Geoeconomia/Massolo

Realpolitik. Il disordine mondiale e le minacce per l’Italia – Giampiero Massolo & Francesco Bechis – Solferino (2024)


La sfida revisionista di Russia e Cina all’ordine mondiale a guida americana trova infatti nell’Italia uno dei piu’ avvincenti campi di battaglia, perche’ essa e’ insieme il crocevia tra l’Europa settentrionale e quella centrorientale e il perno strategico del fianco sud della Nato, Paese chiave nelle geometrie del Mediterraneo.
Se l’obiettivo delle due potenze e’ simile, le sfide sono diverse.
La Cina lavora sul lungo periodo: non vuole destabilizzare l’attuale ordine mondiale, ma sostituirlo con un ordine alternativo di cui si immagina egemone, e quindi utilizza l’intelligence per ridurre piu’ in fretta il gap tecnologico e industriale che la separa dall’Occidente e per proiettarsi in aree geopolitiche dov’era assente (si pensi al Medio Oriente).
Alla Russia questa egemonia e’ e restera’ preclusa, sicche’ Putin non ha interesse a creare un nuovo ordine. La «sua» Russia prospera piuttosto sulla destabilizzazione dell’ordine attuale.
Da noi, quest’ambizione dello zar si traduce in una sottile ma pervicace opera di influenza politica, soprattutto nel tentativo costantemente riproposto – e finora fortunatamente fallito – di manovrare i meccanismi del consenso, d’influire sull’opinione pubblica.
La promozione di un terzaforzismo che faccia leva sulle crepe e le incongruenze del blocco euro-atlantico viene perseguita nella convinzione che il nostro Paese sia particolarmente permeabile a questi messaggi. In effetti parlano da se’ i sondaggi sulla guerra in Ucraina: se la stanchezza dell’Occidente per il sostegno alla resistenza di Kiev si fa sentire ovunque, e’ da noi che per prima ha fatto breccia. E con essa si incunea con piu’ facilita’ la propaganda russa: corre nella bolla social, rimbalza sul web e i media, trova posto nei salotti dei talk show.
L’Italia non e’ dunque un campo neutrale nello scontro di interessi e ambizioni che vede contrapposti l’Occidente e i suoi rivali […]
Serve considerare con realismo la politica internazionale, per muoversi in questo caos, e con realismo definire il proprio interesse nazionale, partendo da una collocazione chiara. Per l’Italia la scelta occidentale non ha alternative: siamo con l’Europa, con gli Stati Uniti, con la Nato.
L’ambiguita’ ha un prezzo troppo alto. Attenzione, fare questa scelta di fondo non significa rifiutarsi di cooperare con gli altri: non abbiamo bisogno, e per fortuna il rischio e’ remoto, di quello «scontro tra civilta’» preconizzato quasi trent’anni fa dal politologo Samuel Huntington. Ben vengano gli scambi commerciali con la Cina, le interlocuzioni con il Sud del mondo, restino aperti i canali con chi milita in campi avversi, purche’ non si confondano i piani e sia chiaro il punto di fondo della nostra appartenenza.
Con gli alleati si puo’ essere in disaccordo su singole questioni, ma si condividono i valori fondamentali; con i competitor si possono condividere singole iniziative e opportunita’, ma i principi restano diversi […]
Scegliere il campo, distinguere la sicurezza dalla convenienza, alzare la guardia contro le minacce. Ecco i presupposti per promuovere e difendere il proprio interesse nazionale in un mondo sospeso e turbolento, segnato dal ritorno alla great power competition, la competizione tra grandi potenze.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/realpolitik-di-giampiero-massolo-e-francesco-bechis/
https://www.agi.it/estero/news/2024-05-30/libri-realpolitik-massolo-attrezzarsi-per-un-mondo-anarchico-26583006/

https://www.ilmessaggero.it/libri/realpolitik_il_libro_che_mette_ordine_al_disordine_mondiale-8109413.html
https://formiche.net/2024/06/recensione-di-realpolitik-massolo-bechis/#content
https://blog.ilgiornale.it/franza/2024/06/15/realpolitik-il-disordine-mondiale-e-le-minacce-per-litalia-il-libro-dellambasciatore-
massolo-e-del-giornalista-bechis/

Geoeconomia/Parsi

Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2022)

L’ordine internazionale liberale, come il Titanic, non era e non e’ un vascello inaffondabile ed e’ stato dirottato dall’imperizia di chi ne e’ al comando […] verso una rotta diversa e molto piu’ pericolosa di quella progettata, sulla quale si staglia inquietante un iceberg che presenta quattro facce, tutte diversamente minacciose, nessuna delle quali puo’ essere sottovalutata:
a) la prima e’ rappresentata da un fenomeno consueto e ricorrente in politica internazionale, ovvero una nuova distribuzione della potenza nel sistema associata alla divergenza delle rispettive politiche, che modifica le relazioni tra USA, Russia e Cina, mentre sullo sfondo si stagliano la fragilita’ e la debolezza dell’Europa;
b) la seconda e’ offerta [dalla] polverizzazione e privatizzazione della minaccia, che consente a gruppi terroristici piu’ o meno organizzati e ramificati di mettere in campo capacita’ distruttive considerevoli e altamente destabilizzanti […] che rischia letteralmente di travolgerci;
c) la terza e’ invece qualcosa del tutto inedito e consiste nella contestazione dello stesso ordine internazionale liberale, nei suoi principi e nelle sue istituzioni, da parte della superpotenza che ne e’ stata e ne resta la maggiore beneficiaria, cioe’ gli Stati Uniti […]
d) la quarta, infine, e’ la deriva delle democrazie occidentali che sembrano incapaci di mantenere la propria rotta, strette tra i mentori di un populismo identitario e sovranista e i cantori dell’oligarchia apolide e tecnocratica: due visioni opposte, che mitizzano o negano il ruolo del popolo, mentre quest’ultimo sembra ormai essere semplicemente scomparso dall’orizzonte politico, economico e culturale delle democrazie liberali evolute.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/14/titanic-il-sistema-liberale-di-fronte-a-una-scelta-combattere-le-disuguaglianze-o-fallire-il-nuovo-libro-di-vittorio-emanuele-parsi/6590356/
https://www.idiavoli.com/it/article/titanic-naufragio-occidente-ordine-liberale
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/253-stato-mercato-e-democrazia-note-a-margine-di-titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale
https://www.letture.org/titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale-vittorio-emanuele-parsi
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51270

Europa/Massolo

Realpolitik. Il disordine mondiale e le minacce per l’Italia – Giampiero Massolo & Francesco Bechis – Solferino (2024)

Il 24 febbraio 2022, il guastafeste Putin non ha solo imposto una battuta d’arresto ai piani di Cina e Stati Uniti. Anche l’Europa paghera’ lo scotto.
Intanto, con l’abbandono per il futuro prevedibile di ogni assetto di sicurezza condiviso e collaborativo sul continente: si prospetta invece una lunga fase di contrapposizione, una «nube tossica» difficilmente dissolvibile anche quando in Ucraina le armi dovessero a un certo punto tacere. Il conflitto condizionera’ a lungo gli scambi politici ed economici e le scelte europee […]
Tornano stringenti gli impegni presi con la Nato, il vincolo del 2 per cento del Pil in spese militari. Ora che la Russia e’ tornata a rimettere in discussione la carta geografica europea, suona come una necessita’ oggettiva e non piu’ come un’imposizione velleitaria di amministrazioni americane in ritiro dallo scenario europeo […]
La guerra impone oneri pesanti anche perche’ ha costretto l’Europa a una brusca sterzata nelle politiche energetiche. Venuto meno il «trittico» merkeliano – sicurezza appaltata all’America, mercati alla Cina, energia alla Russia –, si e’ reso necessario aprire nuove strade.
Nel breve periodo, questo e’ gia’ stato fatto con un importante colpo di reni della politica europea, che ha abbandonato le forniture russe e cercato altri partner energetici. Nel caso italiano: Algeria, Azerbaigian, Qatar.
Piu’ a medio-lungo termine, altri nodi verranno al pettine. Su tutti, il costo di una onerosissima transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili, che rischia di far passare l’Europa dalla dipendenza dal gas russo a quella dalle tecnologie green cinesi.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/realpolitik-di-giampiero-massolo-e-francesco-bechis/
https://www.agi.it/estero/news/2024-05-30/libri-realpolitik-massolo-attrezzarsi-per-un-mondo-anarchico-26583006/

https://www.ilmessaggero.it/libri/realpolitik_il_libro_che_mette_ordine_al_disordine_mondiale-8109413.html
https://formiche.net/2024/06/recensione-di-realpolitik-massolo-bechis/#content
https://blog.ilgiornale.it/franza/2024/06/15/realpolitik-il-disordine-mondiale-e-le-minacce-per-litalia-il-libro-dellambasciatore-massolo-e-del-giornalista-bechis/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2020)

Il livello medio di consumo di energia fossile, e quindi le emissioni, all’interno di un dato paese sono molto disuguali in base al reddito e al consumo complessivo.
Considerando la popolazione globale nel suo insieme in base al reddito, nel 2015 il 10% piu’ ricco della popolazione mondiale era responsabile di quasi la meta’ di tutte le emissioni legate al consumo personale, mentre il 50% piu’ povero era responsabile solo del 10% delle emissioni totali basate sul consumo.
E’ vero che la Cina, dove dai primi anni Ottanta si e’ registrata una crescita economica mai vista nella storia, e’ oggi il piu’ grande produttore di emissioni di CO2, con 9,8 miliardi di tonnellate nel 2017 (il 27% delle emissioni globali), a fronte dei 5,3 miliardi di tonnellate degli Stati Uniti (il 15% delle emissioni globali).
Tuttavia, anche in questo caso, se osserviamo la produzione pro capite in quello stesso anno, le 7 tonnellate delle emissioni cinesi sono comunque inferiori alle 16,2 tonnellate degli Stati Uniti.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdf
https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Societa’/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Essendosi abituati a dettare i valori a cui il mondo deve aderire, gli occidentali credevano sinceramente, e stupidamente, che il pianeta intero fosse pronto a condividere la loro indignazione nei confronti della Russia. La loro aspettativa e’ rimasta delusa.
Una volta superato lo shock iniziale della guerra, il sostegno alla Russia, sempre meno discreto, ha iniziato a comparire un po’ ovunque.
Era prevedibile che la Cina, identificata dagli americani come il prossimo avversario in cima alla propria lista, non si sarebbe schierata a sostegno della NATO.
Nondimeno e’ da notare che, accecati dal loro narcisismo ideologico, i commentatori su entrambe le sponde dell’Atlantico sono riusciti per oltre un anno a prendere seriamente in considerazione l’eventualita’ che i cinesi non dessero il proprio appoggio alla Russia.
Ancor piu’ deludente, poi, e’ stato il rifiuto dell’India di lasciarsi coinvolgere […]
Nel caso dell’Iran, che non ha perso tempo a rifornire di droni la Russia, i commentatori della cronaca immediata non hanno saputo cogliere il significato di un simile riavvicinamento. Abituati ad accomunare i due paesi collocandoli tra le forze del male, i dilettanti della geopolitica presenti nei media, e non solo, hanno trascurato di rilevare quanto la loro alleanza non fosse scontata […]
Per quanto riguarda invece la Turchia, membro della NATO, essa appare sempre piu’ coinvolta in una stretta relazione con la Russia di Putin, un rapporto in cui ormai si fondono, attorno al Mar Nero, rivalita’ e una sincera intesa [..]
E invero, dopo un anno e mezzo di guerra, l’intero mondo musulmano sembra guardare alla Russia come a un alleato anziche’ a un nemico. E’ sempre piu’ evidente, infatti, come, riguardo alla gestione della produzione e dei prezzi del petrolio, l’Arabia Saudita e la Russia si considerino partner economici piuttosto che avversari ideologici. Piu’ in generale, ogni giorno che passa le dinamiche economiche del conflitto non hanno fatto che accrescere l’ostilita’ nei confronti dell’Occidente da parte del mondo in via di sviluppo.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Geoeconomia/Parsi

Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2022)

E’ stata spesso evocata l’ipotesi di una «nuova Guerra Fredda», un’immagine che potrebbe catturare anche una possibile prospettiva dell’involuzione dei rapporti sino-americani.
Fermo restando che ogni analogia storica e’ sempre forzatamente ingannevole, dobbiamo aggiungere che la divaricazione tra la politica americana e quella di Russia e Cina apre uno scenario diverso da quello della Guerra Fredda.
Fino al 1989, infatti, il confronto tra USA e URSS concentrava al suo interno tanto la dimensione politico-ideologica quanto quella strategico-militare. L’intesa o la non intesa tra Washington e Mosca determinavano lo stato di maggiore o minore tensione dell’intero sistema internazionale. Per contro, la dimensione economica ne era in gran parte esclusa, perche’ i sistemi economici capitalista e collettivista avevano pochi punti di contatto e interscambio, per lo piu’ concentrati nei settori cerealicolo ed energetico.
Oggi la partita vede impegnati tre giocatori di cui uno considerato e «atteso» in costante crescita – la Cina – e gli altri due declinanti, sia pure con modalita’ e forme differenti e comunque in grado di produrre sussulti in controtendenza anche molto significativi: ovvero l’egemone in ripiegamento strategico, gli Stati Uniti, e la seconda superpotenza nucleare del sistema, la Russia, della quale sembra di stare assistendo al canto del cigno, perche’ al di la’ degli indubbi successi conseguiti sul piano politicomilitare in questi anni, tutti gli altri indicatori (economici, demografici, politici interni) ci parlano di un paese avviato a un inesorabile declino. 

Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – Bocconi (2019)

Parzialmente a causa della droga inebriante di Fukuyama, i trionfalisti dell’Occidente non si sono accorti che la fine della Guerra Fredda coincideva con una svolta piu’ fondamentale della storia umana, che, lungi dal porre fine alla storia, introduceva una nuova fase storica.
Cina e India – i due giganti dormienti dell’Asia – si stavano risvegliando. La politica delle Quattro modernizzazioni di Deng Xiaoping, che inaugurava riforme profonde nell’agricoltura, nell’industria, nella difesa nazionale e nell’ambito della scienza e della tecnologia, ha acquistato velocita’ negli anni Ottanta del secolo scorso. Il primo ministro indiano Narasimha Rao ha aperto l’economia indiana nel 1991, incoraggiando gli investimenti stranieri, riducendo i dazi doganali sulle importazioni e liberalizzando i mercati […]
Gli Stati Uniti d’America hanno le migliori universita’ e think tank del mondo, come pure i professori e gli esperti piu’ influenti a livello mondiale, eppure nessuno di loro ha messo in luce allora, e nemmeno successivamente, che l’evento piu’ gravido di conseguenze storiche del 2001 non era l’11 settembre.
Era l’entrata della Cina nella WTO.
L’ingresso di quasi un miliardo di lavoratori nel sistema mondiale degli scambi avrebbe ovviamente avuto come risultato una massiccia «distruzione creativa» e la perdita di molti posti di lavoro in Occidente.
Nell’agosto 2017, una relazione della Banca dei Regolamenti Internazionali confermava che l’ingresso di nuovi lavoratori provenienti dalla Cina e dall’Europa Orientale nel mercato del lavoro era la causa di «salari reali in declino e della contrazione della quota del lavoro nel reddito nazionale».
Il rapporto aggiungeva che «ovviamente, cio’ avrebbe significato [per le economie occidentali] un aumento della disuguaglianza».
Questa e’ stata una delle principali ragioni per cui quindici anni piu’ tardi sono arrivati Trump e la Brexit. Le classi lavoratrici percepivano direttamente quello che le elite non riuscivano a captare.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – Universita’ Bocconi (2019)

La realta’ che l’Occidente deve affrontare e’ che la principale sfida strategica che attende gli Stati Uniti non e’ la stessa che attende l’Europa.
Per gli Stati Uniti la sfida e’ la Cina. Per l’Europa e’ il mondo islamico sulla porta di casa. I fatti sono fatti.
Eppure, ogni anno, quando i massimi strateghi dell’Occidente convergono in febbraio alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, nessuno degli esperti occidentali riesce a riconoscere la cosa piu’ ovvia e importante: gli interessi americani ed europei sono ormai divergenti.
L’elezione di Trump ha messo questa divergenza allo scoperto. Questo potrebbe finire per diventare uno dei maggiori contributi di Trump alla storia mondiale […]
Se fossero piu’ strategicamente accorti nel difendere i propri interessi rispettivi, sia gli Stati Uniti sia l’Europa ne avrebbero un beneficio.
Per l’Europa, e’ chiaro che la principale minaccia non sta venendo dalla Russia. A differenza della Guerra Fredda, nessun carro armato russo minaccia l’Europa occidentale. Quindi, l’Europa dovrebbe fare pace con Putin.
Ne’ l’Europa e’ minacciata dai missili balistici intercontinentali cinesi. Lo sviluppo economico della Cina e’ favorevole agli interessi europei. Perché?
La principale minaccia per l’Europa e’ costituita dagli effetti esterni dell’instabilita’ del mondo islamico. Finche’ nel Nord Africa e nel Medio Oriente saranno presenti stati in gravi difficolta’, ci saranno dei migranti che cercano di arrivare in Europa, infiammando i partiti populisti.
Tuttavia, se l’Europa aiuta il Nord Africa a replicare i successi ottenuti nello sviluppo economico da Paesi come la Malaysia e l’Indonesia, avra’ costruito un argine contro flussi di immigrazione ingestibili. In breve, e’ nell’interesse strategico dell’Europa importare in Nord Africa le esperienze di successo economico dell’Asia orientale. Dunque, l’Europa dovrebbe lavorare con la Cina, non contro la Cina, per la crescita dell’Africa settentrionale […]
Gli europei dovrebbero sentire un’estrema urgenza di trattare con il Nord Africa, perche’, dietro il Nord Africa, e’ in arrivo un’esplosione demografica ancora piu’ grande. Nel 2100 la popolazione dell’Africa raggiungera’ quella dell’Asia. Allora in Africa ci saranno 4,5 miliardi di abitanti.
Come affrontera’ questa esplosione demografica una popolazione sempre piu’ anziana di 450 milioni di europei? L’Europa deve aprire gli occhi e concentrarsi sulla propria sfida esistenziale.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Geoeconomia/Severino

Il tramonto della politica – Emanuele Severino – Rizzoli (2017)

In Africa sono in gioco, oltre a quelli europei, gli interessi degli Stati Uniti e della Cina, ma anche, sebbene in minor misura o in modo piu’ indiretto, della Russia, che peraltro e’ piu’ che mai presente nel contiguo scacchiere del Medio Oriente.
Per quanto possa sembrare strano a chi non ha occhi che per i «problemi concreti e immediati», si puo’ dire comunque che sara’ probabilmente la Cina a decidere l’esito dell’immigrazione africana in Europa.
La crescita continua degli investimenti cinesi in Africa porta gli analisti ad affermare che la Cina sta diventando il maggior partner commerciale di quel continente.
Non solo. Gli investimenti cinesi hanno di mira, oltre alle risorse naturali di cui l’Africa e’ ricca, e di cui la Cina ha grande bisogno, un imponente programma di interventi sanitari, educativi, culturali, edilizi.
Tempo fa si e’ venuto a sapere che in Africa la Cina sta costruendo, addirittura, degli insediamenti urbani, che pero’ rimangono disabitati per il prezzo delle abitazioni, inaccessibile agli africani (il che doveva peraltro esser noto agli imprenditori cinesi gia’ prima dell’apertura dei cantieri).
Si e’ cercato di interpretare il senso di questo atteggiamento e la risposta che sta accreditandosi e’ che la Cina cerca spazi per il miliardo e trecento milioni dei propri abitanti.

Info:
https://www.researchgate.net/publication/362871888_Bruno_Cortesi_-_Emanuele_Severino_-_Il_tramonto_della_politica_-_recensione
https://emanueleseverino.com/2017/05/03/emanuele-severino-il-tramonto-della-politica-considerazioni-sul-futuro-del-mondo-rizzoli-2017-p-284/

Capitalismo/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

Qualsiasi tentativo di teorizzare la relazione tra democrazia e neoliberismo viene messo in difficolta’ dalle ambiguita’ e dalla molteplicita’ di significati dei due termini.
“Democrazia” e’ una delle parole piu’ dibattute e promiscue del nostro vocabolario politico moderno.
Nell’immaginario popolare, “democrazia” significa di tutto e di piu’, dalle libere elezioni al libero mercato, dalle proteste contro i dittatori all’ordine pubblico, dalla centralita’ dei diritti alla stabilita’ degli Stati, dalla voce della moltitudine alla protezione dell’individualita’ e all’ingiustizia dei pareri imposti dalle masse. Per alcuni, la democrazia e’ il gioiello della corona dell’Occidente; per altri, e’ cio’ che l’Occidente non ha mai avuto davvero, oppure e’ principalmente una patina che nasconde gli obiettivi imperialistici occidentali.
La democrazia ha talmente tante varieta’ – sociale, liberale, radicale, repubblicana, rappresentativa, autoritaria, diretta, partecipativa, deliberativa, plebiscitaria – che queste denominazioni spesso si riferiscono a cose diverse […].
Anche “neoliberismo” e’ un significante generico e mutevole […] Il neoliberismo come programma economico, modalita’ di governance e ordine della ragione e’ allo stesso tempo un fenomeno globale eppure incostante, differenziato, non sistematico, impuro. In Svezia si interseca con la persistente legittimita’ del welfarismo, in Sudafrica con l’aspettativa di uno Stato democratizzatore e favorevole a una ridistribuzione post-Apartheid del reddito, in Cina con il confucianesimo, il post-maoismo e il capitalismo, negli Stati Uniti con una strana miscela di radicato antistatalismo e nuovo managerialismo. Le politiche neoliberiste inoltre passano da portali e agenti diversi.
Anche se il neoliberismo fu un “esperimento” imposto al Cile da Augusto Pinochet e dagli economisti noti come “Chicago boys” dopo il loro golpe del 1973 ai danni di Salvador Allende, e’ stato il Fondo monetario internazionale a imporre “aggiustamenti strutturali” al Sud globale nei due decenni successivi. Analogamente, se Margaret Thatcher e Ronald Reagan perseguirono audaci riforme nella direzione del libero mercato quando salirono al potere, il neoliberismo si e’ rivelato in modo piu’ sottile nelle nazioni euroatlantiche attraverso tecniche di governance che hanno usurpato un lessico democratico rimpiazzandolo con uno economico e con la coscienza sociale.
Inoltre, la stessa razionalita’ neoliberista si e’ alterata nel tempo, soprattutto ma non solo nel passaggio da un’economia produttiva a una sempre piu’ finanziaria […]E’ il nome di una reazione economica e politica storicamente specifica al keynesismo e alla socialdemocrazia, oltre che di una pratica piu’ generalizzata di “economizzazione” di sfere e attivita’ finora governate da altre tabelle di valori.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/