Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

Se l’Africa era afflitta, in numerose sue contrade, da fenomeni di estrema indigenza e da gravi condizioni climatiche, possedeva peraltro notevoli risorse naturali, a cominciare dal 60 per cento della terra arabile non ancora sfruttata di tutto il pianeta, e da numerosi giacimenti di idrocarburi, materie prime e metalli preziosi.
Inoltre costituiva l’ultimo grande mercato emergente del globo.
Si spiega pertanto come quello africano fosse rimasto lo scenario di un complesso gioco di manovre geopolitiche ed economiche che coinvolgeva diversi attori in lizza fra loro.
Al confronto di taluni ex imperi coloniali europei (dalla Francia alla Gran Bretagna, dal Belgio al Portogallo) e di varie multinazionali d’Oltreatlantico, era cresciuta negli ultimi tempi la presenza della Russia e della Turchia.
Ma era un player globale come la Cina ad aver assunto un ruolo preminente, in quanto artefice di una strategia a tutto campo in cui il business si associava a obiettivi di ordine politico che, invece, Washington tendeva a dismettere

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Geoeconomia/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

Sono in media solo cinquant’anni che gli africani hanno a che fare con l’autogoverno e pur con le strambe forme di Stati non esattamente frutto di processi geostorici spontanei. Autogoverno e’ una parola impegnativa; ancora oggi molti sono sotto supervisione francese, hanno amicizie britanniche, americane, cinesi, arabe che non si limitano certo a rendersi di conforto quando servono gli amici […]
Accanto a perduranti conflitti prettamente tribali o interstatali (ad esempio Etiopia ed Eritrea) e la lotta per l’egemonia del radicalismo islamico targato Isis e affiliati (Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana,  Nigeria, Mali, Niger, Mauritania, Libia, Algeria, Tunisia, i
due Sudan), e’ assai diffuso lo stile politico centrato su nepotismo, familismo, corruzione, mancanza dei requisiti minimi infrastrutturali, concessioni di favore al capitalismo multinazionale estrattivo, i cui proventi non vanno certo al popolo o all’economia locale.
Molte elite africane, cooptate da giovani appartenenti al giro che conta dei college e delle universita’ franco-anglosassoni, riportano poi negli offshore o nei santuari della finanza o nei poderosi e continui acquisti dei prodotti della nostra industria bellica, i proventi delle loro rapine organizzate: cosi’ fanno ministri, concessionari, intermediari.
Gli investimenti esteri sono perlopiu’ estrattivi, non produttivi o infrastrutturali (a parte quelli cinesi); l’Africa rimane terra di rapina e saccheggio […]
L’Africa e’ una miniera di materie prime nonche’ il campo da coltivare per l’intero pianeta. Ha petrolio (forse anche ben di piu’ di quanto si pensi) e sta realizzando imponenti dighe (Etiopia, Congo) che possono trarre enormi quantita’ di energia elettrica dall’impeto dei suoi poderosi fiumi. Ha evidente abbondanza di popolazione giovane da impiegare e, tolte le nuove assurde megalopoli (Lagos, Kinshasa, Cairo, Luanda), e’ forse l’ultimo posto del pianeta dove la natura e’ ancora vastamente padrona.
Se gli europei non stessero vivendo il loro triste autunno, si potrebbe pensare di investire nello sviluppo africano, creando il piu’ poderoso sistema di crescita mondiale con benefici per tutti, non ultimo ridurre sensibilmente il fenomeno migratorio.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump