Le migrazioni sono sempre esistite. Basti pensare a quanti italiani sono emigrati in Europa e nelle Americhe nei secoli scorsi.
Senza la migrazione, gli Stati Uniti, per citare il caso piu’ emblematico, non esisterebbero.
Cio’ detto, e’ indubbio che le migrazioni sono cresciute e continueranno a farlo. Da un lato, sono state agevolate e indotte dallo sviluppo. La crescita, il potenziamento delle infrastrutture e dei trasporti, e la connettivita’ digitale, che ha reso il mondo alla portata di tutti – facendo conoscere opportunita’ a chiunque, negli angoli piu’ remoti del pianeta –, hanno aumentato esponenzialmente la mobilita’. Dall’altro lato, disparita’ socio-economiche, repressione politica, guerre, insicurezza alimentare, desertificazione e innalzamento dei mari hanno generato spinte senza precedenti alle migrazioni.
Si calcola che fino a tre dei nove miliardi di persone che vivranno nel 2050 si troveranno in zone dove le temperature supereranno il range in cui la civilta’ umana si e’ sviluppata nel corso degli ultimi sei millenni.
La stragrande maggioranza di queste persone oggi vive nel Sud del mondo, soprattutto in Africa, che, in aggiunta, e’ l’unico continente in cui proseguira’ un’espansione, anzi, un’esplosione demografica.
Naturalmente, non tutte queste persone migreranno, e la maggior parte delle migrazioni continuera’ a riguardare spostamenti Sud-Sud, cosi’ come accade oggi. Ma e’ chiaro che una parte si spostera’ verso Nord, dove, specie in Europa, il declino demografico generera’ una domanda crescente di lavoratori, in settori meno ma anche piu’ qualificati. Immaginare di poter bloccare la migrazione, ma anche solo di ridurla significativamente, e’ un’illusione.
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