Sapevamo gia’ da molti anni di stare attraversando una sorta di «crisi costituente» della societa’ internazionale.
Una crisi spinta dall’inevitabile invecchiamento del disegno istituzionale concepito tra la meta’ e gli ultimi decenni del Novecento (e sedimentato in organizzazioni quali le Nazioni Unite, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e, piu’ recentemente, il G7); alimentata, piu’ in profondita’, dal declino della centralita’ dell’Occidente e dal conseguente riflusso dell’impatto occidentale sul resto del mondo; resa ancora piu’ insidiosa dall’apparente e almeno parziale cedimento dell’impalcatura «vestfaliana» della convivenza internazionale come, essenzialmente, politica interstatale […]
La polemica senza fine sui «doppi standard» […] e’ potuta apparire come una tensione, se non un’aperta contraddizione, tra la condanna giuridica e morale dell’aggressione russa all’Ucraina e la totale impunita’ per l’aggressione anglo-americana all’Iraq di solo vent’anni prima; tra il sostegno di fatto a cinquantacinque anni di occupazione israeliana dei Territori palestinesi e la mobilitazione anche militare contro l’occupazione russa della Crimea e del Donbass; per non parlare della solidarieta’ o dell’indulgenza nei confronti dello spaventoso massacro della popolazione civile di Gaza da parte degli stessi paesi che, per molto meno, non avevano esitato a intervenire anche militarmente in Kosovo nel 1999 e in Libia nel 2011.
Dietro le polemiche sui doppi standard, poi,
non e’ difficile intravedere uno scontro ancora piu’ profondo su chi abbia diritto di parlare a nome di tutti,
dichiarando quando una cosa riguardi la comunita’ internazionale e quando no, definendo e ridefinendo il significato delle parole (aggressione, occupazione, terrorismo, violenze di massa)
Geoeconomia/Ispi
L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)