La democrazia conferisce la sovranita’ all’elettorato, cioe’ a quanti godono della cittadinanza; il capitalismo, invece, conferisce il potere decisionale ai proprietari e agli amministratori di imprese private che si fanno concorrenza nel mercato mondiale.
Ed ecco che i potenziali conflitti tra i due sistemi saltano agli occhi: se la politica democratica e’ nazionale, l’economia di mercato e’ globale; inoltre, se la politica democratica si basa sul principio egualitario di una persona, un voto, l’economia di mercato si fonda sull’idea tutt’altro che egualitaria che ad arricchirsi e’ chi riesce a battere la concorrenza […]
Nei paesi di maggiore successo economico, l’affermarsi dell’economia di mercato diede un impulso sempre piu’ forte alla transizione verso la democrazia a suffragio universale. E’ impensabile che una trasformazione politica tanto profonda – dalle societa’ settecentesche rette da sovrani e aristocratici alle democrazie novecentesche a suffragio universale – sia frutto del caso. Allora, perche’ si e’ avuta?
La risposta verte su cinque elementi, vale a dire ideologia, aspirazioni, acquisizione di potere, interessi particolari delle elite e, infine, influenza.
Cominciamo dall’ideologia. Per quanto possano sembrare diversi l’uno dall’altra, capitalismo di mercato e democrazia liberale poggiano sui medesimi valori […] Il principio condiviso alla base del mercato e della democrazia e’ il diritto degli individui di decidere per se’ ogniqualvolta sia necessario fare delle scelte, individuali o collettive che siano […]
Passiamo ora al secondo elemento, le aspirazioni […] Avendo raggiunto un maggiore benessere, le persone si ponevano obiettivi diversi: se in passato la preoccupazione principale era sopravvivere, ora si poteva nutrire il desiderio di assicurare a se’ stessi e alla propria famiglia una vita piu’ gratificante. Questa aspirazione, naturalmente, racchiudeva un desiderio di partecipare alla vita pubblica che ando’ assumendo un peso politico maggiore con il formarsi di gruppi sociali […]
Veniamo al terzo elemento, cioe’ l’acquisizione di potere. La rivoluzione del mercato comporto’ rivolgimenti sociali come l’urbanizzazione di massa, lo sviluppo delle fabbriche e la formazione di una classe operaia organizzata. Contestualmente nacquero istituzioni, in particolare i sindacati, capaci di svolgere un ruolo politico […]
Il quarto elemento e’ rappresentato dagli interessi particolari delle elite […] La nuova economia che andava prendendo forma aveva bisogno di una forza lavoro istruita. Ma l’istruzione impartita nelle scuole non bastava, serviva anche un’educazione ai «valori nazionali». Fu cosi’ che il nazionalismo ebbe un ruolo decisivo nella creazione di uno Stato e di un’economia moderni […]
Concludiamo soffermandoci sull’ultimo elemento, l’influenza. La grande potenza egemone dell’Ottocento fu il Regno Unito, cui nel Novecento subentrarono gli Stati Uniti; erano entrambe, almeno in linea di principio, societa’ liberali, in campo sia economico sia politico.
Info:
https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/08/05/news/il-mondo-di-oggi-si-e-rotto-a-margine-del-libro-di-martin-wolf-6818502/
https://www.ilmonocolo.com/post/la-crisi-del-capitalismo-democratico
https://www.editorialedomani.it/economia/libro-martin-wolf-bh9jht73