) solo quattro volte hanno superato la soglia del 2% […]
Gli storici dell’economia parlano dunque, con buone ragioni, di un vero e proprio «declino» dell’Italia nell’era della globalizzazione.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139844
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-rivolta-della-societa-di-francesco-tuccari/
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quale-societa-si-rivoltadavvero

Europa/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump- Fazi (2017)

L’Europa geostorica conta almeno le macroaree mediterraneo-latina, quella tedesco-scandinava, quella balto-slava, quella balcanica, quella bulgaro-rumena-ucraina oltre a quella britannica […]
L’Unione Europea vale il 25 per cento del PIL mondiale [Banca Mondiale 2015] con il 7,1 per cento della popolazione (qualcosa meno quando sara’ ratificato l’abbandono britannico), l’eurozona e’ il 15,8 per cento del PIL mondiale con il 4,7 per cento della popolazione.
Purtroppo, il peso percentuale del suo PIL e il peso percentuale della sua popolazione sono in contrazione storica. L’UE, nel 1970, valeva il 37 per cento del PIL mondiale, ha perso quindi piu’ di un terzo del suo peso in quarant’anni. Demograficamente, l’Europa intera pesava il 21 per cento del mondo nel dopoguerra; nel 2050 avra’ perso 2/3 della sua consistenza e sara’ solo il 7 per cento del totale.
Dei 20 paesi del mondo che hanno i piu’ bassi indici di natalita’, 16 sono europei.
Dei 20 per maggior aspettativa di vita, 15 sono europei (l’Italia e’ tra i leader nell’una e nell’altra classifica).
L’Europa e’ un universo in contrazione, con un peso ancora importante ma in prospettiva meno decisivo e una popolazione sempre più anziana.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Capitalismo/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il movimento Occupy Wall Street, insomma, ha visto giusto: gli stessi processi che hanno portato la ricchezza a concentrarsi nelle mani dell’1 per cento piu’ ricco della societa’ sono alla base della crisi.
Un fenomeno non nuovo e che ha un precedente evidente anche nella crisi del 1929.
Cosa vuol dire cio’? Che se e’ vero che la crisi e’ stata originata dallo scoppio della bolla subprime negli Stati Uniti, le cause strutturali sono pero’ da individuare negli enormi squilibri economici causati da trent’anni di politiche neoliberiste, non certo negli eccessi del settore pubblico.
I dati mostrati fin qui dimostrano chiaramente che il problema in Europa non e’ certo il fatto che “mancano i soldi” – il PIL complessivo dell’UE e’ superiore a quello degli Stati Uniti, e l’Europa e’ da anni la regione con la maggiore quantita’ di ricchezza privata al mondo, insieme agli USA – quanto il fatto che il grosso di quella ricchezza e’ concentrato nelle mani di una frazione della popolazione.
L’Europa e’ infatti la regione con il maggiore rapporto ricchezza privata netta – PIL – al mondo in cima alla classifica dei paesi europei figura l’Italia, ed e’ la seconda regione al mondo, dopo gli USA, per numero di milionari, la maggior parte dei quali e’ concentrata in Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Svizzera.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Lavoro/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa – Fazi (2016)

Recentemente e’ stato il Fondo Monetario Internazionale, nel World Economic Outlook dell’aprile 2015, a sostenere che non vi e’ alcuna evidenza circa un effetto positivo della flessibilita’ sul potenziale produttivo […]
L’analisi dell’FMI identifica nell’invecchiamento della popolazione e nella carenza di investimenti i principali fattori che spiegano il rallentamento della crescita, tanto nelle economie emergenti che in quelle avanzate.
Secondo l’FMI gli effetti delle riforme strutturali sulla produttivita’ totale dei fattori sono importanti nei casi di deregolamentazione del mercato dei beni e dei servizi, di utilizzo di nuove tecnologie e di forza lavoro piu’ qualificata, di maggiore spesa per le attivita’ di ricerca e sviluppo. Al contrario la deregolamentazione del mercato del lavoro non sembra avere effetti statisticamente significativi sulla produttivita’.
Per questo il Fondo suggerisce che nelle economie avanzate, vi e’ la necessita’ di un costante sostegno alla domanda per incoraggiare gli investimenti e la crescita del capitale e quindi l’adozione di politiche e di riforme che possono aumentare in modo permanente il livello del prodotto potenziale […].
Queste politiche dovrebbero coinvolgere le riforme del mercato dei prodotti, maggiore sostegno alla ricerca e sviluppo […] e un uso piu’ intensivo di manodopera altamente qualificata e di beni capitali derivanti dalle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni […], più investimenti in infrastrutture per aumentare il capitale fisico e politiche fiscali e di spesa progettate per aumentare la partecipazione della forza lavoro. Insomma, l’idea che la deregolamentazione del mercato del lavoro abbia effetti espansivi non e’ meglio fondata dell’ipotesi – dimostratasi ampiamente fallimentare – che il consolidamento fiscale produca maggiore crescita del PIL.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Economia di mercato/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

In base alla logica del fiscal compact, il nostro paese avrebbe bisogno di mantenere ancora nei prossimi due decenni un avanzo primario pari o superiore agli interessi pagati sul debito, che all’inizio del 2016 equivalevano all’incirca al 4,2 per cento del PIL (pari all’incirca a 80 miliardi di euro l’anno): una politica insostenibile non solo da un punto di vista economico, per i motivi succitati, ma anche e soprattutto da un punto di vista politico e sociale, per l’entita’ dei tagli alla spesa pubblica o dell’imposizione fiscale che essa comporterebbe.
E non e’ un problema che riguarda solo l’Italia: in base al duplice obiettivo del nuovo patto di stabilità – pareggio di bilancio strutturale e riduzione del debito –, tutti i paesi della periferia dovrebbero mantenere da qui al 2030 avanzi primari da capogiro: 7 per cento in Grecia, 6,5 per cento in Italia,
5,5 per cento in Portogallo, 3,5 per cento in Spagna.[…]
In definitiva, possiamo concludere che non e’ esagerato affermare che il fiscal compact elimina definitivamente anche quell’esiguo margine di manovra fiscale previsto dal Trattato di Maastricht e dal patto di stabilita’ e crescita, condannando l’Europa – a meno che non avvenga un cambio di politica radicale – all’austerita’ permanente.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Lavoro/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

Le tesi sulla deindustrializzazione italiana e sulla «smaterializzazione» del lavoro non reggono all’analisi
empirica.
E’ vero che i dati ci dicono che il Pil italiano e’ prodotto per il 2% dall’agricoltura, per il 6% dalle costruzioni, per il 18,6% dall’industria e per il 73,4% dai servizi ma, a un piu’ attento esame, cio’ che appare come un radicale processo di terziarizzazione del lavoro non coincide affatto con un processo di deindustrializzazione perche’ […]:
1) a crescere sono soprattutto i servizi legati all’industria in settori come le comunicazioni, l’informatica, la Ricerca e Sviluppo, i trasporti e la logistica mentre altre tipologie di servizi, come il turismo e la distribuzione, non hanno subito variazioni significative;
2) le fasi del processo produttivo industriale che sono state esternalizzate in seguito ai processi di finanziarizzazione delle imprese, vengono attualmente contabilizzate come servizi, ma in realta’ sono integrate nella produzione industriale, per cui gli operai vengono descritti «operatori dei servizi» anche se il loro lavoro non e’ affatto cambiato;
3) il «terziario» che e’ cresciuto in misura maggiore non e’ quello dei lavoratori «cognitivi», bensi’ quello legato alla manifattura.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Europa/Boitani

Andrea Boitani – Sette luoghi comuni sull’economia – Laterza (2017)

Nel periodo 2011-2014, il rapporto debito/PIL e’ aumentato di oltre 5 punti in media nei paesi dell’Eurozona. La spiegazione piu’ semplice e’ che l’austerita’ ha finito per far ridurre la crescita del PIL reale piu’ di quanto abbia frenato la crescita del debito pubblico e percioì il rapporto tra debito e PIL e’ cresciuto di piu’ proprio nei paesi che hanno fatto una piu’ intensa cura di austerita’.
L’austerita’, dunque, ha fatto si’ ridurre il deficit primario (e in molti paesi anche quello complessivo), ma non ha permesso di migliorare il […] rapporto debito/PIL, e quindi non ha aiutato a migliorare la sostenibilita’ del debito […]. «L’austerità – scriveva Enrico Berlinguer nel 1977 – a seconda dei contenuti che ha e delle forze che ne governano l’attuazione puo’ essere adoperata o come strumento di depressione economica, di repressione politica, di perpetuazione delle ingiustizie sociali, oppure come occasione per uno sviluppo economico e sociale nuovo, per un rigoroso risanamento dello Stato, per una profonda trasformazione dell’assetto della societa’, per la difesa ed espansione della democrazia: in una parola […] come mezzo di giustizia e di liberazione dell’uomo e di tutte le sue energie  oggi mortificate, disperse, sprecate».
In Europa e’ stata adoperata nel primo modo.
Il secondo non sappiamo ancora se sia destinato a rimanere un sogno.

Info:
https//www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858124581
https://www.anobii.com/books/Sette_luoghi_comuni_sull%27economia/9788858124581/012e4b7607f103e80f
https://www.lavoce.info/archives/tag/i-sette-luoghi-comuni-sulleconomia/

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

Valori che vanno oltre l’economia: a) l’economia dovrebbe essere un mezzo per raggiungere un fine, e cioe’ migliorare il benessere dei singoli e della societa’; b) il benessere dei singoli dipende non solo da una concezione standard del Pil, benche’ questa sia stata ampliata e includa oggi la sicurezza economica, ma da un sistema di valori molto piu’ ampio che comprende la solidarieta’ e la coesione sociale, la fiducia nelle nostre istituzioni sociopolitiche e la partecipazione democratica; c) essendo nato per migliorare i risultati economici e consolidare la coesione politica e sociale in Europa, l’euro doveva essere un mezzo per raggiungere un fine, e non un fine in se’.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – La grande frattura. La disuguaglianza e i modi di sconfiggerla – Einaudi (2016)

Vi sono, in realta’, importanti differenze in termini di strategie di crescita, che rendono altamente probabili esiti del tutto diversi.
La prima riguarda il modo stesso di concepire la crescita, che non vuol dire semplicemente innalzare il Pil.
La crescita deve essere sostenibile: se si basa sul degrado ambientale, su consumi sfrenati finanziati attraverso il debito, sullo sfruttamento di risorse naturali sempre piu’ esigue, senza reinvestirne i proventi, non e’ sostenibile.
La crescita deve essere anche inclusiva e deve poterne beneficiare quanto meno la maggioranza della popolazione.
La cosiddetta teoria del trickle down, quella dell’effetto a cascata, non funziona: un aumento del Pil, in realta’, puo’ comportare un peggioramento della situazione economica per la maggior parte dei cittadini.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_grande_frattura/9788806226855/01612546eb4c023d52
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-05-30/la-disuguaglianza-divide-mondo-103340.shtml?uuid=ABnHMRpD
https://palomarblog.wordpress.com/2016/03/06/stiglitz-la-grande-frattura/