Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)

Oggi e’ il neoliberismo – la fede nei mercati non regolamentati e senza freni – ad aver portato a enormi disuguaglianze, offrendo terreno fertile ai populisti.
I crimini del neoliberismo comprendono l’aver reso i mercati finanziari liberi di far esplodere la piu’ grande crisi finanziaria nell’arco di tre quarti di secolo; l’aver reso il commercio libero di accelerare la deindustrializzazione; e l’aver reso le grandi aziende libere di sfruttare in egual misura consumatori, lavoratori e ambiente […]
Questa forma di capitalismo non incrementa la liberta’ nella nostra societa’. Ha invece portato alla liberta’ di pochi a spese dei molti. Liberta’ per i lupi; morte per le pecore.
Problemi simili si presentano a livello internazionale, rivelando interessanti e importanti correlazioni tra il concetto di regole e l’ideale di liberta’. Non che la globalizzazione proceda senza regole, ma quelle regole garantiscono liberta’ e impongono costrizioni in modi che generano ovunque lo stesso destino divergente per lupi e pecore: solamente, i lupi e le pecore sono distribuiti in diverse regioni e nazioni del mondo.
Insite nei cosiddetti «trattati di libero scambio» ci sono regole che riducono la liberta’ dei Paesi in via di sviluppo, dei mercati emergenti e delle persone che li’ vivono, mentre ampliano la liberta’ di sfruttamento da parte delle multinazionali.

Capitalismo/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Una considerazione generale, a questo punto necessaria, sulla fondamentale differenza tra mercato e capitalismo, due termini che non sono affatto sinonimi.
Il capitalismo, che nell’attuale fase e’ diventato un monopolio finanziarizzato, ha poco a che vedere con il mercato, elemento costitutivo dei processi economici e sociali, necessario per definire il valore di scambio e per garantire la remunerazione individuale e collettiva.
Se la sostanza del mercato e’ il riconoscimento del valore, la dimensione pubblica ne e’ parte integrante (esistono beni che sono cosi’ indispensabili che il mercato stesso determina la loro gratuita’). In tal senso, esistono la giustizia e l’equita’ del mercato, la centralita’ del lavoro e delle risorse nel mercato.
Il capitalismo consiste nella ricerca costante del profitto, a cui subordina qualsiasi altra funzione, a cominciare da quella della definizione di un prezzo che sia reale prima ancora che giusto.
Sarebbe auspicabile dunque separare mercato e capitalismo, per evitare che l’avidita’ di quest’ultimo travolga ogni forma di economia e di societa’ non confinata nella propria chiusa autosufficienza.
Si tratta di una questione prima di tutto culturale e politica.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Capitalismo/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuori- scena (2023)

Le privatizzazioni, cardine dell’austerita’, riproducono il meccanismo dell’accumulazione primitiva.
Sempre piu’ spesso oggi governi impoveriti vendono la terra da cui numerosi loro cittadini traggono il sostentamento, gettandoli in nuove forme di dipendenza dal mercato.
Nel XXI secolo, per esempio, la corsa alle terre dei Paesi del Sud del mondo, soprattutto in Africa, si e’ acuita. Secondo la Banca Mondiale, dal 2008 al 2012, piu’ di 56 milioni di ettari in tutto il mondo – pari quasi al doppio del territorio italiano – sono stati oggetto di «negoziazione fondiaria». Grosse multinazionali acquistano la terra dal governo o direttamente dai contadini poveri e impongono sgomberi.
Il fenomeno del land grabbing (accaparramento delle terre) è in grande espansione […]
Se aggiungiamo le nuove frontiere della privatizzazione, dall’acqua alla diffusione dei semi geneticamente modificati che i contadini devono comprare da Monsanto o da altre corporation, vediamo che ci sono ancora molte sfere per ampliare la nostra dipendenza dal mercato e dunque la nostra coercizione economica.
L’espropriazione dei mezzi di sussistenza e’ un fenomeno che non si ferma mai: costituisce la linfa vitale del capitalismo. 

Capitalismo/Jappe

Le avventure della merce – Anselm Jappe – Mimesis (2023

Una camicia puo’ scambiarsi sia con un grammo d’oro, sia con dieci chili di grano, sia con un paio di scarpe, ecc. E’ necessario allora che questi differenti valori di scambio abbiano, in ultima analisi, qualcosa in comune: il loro “valore”.
Questa sostanza in comune fra le merci non puo’ essere altro che il lavoro che le ha create: e’ la sola cosa identica in merci altrimenti incommensurabili.
Il lavoro ha la sua misura nella durata, e dunque nella sua quantita’: il valore di ciascuna merce dipende dalla quantita’ di lavoro che e’ stata necessaria a produrla.
A questo riguardo, poco importa in quale valore d’uso si realizzi questo lavoro.
Un’ora utilizzata per cucire un abito o un’ora usata per fabbricare una bomba resta sempre un’ora di lavoro.
Se sono state necessarie due ore per fabbricare la bomba, il suo valore e’ doppio rispetto all’abito, senza tener conto del loro valore d’uso.
La differenza quantitativa e’ la sola che possa esistere tra i valori: se i diversi valori d’uso che hanno le merci non contano per determinare il loro valore, anche i diversi lavori concreti che le hanno create non contano […]
Non si esagera dicendo che il rovesciamento di M-D-M [merce-denaro-merce] in D-M-D’ [denaro-merce-denaro’] racchiude in se’ tutta l’essenza del capitalismo.
La trasformazione del lavoro astratto in denaro e’ l’unico fine della produzione di merci; tutta la produzione di valori d’uso e’ solo un mezzo, un “male necessario”, in vista di una sola finalita’: disporre al termine dell’operazione di una somma di denaro maggiore che all’inizio.
La soddisfazione dei bisogni non e’ piu’ il fine della produzione, ma un aspetto secondario.

Info:
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe
https://sinistrainrete.info/marxismo/25682-anselm-jappe-alcuni-punti-essenziali-della-critica-del-valore.html
https://www.sinistrainrete.info/marxismo/29578-roswitha-scholz-critica-del-valore-alla-vecchia-maniera-commenti-sul-conservatorismo-di-sinistra-di-anselm-jappe.html

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Gli interessi aziendali hanno influenzato con successo anche il nostro linguaggio.
Ci riferiamo alle rivendicazioni sui brevetti e i copyright come a diritti di proprieta’ intellettuale, elevando questa forma di proprieta’ a diritto. E’ come se le aziende suggerissero che limitare la proprieta’ intellettuale fosse una privazione di liberta’ affine alla limitazione di altri diritti che teniamo cari […]
Il capitalismo incoraggia l’egoismo e il materialismo; l’egoismo spietato spesso conduce alla disonesta’; la disonesta’ mina la fiducia; e una mancanza di fiducia mina il funzionamento del sistema economico […]
Un incontrollato materialismo a livello globale da’ come risultato un’economia mondiale che non rimane all’interno dei confini delle risorse planetarie, eppure non siamo in grado di raggiungere la coesione sociopolitica necessaria a limitare il materialismo a sufficienza per rientrare entro quei confini […]
C’e’ ancora un altro aspetto del capitalismo […] si puo’ sostenere che il capitalismo, con il suo modo di plasmare le persone, le privi di gran parte della loro liberta’ di agire.
Quel che accade con il capitalismo e’ simile a quanto accade in alcune societa’ tradizionali, in cui ognuno conosce quale ruolo debba e sia obbligato a occupare nella societa’. Se una persona devia da quel ruolo, le sanzioni sociali sono enormi, al punto che le deviazioni avvengono di rado. Certo, all’interno del proprio ruolo ben definito, c’e’ qualche grado di liberta’ […]
Se una persona scegliesse di non agire da capitalista, perderebbe la propria identita’ e il proprio senso di se’ […]
Vivere in una casa piu’ piccola, in un quartiere meno ricco, danneggerebbe la loro identità di capitalisti di successo e potrebbe persino minarne la credibilita’ nei confronti degli altri capitalisti e di conseguenza il loro successo negli affari. In questo senso, i capitalisti percepiscono di avere scelte limitate e cio’, in una certa misura, e’ vero.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Capitalismo/Saito

Il capitalismo nell’Antropocene – Kohei Saito – Einaudi (2024)


Il capitalismo e’ un sistema che, al fine di accrescere il valore e l’accumulo di capitale, promuove la creazione continua di nuovi mercati.
In questo processo ha finora sottratto risorse alla natura e all’essere umano trasferendone i costi in termini ambientali verso la periferia.
Per dirla alla Marx, si tratta di un processo «illimitato».
La necessita’ di non interrompere mai la crescita economica per aumentare il profitto e’ l’essenza stessa del capitalismo.
Per ottenere cio’, il capitale non bada a mezzi. Persino l’aggravarsi di crisi come quella del cambiamento climatico diventa un’occasione di profitto […]
Si tratta del cosiddetto «capitalismo dei disastri».
In questo modo, anche se saranno sempre di piu’ le persone in sofferenza per l’aggravarsi della crisi, il capitalismo continuera’ fino alla fine a cercare occasioni di profitto, dimostrando capacita’ di resilienza e di adattamento a qualunque situazione.
Anche di fronte a una crisi ambientale, il capitalismo non potra’ mai fermarsi con un semplice atto di volonta’.
Per tale ragione, in mancanza di interventi, il capitalismo mutera’ radicalmente il volto del nostro pianeta, rendendolo un luogo dove non ci sara’ piu’ dato di vivere.
E’ questo il punto d’arrivo dell’era dell’Antropocene.

Info:
https://www.einaudi.it/approfondimenti/intervista-saito-kohei/
https://www.cdscultura.com/2024/02/il-capitale-nellantropocene/
https://businessweekly.it/recensioni-libri-business/il-capitale-nellantropocene-il-capitalismo-e-responsabile-della-crisi-climatica/

https://www.micromega.net/il-capitale-antropocene-marx
https://naufraghi.ch/dinosauro-non-e-marx-ma-il-capitalismo/
https://www.antropocene.org/index.php/321-saito

https://journals.openedition.org/anuac/484?lang=it

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Ogni discussione sulla liberta’ deve partire da una considerazione: di chi e’ la liberta’ di cui stiamo parlando?
E’ la liberta’ di alcuni di danneggiare altri, o la liberta’ di questi ultimi di non essere danneggiati?
Troppo spesso non abbiamo bilanciato bene i termini dell’equazione: proprietari di armi contro vittime di violenza da armi da fuoco; aziende chimiche contro i milioni di persone che soffrono per l’inquinamento da sostanze tossiche; case farmaceutiche contro pazienti che muoiono o la cui salute peggiora perche’ non si possono permettere di acquistare i medicinali.
Sappiamo quale liberta’ ha prevalso.
Quello delle ingiustizie e’ un elenco lungo.
E’ notevole come, nonostante tutti i fallimenti e le ingiustizie del sistema attuale, cosi’ tanti ancora si facciano paladini dell’economia del libero mercato. E lo fanno nonostante le frustrazioni quotidiane dell’aver a che fare con compagnie di assicurazione sanitaria, aziende di telefonia, padroni di casa e compagnie aeree.
E’ inconcepibile che chiunque viva all’interno del sistema capitalistico del XXI secolo, o che legga le notizie su una miriade di abusi, possa credere nei mercati senza freni o nell’indiscutibile efficienza della «libera» impresa.
Per essere piu’ diretti, i cittadini comuni in tutto il mondo sono stati presi per il naso.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


La vita per un Paese sovraindebitato non e’ piacevole.
I creditori fanno tutto quel che e’ in loro potere per strappare il massimo possibile di quanto loro dovuto, prestando poca, per non dire nulla, attenzione alle conseguenze per i cittadini.
Cio’ e’ vero anche se i creditori hanno avuto un ruolo attivo nel creare la crisi del debito, offrendo credito a condizioni allettanti, e possibilmente anche corrompendo funzionari governativi o manager privati perche’ contraessero i prestiti.
Nella societa’ moderna, quando una persona o un’azienda ha preso in prestito una somma eccessiva, che equivale al caso in cui le banche e altri creditori hanno prestato troppo, viene avviata una procedura fallimentare ufficiale. Il debito viene ristrutturato in modo che le persone possano continuare la loro vita e le aziende ricominciare da capo per crescere di nuovo e creare posti di lavoro, se hanno le capacita’ e la competenza per farlo.
Mentre i creditori sottolineano la sconsideratezza di coloro che hanno stipulato prestiti eccessivi, il vero errore e’ dei primi. Si suppone che siano esperti di gestione del rischio, che sappiano in quale misura un individuo, un’azienda o un Paese possa indebitarsi senza finire nei guai. Si presume che ne sappiano molto di piu’ della microeconomia sottostante e della macroeconomia prevalente rispetto a una persona comune o a un Paese povero in via di sviluppo.
I prestiti sono volontari. Se un prestito non andava fatto, la colpa ricade in misura pari, o maggiore, sul prestatore piu’ che sul contraente […]
In Occidente i banchieri raccontano la storia dei debitori sconsiderati, o di un’Argentina inadempiente seriale. Ma svicolano dalla domanda ovvia: se le cose erano cosi’ lampanti, perche’ prestare cosi’ tanto, come hanno fatto in Argentina dopo l’elezione di Mauricio Macri a presidente del Paese nel 2015?
La risposta ovvia e’ che la loro avidita’ ha superato la valutazione del rischio. Alle banche facevano gola gli elevati tassi d’interesse, senza pensare troppo al fatto che non solo segnalavano la presenza di un rischio elevato, ma ne erano anche una causa, dato che il Paese avrebbe faticato a rispettare condizioni cosi’ onerose.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Capitalismo/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Il debito costituisce uno strumento centrale del processo di “accumulazione attraverso espropriazione”.
Chi si indebita perde spesso la terra, la proprieta’ e la liberta’ a favore dei creditori non appena si trova in difficolta’ di pagamento. La violenza strutturale del debito e’ stata, ed e’, una delle ragioni decisive della concentrazione della proprieta’ e del potere nelle mani di pochi.
Visto che l’economia mondiale capitalista si trova in una crisi permanente dalla meta’ degli anni Settanta, l’economia del debito e’ diventata uno dei metodi piu’ importanti per continuare ad accumulare, e questo secondo due modalita’: da un lato, il crescente indebitamento degli Stati e delle famiglie assicura un flusso permanente di denaro ai proprietari di ricchezza. Dall’altro il debito fornisce un mezzo per appropriarsi dei beni ipotecati dagli Stati e dai cittadini.
Che si tratti di Grecia, Irlanda, Italia o Spagna, Slovenia o Polonia, Messico, Egitto o Thailandia, il debito pubblico e’ stato, e viene utilizzato, come leva per forzare la svendita dei beni pubblici agli investitori privati. Anche lo sfratto di oltre dieci milioni di cittadini statunitensi dalle proprie case a seguito della crisi finanziaria del 2008 costituisce un esempio di questa moderna forma di accumulazione originaria.
Il debito e’ anche un mezzo per imporre una conformita’ sociale e l’obbedienza. Le alte tasse universitarie, ad esempio, costringono gli studenti a indebitarsi enormemente e al termine degli studi ad accettare lavori anche alle condizioni piu’ avverse per soddisfare i propri creditori.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=2623680
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Capitalismo/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

Che cos’e il neoliberismo […]
Non si tratta semplicemente di un insieme di politiche economiche monetarie o di austerita’ o della mercificazione dei rapporti sociali o della «dittatura dei mercati finanziari». Si tratta, piu’ fondamentalmente, di una razionalità politica ormai diventata globale, che consiste per i governi nell’imporre all’interno dell’economia, ma anche della societa’ e dello Stato stesso, la logica del capitale […]
Cio’ che caratterizza questo modo di governo e’ il fatto che esso si alimenta e si radicalizza attraverso le sue stesse crisi: il neoliberismo si fonda e si rafforza proprio perche’ governa attraverso la crisi.
Dagli anni Settanta, il neoliberismo in effetti si nutre delle crisi economiche e sociali che esso stesso produce. La sua risposta e’ invariante: anziche’ mettere in discussione la logica che ha portato alle crisi, occorre spingere ancora piu’ lontano questa stessa logica e lavorare per il suo indefinito rafforzamento. Se l’austerita’ produce deficit di bilancio, occorre rafforzare l’austerita’. Se la concorrenza distrugge il tessuto industriale o produce la desertificazione di intere regioni, occorre aumentare la concorrenza tra imprese, territori, citta’ […]
Governare attraverso la crisi e’ possibile unicamente perche’ il neoliberismo e’ diventato un sistema. Ogni crisi economica, a partire da quella del 2008, e’ letta attraverso i termini del sistema e le risposte alle crisi sono unicamente quelle con esso compatibili […]
Fatto piu’ recente e che merita attenzione, e’ che oggi il neoliberismo si nutre di reazioni negative che induce sul piano politico: si rafforza attraverso quella ostilita’ politica che esso stesso suscita […]
Il neoliberismo non ha infatti più bisogno di un’immagine liberale o «democratica» come ai bei tempi del «neoliberalismo classico». Questa stessa immagine e’ diventata un ostacolo alla sua capacita’ di dominio. E cio’ accade perche’ il governo neoliberista non ha avuto alcuna esitazione nello strumentalizzare il risentimento di larga parte della popolazione in nostalgia per l’identita’ nazionale e in desiderio di protezione da parte dello Stato, rivolgendo tale risentimento verso capri espiatori.
In passato, il neoliberalismo e’ stato spesso associato all’«apertura», al «progresso», alle «liberta’ individuali», allo «stato di diritto», mentre oggi si declina con la chiusura delle frontiere, l’erezione di nuovi «muri», il culto della nazione e della sovranita’, l’offensiva esplicita nei confronti dei diritti umani, additati come un pericolo per la sicurezza.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014