La disuguaglianza e’ il risultato di forze non soltanto economiche, ma anche politiche.
In un’economia moderna, il governo stabilisce e fa rispettare le regole del gioco di una giusta concorrenza […]
Il governo inoltre concede risorse (sia apertamente sia per vie meno trasparenti) e, attraverso il fisco e le spese sociali, modifica la distribuzione del reddito che emerge dal mercato per via dell’influenza della tecnologia e della politica stessa. Il governo modifica infine le dinamiche della ricchezza, tassando per esempio le eredita’ e rendendo gratuita l’istruzione pubblica […]
Le forze della concorrenza dovrebbero limitare la possibilita’ di realizzare profitti esagerati, ma, se i governi non si fanno garanti della competitivita’ dei mercati, possono venirsi a creare condizioni che permettono di realizzare elevati profitti di natura monopolistica […]
Un sistema fiscale progressivo e politiche di spesa che impongano tasse piu’ elevate ai ricchi che ai poveri, offrendo al contempo buoni sistemi di protezione sociale, possono limitare la misura della disuguaglianza. Al contrario, programmi che mettano le risorse del paese nelle mani dei ricchi e di chi ha buone relazioni possono incrementarla […]
Lasciati a se stessi, i mercati spesso non riescono a produrre risultati efficienti e desiderabili e spetta al governo correggere tali fallimenti, ossia definire politiche (da tradursi in fiscalita’ e regolamentazioni) che portino gli incentivi privati a riallinearsi ai ritorni sociali […]
Quando un governo fa bene il suo lavoro, i ritorni per un lavoratore o un investitore sono effettivamente pari ai benefici che le sue azioni apportano alla societa’. Quando invece i due piani non sono allineati, parliamo di fallimento del mercato, nel senso che i mercati non riescono a produrre risultati efficienti.
I compensi privati e i ritorni sociali non sono ben allineati quando a) la concorrenza e’ imperfetta; b) esistono «esternalita’» in virtu’ delle quali le azioni di una parte possono avere effetti ampiamente negativi o positivi sulle altre senza che queste ricevano una compensazione o paghino un prezzo per il danno o il beneficio subito; c) si creano imperfezioni o asimmetrie informative, per cui qualcuno e’ a conoscenza di un fatto rilevante per uno scambio di mercato che un altro non conosce; d) i mercati del rischio o altri mercati sono assenti, nel senso che, per esempio, non esiste la possibilita’ di acquistare un’assicurazione a fronte di molti dei rischi piu’ rilevanti che si affrontano.
Dal momento che tutti i mercati presentano una o piu’ di tali condizioni, e’ difficile supporre che siano in generale efficienti. Ciò significa che al governo spetta potenzialmente un ruolo enorme nella correzione di questi fallimenti del mercato.
Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/il-prezzo-della-disuguaglianza/
https://www.ocst.ch/il-lavoro/425-approfondimenti/2181-la-disuguaglianza-il-suo-prezzo-e-cio-che-si-puo-fare-per-eliminarla
https://tempofertile.blogspot.com/2013/06/joseph-stiglitz-il-prezzo-della.html
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/15721-joseph-stiglitz-per-combattere-le-disuguaglianze-bisogna-abbandonare-subito-le-idee-di-milton-friedman.html