Europa/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Sappiamo ormai che la Russia non verra’ sconfitta. Perche’ allora accanirsi in una guerra infinita?
L’ostinazione dei leader europei sta diventando un fenomeno intrigante.
Gli obiettivi ufficiali del conflitto si basano su una visione aberrante della realta’. Rifiutando la modalita’ “emotiva” che imperversa nei media allo scopo di accecare alcuni dei nostri dirigenti, come pure i nostri popoli: […] per quale motivo, in assenza di qualsiasi minaccia militare, gli europei, e in particolare il gruppo dei sei paesi originari, si sono impegnati in un conflitto cosi’ contrario ai loro interessi e il cui intento ufficiale e’ moralmente dubbio?
Occorre ricordare che la Russia non rappresenta alcuna minaccia per l’Europa occidentale […]
I russi sono consapevoli di non disporre delle risorse demografiche e militari per espandersi a ovest […]
Perche’ l’Europa, il continente della pace, si e’ fatta coinvolgere a livello tecnico in quella che gli storici del futuro giudicheranno una guerra di aggressione? Un’aggressione, a dire il vero, molto singolare: non stiamo inviando un esercito, ma semplicemente fornendo denaro e attrezzature, sacrificando la popolazione ucraina, militare e civile […]
Malgrado queste assurdita’ e inverosimiglianze, l’Europa non e’ sprofondata nella guerra per caso, per stupidita’ o per un incidente.
Qualcosa l’ha spinta a farlo e non e’ tutta colpa degli Stati Uniti.
Quel qualcosa e’ la sua stessa implosione. Il progetto europeo e’ morto.
Un senso di vuoto sociologico e storico si e’ impadronito delle nostre elite e delle nostre classi medie. In un simile contesto, l’attacco russo all’Ucraina e’ stato quasi una manna dal cielo.
Del resto, gli editorialisti dei media non ne hanno fatto mistero: Putin, con la sua “operazione militare speciale”, stava dando un nuovo significato alla costruzione dell’Europa; l’UE aveva bisogno di un nemico esterno per ricompattarsi e andare avanti. Ma questa lettura ottimistica tradisce una verita’ piu’ oscura. L’Unione e’ un sistema pesante e complesso, ingestibile e, letteralmente, irreparabile. Le sue istituzioni si stanno svuotando, la sua moneta unica ha portato a squilibri interni irreversibili e la sua reazione alla “minaccia di Putin” non e’ necessariamente uno sforzo per ricomporsi ma, al contrario, e’ forse un impulso suicida: esprime la speranza, inconfessabile, che alla fine questa guerra infinita fara’ esplodere tutto.
Dopo aver elaborato con Maastricht una macchina disfunzionale, le nostre elite potrebbero cosi’ scaricare la responsabilita’ sulla Russia; il loro oscuro desiderio sarebbe che la guerra liberasse l’Europa da se stessa. Putin sarebbe quindi il loro salvatore, un satana redentore.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be

https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Particolarmente rilevante per il caso dell’Unione europea e’ una certa possibile sovrapposizione tra elementi di un superstato federale, una confederazione e un impero.
La distinzione tra le differenti forme di ordine appare qui alquanto confusa anche sul piano storico, a partire dallo sviluppo della Comunita’ economica europea e il suo passaggio al mercato unico e all’Unione economica e monetaria dopo il Trattato di Maastricht – un processo nel corso del quale la Ue ha assunto una forma sempre meno confederale e sempre piu’ imperiale, presentando al contempo se stessa come progetto di superstato federale.
Legittimata in senso funzionale e tecnocratico quale opportunita’ di alleggerimento dei “compiti” mediante la delega “verso l’alto” a organi comunitari, l’Europa ha assunto sempre piu’ l’aspetto, proprio come in un impero, di strumento di dominio degli stati membri piu’ forti sui piu’ deboli, esercitato tanto mediante gli organi centrali dell’Unione quanto aggirando questi ultimi.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
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Geoeconomia/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Con l’attacco militare all’Ucraina, la Russia ha detto definitivamente addio alla speranza di poter trovare posto nella “casa comune europea” (Gorbaciov), in un “partenariato per la pace” (Bill Clinton) o in un’unica grande zona europea di libero scambio “da Lisbona a Vladivostok” (Putin).
Con il tentativo di conquistare Kiev e in realta’ gia’ con l’annessione della Crimea nel 2014, e’ ormai chiaro come la Russia non potesse o intendesse piu’ credere a una simile possibilita’.
Si e’ compreso dunque che il continente eurasiatico rimarra’ diviso ancora per molto tempo, spaccato da una nuova versione della cortina di ferro, economicamente e socialmente piu’ impenetrabile della precedente, questa volta pero’ con un solo paese rimasto sul lato orientale, la Russia […]
Emergono cosi’ a poco a poco nuovi blocchi a livello globale, di cui al momento appena si possono distinguere i contorni.
La Russia, esclusa ormai dall’Europa occidentale, non ha altra scelta che cercare l’appoggio della Cina, contro l’atavico timore di vedersi dominata a est.
Alla Cina, che da un’alleanza con una potenza minore come la Russia non ha molto da guadagnare, gli Stati Uniti guardano da tempo, almeno da Obama, come a un futuro rivale globale. Rispetto alla prevista lotta con la Cina per il dominio mondiale – o, se si vuole, alla spartizione del mondo in un nuovo Grande gioco globale – il confronto con la Russia in Europa non e’ che un’azione di retroguardia.
Finche’ sara’ possibile tenere alta la tensione tra Russia e Europa occidentale, guidata per mano della Nato dagli Stati Uniti, la seconda si trovera’ a essere un alleato degli Stati Uniti quanto la Russia della Cina, entrambi partner minori di una delle due grandi potenze pronte a un conflitto epocale per il dominio e l’unificazione o la spartizione del mondo.

Info:
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Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Puo’ l’Europa come regione del mondo trovare altra organizzazione rispetto a quella imperiale?
La risposta e’ che non solo puo’ ma deve; quel che non puo’, infatti, e’ mantenere l’assetto di un impero, irrealizzabile tanto quanto l’idea di un superstato.
L’Europa semi-imperiale di oggi non e’ sostenibile; gli squilibri in essa sono strutturali e insanabili, le crisi dietro l’angolo, scarsa la fiducia nelle sue istituzioni, costantemente reinterpretate in modalita’ d’emergenza.
Qualunque cambiamento dello stato attuale, per esempio verso una comunita’ di pianificazione regionale, non puo’ che passare per l’ordine monetario, il cui ruolo e’ ineludibile, se non a breve, almeno a medio e sicuramente a lungo termine.
Cio’ a prima vista sembra spostare troppo in alto l’asticella della sua realizzabilita’; ma a ben vedere una riorganizzazione del sistema monetario e’ imprescindibile, non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Essa quantomeno dovrebbe provvedere a riadeguare la funzione del dollaro, quale valuta di riserva mondiale, di fronte all’ascesa del renminbi (o yuan) cinese, ma anche presumibilmente a fare spazio a regimi monetari regionali indipendenti, in aree del mondo come l’America Latina (e il Mercosur), sempre piu’ distanti dall’egemonia del dollaro americano.
Affrontare questo compito, significa fare i conti con il fatto che il denaro e’ un istituto sociale in continuo movimento, in evoluzione costante e in quanto tale fondamentalmente malleabile per via politica. Esso è forse il primo e piu’ importante tra gli istituti del capitalismo contemporaneo, che regola non solo la vita quotidiana delle persone, ma anche le relazioni tra stati e il rapporto tra le singole società nazionali e la società mondiale […]
Compito decisivo di una politica anticapitalista – o in termini piu’ ristretti, con il medesimo obiettivo, di una politica che contenga gli effetti sociali del capitalismo e lo renda politicamente governabile – consiste dunque nell’adeguare un ordine monetario ormai fuori controllo all’ordine della societa’ e non viceversa, come invece finora ha sempre programmaticamente tentato, peraltro invano, il neoliberismo.

Info:
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Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’approccio della politica tedesca e, sempre meno raramente, anche di altri paesi alla questione dell’“Europa” e della sua legittimita’ e’ stato talvolta definito “sacralizzante”.
Il compiuto processo di sacralizzazione avvolge il “progetto europeo” di un’aura che rende immediatamente blasfemo qualunque interrogativo quanto al suo significato e al suo scopo […]
La religione civile europea si sostenta di una mitologia filoeuropeista o, per usare un termine caro alla psicologia e alla teoria letteraria decostruzionista, di narrazioni. Tale concetto, che dalla teoria letteraria e’ passato allo studio della politica, ha acquisito negli ultimi anni un uso piuttosto diffuso; esso indica un contenuto, al modo di un racconto, dal significato edificante e positivo […]
Le narrazioni, almeno quelle della politica, non mirano tanto alla verita’, quanto alla convenienza; se una narrazione esaurisce il suo potenziale, viene rimpiazzata da un’altra, piu’ adatta allo scopo.
Cosi’, negli ultimi anni, due narrazioni che a seguito della crisi del 2008 avevano ormai perso la propria efficacia, il modello sociale e la crescita, furono gradualmente sostituite da un racconto di pace con cui l’Unione europea dipinge se stessa nientemeno che come strumento per il mantenimento della pace nel continente dopo il 1945.
Come le precedenti, anche questa narrazione ha raggiunto, almeno finora, carattere altamente vincolante, per quanto informale. Molti negli ultimi anni, persino tra quanti in realta’ dovrebbero capirci qualcosa, hanno sentito il dovere di giustificare l’esistenza della Ue, se non persino dell’unione monetaria, con il desiderio di evitare il ripetersi di guerre per la contesa di territori in Europa, come nella prima meta’ del XX secolo […]
Si sostiene persino che anche l’unione monetaria abbia avuto un ruolo nel garantire la pace, come se prima del 2001, anno della sua entrata in vigore, i paesi membri non avessero gia’ deciso da piu’ di mezzo secolo di astenersi dal farsi la guerra l’un l’altro.
Per non parlare poi del fatto che, a due decenni dall’introduzione dell’unione monetaria, le relazioni attuali tra Italia, Francia e Germania sono tese come mai prima dal 1945 ad oggi, e cio’ proprio a causa dell’Europa e delle diverse e mai concordate opinioni quanto alla sua funzione.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
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Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – Universita’ Bocconi (2019)

La realta’ che l’Occidente deve affrontare e’ che la principale sfida strategica che attende gli Stati Uniti non e’ la stessa che attende l’Europa.
Per gli Stati Uniti la sfida e’ la Cina. Per l’Europa e’ il mondo islamico sulla porta di casa. I fatti sono fatti.
Eppure, ogni anno, quando i massimi strateghi dell’Occidente convergono in febbraio alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, nessuno degli esperti occidentali riesce a riconoscere la cosa piu’ ovvia e importante: gli interessi americani ed europei sono ormai divergenti.
L’elezione di Trump ha messo questa divergenza allo scoperto. Questo potrebbe finire per diventare uno dei maggiori contributi di Trump alla storia mondiale […]
Se fossero piu’ strategicamente accorti nel difendere i propri interessi rispettivi, sia gli Stati Uniti sia l’Europa ne avrebbero un beneficio.
Per l’Europa, e’ chiaro che la principale minaccia non sta venendo dalla Russia. A differenza della Guerra Fredda, nessun carro armato russo minaccia l’Europa occidentale. Quindi, l’Europa dovrebbe fare pace con Putin.
Ne’ l’Europa e’ minacciata dai missili balistici intercontinentali cinesi. Lo sviluppo economico della Cina e’ favorevole agli interessi europei. Perché?
La principale minaccia per l’Europa e’ costituita dagli effetti esterni dell’instabilita’ del mondo islamico. Finche’ nel Nord Africa e nel Medio Oriente saranno presenti stati in gravi difficolta’, ci saranno dei migranti che cercano di arrivare in Europa, infiammando i partiti populisti.
Tuttavia, se l’Europa aiuta il Nord Africa a replicare i successi ottenuti nello sviluppo economico da Paesi come la Malaysia e l’Indonesia, avra’ costruito un argine contro flussi di immigrazione ingestibili. In breve, e’ nell’interesse strategico dell’Europa importare in Nord Africa le esperienze di successo economico dell’Asia orientale. Dunque, l’Europa dovrebbe lavorare con la Cina, non contro la Cina, per la crescita dell’Africa settentrionale […]
Gli europei dovrebbero sentire un’estrema urgenza di trattare con il Nord Africa, perche’, dietro il Nord Africa, e’ in arrivo un’esplosione demografica ancora piu’ grande. Nel 2100 la popolazione dell’Africa raggiungera’ quella dell’Asia. Allora in Africa ci saranno 4,5 miliardi di abitanti.
Come affrontera’ questa esplosione demografica una popolazione sempre piu’ anziana di 450 milioni di europei? L’Europa deve aprire gli occhi e concentrarsi sulla propria sfida esistenziale.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia. L’economia politica del tardo neoliberismo – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’approccio della politica tedesca e, sempre meno raramente, anche di altri paesi alla questione dell’“Europa” e della sua legittimita’ e’ stato talvolta definito “sacralizzante”.
Il compiuto processo di sacralizzazione avvolge il “progetto europeo” di un’aura che rende immediatamente blasfemo qualunque interrogativo quanto al suo significato e al suo scopo […]
La religione civile europea si sostenta di una mitologia filoeuropeista o, per usare un termine caro alla psicologia e alla teoria letteraria decostruzionista, di narrazioni.
Tale concetto, che dalla teoria letteraria e’ passato allo studio della politica, ha acquisito negli ultimi anni un uso piuttosto diffuso; esso indica un contenuto, al modo di un racconto, dal significato edificante e positivo […]
Le narrazioni, almeno quelle della politica, non mirano tanto alla verita’, quanto alla convenienza; se una narrazione esaurisce il suo potenziale, viene rimpiazzata da un’altra, piu’ adatta allo scopo.
Cosi’, negli ultimi anni, due narrazioni che a seguito della crisi del 2008 avevano ormai perso la propria efficacia, il modello sociale e la crescita, furono gradualmente sostituite da un racconto di pace con cui l’Unione europea dipinge se stessa nientemeno che come strumento per il mantenimento della pace nel continente dopo il 1945.
Come le precedenti, anche questa narrazione ha raggiunto, almeno finora, carattere altamente vincolante, per quanto informale. Molti negli ultimi anni, persino tra quanti in realta’ dovrebbero capirci qualcosa, hanno sentito il dovere di giustificare l’esistenza della Ue, se non persino dell’unione monetaria, con il desiderio di evitare il ripetersi di guerre per la contesa di territori in Europa, come nella prima metà del XX secolo [… ]
Si sostiene persino che anche l’unione monetaria abbia avuto un ruolo nel garantire la pace, come se prima del 2001, anno della sua entrata in vigore, i paesi membri non avessero gia’ deciso da piu’ di mezzo secolo di astenersi dal farsi la guerra l’un l’altro.
Per non parlare poi del fatto che, a due decenni dall’introduzione dell’unione monetaria, le relazioni attuali tra Italia, Francia e Germania sono tese come mai prima dal 1945 ad oggi, e cio’  proprio a causa dell’Europa e delle diverse e mai concordate opinioni quanto alla sua funzione.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtmlhttps://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Europa/Balibar

Crisi e fine dell’Europa? – Étienne Balibar – Bollati Boringhieri (2016)

Un’Europa che sta sopravvivendo alla propria agonia, invischiata in una logica di disfacimento dagli esiti impredicibili.
Perche’, nel contesto attuale irreversibilmente globalizzato, la fine parrebbe gia’ avvenuta.
La costruzione politica europea si e’ inceppata sulle sue contraddizioni irrisolte: sul dogma neoliberista della cosiddetta concorrenza non falsata, che ha esaltato l’antagonismo permanente degli interessi e ha rinsaldato le posizioni dominanti, con enormi costi sociali; sulla divisione dei poteri tra istituti comunitari e Stati membri, che ha consentito a ciascuna parte di invocare la propria irresponsabilita’ e ha scatenato al tempo stesso reazioni nazionalistiche; sulla questione delle frontiere esterne, gia’ rese fluide dalla compresenza di organismi e aree che includono alcuni Stati e non altri – dallo spazio Schengen all’eurozona –, e adesso diventate il luogo dell’impossibile demarcazione tra Nord e Sud, dove si decidono le sorti di masse crescenti di migranti, «esseri umani senza Stato» che reclamano il loro «diritto ad avere dei diritti».
Sembra che dell’Unione europea restino soltanto uno pseudofederalismo oligarchico e una moneta unica strumento dei mercati finanziari, mentre dovunque riprendono vigore un malinteso sovranismo e chiusure identitarie a tinte populiste e xenofobe.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Populismo/Gressani

L’Europa e la sua ombra. Un continente di fronte alla responsabilita’ del futuro – Gilles Gressani, Giorgia Serughetti – Bompiani (2023)

I partiti sovranisti hanno preso atto che la strada dell’indipendenza e’ irrealistica e poco conveniente, perche’ l’appartenenza all’UE si e’ rivelata una garanzia per acquisire le risorse necessarie per la ripresa postpandemica o per beneficiare della necessaria protezione politica con cui contrastare le mire dell’imperialismo russo.
Cosi’, cambia l’obiettivo finale di questa politica: non piu’ l’uscita, ne’ la distruzione dell’architettura comunitaria, ma “il tentativo di rendere il nazionalismo endogeno (e non esogeno) alla cooperazione europea”.
In altre parole, il progetto e’ quello di rendere il nazionalismo compatibile con quell’Unione che nasce dalla volonta’ di lasciarsi il nazionalismo alle spalle.
In questo modo, pero’, cambia anche l’idea stessa della “casa comune”, perche’ il sovranismo rifiuta la supremazia del diritto europeo su quello nazionale, e la pretesa delle istituzioni sovranazionali – in particolare la Corte europea di giustizia, la Commissione europea e la Banca centrale europea nel caso dell’Eurozona – di intervenire sulle materie interne.
E’ il progetto di un’“Europa delle nazioni”, in cui le competenze di policy in alcune materie cruciali, nel tempo trasferite a Bruxelles, tornino ai paesi membri.
Con i sovranisti dell’Ovest piu’ interessati a riconquistare le competenze in materia economica e fiscale, e quelli dell’Est piu’ desiderosi di decidere in proprio politiche che hanno forti implicazioni identitarie, come quelle migratorie e quelle che riguardano i rapporti di genere e il trattamento delle minoranze etniche e sessuali.
Ad accomunarli e’ comunque la convinzione che la cooperazione tra nazioni europee dovrebbe basarsi sul rispetto delle tradizioni, delle culture, delle storie delle “nazioni”, e dovrebbe quindi accoglierne le differenze e specificita’, anche quando si tratta del rapporto con il liberalismo e lo stato di diritto […]
Ora, dalla pandemia sembrano essere nate due Europe. L’una che, vantando il successo della cooperazione, manifesta un’anima, una volonta’ politica che ambisce a una maggiore integrazione. L’altra, la sua ombra, rinserrata nello sciovinismo del benessere, spaventata dalla disperazione che preme ai suoi confini, incapace di tradurre i suoi valori in impegno d’accoglienza. In questa Europa dei muri e del filo spinato i contrari a un’Unione forte, i sovranisti, hanno gia’ vinto.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/leuropa-e-la-sua-ombra-un-continente-di-fronte-alla-responsabilita-del-futuro/
https://amedeogasparini.com/2023/11/20/nella-policrisi-rinnovare-il-sogno-delleuropa/
https://www.settimananews.it/informazione-internazionale/europa-e-la-sua-ombra/

Europa/Somma

Abolire il lavoro povero – Alessandro Somma – Laterza (2024)

Si e’ definitivamente chiarito che il federalismo cui si ispira l’Unione ha una finalita’ decisa- mente piu’ circoscritta: rappresentare il vincolo esterno con cui imporre la spoliticizzazione del mercato.
Il tutto nel solco di quanto precisato fin dagli anni Trenta da un padre del neoliberalismo, che affidava alla dimensione sovranazionale il fondamentale compito di rimuovere ogni ostacolo alla libera circolazione dei fattori produttivi in quanto espediente attraverso cui ottenere la moderazione fiscale degli Stati membri: una pressione fiscale elevata «spingerebbe il capitale e il lavoro da qualche altra parte».
La libera circolazione consentiva insomma di spoliticizzare l’ordine economico, dal momento che sottraeva alle «organizzazioni nazionali, siano esse sindacati, cartelli od organizzazioni professionali», il «potere di controllare l’offerta di loro servizi e beni».
Di piu’: se lo Stato nazionale alimentava «solidarieta’ d’interessi tra tutti i suoi abitanti», la federazione impediva legami di «simpatia nei confronti del vicino», tanto che diventavano impraticabili «persino le misure legislative come le limitazioni delle ore di lavoro o il sussidio obbligatorio di disoccupazione».
Se cosi’ stanno le cose, l’Unione europea e’ tutt’altro che una entita’ incompiuta, capace di mettersi al servizio di un diverso modo di concepire lo stare insieme come societa’, se solo gli Stati fossero disponibili a cedere ulteriori porzioni di sovranita’ nella definizione delle politiche fiscali e di bilancio.
L’Unione europea e’ al contrario la realizzazione fedele e vincente di un modello politico ed economico incompatibile con il proposito di ripristinare l’equilibrio tra democrazia e mercato, e piu’ precisamente quello cui prelude il patto di cittadinanza fondato sul lavoro cosi’ come e’ stato concepito dalla Carta fondamentale.
Lo e’ innanzi tutto perche’ alimenta il sovranazionalismo come ideologia apparentemente distante dal nazionalismo, ma in ultima analisi identica nel produrre un effetto distorto: quello per cui l’architettura istituzionale viene ritenuta il fine ultimo e non anche lo strumento attraverso cui plasmare lo stare insieme come societa’.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/