Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Un tema centrale nella questione del ruolo dei fondi e’ costituito dal loro rapporto con l’indebitamento, a cominciare da quello pubblico […]
Ormai da anni, le agenzie di rating esprimono pagelle che sono determinanti nella formazione delle strategie di investimento dei fondi pensione e dei fondi istituzionali e persino nell’elaborazione delle condotte monetarie della Banca centrale europea.
Orientano il vastissimo mondo del risparmio gestito e incidono sull’istituto di Francoforte, che, pur dotato di propri organismi di valutazione, considera in maniera assai attenta i giudizi delle agenzie.
Sappiamo che le tre agenzie principali sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, ma forse ricordiamo meno quale sia la loro proprieta’.
Vale la pena effettuare un breve ripasso.
Moody’s appartiene a Warren Buffett, attraverso il fondo Berkshire, e ad una decina di grandi fondi finanziari, tra cui Black Rock. Standard & Poor’s è controllata, attraverso McGraw-Hill, da un grande fondo come Capital World e, di nuovo, da Black Rock, Vanguard e Capital Research and Management, mentre Fitch e’ riconducibile ad Hearst Corporation.
In sintesi, i soggetti che esprimono valutazioni decisive sulla finanza, pubblica e privata, sono nelle mani di realta’ che partecipano direttamente al mercato finanziario e che ovviamente sono tutt’altro che imparziali.
Le sorti delle finanze pubbliche nel mondo discendono dunque dalle valutazioni di societa’ private che ovviamente devono fare profitti e che sono partecipate, in particolare dopo la crisi del 2008, dai piu’ grandi fondi finanziari del pianeta (come quelli che sono impegnati a scommettere a piene mani contro il debito italiano vendendo assicurazioni in caso di suo fallimento). Ma cio’ che rende ancora piu’ incredibile una simile situazione e’ che queste agenzie hanno gia’ causato enormi disastri finanziari, come nel 2001 e nel 2008 (pur garantendo lautissimi proventi ai loro azionisti).

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Appare indispensabile, in assenza di risorse, “spostare” i servizi prima coperti dallo Stato attraverso la spesa pubblica verso il settore privato: in parole semplici, i cittadini e le cittadine dovranno dotarsi di assicurazioni private che coprano i servizi non piu’ garantiti dallo Stato stesso […]
Le dimensioni di questo fenomeno di spostamento verso il privato e le sue polizze finanziarie sono ormai assai chiare nel campo pensionistico in misura ancora maggiore rispetto a quello sanitario.
Nel giugno 2023 e’ stata presentata la relazione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione che contiene vari elementi interessanti a riguardo. In primo luogo emerge che i titolari di una pensione integrativa sono 9,2 milioni, quindi una parte rilevantissima della popolazione italiana, con una prevalenza degli uomini rispetto alle donne. Il patrimonio complessivo gestito da tali fondi, che sono poco piu’ di 300, ammonta a quasi 206 miliardi di euro; dunque una cifra davvero consistente.
Uno degli aspetti piu’ significativi e’ costituito dalla destinazione di tali risorse che, come e’ ben chiaro, sono indirizzate in parte molto limitata all’economia del nostro paese. Si dirigono verso il debito pubblico italiano infatti solo 26 miliardi di euro, che rappresentano una porzione decisamente contenuta degli impieghi complessivi verso i titoli di Stato e verso le obbligazioni. In altre parole i fondi pensione italiani comprano, in stragrande maggioranza, titoli del debito di altri paesi e obbligazioni estere, non di rado messe in circolazione dai grandi fondi finanziari internazionali […]
Il futuro pensionato che ormai si trova coinvolto nel sistema dei fondi pensione sia per propria scelta, dettata non di rado dalla scarsa consistenza dei suoi contributi stipendiali, sia per effetto del “silenzio assenso” previsto dai contratti nazionali di categoria sta diventando, a tutti gli effetti, un soggetto finanziarizzato, legato assai poco all’economia del proprio paese e dipendente dagli andamenti dei mercati speculativi che non sempre peraltro vanno bene.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

 

Economia di mercato/Keen

Steve Keen – L’economia nuova. Moneta, ambiente, complessita’.Pensare l’alternativa al collasso ecologico e sociale – Meltemi (2023)

E’ il debito privato, non il debito pubblico, la causa scatenante delle crisi economiche.
E’ il credito, e non certo il disavanzo pubblico, a rendersi pericoloso quando e’ troppo ampio rispetto al PIL.
E’ la crescita del debito privato, non la crescita del debito pubblico, il miglior indicatore che una crisi economica si sta avvicinando.
Ed e’ il debito privato, e non il debito pubblico, che puo’ deprimere l’attivita’ economica quando e’ troppo alto.
Queste intuizioni indicano che il livello del debito privato e del credito sono indicatori economici tanto importanti quanto il tasso di disoccupazione o il tasso d’inflazione, se non di piu’. Dovrebbero essere tenuti sotto attento scrutinio e la politica economica dovrebbe essere orientata a mantenerli a un livello relativamente basso.
Resta da decidere che fare, dunque, della teoria economica neoclassica, una teoria che, non solo ignorando il ruolo del debito privato ma anche sostenendo con vigore il ruolo del finanziamento delle imprese attraverso il debito e non attraverso il conto capitale, ha contribuito a che il livello odierno del debito privato triplicasse rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/economia-nuova-steve-keen/
https://che-fare.com/almanacco/politiche/declino-italiano-e-cambiamento-climatico/
https://jacobinitalia.it/salvare-leconomia-da-se-stessa/
https://www.carmillaonline.com/2023/10/18/il-morbo-neoclassico/
https://www.micromega.net/baruffe-tra-economisti-la-questione-climate-change/
https://generazioneliberale.com/2023/03/05/keen-galbraith-ha-portato-la-realta-nelleconomia-e-per-questo-e-stato-dimenticato/

Economia di mercato/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Lo strapotere del settore finanziario deriva dal fatto che da decenni debiti e patrimoni crescono molto piu’ in fretta dell’economia reale.
La crisi pandemica del coronavirus ha acuito ancor di piu’ questa stortura e trasformato in uno tsunami la crescita globale dei debiti, situazione resa possibile dalla politica monetaria delle banche centrali.
Un’economia produttiva e una meritocrazia genuina richiedono un ordinamento diverso del sistema finanziario. Mentre infuriava la pandemia, l’indebitamento crescente aveva motivi di tipo economico: i lockdown ripetuti, le catene di approvvigionamento fragili e le opportunita’ di vendita stroncate hanno messo in difficolta’ molte imprese.
Dato che pero’ queste continuavano ad avere i loro costi, dipendevano da una linea di credito piu’ alta.
La stessa cosa succedeva a molte famiglie, che improvvisamente si trovarono con introiti ridotti ma pur sempre con gli affitti da pagare.
Gli Stati si sono indebitati con cifre da record, per contrapporsi al crollo dell’economia. Nel loro caso si puo’ criticare l’utilizzo sbagliato di tanti soldi, ma era sicuramente giusto il fatto che approntassero pacchetti d’aiuto per salvare dalla crisi la sostanza delle preziose economie nazionali […]
Dunque, la politica che veniva perseguita dalle banche centrali quale misura anticrisi in una situazione economica eccezionale era giustificata.
Il problema sta altrove, e precisamente nel fatto che, almeno a partire dall’ultima grande crisi finanziaria del 2009, ci troviamo praticamente in una condizione di crisi senza soluzione di continuita’; nemmeno le misure attuate dalla BCE nella crisi dovuta al coronavirus sono state un’eccezione, bensi’ un prolungamento e una estensione di cio’ che fanno da molti anni le autorita’ monetarie di Francoforte.
La rapidita’ della crescita senza precedenti di debiti e patrimoni, che porta a rafforzare sempre piu’ un settore finanziario, non e’ un fenomeno nuovo.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo: Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Ironia della sorte, lo stato e’ stato utilizzato in questo regime per costruire strutture di governance transnazionali che incoraggiassero il capitale a disciplinare i cittadini e le istituzioni di cui il potere pubblico dovrebbe essere responsabile!
Organizzazioni come il FMI, l’OMC e il TRIPS (regime di proprieta’ intellettuale legato al commercio) ora stabiliscono molte delle regole guida, globalizzando e liberalizzando l’economia mondiale negli interessi del capitale.
Inoltre, il debito ricopre un ruolo importante nella governance del capitalismo finanziarizzato. In questo regime, e’ in gran parte attraverso il debito che il capitale espropria le popolazioni nel centro e nella periferia e impone ai cittadini misure di austerita’, indipendentemente dalle preferenze politiche da loro espresse attraverso le elezioni.
Tuttavia, anche questo regime e’ altamente instabile. Dopo aver demolito lo stesso potere pubblico dal quale l’accumulazione dipende, il capitalismo finanziarizzato ha ormai raggiunto un punto di crisi: non solo la crisi del sistema economico segnata dal recente crollo dell’ordine finanziario globale nel 2007-2008, ma anche la crisi politico-egemonica segnata dalla Brexit, da Trump ecc.

Info:

https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

 

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

L’abolizione dei controlli sui capitali e la creazione dell’euro hanno privato quasi tutti gli Stati del controllo sulle proprie valute, mettendoli alla merce’ dei mercati obbligazionari e delle agenzie di rating e disattivando uno strumento fondamentale di gestione della crisi.
Gli Stati del centro sono stati spinti in una posizione da tempo familiare a quelli della periferia: l’assoggettamento a forze economiche globali che non avevano alcuna speranza di controllare.
Una risposta e’ stata il passaggio, definito in modo memorabile da Colin Crouch, dal keynesismo pubblico a quello privatizzato.
Mentre il primo aveva utilizzato politiche fiscali e di spesa per stimolare la domanda dei consumatori, il secondo ha incoraggiato l’indebitamento dei consumatori per promuoverne il mantenimento di alti livelli di spesa in condizioni altrimenti sfavorevoli di calo dei salari reali, aumento della precarieta’ e diminuzione delle entrate fiscali delle imprese.
Questo cambiamento, che con la «cartolarizzazione» ha raggiunto vette da capogiro, ha innescato la crisi dei subprime, portandoci, tra il 2007 e il 2008, vicino al tracollo della finanza globale.
L’esito di tale disastro non avrebbe potuto essere piu’ perverso.
Lungi dall’indurre una profonda ristrutturazione del nesso tra economia e politica, la risposta dei poteri forti ha consolidato la presa dei creditori privati sull’autorita’ pubblica.
Dopo aver orchestrato le crisi del debito sovrano, le banche centrali e le istituzioni finanziarie globali hanno costretto gli Stati sotto attacco dei mercati obbligazionari a istituire l’«austerita’», vale a dire a servire su un piatto d’argento i propri cittadini a prestatori internazionali pronti a cannibalizzarli.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Dopo la fase di espansione economica del secondo dopoguerra, si manifesta quella che Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», un’economia cioe’ alimentata da un susseguirsi di recessioni sempre piu’ acute e riprese cicliche gestite con misure di stabilizzazione – smantellamento del welfare state e abbandono della spesa pubblica in primis – che vennero adottate in Occidente a prescindere dall’indirizzo politico che caratterizzava i paesi coinvolti in quel periodo storico: prima la Gran Bretagna, poi la Francia seguita da Portogallo, Spagna, Grecia e Italia; stessa cosa avvenne nei paesi dell’Est e del Sud del mondo.
Privatizzazioni, austerita’ e liberalizzazione dei mercati sono stati i tre pilastri del Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta […]
Le scelte politiche, e conseguentemente l’ordine giuridico che vincola gli attori sociali a rispettarle, agiscono a monte e a valle delle recessioni economiche.
Nell’economia del debito, il punto di inizio e’ rappresentato da quel dato regime economico che si e’ scelto di imporre mediante un preciso sistema di regole (politica dei tassi di interesse, politica del cambio, diritto delle imprese nazionali e multinazionali, regolamentazioni finanziarie, disciplina del mondo del lavoro, ecc.).
In questa fase, viene sostanzialmente deciso quale forma giuridica debba assumere il mercato, nel piu’ ampio contesto socio-politico di riferimento.
Al manifestarsi delle crisi, la politica e’ costretta a prendere delle decisioni di carattere macroeconomico per farvi fronte; le misure anticrisi vengono realizzate per far si’ che i meccanismi macroeconomici di aggiustamento garantiscano la tutela dei grandi capitali internazionali che alimentano l’economia del debito.
La garanzia e’ chiaramente di natura giuridica, consiste cioe’ nella predisposizione di una serie di regole e trattati internazionali mediante cui si obbliga la collettivita’ a sopportare il peso del fallimento del modello economico di riferimento.
In questa fase del ciclo economico, l’assetto istituzionale delle nazioni colpite dalla crisi subisce forti pressioni da parte delle organizzazioni internazionali che contrattano sul piano politico le richieste degli investitori esteri, cosi’ come e’ avvenuto con la caduta dell’ultimo governo Berlusconi […]
Fino a quando i capitali esteri alimentano i mercati, lo Stato gode di un certo grado di autonomia, e i programmi politici della maggioranza non incontrano limitazioni esterne significative alla loro concreta attuazione. Quando subentra la crisi, la scena politica viene dominata da strutture istituzionali oligarchiche – FMI, istituzioni finanziarie, banche centrali, ecc. – che operano in una sorta di regime di commissariamento.
Che vinca la destra o la sinistra poco importa, l’agenda neoliberista segue un preciso protocollo: assicurare ai capitali privati l’attuazione di salvataggi pubblici e piani di austerita’ a spese della collettivita’; rimodellare il tessuto sociale con una serie di riforme volte a indebolire la classe di lavoratori; privatizzare i settori strategici dell’economia nazionale.
In altri termini, questa governance globale che impatta sulle nazioni in crisi non e’ altro che una clausola di salvaguardia politica di matrice normativa, senza la quale il capitale internazionale sarebbe esposto ai propri fallimenti, che e’ esattamente quello che accadrebbe in un mercato davvero libero.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Lavoro/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

La sostituzione del lavoro di fabbrica sindacalizzato con un lavoro precario nei servizi si accompagna a un abbassamento dei salari, che tendono a scendere al di sotto dei costi socialmente necessari della riproduzione.
Lavoratori che prima erano «solo» sfruttati ora sono anche espropriati.
Questa doppia condizione, riservata in precedenza a delle minoranze e adesso sempre piu’ generalizzata, e’ aggravata dall’assalto al welfare state.
Il salario sociale diminuisce, mentre le entrate fiscali in passato destinate alle infrastrutture pubbliche e ai diritti sociali vengono dirottate verso il servizio del debito e la «riduzione del deficit» nella speranza di placare «i mercati».
Mentre i salari reali vanno a picco, i servizi un tempo forniti dal settore pubblico, come l’assistenza all’infanzia, vengono scaricati sulle famiglie e sulle comunita’, cioe’ principalmente sulle donne, che nel frattempo sono impiegate in lavori salariati precari e quindi sfruttate ed espropriate su due fronti.
Nel centro come nella periferia, inoltre, una corsa al ribasso sta portando i governi a ridurre le tasse sulle imprese, impoverendo ulteriormente le casse dello Stato e giustificando apparentemente una maggiore «austerita’», tendenza che di fatto innesca un circolo vizioso.
Ulteriori regali alle imprese svuotano di contenuto diritti del lavoro faticosamente conquistati, esponendo i lavoratori, un tempo protetti, a possibili violazioni.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Economia di mercato/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

In questo momento, una delle ragioni per cui le nostre economie devono crescere e’ il debito.
Il debito si porta dietro gli interessi, e gli interessi fanno crescere il debito in modo esponenziale.
Per poter rimborsare il proprio debito nel lungo periodo, un paese deve far crescere l’economia abbastanza da uguagliare la crescita del debito. Lo stesso vale per un’azienda: se volete avviare un’impresa, probabilmente dovete accendere un mutuo.
Poi, avendo contratto quel debito, non potete accontentarvi di guadagnare abbastanza da pagare i vostri dipendenti e sfamare la vostra famiglia: dovete anche realizzare abbastanza profitti da riuscire a rimborsare il prestito piu’ gli interessi composti.
Che siate un paese o un’impresa (o anche un singolo individuo), scoprirete che senza crescita il debito si accumula e alla fine provoca una crisi finanziaria.
Insomma, se non cresci, crolli.

Capitalismo/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Dopo la fase di crescita economica del secondo dopoguerra, il mondo inizia a sperimentare quella che lo studioso Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», ossia un sistema economico alimentato da un susseguirsi di recessioni, sempre piu’ intense, a cui si e’ fatto fronte con politiche restrittive, in primo luogo con lo smantellamento del welfare pubblico e con la drastica riduzione della spesa pubblica.
Questi interventi furono adottati in Occidente indipendentemente dal colore politico della maggioranza allora al governo in Francia, in Portogallo, in Spagna, in Grecia e in Italia; stessa cosa avvenne in Gran Bretagna. Nonche’ nei Paesi dell’Est e del Sud del mondo sotto diretto intervento del Fondo Monetario Internazionale.
Austerita’, privatizzazioni e liberalizzazioni sono stati i tre Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta, rientrando in tale espressione le direttive di politica economica imposte ai Paesi in via di sviluppo che si sono trovati ad affrontare una crisi economica.
Margaret Thatcher e Ronald Reagan sono stati considerati i principali fautori dell’avvento del neoliberismo.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/