Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Nella filiera industriale della produzione di energia da fonti rinnovabili, invece, la Cina e’ all’avanguardia, forte in ogni fase.
In primo luogo per la disponibilita’ di terre rare, materie prime essenziali per la produzione di batterie, pannelli solari e altri prodotti intermedi, delle quali la Cina dispone nel proprio territorio (la maggiore quantita’ di terre rare nel mondo si estrae nella provincia di Jiangxi) e controlla larga parte dell’estrazione nel piccolo nucleo di paesi per lo piu’ in Africa – il Congo ha il 60% delle riserve mondiali di cobalto, concentrate nella regione meridionale di Lualaba, e la Cina ne controlla oggi la maggior parte grazie alla politica di lungo periodo impostata nel nuovo millennio […]
Scendendo poi a valle della filiera produttiva, la Cina dispone delle principali imprese che operano nel mondo nella tecnologia piu’ avanzata del digitale, indispensabile per la diffusione della generazione di energia elettrica distribuita attraverso reti e contatori intelligenti da innestare anche sulla telefonia mobile; tre di esse sono parte delle prime dieci imprese mondiali nella classifica di Bloomberg.
Infine, la Cina e’ sulla frontiera tecnologica della produzione di energia eolica e solare e della componentistica […]
Il tasso di crescita degli investimenti nelle fonti pulite e’ stato molto elevato: nel 2016 la Cina ha investito 78 miliardi di dollari in energie rinnovabili, superando gli Stati Uniti (46,5 miliardi) e l’Europa (59 miliardi). Al punto che nel 2018 il 40% dei nuovi impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili nel mondo e’ in Cina.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Il Novecento e’ stato il secolo del petrolio e del dollaro: entrambi hanno segnato il predominio degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale.
Il loro ruolo nel mondo ha corrisposto l’uno alla capacità delle multinazionali statunitensi di controllare la filiera petrolifera, per lo piu’ sostenute dal governo; l’altro alla guida valutaria americana, fondata a Bretton Woods nel 1944 intorno a regole globali costruite sulla centralita’ del dollaro. Entrambi sono stati alimentati da hard power (la forza militare) e soft power (l’egemonia del modello americano) degli Stati Uniti […]
Dopo i conflitti degli ultimi decenni, il petrolio ha iniziato a perdere terreno, via via affiancato dalle nuove fonti rese disponibili dall’innovazione tecnologica, efficienti, meno inquinanti ed economicamente convenienti; quanto al dollaro, si e’ iniziata a ridurre lentamente la sua centralita’ indiscussa e univoca a partire dalle transazioni commerciali, tra le quali i flussi di petrodollari avevano giocato un ruolo essenziale.
La grande crisi del nuovo millennio (2008-2009) con epicentro nei flussi finanziari in dollari, l’emergere di contrasti gestiti dalla presidenza americana in modo non cooperativo con potenze rivali – la Cina, fra tutte, che si pone al centro di un nuovo asse di sviluppo alternativo – e da ultimo ma di rilievo la riduzione del soft power statunitense fanno intravedere la possibilita’ di un futuro multipolare, rispecchiato anche nelle valute e nelle nuove risorse utilizzate

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Geoeconomia/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

L’esperienza delle democrazie di oggi in Asia orientale – Giappone, Corea del Sud e Taiwan – dimostra che il neoliberismo non e’ l’unico modello per una democrazia moderna hi tech.
Rispetto a Stati Uniti ed Europa, queste nazioni ammettono pochi immigrati e hanno delocalizzato la loro produzione industriale a un livello di gran lunga inferiore.
A differenza dell’Occidente, nei loro sistemi sociali non c’e’ stata alcuna rottura radicale imposta dall’elite tra la meta’ del Ventesimo secolo e oggi. Di conseguenza, benche’ abbiano ogni tanto dei politici populisti e soffrano di problemi di altra natura, compreso un basso tasso di natalita’, non hanno vissuto nulla che possa essere equiparato alla ribellione populista contro il neoliberismo che sta mandando in pezzi i sistemi politici in Europa e in America del Nord.
In una competizione tra il modello economico rappresentato in vari modi da Giappone, Corea del Sud e Taiwan, previa detrazione del loro mercantilismo tradizionalmente orientato alle esportazioni, e il modello oligarchico dominato dai redditieri rappresentato da Brasile e Messico, sarebbe da stolti scommettere sui secondi.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Con lo spostamento del potere verso le grandi aziende e una mobilita’ geografica sempre piu’ agevole, le piccole differenze geografiche sono diventate ancora piu’ importanti di prima nella corsa a massimizzare i profitti.
Le grandi aziende cercano i vantaggi derivanti dall’avere sede in un luogo invece che in un altro; persino un piccolo vantaggio fiscale tra un posto e l’altro puo’ diventare decisivo.
Questo significa che i governi locali o addirittura intere nazioni (l’Irlanda e’ molto brava in questo) hanno disposto facilitazioni fiscali per offrire i massimi vantaggi possibili alle aziende private.
Ne nasce un’accesa concorrenza fra citta’ e regioni e a livello internazionale fra gli stati che cercano di attrarre investimenti dall’estero. E’ uno dei grandi obiettivi del potere statale in questo momento.
Il risultato: il potere dello stato diventa subordinato al capitale privato. Cosi’, se il controllo non e’ nelle mani degli obbligazionisti, e’ in quelle delle grandi aziende monopolistiche.
Non era cosi’, negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, negli stati capitalisti avanzati perche’ lo stato, in quel momento, era molto piu’ socialdemocratico e molto piu’ potente rispetto al capitale. Parte della missione dello stato era garantire il benessere alla massa della sua popolazione.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Geoeconomia/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

L’industria dello sviluppo ama riferirsi ai paesi poveri con un aggettivo dal significato passivo, sottosviluppati.
Ma forse sarebbe piu’ accurato adottare un verbo transitivo, sottosviluppare, cioe’ l’azione di una potenza esterna che impedisce, cancella o inverte lo sviluppo di una nazione povera.
Dopotutto, come vedremo, non e’ che la poverta’ sia qualcosa che semplicemente esiste: la poverta’ e’ stata creata […]
Alla fine del 2016, la Global Financial Integrity, una Ong americana, e il Centro di ricerca applicata della Norwegian School of Economics hanno pubblicato alcuni dati che cambiano completamente la nostra prospettiva. Hanno calcolato tutte le risorse finanziarie trasferite ogni anno fra paesi ricchi e paesi poveri: non solo aiuti, investimenti esteri e flussi commerciali, come avevano fatto studi precedenti, ma anche altri tipi di trasferimenti, come remissioni del debito, rimesse degli emigranti e fughe di capitali.
E’ la valutazione di trasferimenti di risorse piu’ esaustiva che sia stata fatta finora. Il risultato e’ che nel 2012, l’ultimo anno per cui erano disponibili dati, i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto poco piu’ di 2000 miliardi di dollari, compresi tutti gli aiuti, investimenti e redditi dall’estero. Nello stesso anno, pero’, piu’ del doppio di quella cifra, qualcosa come 5000 miliardi di dollari, ha seguito il percorso inverso.
In pratica, i paesi in via di sviluppo hanno «inviato» al resto del mondo 3000 miliardi di dollari in piu’ rispetto a quelli che hanno ricevuto […]
In che cosa consistono questi enormi deflussi?
Una parte e’ rappresentata dai pagamenti degli interessi sul debito. Oggi i paesi poveri pagano ogni anno oltre 200 miliardi di dollari solo in interessi a creditori esteri, per la maggior parte relativi a vecchi prestiti che sono gia’ stati largamente rimborsati e in parte relativi a prestiti accumulati da dittatori avidi […]
Un altro apporto significativo e’ rappresentato dal reddito che gli stranieri incassano dai loro investimenti nei paesi in via di sviluppo, e che si riportano in patria. Pensate a tutti i profitti che ricava la Shell dalle riserve petrolifere della Nigeria, per esempio […]
Poi ci sono i profitti che i cittadini europei e americani ottengono dagli investimenti in azioni e obbligazioni del Sud del mondo, attraverso i loro fondi pensione […]
Ma la fetta dei deflussi di gran lunga piu’ grande e’ quella relativa alle fughe di capitali […]
3000 miliardi di dollari di deflussi netti totali annui sono una somma ventiquattro volte superiore agli stanziamenti annuali per gli aiuti. In pratica, per ogni dollaro di aiuti che ricevono, i paesi in via di sviluppo ne perdono ventiquattro in deflussi netti. Naturalmente, si tratta di una cifra totale: per alcuni paesi la proporzione e’ maggiore, per altri minore. Ma in tutti i casi i deflussi netti privano i paesi in via di sviluppo di un’importante fonte di entrate e finanziamenti che potrebbero essere impiegati per lo sviluppo.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Geoeconomia/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

L’umanita’ condivide un clima: questo clima e’ stato catastroficamente devastato dall’industria del Nord del pianeta, e il Sud ne ha subito le conseguenze peggiori.
Abbiamo desertificato la terra arabile al Sud mentre al Nord abbiamo terreni fertili che attendono di essere lavorati; abbiamo abitazioni moderne del tutto abbandonate nelle citta’ del Nord e milioni di profughi senza una casa al Sud; abbiamo enorme carenza di manodopera al Nord e un surplus di forza lavoro al Sud […]
Malgrado tutti gli argomenti a favore delle migrazioni di massa, non abbiamo una politica globale delle migrazioni. Al contrario, ci troviamo ad affrontare una gamma crescente di sfide morali, dagli africani che attraversano il Mediterraneo ai latinos che attraversano il Rio Grande, ad altri fenomeni critici.
La migrazione e’ diventata un test di Rorschach politico in quasi tutte le democrazie dell’Occidente, eppure si continuano a ostacolare gli ingressi mentre tanti migranti trovano la morte nel loro cammino verso una nuova speranza di vita.

Info:
https://lepenneirriverenti.altervista.org/il-movimento-del-mondo-le-forze-che-ci-stanno-sradicando-e-plasmeranno-il-destino-dellumanita/
https://librieparole.it/recensioni/4791/il-movimento-del-mondo-parag-khanna/

Geoeconomia/Arrighi

Giovanni Arrighi – Adam Smith a Pechino. Genealogia del ventunesimo secolo – Mimesis (2021)

La vera cesura con gli anni Novanta si ha nel 2001, quando l’amministrazione Bush risponde agli attentati dell’11 settembre con l’adozione di un nuovo programma imperiale, il “progetto per un nuovo secolo americano” […]
Non sappiamo cosa abbia impetrato il presidente Bush negli otto mesi che separano il suo insediamento dall’11 settembre, ma sappiamo che i sostenitori del “progetto per un nuovo secolo americano” all’interno della sua amministrazione non aspettavano che l’occasione per cominciare a mettere in pratica la nuova strategia imperiale alla cui definizione lavoravano da tanto tempo.
Certo i primi mesi della presidenza non erano stati particolarmente propizi per loro, ma poi, […] e’ arrivato Osama bin Laden a salvarli, fornendo, […] “sia i mezzi della mobilitazione popolare che gli obiettivi” […]
Se il vero obiettivo della guerra al terrorismo non era catturare i terroristi, ma ridisegnare la geografia politica del Medio Oriente in funzione del lancio di un nuovo secolo americano, ecco che combattere al risparmio in Afghanistan senza rischiare perdite nella caccia a bin Laden diventa una scelta perfettamente razionale.
In questa prospettiva di piu’ ampio respiro, l’Afghanistan non era un obiettivo adatto a mettere alla prova la nuova disponibilita’ del popolo americano ad accettare perdite in guerre all’estero dopo l’11 settembre: era molto probabile che “finire il lavoro” in Afghanistan sarebbe costato agli Stati Uniti un numero maggiore di perdite e avrebbe portato un rendimento economico e politico per caduto assai inferiore rispetto all’invasione e alla conquista dell’Iraq

Info:
https://www.sinistrainrete.info/estero/22190-sandro-mezzadra-il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto.html
http://effimera.org/il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto-di-sandro-mezzadra/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/download/12571/6eb5c7fab8b8/simone-pieranni-il-manifesto-29-dicembre-2021-lanno-della-tigre-nelle-mani-del-serpente-xi-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/adam-smith-a-pechino-giovanni-arrighi/
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=747

Geoeconomia/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Nell’ultimo decennio la Cina e’ stata la singola maggiore fonte di crescita globale.
Oggi e’ la nazione numero uno al mondo nel commercio, sostituendo gli Stati Uniti che avevano occupato per sette decenni questa posizione.
E’ il più grande fabbricante e il secondo maggior importatore, e detiene le piu’ grandi riserve al mondo di valuta straniera. E’ prima nelle costruzioni navali e nella produzione di pannelli solari e pale eoliche. E’ il massimo mercato per automobili, computer e smartphone al mondo. Ha 226 dei 500 piu’ veloci calcolatori al mondo, il doppio dell’America.
Per farla breve, la Cina e’ gia’ arrivata.
La sua ascesa e’ stata tanto spettacolare che ormai possiamo scorgere il profilo di un sistema internazionale bipolare.
Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga la nazione numero uno, ma il tratto distintivo di qualsiasi sistema bipolare e’ che le prime due potenze sono mille miglia avanti alle altre […]
Se la Cina e’ cresciuta come potenza economica, e’ stata l’Europa, non l’America, a perdere colpi.
La percentuale americana del Pil globale e’ rimasta all’incirca costante dal 1980. Invece i paesi che compongono oggi la Ue hanno visto la loro fetta di economia mondiale restringersi dal 1990 dal 30 a meno del 20 per cento e in senso geopolitico la Ue e’ ancora abbastanza inerme come singola potenza.
La nazione europea piu’ ricca, la Germania, e’ circa un quarto come dimensioni dell’economia cinese. Altre nazioni non sono nemmeno iscritte allo stesso campionato.
Spesso come contraltare della Cina citano l’India, che pero’ ha un’economia piu’ piccola, circa un quinto rispetto alla Cina. La Russia conserva alcuni attributi formali della grande potenza, e possiede anche un arsenale nucleare enorme e il diritto di veto in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma la sua economia e’ un ottavo di quella cinese, il bilancio militare un quarto

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/

Geoeconomia/Harvey

David Haevey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Quello pero’ che ha davvero caratterizzato il periodo della globalizzazione, dagli anni ottanta in poi, e’ stata la possibilita’ di assistere a un livellamento del saggio di profitto, il che significa che in questo periodo e’ piu’ facile vedere un maggiore trasferimento di valore dalle economie ad alta intensita’ di lavoro a quelle ad alta intensita’ di capitale.
In altre parole, la distinzione fra economie ad alta intensita’ di lavoro e ad alta intensita’ di capitale e’ passata in primo piano. Percio’ ora e’ diventata un punto focale di lotta, una lotta feroce per cercare di impedire che certe aree del mondo diventino ad alta intensita’ di capitale.
E’ quello che stanno cercando di fare gli Stati Uniti proprio in questo momento nei confronti della Cina.
Perche’ gli Stati Uniti sono cosi’ irritati dal fatto che Pechino voglia diventare un’economia ad alta intensita’ di capitale entro il 2025?
Perche’ sono cosi’ irritati per i trasferimenti tecnologici verso la Cina?
E perche’ quindi c’e’ questa grande lotta sui diritti di proprieta’ intellettuale, che e’ la controversia che ha creato i maggiori problemi nei negoziati fra Trump e i cinesi?

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Geoeconomia/Frankopan

Peter Frankopan – Le nuove vie della seta. Presente e futuro del mondo – Mondadori (2019)

L’attenzione continua puntata sulla Casa Bianca, sulla Brexit e sulle notizie del giorno che arrivano dai soliti corridoi del potere in Occidente implica che ci sia poco interesse per cio’ che accade altrove nel mondo.
Tale cecita’ e’ particolarmente forte quando si ha a che fare con sviluppi di grande portata che hanno ricadute sia regionali che di fatto transcontinentali.
Seguire sempre le stesse vicende e gli stessi personaggi compromette la capacita’ di cogliere il quadro d’insieme.
I temi dell’isolamento e della frammentazione in Occidente si pongono in netto contrasto con quanto sta accadendo lungo le Vie della Seta sin dal 2015. Quella di vaste aree della regione che collega il Pacifico al Mediterraneo e’ una storia di consolidamento e di tentativi di trovare modalita’ di collaborazione piu’ efficaci; la tendenza e’ stata quella di smorzare le tensioni e stringere alleanze; le discussioni hanno riguardato soluzioni che portassero a reciproci vantaggi e delineassero una piattaforma di cooperazione e collaborazione a lungo termine […]
La portata e l’ambizione della Belt and Road Initiative sono emerse chiaramente in occasione di un importante forum che si e’ tenuto a Pechino nel maggio 2017. In gioco non c’erano solo soldi e investimenti.
In effetti, spiegava il presidente Xi, l’iniziativa aveva il potenziale per cambiare il mondo. «Lo scambio sostituira’ lo straniamento … L’apprendimento reciproco sostituira’ gli scontri, e la coesistenza sostituira’ il senso di superiorita’» aveva dichiarato. Il progetto avrebbe portato pace, perche’ avrebbe «accresciuto la comprensione reciproca, il rispetto reciproco e la fiducia reciproca tra i diversi paesi»

Info:
https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Un_viaggio_nel_mondo_nuovo.html
https://www.aprimopainters.net.au/qegas/le-nuove-vie-della-seta-presente-e-futuro-del-mondo622.php