Lavoro/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuori- scena (2023)

La disoccupazione non e’ un’eccezione determinata da fattori esterni ma e’ la regola del mercato.
Per di piu’, lungi dall’essere un problema per il nostro sistema economico, e’ anzi fortemente funzionale alla sua riproduzione.
Le file crescenti dell’esercito di riserva hanno storicamente consentito di espandere l’economia capitalistica. Attraverso questa popolazione ridondante, chi detiene il capitale ha modo di reperire manodopera disponibile a costi contenuti […]
Fermiamoci allora un momento al caso italiano, per affrontare il cuore della questione politica della disoccupazione.
Secondo il VI rapporto Censis- Eudaimon sul welfare aziendale, anche i «fortunati» che hanno trovato un datore di lavoro sono profondamente insoddisfatti. Il 46,7 per cento degli occupati e’ scontento e lascerebbe l’attuale lavoro – per età, il 50,4 per cento tra i giovani, il 45,8 per cento degli adulti e il 6,3 per cento degli anziani –; tra i motivi di insofferenza, il 65 per cento dichiara di non avere opportunita’ di carriera, percentuale che sale al 90,3 per cento per gli occupati nelle piccole imprese con meno di nove dipendenti.
Secondo il Global Workplace Report della societa’ di indagini statistiche Gallup Poll, la soddisfazione sul lavoro e’ bassa in tutti e cinque i continenti, con l’Italia tra gli ultimi posti in Europa […]
Tuttavia, nonostante l’umiliazione e l’insofferenza, piu’ della meta’ degli occupati non e’ propensa a lasciare il proprio impiego. Perché? La risposta e’ ovvia: per mancanza di alternative […]
Il nostro Paese esemplifica una realta’ che ci riporta all’assunto teorico principale: la disoccupazione gioca un ruolo primario nel costruire un senso di impotenza materiale e psicologica rispetto a possibili alternative.
Essa serve dunque come strumento di disciplina per far si’ che i lavoratori accettino «l’ordine del capitale», ossia la relazione sociale su cui si basa la societa’ capitalistica: la vendita della propria forza lavoro in cambio di un (basso) salario.
Questo punto sottolinea ancora una volta quanto l’economia sia politica. Si tratta di qualcosa che percepiamo sulla nostra pelle e che si discosta profondamente dalla visione degli economisti mainstream. 

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