Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)

In una manciata di anni, se paragonati alla vita della Terra, la specie umana e’ diventata una forza tellurica in grado di mutarne la storia.
L’avanzata della nostra specie e le sue attivita’ negli ultimi 10.000 anni hanno cambiato il metabolismo energetico del pianeta con una forza paragonabile soltanto alla colonizzazione della Terra da parte delle piante.
Gli esiti di questa rivoluzione sono al momento del tutto al di fuori delle nostre possibilita’ di previsione. La verita’ e’ che, sebbene anche il solo banale buon senso suggerisca di evitare eccessivi danni ai nostri ecosistemi, non sappiamo cosa fare per limitare il nostro impatto sul pianeta senza rallentare la crescita economica; e il fatto che sembriamo incapaci di porre un freno anche al piu’ insignificante dei consumi non pare il viatico migliore per un futuro felice.
In ogni modo, nulla si potra’ ottenere senza innovazione non solo tecnologica, ma soprattutto sociale. Abbiamo bisogno di innovare immaginando forme di governo globali che siano in grado di ridurre al minimo il consumo dei beni comuni prima che ci si avvicini a soglie critiche, le quali una volta varcate non potranno piu’ essere recuperate o lo potranno soltanto a costo di grandi sacrifici.
Escogitare un modo per realizzare tutto questo sia nella sfera sociale sia in quella tecnologica e’ la sfida del nostro futuro. Quali che siano le soluzioni che immagineremo, di una cosa possiamo essere certi: perche’ esse funzionino, dovranno avere un impatto fondamentale sul modo in cui operano le nostre citta’. Sono le citta’, infatti, il luogo della nostra aggressione all’ambiente, nonostante occupino soltanto una esigua porzione della superficie terrestre […]
Se vogliamo avere un’idea strettamente quantitativa dell’impatto delle citta’, le descrizioni non bastano piu’ e dobbiamo rivolgerci ai numeri. E i dati ci dicono che oltre il 70% del consumo mondiale di energia e il 75% del consumo di risorse naturali sono a carico delle citta’. Cosi’ come lo e’ l’emissione di circa il 75% della CO2 e la produzione del 70% di rifiuti.
Uno studio del 20211 sulle emissioni di gas serra da parte di 167 citta’ distribuite su tutto il pianeta ha dimostrato che 25 megalopoli da sole sono responsabili per la produzione del 52% delle emissioni di gas serra. Le citta’ asiatiche emettono la maggior parte dei gas a effetto serra e la maggior parte delle citta’ dei paesi sviluppati produce emissioni di gas serra pro capite significativamente piu’ elevate rispetto a quelle dei paesi in via di sviluppo.
L’energia consumata dagli edifici di qualunque tipo (residenziali, istituzionali, commerciali o industriali) contribuisce con una produzione di gas serra tra il 60% e l’80% alle emissioni totali nelle citta’ nordamericane ed europee, mentre in un terzo delle citta’ oltre il 30% delle emissioni totali deriva dal trasporto su strada.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)

Come in ogni altro aspetto riguardante le nostre strategie di risposta alla crisi ambientale, lo studio di come si stanno adattando gli altri esseri viventi potrebbe regalarci punti di vista illuminanti.
E allora: cosa stanno facendo tutti gli altri abitanti della nostra casa comune? Come rispondono le specie ai problemi del riscaldamento globale?
Se dovessimo dare una riposta secca, questa non potrebbe che essere: con le migrazioni […]
La nostra specie, come ogni specie, ha dei limiti ambientali all’interno dei quali puo’ sopravvivere.
Nonostante i nostri enormi progressi tecnologici, questi limiti continuano a esistere e non possono ancora essere superati. Fra questi, l’intervallo di temperatura nel quale e’ possibile la nostra sopravvivenza e’ decisivo.
Per millenni l’uomo ha potuto godere di una temperatura media annuale compresa fra circa 11 e 15 °C. All’interno di questa temperatura media, noi esseri umani, insieme alle nostre colture e al bestiame, ci siamo trovati in uno stato ottimale per la crescita e lo sviluppo. Questa nicchia di temperatura, che ha permesso all’umanità di vivere agevolmente per migliaia di anni senza che vi fosse mai alcuna variazione significativa, si sta modificando a una velocita’ mai vista prima.
Un recente studio mostra che, con uno scenario di riscaldamento globale invariato (ossia se continuiamo a non fare nulla), nei prossimi 50 anni si assistera’ a un riscaldamento tale per cui aree che oggi ospitano all’incirca un terzo della popolazione mondiale sperimenteranno temperature medie annuali superiori a 29 °C. Si tratta di valori termici al momento presenti solo nello 0,8% della superficie terrestre e concentrati principalmente nel Sahara. A questi livelli di temperatura, oltre a essere impossibile la conduzione di qualsiasi attivita’ agricola o di allevamento del bestiame, e’ spesso letteralmente impossibile sopravvivere.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Green New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Qual’e’ l’ultima persona al mondo a cui affidare la gestione di un negoziato sulla crisi climatica e l’uscita dall’economia delle fonti fossili?
L’amministratore delegato di una compagnia petrolifera di uno stato che vive di esportazione di petrolio.
E invece a preparare la conferenza annuale sul cambiamento climatico dell’ONU numero ventotto, a Dubai, e’ stato proprio Sultan Al-Jaber che guida l’azienda di energie rinnovabili Masdar, specializzata in tecnologie solari ed eoliche a zero emissioni, ma dirige anche la ben piu’ importante ADNOC, cioe’ la compagnia di stato degli Emirati Arabi Uniti che prevede di investire 150 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel suo business principale: il petrolio […]
Basta guardare i numeri per capire la bizzarria della scelta di mettersi nelle mani degli Emirati: a inizio anni duemila, gli Emirati producevano circa 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel 2024 la produzione stimata e’ di circa 3,2 milioni, un aumento del cinquanta per cento nel ventennio durante il quale il resto del mondo ha preso consapevolezza della crisi climatica e della necessita’ di ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a far salire la temperatura […]
All’inizio dei negoziati della Conferenza, a dicembre 2023, documenti riservati rivelati dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, hanno confermato che gli Emirati e Al-Jaber volevano usare il vertice sul clima come occasione per fare accordi per nuovi investimenti petroliferi, per esempio in Brasile. E poi ancora operazioni sul gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia. Investimenti della ADNOC, cioè l’azienda nazionale guidata proprio da Al-Jaber.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni
https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2020)

Come descritto in un eccellente studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, di recente pubblicazione, l’agricoltura industriale e’ diventata una delle principali cause di: degrado del suolo (la perdita di sostanze organiche causata da un eccessivo sfruttamento e da una cattiva gestione), desertificazione e scarsita’ di acqua dolce (provocata da una gestione inadeguata del terreno e delle colture), perdita di biodiversita’, resistenza ai parassiti e inquinamento dell’acqua (derivanti da modifiche dell’uso del suolo, eutrofizzazione [ossia un arricchimento eccessivo dell’acqua con minerali e sostanze nutritive, che induce una crescita abnorme di alghe], dilavamento e gestione impropria delle sostanze nutritive).
Queste fonti di degrado del suolo e di inquinamento delle acque contribuiscono a loro volta a una serie di problemi per la salute umana.
Il piu’ grave e’ che centinaia di milioni di lavoratori agricoli in tutto il mondo sono oggi esposti quotidianamente, e a stretto contatto, a pesticidi ed erbicidi tossici. Da li’, le sostanze tossiche finiscono negli alimenti e nell’acqua potabile che arrivano alla popolazione […]
Tornando agli impatti climatici dell’agricoltura industriale, ci sono quattro principali canali interconnessi da evidenziare: 1) la deforestazione; 2) lo sfruttamento del suolo per l’allevamento del bestiame, molto piu’ intensivo in termini di consumo di terra disponibile rispetto a qualsiasi altro utilizzo, inclusa la coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione umana; 3) la forte dipendenza dai fertilizzanti azotati a base di gas naturale, in- sieme a pesticidi ed erbicidi sintetici, per aumen- tare la produttività dei terreni; e 4) l’imponente quantità di cibo che viene coltivata ma sprecata. L’enorme spreco di cibo si verifica tanto nei paesi a basso reddito quanto in quelli ad alto reddito, anche se per motivi essenzialmente diversi”

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/
https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contat
i.pdf

https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati. Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2020)

Non possiamo trascurare il fatto che gli esseri umani si trovano oggi di fronte a problemi spaventosi, che sono radicalmente diversi da qualsiasi altro problema si sia mai verificato nella storia dell’umanita’.
Devono rispondere a un interrogativo cruciale: se la societa’ umana, cosi’ come la conosciamo o in qualsiasi altra forma, sia o meno in grado di sopravvivere.
E il tempo a disposizione per rispondere a questa domanda sta per scadere.
I compiti che ci attendono sono davvero inediti e drammatici. La storia e’ fin troppo ricca di testimonianze di guerre orribili, torture indescrivibili, massacri e ogni immaginabile abuso di diritti fondamentali. Ma la minaccia di distruzione della vita umana organizzata, in qualsiasi forma riconoscibile o accettabile, e’ una novita’ assoluta.
Essa puo’ essere superata solo se il mondo intero unira’ gli sforzi, anche se, ovviamente, le responsabilita’ sono da intendersi commisurate alle rispettive capacita’, e i principi morali elementari esigono che una responsabilita’ speciale ricada su coloro che sono stati i massimi artefici della crisi nel corso dei secoli, arricchendo se’ stessi mentre costruivano un tragico destino per l’umanita’ […]
Le profonde preoccupazioni dei climatologi sono facilmente accessibili a chiunque non sia disposto a nascondere la testa sotto la sabbia.
La CNN ha celebrato il Giorno del Ringraziamento del 2019 con un dettagliato (e accurato) approfondimento su un importante studio, appena apparso su Nature, sui tipping points, i punti di non ritorno raggiunti i quali i nefasti effetti del riscaldamento globale diventeranno irreversibili. Gli autori concludono che l’analisi dei tipping points e delle loro interazioni rivela che «stiamo vivendo un’emergenza climatica» e rafforza «il coro di appelli susseguitisi quest’anno per un’azione urgente in materia di clima. Siamo in una situazione di rischio e gravità estremi […].
La stabilita’ e la resilienza del nostro pianeta sono in pericolo […]«il tempo residuo di intervento per evitare di raggiungere un tipping point potrebbe gia’ essersi azzerato, mentre il tempo di reazione per arrivare all’azzeramento netto delle emissioni e’ di trent’anni, come minimo.
Di conseguenza, potremmo gia’ non essere piu’ in grado di evitare un eventuale tipping point. Per nostra buona sorte, la velocita’ con cui si accumulano i danni causati da un tipping point – e quindi l’entita’ dei rischi – potrebbe ancora essere, in una certa misura, sotto il nostro controllo».
In una certa misura, e non c’e’ tempo da perdere.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdf
https://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Geen New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Qual e’ l’ultima persona al mondo a cui affidare la gestione di un negoziato sulla crisi climatica e l’uscita dall’economia delle fonti fossili? L’amministratore delegato di una compagnia petrolifera di uno stato che vive di esportazione di petrolio.
E invece a preparare la conferenza annuale sul cambiamento climatico dell’ONU numero ventotto, a Dubai, e’ stato proprio Sultan Al-Jaber che guida l’azienda di energie rinnovabili Masdar, specializzata in tecnologie solari ed eoliche a zero emissioni, ma dirige anche la ben piu’ importante ADNOC, cioè la compagnia di stato degli Emirati Arabi Uniti che prevede di investire 150 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel suo business principale: il petrolio […]
Basta guardare i numeri per capire la bizzarria della scelta di mettersi nelle mani degli Emirati: a inizio anni duemila, gli Emirati producevano circa 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel 2024 la produzione stimata e’ di circa 3,2 milioni, un aumento del cinquanta per cento nel ventennio durante il quale il resto del mondo ha preso consapevolezza della crisi climatica e della necessita’ di ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a far salire la temperatura […]
All’inizio dei negoziati della Conferenza, a dicembre 2023, documenti riservati rivelati dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, hanno confermato che gli Emirati e Al-Jaber volevano usare il vertice sul clima come occasione per fare accordi per nuovi investimenti petroliferi, per esempio in Brasile. E poi ancora operazioni sul gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia. Investimenti della ADNOC, cioe’ l’azienda nazionale guidata proprio da Al-Jaber.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Geen New Deal/ Padoa-Schioppa

Padoa-Schioppa E. – Antropocene – il Mulino (2021)

Un aspetto economico e sociale che caratterizza l’Antropocene e’ quello della globalizzazione economica.
Oggi le economie del mondo sono collegate in una rete intricata e complessiva di relazioni e catene, per cui ogni singolo prodotto che acquistiamo deriva probabilmente dal lavoro di persone sparpagliate negli angoli piu’ diversi del mondo.
In termini economici la globalizzazione ha contribuito all’aumento medio e complessivo del benessere mondiale, ma andando a vedere piu’ in dettaglio, questo aumento non e’ stato distribuito ugualmente.
In alcuni paesi in via di sviluppo la catena della globalizzazione ha permesso un significativo miglioramento delle condizioni di vita della classe media, mentre nei paesi piu’ sviluppati la classe media e’ stata addirittura impoverita, il che contribuisce a spiegare come mai oggi vi sia una opposizione cosi’ forte negli Stati Uniti e in Europa alla globalizzazione […]
Ultimo aspetto da considerare, per quanto riguarda l’Antropocene, sono i rimescolamenti geopolitici che inneschera’. Secondo diversi analisti della Nato le minacce piu’ difficili da affrontare per l’alleanza […] nordatlantica saranno proprio quelle innescate dalla crisi climatica.
In particolare due sono le direttrici che cambieranno la geopolitica globale: la diversa fruibilita’ di zone del mondo rispetto ad oggi e l’obsolescenza di alcune risorse geominerarie unita alla richiesta crescente di nuove risorse.
Sul primo punto e’ emerso con chiarezza che i cambiamenti legati al riscaldamento globale modificheranno la facilita’ di insediamento delle societa’ umane in diverse aree del mondo.
Alcune zone costiere subiranno il lento e costante innalzamento del livello marino […]
Altre aree diventeranno inospitali perche’ troppo calde o troppo aride […] Nelle alte latitudini, soprattutto nell’Artico, lo scioglimento dei ghiacci marini, per ora limitato alla stagione estiva ma con concreta possibilita’ che divenga permanente, sta aprendo nuove vie commerciali […] e costringera’ a ripensare a ruolo e missioni delle alleanze militari.
Il secondo punto riguarda il fatto che, se la societa’ umana affrontera’ una fase di uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili, il peso geopolitico dei paesi che ora esportano questi combustibili cambiera’ molto.

Info:
https://disf.org/bibliografie-tematiche/9788815291820
https://www.letture.org/antropocene-una-nuova-epoca-per-la-terra-una-sfida-per-l-umanita-emilio-padoa-schioppa
https://pikaia.eu/storia-ecologica-europa-padoa-schioppa/

Green New Deal/Chomsky

Noam Chomsky, C.J. Polychroniou – Perché l’Ucraina – Ponte alle Grazie (2022)

Proprio mentre scoppiava la crisi ucraina, l’IPCC [Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico] pubblicava il suo rapporto del 2022: il grido d’allarme piu’ inquietante che abbia mai prodotto.
Nel documento si afferma senza mezzi termini che e’ indispensabile adottare delle misure decisive adesso, senza ulteriori indugi, per ridurre l’uso di combustibili fossili e passare alle energie rinnovabili.
Questi avvertimenti hanno avuto scarsa risonanza, dopodiche’ la nostra strana specie e’ tornata a destinare le scarse risorse alla distruzione e a incrementare l’avvelenamento dell’atmosfera, frenando al contempo le iniziative per deviare dal suo percorso suicida.
L’industria del fossile nasconde a malapena la gioia per le nuove opportunita’ fornite dall’invasione di accelerare la distruzione della vita sul pianeta.
Negli Stati Uniti e’ probabile che il partito negazionista, che ha bloccato con successo gli sforzi limitati di Biden per affrontare questa crisi esistenziale, torni presto al potere, cosi’ da riavviare la missione dell’amministrazione Trump di distruggere ogni cosa il piu’ rapidamente ed efficacemente possibile.

Info:
https://duels.it/industria-culturale/analisi-di-un-conflitto-perche-lucraina-di-noam-chomsky/
https://www.illibraio.it/news/saggistica/noam-chomsky-guerra-ucraina-1420828/
https://www.sololibri.net/Perche-l-Ucraina-Noam-Chomsky.html

Economia di mercato/Padoa-Schioppa

Padoa-Schioppa E. – Antropocene – il Mulino (2021)

Se da una parte e’ necessario immaginare un mondo interconnesso, nel quale vi siano diverse istituzioni che cooperano per affrontare le crisi ambientali, dall’altra occorre dunque ripensare l’economia.
Nel XX secolo due modelli si sono sostanzialmente affrontati: il modello economico del socialismo reale e quello del liberismo, peraltro bilanciato efficacemente, specie dopo la Seconda guerra mondiale e sino agli anni ’70, con lo sviluppo delle forme di protezione dello stato sociale, dalla sanita’ alle pensioni alla scuola e alla protezione dalla disoccupazione, promosse essenzialmente con sistemi di tassazione ispirati al criterio della progressivita’.
Dopo il crollo delle economie a socialismo reale il modello liberista si e’ trasformato in un modello iperliberista (neoliberismo), nel quale le dimensioni della finanza sono enormemente aumentate superando di alcuni ordini di grandezza quelle dell’economia reale, e nel quale il dogma di una salvifica capacita’ del mercato di autocorreggere i propri errori non e’ mai stato messo seriamente in discussione […]
La predominanza dell’aspetto finanziario non solo ha generato una irrealistica aspettativa di crescita, basata sull’idea che l’economia potesse sfuggire ai vincoli fisici ed espandersi all’infinito, ma ha anche spinto il mondo dell’economia e della politica a guardare a breve termine, su un orizzonte temporale ristretto (quante volte e’ capitato che il giudizio dei mercati facesse licenziare un manager sulla base di un risultato trimestrale, ignorando una strategia pluriennale).
E questa visione a corto raggio di sicuro non aiuta ad affrontare i problemi ambientali dell’Antropocene.
Inoltre la finanziarizzazione esasperata dell’economia ha contribuito anche alla crescita delle diseguaglianze sociali.

Info:
https://disf.org/bibliografie-tematiche/9788815291820
https://www.letture.org/antropocene-una-nuova-epoca-per-la-terra-una-sfida-per-l-umanita-emilio-padoa-schioppa
https://pikaia.eu/storia-ecologica-europa-padoa-schioppa/

Green New Deal/Padoa-Schioppa

Padoa-Schioppa E. – Antropocene – il Mulino (2021)

[Un] punto su cui l’uomo ha un ruolo fondamentale e’ quello di essere un attore globale, che muove gli equilibri geomorfologici e che modella la superficie terrestre.
Muoviamo terre e suoli per l’agricoltura, per costruire citta’ e strade; abbattiamo foreste e cambiamo l’aspetto di habitat e paesaggi […]
Complessivamente i suoli erosi, smossi e trasformati in un anno dall’uomo sono piu’ di tutti quelli che i fiumi nel loro insieme erodono e portano verso il mare. E la trasformazione di habitat e paesaggi, cominciata con l’avvento dell’agricoltura, prosegue a un ritmo sempre maggiore. Alcuni ambienti sono andati perduti in modo quasi irreversibile […]
L’ambiente attualmente piu’ sotto pressione e’ quello delle foreste pluviali equatoriali (la foresta del bacino Amazzonico, quella del bacino del Congo e quelle del Borneo, prevalentemente) che pur essendo una piccola percentuale delle terre emerse (il 6%) ospita circa meta’ delle specie di organismi conosciute […]
Un recente studio mette in relazione la riduzione della foresta pluviale equatoriale con i cambiamenti del clima, e preconizza entro il 2100 la perdita del 40% delle foreste pluviali dell’Amazzonia e del Congo, in favore di un ambiente di savana aperta con alberi sparsi.
In questa ricerca si evidenzia la relazione tra la presenza della foresta e il regime di precipitazioni (gli alberi liberano molto vapor acqueo che in parte ricade sotto forma di precipitazioni): a mano a mano che la foresta si riduce l’ambiente diventa piu’ secco e questo processo rallenta la rigenerazione della foresta stessa e favorisce l’infiammabilita’ del sistema […]
Un’altra grande trasformazione e’ quella legata all’urbanizzazione. Il numero di citta’ e’ aumentato nel tempo e cosi’ quello della popolazione che abita in ambiente urbano: nel 2015 piu’ della meta’ della popolazione mondiale viveva in ambito urbano. Se nel 1900 si aveva in tutto il mondo una sola citta’ con piu’ di 5 milioni di abitanti – Londra – e 13 con piu’ di un milione di abitanti, oggi la situazione e’ radicalmente mutata: 33 citta’ hanno piu’ di 10 milioni di abitanti, 48 citta’ hanno un numero di abitanti compreso tra i 5 e i 10 milioni, 467 citta’ hanno un numero di abitanti compreso tra 1 e 5 milioni e quasi 600 citta’ hanno tra i 500.000 e 1 milione di abitanti. E le previsioni per gli anni futuri confermano questo trend verso l’urbanizzazione: per il 2030 ci si aspetta di vedere 3.843 citta’ sopra i 10 milioni di abitanti e 66 che avranno tra i 5 e i 10 milioni di abitanti.

Info:
https://disf.org/bibliografie-tematiche/9788815291820
https://www.letture.org/antropocene-una-nuova-epoca-per-la-terra-una-sfida-per-l-umanita-emilio-padoa-schioppa
https://pikaia.eu/storia-ecologica-europa-padoa-schioppa/