Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Le varie funzioni dell’impresa multinazionale verranno svolte nelle localita’ che consentono specifici vantaggi.
La funzione finanziaria, per esempio, verra’ svolta in un Paese che propone una normativa agevolata sugli aspetti finanziari connessi agli interessi della holding; la funzione «marketing e pubblicita’» sara’ affidata a un’altra societa’ controllata in una nazione diversa; le lavorazioni del prodotto verranno delocalizzate nei paesi che dispongono della manodopera al minor costo.
Tale fenomeno ha delle implicazioni economiche enormi: una quantita’ indefinita di scambi commerciali sono realizzati nell’ambito della stessa impresa e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese differenti, dunque concorrenti. Venditore e compratore vengono molto spesso a coincidere, rendendo di fatto lo scambio una finzione economica.
L’illusoria concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico.
La frammentazione «legale» e il trasferimento di quote rilevanti del rischio d’impresa a societa’ prive di una vera organizzazione imprenditoriale si traduce nella deresponsabilizzazione degli investitori internazionali, i quali, grazie al sostegno della finanza creativa, riescono a cartolarizzare le diverse parti dell’impresa. Alcune societa’ diventano veri e propri bacini di debiti, di responsabilita’ e di costi che la grande impresa riversa a cascata sui lavoratori. L’ampia diffusione di societa’ controllate e partecipate si traduce dunque in un moltiplicatore di instabilita’ finanziaria […]
Il capitale internazionale persegue degli interessi che vanno molto al di la’ dello stato di salute dell’economia delle singole nazioni a cui affida qualche anello della catena di produzione e di distribuzione globale.
Tuttavia, il mantenimento di un certo livello di domanda effettiva di beni e servizi e’ cio’ che consente alla globalizzazione finanziaria di restare in piedi. Fin quando i mercati finanziari garantiranno con le loro alchimie una certa quota di reddito alle famiglie dei paesi ricchi, e quindi consumatori, il deterioramento dell’economia dei rispettivi territori verra’ efficacemente celato.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

La storia del marketing del nostro Paese e’ idealmente suddivisibile in tre periodi: quello pioneristico (1945-1960), caratterizzato dalla ricostruzione post bellica e dal rilancio del libero scambio, in cui l’obiettivo principale del marketing era quello di spingere la produzione di massa sul presupposto che l’offerta avrebbe determinato la domanda di beni e servizi; il periodo classico (1960-1975) che vede il consumatore, non piu’ l’impresa, al centro di un universo commerciale che oramai deve fare i conti con un eccesso di offerta che richiede la realizzazione di adeguate reti di vendita e di comunicazione basate sull’analisi del comportamento dei clienti; il terzo, detto della competizione, caratterizzato dalla saturazione dei mercati e dove il profitto delle aziende e’ sostanzialmente legato alla loro capacita’ di sottrarre quote di mercato ai concorrenti, o addirittura di eliminare gli stessi mediante aggressive operazioni di acquisizione, percorso poi intrapreso su larga scala dalle grandi multinazionali.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
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Finanziarizzazione/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Nella societa’ della finanza la tecnologia industriale e’ sostituita dalla tecnica del contrattuale: i prodotti finanziari prendono corpo e vita solo in virtu’ dell’uso sapiente dei concetti giuridici.
Un tempo i contratti servivano solo per far circolare le cose, ma oggi servono anche per farle, per creare prodotti finanziari.
Un’accorta combinazione di parole, giacche’ di parole sono fatti i contratti, crea a questo modo ricchezza.
L’antica alchimia manco’ l’obiettivo di produrre da nulla l’oro; questa nuova alchimia giuridica lo realizza.
L’oro qui indica la ricchezza che si riesce a ottenere indipendentemente dalla creazione di valore «reale».
Tutti i nuovi strumenti finanziari sono stati creati sulla base di tali presupposti giuridici. Si pensi ad esempio ai CDS (Credit Default Swap), ossia i titoli attraverso cui il creditore assicura presso un terzo il proprio credito dal rischio che il debitore non paghi.
Teoricamente questi titoli avrebbero dovuto fungere da stabilizzatori del mercato finanziario, ma nella realta’ si sono tradotti in un trampolino di lancio per una ulteriore spinta in avanti dell’alta finanza, visto che lo stesso assicuratore puo’, a sua volta, riassicurarsi con un altro operatore e cosi’ via […]
Il nodo centrale della questione che si vuol fare emergere non e’ se il capitale debba liberamente circolare o meno, ovvero l’utilizzo dei derivati in se’ – questa tipologia di contratti ha infatti origini antichissime –, quanto piuttosto quella combinazione di elementi (matematica, tecnologia e diritto) che scardina uno dei principi fondamentali su cui dovrebbero reggersi le relazioni di mercato nelle moderne economie: la responsabilita’, e piu’ in particolare l’assunzione del rischio sulle attivita’ poste in essere.
Frammentare il rischio e sganciarlo dall’attivita’ da cui esso origina attraverso complessi strumenti finanziari significa consentire al capitalista di ottenere un guadagno senza preoccuparsi degli effetti sulle imprese non finanziarie che producono i beni e i servizi soggiacenti ai titoli negoziati.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
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Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Nel discutere di neoliberismo, bisogna anche chiarire qual e’ il ruolo degli stati dominanti in questo quadro politico globale, che vede quelli piu’ deboli soggetti al dominio delle organizzazioni internazionali.
L’FMI rappresenta l’egemonia statunitense, e il potere che i mercati assumono tramite esso e’ espressione dell’idea di Stato e di modello economico che le forze politiche americane hanno deciso di far prevalere nel proprio territorio e di esportare nel resto del mondo.
Alla stessa maniera, l’organizzazione speculare, il MES, e’ stata realizzata in maniera tale che il piu’ forte, ossia la Germania con la diretta collaborazione dell’FMI, potesse imporre ai PIGS il prezzo del riequilibrio finanziario internazionale, vale a dire i salvataggi delle banche verso le quali quelle tedesche vantavano dei crediti; queste ultime, a loro volta, erano rimaste coinvolte nella grande crisi del 2007 in quanto avevano investito il proprio surplus commerciale (guarda caso) sui titoli subprime statunitensi, nonche’ nei paesi periferici dell’area euro, gonfiando la bolla del debito privato.
L’attuale struttura della globalizzazione economica e finanziaria presuppone, quindi, che dietro l’affermazione del potere del capitale ci sia pur sempre la legittimazione da parte di uno o piu’ stati forti che seguono una determinata linea di politica economica costruita sulla possibilita’ di esercitare pressioni su quelli piu’ deboli […]
La supremazia delle politiche neoliberiste sull’economia generale si regge sulla capacita’ degli americani di finanziare il proprio disavanzo di conto corrente senza i limiti a cui devono invece sottostare i paesi che non emettono moneta di riserva mondiale.
In questo senso, l’economia del debito fondata sul ruolo centrale degli Stati Uniti nel mondo rappresenta il sistema economico-giuridico attraverso cui i costi del sovraconsumo americano, ovvero il deficit pubblico, vengono scaricati sul resto del mondo. Potremmo chiamarla «la tassa dell’Impero».
Nonostante la stabilita’ del dollaro, la decadenza dell’industria americana, ossia dell’economia reale, e l’alto livello dei consumi interni hanno determinato l’aggravarsi del deficit della bilancia commerciale, finanziato dall’afflusso di capitali dall’estero.
Secondo l’FMI infatti dal 1988 gli Stati Uniti hanno assorbito circa la meta’ della domanda mondiale totale […] Il risultato di tutto questo e’ un indebitamento interno colossale e disavanzi record nella bilancia commerciale […]
Il declino del dollaro avrebbe risvolti enormi sul piano della governance globale improntata sull’economia del debito e sulle funzioni di governo dell’FMI, al punto che tale organizzazione internazionale potrebbe essere messa all’angolo nella gestione delle crisi internazionali; cio’ comporterebbe necessariamente un indebolimento del potere politico ed economico che gli Stati Uniti – e conseguentemente le lobby americane – esercitano nel resto del mondo.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
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Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Dopo la fase di espansione economica del secondo dopoguerra, si manifesta quella che Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», un’economia cioe’ alimentata da un susseguirsi di recessioni sempre piu’ acute e riprese cicliche gestite con misure di stabilizzazione – smantellamento del welfare state e abbandono della spesa pubblica in primis – che vennero adottate in Occidente a prescindere dall’indirizzo politico che caratterizzava i paesi coinvolti in quel periodo storico: prima la Gran Bretagna, poi la Francia seguita da Portogallo, Spagna, Grecia e Italia; stessa cosa avvenne nei paesi dell’Est e del Sud del mondo.
Privatizzazioni, austerita’ e liberalizzazione dei mercati sono stati i tre pilastri del Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta […]
Le scelte politiche, e conseguentemente l’ordine giuridico che vincola gli attori sociali a rispettarle, agiscono a monte e a valle delle recessioni economiche.
Nell’economia del debito, il punto di inizio e’ rappresentato da quel dato regime economico che si e’ scelto di imporre mediante un preciso sistema di regole (politica dei tassi di interesse, politica del cambio, diritto delle imprese nazionali e multinazionali, regolamentazioni finanziarie, disciplina del mondo del lavoro, ecc.).
In questa fase, viene sostanzialmente deciso quale forma giuridica debba assumere il mercato, nel piu’ ampio contesto socio-politico di riferimento.
Al manifestarsi delle crisi, la politica e’ costretta a prendere delle decisioni di carattere macroeconomico per farvi fronte; le misure anticrisi vengono realizzate per far si’ che i meccanismi macroeconomici di aggiustamento garantiscano la tutela dei grandi capitali internazionali che alimentano l’economia del debito.
La garanzia e’ chiaramente di natura giuridica, consiste cioe’ nella predisposizione di una serie di regole e trattati internazionali mediante cui si obbliga la collettivita’ a sopportare il peso del fallimento del modello economico di riferimento.
In questa fase del ciclo economico, l’assetto istituzionale delle nazioni colpite dalla crisi subisce forti pressioni da parte delle organizzazioni internazionali che contrattano sul piano politico le richieste degli investitori esteri, cosi’ come e’ avvenuto con la caduta dell’ultimo governo Berlusconi […]
Fino a quando i capitali esteri alimentano i mercati, lo Stato gode di un certo grado di autonomia, e i programmi politici della maggioranza non incontrano limitazioni esterne significative alla loro concreta attuazione. Quando subentra la crisi, la scena politica viene dominata da strutture istituzionali oligarchiche – FMI, istituzioni finanziarie, banche centrali, ecc. – che operano in una sorta di regime di commissariamento.
Che vinca la destra o la sinistra poco importa, l’agenda neoliberista segue un preciso protocollo: assicurare ai capitali privati l’attuazione di salvataggi pubblici e piani di austerita’ a spese della collettivita’; rimodellare il tessuto sociale con una serie di riforme volte a indebolire la classe di lavoratori; privatizzare i settori strategici dell’economia nazionale.
In altri termini, questa governance globale che impatta sulle nazioni in crisi non e’ altro che una clausola di salvaguardia politica di matrice normativa, senza la quale il capitale internazionale sarebbe esposto ai propri fallimenti, che e’ esattamente quello che accadrebbe in un mercato davvero libero.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
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Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Guardando all’Europa e’ ormai difficile, anche per i moderati piu’ accaniti e politicamente corretti, negare che il capitale, nelle sue forme piu’ aggressive, abbia ripreso il sopravvento, mostrando la stessa natura e gli stessi obiettivi dei secoli passati: ricerca del profitto e dell’accumulazione della ricchezza sopra ogni cosa.
Il piu’ grosso ostacolo al raggiungimento di questo fine e’ anch’esso rimasto immutato: le rivendicazioni salariali e sociali dei lavoratori.
Con l’affermazione delle costituzioni democratiche, si e’ aggiunto un altro impedimento al profitto, che e’ lo Stato sociale, divenuto il nemico numero due del capitale poiche’ ha creato attorno al giocatore piu’ debole – il lavoratore appunto – uno scudo di protezione che, almeno sino a qualche anno fa, era scalfibile ma non valicabile.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

L’Europa unita e’ stata creata ritenendo che l’espansione del mercato comune – l’area dei paesi membri entro cui si realizza la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali – favorisca naturalmente la crescita economica e l’occupazione garantendo, quindi, un maggiore benessere sociale.
Oggi, pero’, siamo di fronte a una situazione opposta: la crescita e’ bassa, i livelli di disoccupazione sono alle stelle e il malessere sociale e’ diffuso piu’ che mai.
La governance europea ha dunque fallito la sua missione, e la crisi economica si e’ rivelata essere la crisi del suo paradigma tradizionale […]
Ad alcuni giuristi non e’ sfuggita l’importanza del passaggio, all’interno dell’Unione Economica e Monetaria (UEM), da una prospettiva incentrata sull’attesa di una crescita economica e finanziaria a una prospettiva in cui la gestione della crisi assume un ruolo cruciale nei rapporti tra gli stati aderenti.
Tale transizione sta radicalmente modificando il progetto originario dell’Unione Europea, e la trasformazione sta avvenendo con la predisposizione di un sistema di regole che ha lo scopo di porre le basi per la creazione di una nuova governance, quella della crisi.
Essendo la redistribuzione dei costi della crisi uno dei principali obiettivi di questa nuova struttura sovranazionale, non ci si poteva aspettare nulla di diverso dai salvataggi delle grandi banche a spese dello Stato, cioe’ dei cittadini.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
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Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Le multinazionali operano mediante una sofisticata ingegneria istituzionale e finanziaria che affonda le sue radici nell’utilizzo di un particolare strumento giuridico: il «gruppo di societa’».
I gruppi di societa’ sono le istituzioni dominanti dell’economia mondiale, e rappresentano il modello organizzativo delle multinazionali.
Gruppi e multinazionali sono due facce della stessa medaglia.
Le statistiche mostrano come il commercio internazionale sia sempre piu’ caratterizzato dagli scambi che vengono realizzati tra consociate della stessa impresa multinazionale […]
Il nuovo sistema economico mondiale tende quindi a svilupparsi non sul commercio fra imprese indipendenti ma sulla concatenazione di societa’ – controllanti e controllate – che operano in uno spazio sovranazionale, tutte riferite a un’unica impresa «globale», il cui centro direttivo viene individuato nella capogruppo (societa’ «madre»).
Ciascuna singola relazione fra le societa’ legate da rapporti di controllo – o anche solamente partecipate – non esclude di per se’ i flussi commerciali di beni e servizi poiche’, in ogni caso, la relazione fra entita’ societarie anche solo formalmente distinte richiede comunque la stipulazione di accordi commerciali che ne giustifichino legalmente lo scambio, cosi’ come avviene tra imprese indipendenti […]
L’outsourcing e la proliferazione dei gruppi di societa’ sono quindi fenomeni fortemente interdipendenti, poiche’ alla frammentazione societaria deve quindi corrispondere una formale relazione commerciale – un contratto di fornitura – che possa giustificare lo scambio fra societa’ appartenenti alla medesima impresa multinazionale […]
L’uso su larga scala delle transazioni commerciali intra-gruppo e’ un fenomeno che ha delle implicazioni economiche enormi, in quanto significherebbe ammettere che una buona parte di scambi commerciali, nazionali e internazionali, viene realizzata nell’ambito della stessa impresa – ancorche’ formalmente distinta in piu’ societa’ – e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese concorrenti.
Venditore e compratore verrebbero a coincidere, lo scambio in se’ diverrebbe una «finzione» economica e l’apparente concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico, strutturato su un modello di «scambio a contraente unico»: le condizioni dello scambio commerciale – del prezzo ovvero di qualsiasi altra scelta rilevante inerente alla vita interna della societa’ eterodiretta – verrebbero dettate dalla societa’ controllante, sia essa formalmente acquirente o venditrice del bene o del servizio prodotto la cui controparte e’ la controllata.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Per comprendere gli effetti della globalizzazione sul conflitto di classe e sulle democrazie mondiali, occorre dare uno sguardo al modo in cui le multinazionali si sono espanse nel mondo, e all’influenza che queste sono capaci di esercitare sui sistemi politici nazionali.
Il termine «multinazionale» sta a indicare un’impresa che organizza e coordina attivita’ che travalicano i confini nazionali […]
In pratica, la multinazionale si espande nel mondo usando il modello di gruppo di societa’, in cui le societa’ che vi appartengono sono legate da rapporti di controllo societario.
Un importante indicatore economico del legame fra sviluppo delle multinazionali e utilizzo di societa’ controllate sono gli Investimenti Diretti Esteri (IDE), che un operatore di mercato effettua in un Paese diverso da quello in cui risiede il centro direttivo della sua attivita’ (la holding).
L’investimento viene realizzato mediante acquisizione di partecipazioni dell’impresa che si intende controllare all’estero (IDE Brownfield o M&A), oppure attraverso la creazione di una filiale nel Paese in cui ci si intende insediare (IDE Greenfield).
Cio’ al fine di consentire alla societa’ madre di esercitare i poteri di direzione e di gestione della societa’ partecipata o costituita.
L’integrazione dei mercati a livello mondiale e’ dipesa in misura sempre maggiore dagli IDE, con operazioni di fusione e acquisizioni societarie internazionali.
Gli IDE possono assumere la forma di investimenti orizzontali o verticali. I primi consistono nel trasferimento di capitali, tecnologia e piu’ in generale di quei fattori che consentono la produzione in loco, per soddisfare il mercato locale; tale strategia viene definita anti-trade, poiche’ elimina la pratica dell’esportazione. Gli investimenti verticali si hanno invece quando il processo di internazionalizzazione dell’impresa passa attraverso la delocalizzazione dei vari stadi della produzione, i cui beni, attenzione, non sono destinati a essere consumati esclusivamente laddove vengono prodotti, ma a soddisfare le esigenze di consumo di altri Paesi.
Per tale ragione questa forma di IDE viene considerata pro-trade, cioe’ che stimola il commercio internazionale. Quest’ultima tipologia di investimenti diretti si e’ notevolmente sviluppata a partire dalla seconda meta’ degli anni Novanta, dando luogo a ingenti piani di delocalizzazione produttiva.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
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Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Guardando piu’ da vicino la creazione della nuova governance europea, non si puo’ fare a meno di notare qualcosa di inusuale, e cioe’ che alcuni dei principali strumenti di gestione della crisi sono stati posti in essere al di fuori dell’ordinamento dell’UE.
Piuttosto che ricorrere alle norme contenute nei trattati fondamentali, si e’ deciso di realizzare una serie di accordi utilizzando il metodo intergovernativo piuttosto che un atto normativo europeo, vale a dire istituendo accordi internazionali al di fuori del diritto dell’Unione; il riferimento e’ in primo luogo al MES, impropriamente definito «fondo salva-stati», e al Fiscal Compact.
Siamo cosi’ di fronte a una sorta di doppia governance europea: quella prevista dai trattati fondamentali dell’Unione – Trattato sull’Unione Europea (TUE) e Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) –, che incarnano il paradigma della crescita, e quella dei nuovi accordi intergovernativi, che introducono regole di gestione della crisi non incluse nel tradizionale quadro normativo […]
La nuova governance, in corso di evoluzione, si articola in sette assi principali di intervento: – il semestre europeo, il quale si concretizza in una serie di raccomandazioni elaborate dalla Commissione Europea, approvate dal Consiglio UE e avallate dal Consiglio Europeo, di cui gli stati devono tenere conto quando dispongono le politiche di bilancio relative all’anno successivo; – il patto Euro Plus, che consiste in un accordo firmato da ventitre paesi aderenti che si impegnano a realizzare determinate riforme in alcuni settori (competitivita’, occupazione, sostenibilita’ delle finanze pubbliche e maggiore stabilita’ finanziaria); – il Fiscal Compact; – le modifiche al patto di stabilita’, in parte gia’ introdotte nel cosiddetto six pack, un pacchetto di sei atti legislativi (cinque regolamenti e una direttiva) che mira a una piu’ rigorosa applicazione del Patto di Stabilita’ e di Crescita (PSC); e nel cosiddetto two pack, composto da due regolamenti e orientato a completare il ciclo di sorveglianza di bilancio; – la sorveglianza sugli squilibri macroeconomici (gia’ applicata in base a due regolamenti del six pack); – i meccanismi per la stabilita’ finanziaria della zona euro, fra cui il MES; – il patto per la crescita (growth pact).
Il panorama degli interventi appare complesso e disarticolato, soprattutto se si pensa al fatto che tre diversi accordi coinvolgono un numero differente di paesi (ventitre il patto Euro Plus, diciassette il MES e venticinque il Fiscal Compact); il che fa pensare che sia stata realizzata una sorta di «integrazione differenziata». Come dire: a ciascuno la sua Europa […]
Se siete un po’ confusi per via dei nomi e delle sigle sappiate che e’ soltanto perche’ siete stati attenti. Hanno utilizzato quasi la stessa denominazione per tre strumenti che si differenziano tra loro per variabili non certo trascurabili: Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria (EFSM), affidato alla Commissione e al Consiglio; Dispositivo Europeo per la Stabilita’ Finanziaria (EFSF), gestito con la creazione di una societa’ lussemburghese; Meccanismo Europeo di Stabilita’ affidato a una organizzazione internazionale.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
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