Capitalismo/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuori- scena (2023)

Le privatizzazioni, cardine dell’austerita’, riproducono il meccanismo dell’accumulazione primitiva.
Sempre piu’ spesso oggi governi impoveriti vendono la terra da cui numerosi loro cittadini traggono il sostentamento, gettandoli in nuove forme di dipendenza dal mercato.
Nel XXI secolo, per esempio, la corsa alle terre dei Paesi del Sud del mondo, soprattutto in Africa, si e’ acuita. Secondo la Banca Mondiale, dal 2008 al 2012, piu’ di 56 milioni di ettari in tutto il mondo – pari quasi al doppio del territorio italiano – sono stati oggetto di «negoziazione fondiaria». Grosse multinazionali acquistano la terra dal governo o direttamente dai contadini poveri e impongono sgomberi.
Il fenomeno del land grabbing (accaparramento delle terre) è in grande espansione […]
Se aggiungiamo le nuove frontiere della privatizzazione, dall’acqua alla diffusione dei semi geneticamente modificati che i contadini devono comprare da Monsanto o da altre corporation, vediamo che ci sono ancora molte sfere per ampliare la nostra dipendenza dal mercato e dunque la nostra coercizione economica.
L’espropriazione dei mezzi di sussistenza e’ un fenomeno che non si ferma mai: costituisce la linfa vitale del capitalismo. 

Geoeconomia/Zizek

La nuova lotta di classe. Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini – Slavoj Žižek – Ponte alle grazie (2016).

Nonostante tutte le critiche al neocolonialismo economico, molti ancora non sembrano accorgersi appieno degli effetti devastanti che ha avuto la globalizzazione dei mercati su molte economie locali, deprivandole della loro elementare autosufficienza […]
Il caso che piu’ chiaramente dimostra le nostre colpe e’ l’odierno Congo, che si afferma ancora una volta come il «cuore di tenebra» d’Africa […]
Gia’ nel 2001, un’inchiesta delle Nazioni Unite sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali congolesi aveva appurato che il conflitto in atto nel paese riguarda soprattutto l’accesso, il controllo e il commercio di cinque risorse minerarie fondamentali: coltan, diamanti, rame, cobalto e oro.
Dietro la facciata della guerra etnica, scorgiamo cosi’ i meccanismi del capitalismo globale.
Il Congo non esiste piu’ come Stato unitario; e’ una molteplicita’ di territori governati da signori della guerra locali che controllano la loro striscia di terra servendosi di eserciti che, di consueto, annoverano bambini drogati.
Ognuno dei signorotti fa affari con un’impresa o una compagnia straniera, che sfrutta il piu’ possibile le ricchezze minerarie della regione. Ironia della sorte, buona parte dei minerali viene usata per costruire prodotti ad alta tecnologia, come computer portatili e cellulari.
Dunque scordatevi che si tratti di condotte selvagge da parte degli indigeni: togliete dall’equazione le industrie straniere high-tech e tutta la narrazione a base di guerre etniche fomentate da antiche passioni va in pezzi.
E’ da qui che dobbiamo cominciare se vogliamo davvero contribuire a interrompere il flusso di rifugiati che proviene dai paesi dell’Africa.
La prima cosa e’ tener presente che la maggior parte dei rifugiati proviene da «Stati falliti», Stati in cui ogni autorita’ pubblica e’ quasi del tutto destituita, per lo meno in ampie zone dei paesi in questione (Siria, Libano, Iraq, Libia, Somalia, Congo e cosi’ via). In tutti questi casi, la disintegrazione del potere statale non e’ un fenomeno puramente locale ma il risultato di decisioni economiche e politiche internazionali; in alcuni, come in Libia e in Iraq, e’ persino il diretto risultato di interventi occidentali.
Il nuovo fenomeno degli «Stati falliti» fra la fine del ventesimo e l’inzio del ventunesimo secolo non e’ – chiaramente – un involontario e sfortunato accidente; e’ piuttosto uno dei modi in cui le grandi potenze praticano il colonialismo economico.

Info:
https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-modena-e-reggio-emilia/semiotica-dei-media/libro-zizek-riassunto-veloce-la-nuova-lotta-di-classe/8305531

Stato/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)


Malgrado in origine l’espressione governance indicasse semplicemente il risultato dell’azione di governo, essa, nel tempo, e’ sempre piu’ stata ricondotta alla politica complessiva delle istituzioni finanziarie sovranazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, le quali definiscono gli standard o le norme comportamentali per l’assegnazione di prestiti o finanziamenti agli stati in crisi […]
Il fondamento della governance e’ storicamente rinvenibile nella presunta crisi dello Stato, ossia nel presupposto che le istituzioni nazionali siano incapaci di gestire il territorio a causa delle pressioni esercitate dagli sviluppi dell’economia e della finanza internazionale.
Mentre il governo viene piu’ o meno legittimato dai cittadini in base a un percorso democratico che e’ espressione di specifiche garanzie costituzionali, le varie organizzazioni internazionali, che pur si ritrovano a esercitare certe funzioni di governo nel territorio nazionale, sfuggono a qualsiasi forma di controllo popolare.
L’asserita crisi dello Stato affrontata mediante la creazione di una governance politica sovranazionale si traduce inevitabilmente in un deficit democratico.
Tra le istituzioni piu’ incisive a livello internazionale troviamo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, che stabiliscono i principi da applicare nella conduzione dei rapporti economico-politici sovranazionali. Il quadro include anche organizzazioni definite come «direttori informali, senza alcuna potesta’ giuridica», per esempio il World Trade Organization (WTO), i forum permanenti G7, G8 e G20 e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/
https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/

https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Societa’/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


I diritti di proprietà vanno definiti.
I diritti di proprieta’ e le regole che normano i contratti sono costrutti sociali, cose che progettiamo e specifichiamo per far progredire gli interessi della societa’. Non sono stati consegnati sul Sinai, ne’ traggono origine da una qualche misteriosa legge di natura.
La societa’ deve inoltre decidere quali contratti debbano essere considerati accettabili e vadano fatti rispettare dallo Stato […]
Molti, a destra, sembrano non capire questo punto, oppure, per essere piu’ precisi, vogliono regole che facciano pendere la bilancia del potere ancor piu’ dalla parte dei potenti.
Secondo il principio della liberta’ di contratto, sostengono che il governo dovrebbe far rispettare i contratti privati a prescindere da quanto l’accordo abbia caratteristiche di sfruttamento, se i contratti sono sottoscritti volontariamente. La destra insiste sull’applicazione dei contratti anche se ci sono grandi asimmetrie informative e persino se una parte ha tratto in inganno l’altra.
I suoi esponenti consentono e persino facilitano azioni cooperative intraprese in determinate forme tramite persone giuridiche come le corporations, proibendo al tempo stesso come collusive altre forme di cooperazione, per esempio la creazione di sindacati in difesa degli interessi dei lavoratori.
E rendono piu’ difficoltose le azioni cooperative volte a rientrare dalle perdite subite da lavoratori e consumatori e causate dalle aziende.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Populismo/Collier

Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Paul Collier – Laterza (2016)

A prima vista si potrebbe pensare che le persone piu’ inclini a migrare siano quelle piu’ povere: dopo tutto, il motore della migrazione e’ rappresentato dai differenziali di reddito e il differenziale di reddito tra il paese d’origine e il paese ospitante e’ maggiore quanto piu’ gli aspiranti migranti sono poveri.
Ma mentre e’ il differenziale di reddito a determinare la remunerazione finale dell’investimento, la capacita’ di finanziarlo dipende dal livello di reddito iniziale […]
Le persone piu’ povere vorrebbero migrare ma non possono permetterselo; le persone piu’ ricche potrebbero permetterselo ma ne trarrebbero modesti benefici, mentre le persone con un reddito medio hanno un forte incentivo a migrare e possono anche permetterselo.
La migrazione aiuta le persone a trasformare la propria vita, ma non si tratta delle persone piu’ povere. La selezione in base al reddito e’ importante sia per stabilire chi puo’ migrare – le persone con un reddito medio – sia quali sono i paesi con il piu’ alto tasso di emigrazione.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Lavoro/ De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)


L’idea che l’immigrazione sia una delle cause principali della disoccupazione e della stagnazione salariale non e’ corroborata da nessun dato, perche’ cio’ che sembra una connessione causale e’ in realta’ una correlazione spuria […]
Sebbene esista effettivamente una correlazione tra i tassi di immigrazione e i livelli di disoccupazione, questa correlazione e’ negativa. Cio’ significa che l’immigrazione aumenta nei periodi di crescita elevata e bassa disoccupazione, e cala quando la disoccupazione aumenta.
Se i migranti togliessero posti di lavoro, dovremmo aspettarci semmai una correlazione positiva […]
L’immigrazione e’ soprattutto una risposta alle carenze di manodopera causate da una contrazione dell’offerta di lavoratori autoctoni disposti e in grado di svolgere lavori manuali di vario tipo nell’agricoltura, nell’edilizia, nelle pulizie, nelle varie forme di collaborazione domestica e in diversi altri servizi.
E’ questo il motivo principale per cui nelle economie occidentali l’immigrazione aumenta proprio durante i periodi in cui la disoccupazione diminuisce […]
In realta’, l’immigrazione puo’ aumentare le entrate di tutti i lavoratori, purche’ le loro competenze siano complementari, e i lavoratori migranti possono aiutare gli autoctoni a diventare piu’ produttivi. I migranti che fanno i cuochi o i lavapiatti, che servono ai tavoli o consegnano cibo a domicilio allargano l’utenza potenziale dei ristoranti, aumentando cosi’ anche i ruoli manageriali disponibili e il reddito dei proprietari.
Questo consente ai clienti di mangiare fuori e ordinare con i servizi di delivery a prezzi accessibili, dando loro piu’ tempo per dedicarsi al lavoro ed essere piu’ produttivi.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/
https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

Geoeconomia/Massolo

Realpolitik. Il disordine mondiale e le minacce per l’Italia – Giampiero Massolo & Francesco Bechis – Solferino (2024)


Chi sono i guastafeste?
Leader che non si riconoscono nell’ordine internazionale, non s’illudono – come Xi – di guidarne prima o poi uno alternativo, anzi trovano conveniente cavalcare l’instabilita’ per contare.
In un ordine bipolare avrebbero poco spazio. Nel mondo frammentato di oggi, prosperano.
Alcuni – come Putin, gli ayatollah iraniani, il nordcoreano Kim Jong-un – la destabilizzazione la fomentano attivamente. Per altri – il turco Erdogan, i sauditi, le monarchie del Golfo – l’incertezza internazionale e’ un dato del paesaggio, che consente loro di giocare con disinvoltura le proprie carte.
Li accomunano la razionalità e la sintesi lucida degli interessi in gioco che motivano le loro decisioni.
A volte sbagliano i calcoli, ma non agiscono d’istinto […]
I guastafeste hanno oggi un’occasione, piu’ di ieri.
Mentre svanisce del tutto l’illusione di un ordine unipolare a guida americana, cosi’ come si allontana l’idea di un mondo bipolare dominato dalla sola competizione tra Cina e Stati Uniti, si rafforza invece una tendenza opposta. La tendenza al pulviscolo, alla frammentazione, esacerbata dalla pandemia, dalla deglobalizzazione imposta dal virus, cosi’ come dalla guerra in Ucraina che rende piu’ cruento e ideologico lo scontro tra democrazie occidentali e autocrazie revisioniste.
E’ in questo contesto che i guastafeste prendono coraggio e decidono di sfidare l’ordine costituito. Come Putin, il 24 febbraio 2022. O come l’Iran e Hamas, il 7 ottobre 2023.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/realpolitik-di-giampiero-massolo-e-francesco-bechis/
https://www.agi.it/estero/news/2024-05-30/libri-realpolitik-massolo-attrezzarsi-per-un-mondo-anarchico-26583006/

https://www.ilmessaggero.it/libri/realpolitik_il_libro_che_mette_ordine_al_disordine_mondiale-8109413.html
https://formiche.net/2024/06/recensione-di-realpolitik-massolo-bechis/#content
https://blog.ilgiornale.it/franza/2024/06/15/realpolitik-il-disordine-mondiale-e-le-minacce-per-litalia-il-libro-dellambasciatore-massolo-e-del-giornalista-bechis/

Europa/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


A meta’ degli anni Settanta si erano accumulate nei principali centri finanziari enormi quantita’ di capitale monetario, anche provenienti dagli Stati petroliferi, per i quali c’erano sempre meno opportunita’ di investimento redditizio a fronte della recessione globale.
Una strategia per investire questo capitale in modo sicuro e redditizio fu quella di offrire prestiti ai Paesi del Sud globale per il loro “sviluppo”.
Banchieri, economisti e consulenti politici occidentali sono accorsi in tutto il mondo per vendere ai governi delle ex colonie grandi progetti infrastrutturali finanziati con prestiti provenienti dal Nord e realizzati da aziende del Nord.
Di conseguenza, i Paesi del Sud globale si indebitarono enormemente per raggiungere uno “sviluppo” che, nella maggior parte dei casi, si rivelo’ essere una chimera.
Dal 1970 al 2000 il debito dei sessanta Paesi piu’ poveri e’ passato da 25 miliardi a 523 miliardi di dollari.
Molti dei debitori erano dittature sostenute o che erano state portate al potere dall’Occidente (Indonesia, Filippine, Brasile, Uganda, Congo o Haiti), che non dovevano praticamente rendere conto dell’uso del denaro, facendone sparire gran parte in conti svizzeri […]
Attraverso il flusso continuo di interessi che va dal Sud al Nord, i Paesi piu’ poveri del pianeta hanno sovvenzionato l’accumulazione di capitale, soprattutto nei centri finanziari di New York e Londra.
L’indebitamento del Sud del mondo, tuttavia, non costituiva – e ancora oggi lo e’ – solo un buon affare, ma e’ anche un mezzo di controllo politico: chi si indebita diventa ricattabile.
Gli “sporchi” interventi militari o paramilitari hanno potuto cosi’ essere sostituiti dalla “pulita” coercizione dell’economia.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Economia di mercato/Rodrik

Dirla tutta sul mercato globale. Idee per un’economia mondiale assennata – Daby Rodrik – Einaudi (2019)

Diversamente dalle scienze naturali, e’ difficile che l’economia ottenga dati chiari e definiti.
L’economia puo’ davvero essere vista come una cassetta degli attrezzi di vari modelli, ciascuno dei quali e’ una rappresentazione stilizzata differente di qualche aspetto della realta’.
La natura contestuale del suo ragionamento implica che esisteranno tante conclusioni quante circostanze potenziali nel mondo reale. Ogni enunciato economico e’ un’asserzione nella forma «se-allora».
La bravura di un analista economico dipende dalla sua capacita’ di utilizzare il modello giusto per quella specifica situazione. Di conseguenza, capire quale soluzione potrebbe funzionare meglio in una determinata circostanza e’ un’arte piuttosto che una scienza […]
A differenza delle scienze naturali, l’economia non progredisce via via che i nuovi modelli soppiantano i vecchi, bensi’ grazie a un ventaglio piu’ vasto di modelli, che getta ancora piu’ luce sulla molteplicita’ dell’esperienza sociale […]
L’economia, dunque, e’ al tempo stesso scienza e mestiere.
Paradossalmente e’ proprio il voler far passare in secondo piano l’elemento di mestiere insito nell’economia – per raggiungere piuttosto lo status di scienza – a far si’ che gli economisti ogni tanto appaiano dei venditori di fumo.

Info:
https://ilmanifesto.it/la-vocazione-globale-del-capitalismo/
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-04/temperare-l-iperglobalizzazione-162827.shtml?uuid=AFhMOTC&refresh_ce=1https://www.arcipelagomilano.org/archives/51755

Capitalismo/Jappe

Le avventure della merce – Anselm Jappe – Mimesis (2023

Una camicia puo’ scambiarsi sia con un grammo d’oro, sia con dieci chili di grano, sia con un paio di scarpe, ecc. E’ necessario allora che questi differenti valori di scambio abbiano, in ultima analisi, qualcosa in comune: il loro “valore”.
Questa sostanza in comune fra le merci non puo’ essere altro che il lavoro che le ha create: e’ la sola cosa identica in merci altrimenti incommensurabili.
Il lavoro ha la sua misura nella durata, e dunque nella sua quantita’: il valore di ciascuna merce dipende dalla quantita’ di lavoro che e’ stata necessaria a produrla.
A questo riguardo, poco importa in quale valore d’uso si realizzi questo lavoro.
Un’ora utilizzata per cucire un abito o un’ora usata per fabbricare una bomba resta sempre un’ora di lavoro.
Se sono state necessarie due ore per fabbricare la bomba, il suo valore e’ doppio rispetto all’abito, senza tener conto del loro valore d’uso.
La differenza quantitativa e’ la sola che possa esistere tra i valori: se i diversi valori d’uso che hanno le merci non contano per determinare il loro valore, anche i diversi lavori concreti che le hanno create non contano […]
Non si esagera dicendo che il rovesciamento di M-D-M [merce-denaro-merce] in D-M-D’ [denaro-merce-denaro’] racchiude in se’ tutta l’essenza del capitalismo.
La trasformazione del lavoro astratto in denaro e’ l’unico fine della produzione di merci; tutta la produzione di valori d’uso e’ solo un mezzo, un “male necessario”, in vista di una sola finalita’: disporre al termine dell’operazione di una somma di denaro maggiore che all’inizio.
La soddisfazione dei bisogni non e’ piu’ il fine della produzione, ma un aspetto secondario.

Info:
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe
https://sinistrainrete.info/marxismo/25682-anselm-jappe-alcuni-punti-essenziali-della-critica-del-valore.html
https://www.sinistrainrete.info/marxismo/29578-roswitha-scholz-critica-del-valore-alla-vecchia-maniera-commenti-sul-conservatorismo-di-sinistra-di-anselm-jappe.html