Economia di mercato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Distinguere tra l’uso dei mercati per la distribuzione e quello per l’allocazione. Mentre i mercati che funzionano in modo distributivo forniscono beni tangibili e divisibili per il consumo personale, quelli che funzionano in modo allocativo dirigono l’uso delle risorse sociali generali in progetti che sono intrinsecamente transindividuali o collettivi, come la produzione, l’eccedenza di accumulazione, ricerca e sviluppo e/o gli investimenti in infrastrutture.
Sulla base di questa distinzione, possiamo distinguere il socialismo di mercato dalla societa’ capitalista. Il socialismo di mercato userebbe i mercati in maniera distributiva, per fornire i beni di consumo, mentre utilizzerebbe i meccanismi non di mercato (come la pianificazione democratica) a fini allocativi, come il credito concesso, i beni strumentali, le “materie prime” e il surplus sociale.
Anche il capitalismo usa i mercati in modo distributivo, come abbiamo detto. Ma cio’ in cui risulta davvero distintivo e’ nell’utilizzare i mercati in modo allocativo – a uso diretto della societa’ della sua ricchezza accumulata e delle sue energie collettive […]
Due diverse funzioni “allocative” di mercato specifiche del capitalismo: l’allocazione delle materie produttive e l’allocazione delle eccedenze.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

La produzione capitalista non e’ autosufficiente.
La sua esistenza dipende da un libero utilizzo della riproduzione sociale, della natura, del potere politico e dell’espropriazione.
Allo stesso tempo, il suo tendere a un’accumulazione illimitata minaccia di destabilizzare le sue stesse condizioni di possibilita’.
Nel caso delle sue condizioni ecologiche, cio’ che e’ a rischio sono i processi naturali che sostengono la vita, fornendo gli input materiali per l’approvvigionamento sociale.
Nel caso delle sue condizioni socio-riproduttive, a essere messi in pericolo sono i processi socioculturali che, nutrendo le relazioni solidali, le disposizioni affettive e gli orizzonti valoriali, sostengono la cooperazione sociale e producono degli esseri umani adeguatamente socializzati e qualificati per diventare «forza lavoro».
Nel caso delle sue condizioni politiche, a essere compromessi sono i poteri pubblici, sia nazionali che transnazionali, che garantiscono i diritti di proprieta’, fanno onorare i contratti, dirimono le controversie, soffocano le ribellioni anticapitalistiche e mantengono l’offerta monetaria.
Nel caso della dipendenza del capitale dalla ricchezza espropriata, messi a rischio sono l’universalismo professato dal sistema – e quindi la sua stessa legittimita’ – e la capacita’ delle classi dominanti di governare egemonicamente attraverso un mix di consenso e di forza.
In ciascuno di questi casi, il sistema ha una tendenza intrinseca all’auto-destabilizzazione.
Non riuscendo a reintegrare o a riparare le proprie sedi nascoste, il capitale continua a divorare gli stessi supporti da cui dipende. Come un serpente che si mangia la coda, cannibalizza le proprie condizioni di possibilita’.

Info:
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Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

L’espropriazione e’ un’accumulazione con altri mezzi, diversi cioe’ dallo sfruttamento.
Facendo a meno della relazione contrattuale attraverso cui il capitale acquista «forza lavoro» in cambio di un salario, l’espropriazione agisce confiscando capacita’ umane e risorse naturali per poi trasferirle con la forza nei circuiti di espansione del capitale.
La confisca puo’ essere manifesta e violenta, come nel caso della schiavitu’ del Nuovo Mondo, oppure puo’ essere mascherata dal mantello del commercio, come nel caso dei prestiti predatori e dei pignoramenti per debiti dell’epoca attuale.
I soggetti espropriati possono essere comunita’ rurali o indigene della periferia o membri di gruppi assoggettati o subordinati nelle aree centrali del capitalismo.
Una volta espropriati, questi individui possono diventare dei proletari sfruttati, se sono fortunati, oppure finire tra i poveri, tra gli abitanti delle baraccopoli, tra i mezzadri, tra i «nativi» o tra gli schiavi, soggetti a un’espropriazione continuativa al di fuori del contratto salariale.
I beni confiscati possono essere lavoro, terra, animali, strumenti, giacimenti minerari o energetici, ma anche esseri umani, le loro capacita’ sessuali e riproduttive, i loro figli e gli organi del loro corpo.
L’essenziale e’ che gli elementi requisiti vengano incorporati nel processo di espansione del valore che definisce il capitale. Il semplice furto non e’ sufficiente.
A differenza del tipo di saccheggio che ha preceduto di molto l’ascesa del capitalismo, l’espropriazione, cosi’ come la intendo qui, e’ una confisca con trasferimento forzato nell’accumulazione.

Info:
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Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il termine «capitalismo» richiede di essere chiarito.
La parola e’ comunemente usata per indicare un sistema economico basato sulla proprieta’ privata, lo scambio di mercato, il lavoro salariato e la produzione a scopo di lucro.
Questa definizione e’ pero’ troppo riduttiva e nasconde la vera natura del sistema anziche’ svelarla.
Il termine «capitalismo», sosterro’ all’interno di quest’opera, designa qualcosa di piu’ ampio: un ordine sociale che consente a un’economia orientata al profitto di depredare i supporti extra-economici di cui ha bisogno per funzionare.
Rientrano in questa categoria la ricchezza espropriata alla natura e a popolazioni assoggettate; le molteplici forme di lavoro di cura cronicamente sottovalutate quando non del tutto disconosciute; i poteri e i beni pubblici, che il capitale richiede e al tempo stesso cerca di ridimensionare; l’energia e la creativita’ dei lavoratori.
Anche se non compaiono nei bilanci delle imprese, queste forme di ricchezza sono dei requisiti essenziali per i profitti che invece vi figurano. Fondamenta vitali dell’accumulazione, sono anch’esse componenti costitutive dell’ordine capitalistico. […]
Quindi, «capitalismo» non si riferisce a un tipo di economia, ma a un tipo di societa’: quella che autorizza un’economia ufficialmente designata ad accumulare valore monetizzato per investitori e proprietari, mentre divora la ricchezza non-economizzata di tutti gli altri.
Servendo tale ricchezza su un piatto d’argento alle classi imprenditoriali, questa societa’ le invita a pasteggiare con le nostre capacita’ creative e con la terra che ci sostiene, senza alcun obbligo di reintegrare cio’ che consumano o di riparare cio’ che danneggiano.
E questa e’ la ricetta perfetta per finire nei guai.

Info:
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Capitalismo/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

Avanza […] la tesi secondo cui «uno scarto apparentemente limitato fra il tasso di rendimento del capitale e il tasso di crescita puo’ produrre nel lungo periodo effetti estremamente potenti e destabilizzanti sulla struttura e sulla dinamica delle disuguaglianze in una determinata societa’.
Detto con altre parole: se il tasso di rendimento del capitale e’ nettamente superiore al tasso di crescita, ne discende che «i morti mangiano i vivi», cioe’ che i capitali accumulati in passato aumentano piu’ in fretta di quelli generati dalla crescita economica nel presente.
Secondo tale tesi, il processo di accumulazione del capitale, in certe condizioni, dipenderebbe meno dal tasso di profitto che dalle rendite: il capitale «tende sempre a trasformarsi in rendita dal momento che si accumula illimitatamente».
Ma cio’ significa che la causa primaria della disuguaglianza e del suo costante aumento coincide con la possibilita’ di trasmettere ai propri discendenti la ricchezza accumulata: l’ineguaglianza generata dal capitale e’ sempre piu’ forte di quella generata dal lavoro.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti