Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

Le migrazioni sono generate dai ricchi e dai potenti, i quali adesso si lamentano per un esiguo flusso di vittime disperate che loro possono assorbire tranquillamente.
La sola invasione angloamericana dell’Iraq ha provocato l’esodo di quattro milioni di persone, di cui quasi la meta’ e’ fuggita nei paesi vicini. Gli iracheni continuano a scappare da una nazione che e’ una delle piu’ miserabili della terra per colpa delle feroci sanzioni imposte per dieci anni dall’Occidente, seguite poi dalle aggressioni dei ricchi e potenti, che hanno devastato il paese e innescato un conflitto settario che sta facendo a pezzi l’Iraq e l’intera regione.
Che cosa hanno fatto gli europei in Africa e’ storia nota. Da questo continente provengono flussi ancora piu’ consistenti di migranti che transitano oggi attraverso il varco creato dai bombardamenti franco-anglo-americani sulla Libia, distruggendola e lasciandola nelle mani di milizie in guerra tra loro.
Cosi’ come sono note le azioni degli Stati Uniti nell’America centrale, che hanno seminato il terrore e la miseria da cui le persone continuano a fuggire ancora adesso; a queste si aggiungono anche le vittime messicane di quell’accordo di libero scambio che, com’era prevedibile, ha distrutto l’agricoltura del Messico, incapace di competere con le multinazionali statunitensi generosamente sussidiate dallo Stato. La risposta dei ricchi e potenti Stati Uniti e’ di fare pressioni sul Messico perche’ tenga lontane le loro vittime dalle frontiere, e le rimandi indietro senza pieta’ se riescono ad aggirare i controlli.
La risposta della ricca e potente Unione europea e’ di corrompere e fare pressioni sulla Turchia perche’ tenga lontani dai suoi confini i poveri sopravvissuti e di ammassare i profughi negli orrendi campi di detenzione turchi.
All’interno della societa’ civile vi sono onorevoli eccezioni; ma la reazione degli Stati e’ una vergogna morale, anche non volendo prendere in considerazione le loro pesanti responsabilita’ nelle circostanze che costringono queste persone a fuggire.

 

 

 

 

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

Se l’Africa era afflitta, in numerose sue contrade, da fenomeni di estrema indigenza e da gravi condizioni climatiche, possedeva peraltro notevoli risorse naturali, a cominciare dal 60 per cento della terra arabile non ancora sfruttata di tutto il pianeta, e da numerosi giacimenti di idrocarburi, materie prime e metalli preziosi.
Inoltre costituiva l’ultimo grande mercato emergente del globo.
Si spiega pertanto come quello africano fosse rimasto lo scenario di un complesso gioco di manovre geopolitiche ed economiche che coinvolgeva diversi attori in lizza fra loro.
Al confronto di taluni ex imperi coloniali europei (dalla Francia alla Gran Bretagna, dal Belgio al Portogallo) e di varie multinazionali d’Oltreatlantico, era cresciuta negli ultimi tempi la presenza della Russia e della Turchia.
Ma era un player globale come la Cina ad aver assunto un ruolo preminente, in quanto artefice di una strategia a tutto campo in cui il business si associava a obiettivi di ordine politico che, invece, Washington tendeva a dismettere

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Geoeconomia/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

Sono in media solo cinquant’anni che gli africani hanno a che fare con l’autogoverno e pur con le strambe forme di Stati non esattamente frutto di processi geostorici spontanei. Autogoverno e’ una parola impegnativa; ancora oggi molti sono sotto supervisione francese, hanno amicizie britanniche, americane, cinesi, arabe che non si limitano certo a rendersi di conforto quando servono gli amici […]
Accanto a perduranti conflitti prettamente tribali o interstatali (ad esempio Etiopia ed Eritrea) e la lotta per l’egemonia del radicalismo islamico targato Isis e affiliati (Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana,  Nigeria, Mali, Niger, Mauritania, Libia, Algeria, Tunisia, i
due Sudan), e’ assai diffuso lo stile politico centrato su nepotismo, familismo, corruzione, mancanza dei requisiti minimi infrastrutturali, concessioni di favore al capitalismo multinazionale estrattivo, i cui proventi non vanno certo al popolo o all’economia locale.
Molte elite africane, cooptate da giovani appartenenti al giro che conta dei college e delle universita’ franco-anglosassoni, riportano poi negli offshore o nei santuari della finanza o nei poderosi e continui acquisti dei prodotti della nostra industria bellica, i proventi delle loro rapine organizzate: cosi’ fanno ministri, concessionari, intermediari.
Gli investimenti esteri sono perlopiu’ estrattivi, non produttivi o infrastrutturali (a parte quelli cinesi); l’Africa rimane terra di rapina e saccheggio […]
L’Africa e’ una miniera di materie prime nonche’ il campo da coltivare per l’intero pianeta. Ha petrolio (forse anche ben di piu’ di quanto si pensi) e sta realizzando imponenti dighe (Etiopia, Congo) che possono trarre enormi quantita’ di energia elettrica dall’impeto dei suoi poderosi fiumi. Ha evidente abbondanza di popolazione giovane da impiegare e, tolte le nuove assurde megalopoli (Lagos, Kinshasa, Cairo, Luanda), e’ forse l’ultimo posto del pianeta dove la natura e’ ancora vastamente padrona.
Se gli europei non stessero vivendo il loro triste autunno, si potrebbe pensare di investire nello sviluppo africano, creando il piu’ poderoso sistema di crescita mondiale con benefici per tutti, non ultimo ridurre sensibilmente il fenomeno migratorio.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump