Economia di mercato/Chomsky

Noam Chomsky – Così va il mondo – Piemme (2017)

“– Il 95% degli americani pensa che le corporation dovrebbero ridurre i loro profitti per offrire maggiori benefici a chi vi lavora e alle comunita’ all’interno delle quali gestiscono i loro affari.
Il 70% pensa che il business abbia troppo potere, e piu’ dell’80% reputa che i lavoratori non abbiano abbastanza voce in capitolo sulle politiche economiche del paese, che l’intero sistema economico sia iniquo e che fondamentalmente il governo non funzioni come dovrebbe poiche’ opera in favore dei ricchi.
– Le corporation – il piu’ vasto sistema di potere dell’Occidente – ottengono concessioni dai singoli stati, quindi esistono i meccanismi legali per revocare tali licenze e porle sotto il controllo dei lavoratori o della comunita’. Questo richiederebbe un ruolo veramente democratico dell’opinione pubblica ma si tratta di una cosa che non e’ mai avvenuta nell’ultimo secolo. In ogni caso i diritti delle corporation sono stati concessi a esse da tribunali e avvocati e non dai legislatori, di conseguenza quel sistema di potere potrebbe essere sgretolato molto rapidamente.
Naturalmente, il sistema, una volta istituito, non puo’ essere smantellato ricorrendo semplicemente a cavilli giuridici. Si devono costruire le alternative sia all’interno dell’economia esistente, sia nelle menti dei lavoratori e delle comunita’. La questione che viene posta va dritta al cuore dell’organizzazione socioeconomica, della natura del potere decisionale, del suo controllo, nonche’ dei diritti umani fondamentali.
– Dal momento che il governo e’ in una certa misura, o quantomeno potenzialmente, controllato dalla gente, anch’esso puo’ essere modificato.
– Circa due terzi di tutte le transazioni finanziarie dell’economia globalizzata avvengono in aree dominate dagli Stati Uniti, dal Giappone e dall’Europa. Queste sono tutte aree dove – almeno in linea di principio – esistono gia’ i meccanismi che potrebbero permettere al pubblico di controllare tali processi.
La gente ha bisogno di organizzazioni e movimenti per poter realizzare tutto questo.

Info:
https://www.lapoesiaelospirito.it/2017/09/15/noam-chomsky-cosi-va-il-mondo/
https://www.ibs.it/cosi-va-mondo-libro-vari/e/9788856626674

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Il Novecento e’ stato il secolo del petrolio e del dollaro: entrambi hanno segnato il predominio degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale.
Il loro ruolo nel mondo ha corrisposto l’uno alla capacità delle multinazionali statunitensi di controllare la filiera petrolifera, per lo piu’ sostenute dal governo; l’altro alla guida valutaria americana, fondata a Bretton Woods nel 1944 intorno a regole globali costruite sulla centralita’ del dollaro. Entrambi sono stati alimentati da hard power (la forza militare) e soft power (l’egemonia del modello americano) degli Stati Uniti […]
Dopo i conflitti degli ultimi decenni, il petrolio ha iniziato a perdere terreno, via via affiancato dalle nuove fonti rese disponibili dall’innovazione tecnologica, efficienti, meno inquinanti ed economicamente convenienti; quanto al dollaro, si e’ iniziata a ridurre lentamente la sua centralita’ indiscussa e univoca a partire dalle transazioni commerciali, tra le quali i flussi di petrodollari avevano giocato un ruolo essenziale.
La grande crisi del nuovo millennio (2008-2009) con epicentro nei flussi finanziari in dollari, l’emergere di contrasti gestiti dalla presidenza americana in modo non cooperativo con potenze rivali – la Cina, fra tutte, che si pone al centro di un nuovo asse di sviluppo alternativo – e da ultimo ma di rilievo la riduzione del soft power statunitense fanno intravedere la possibilita’ di un futuro multipolare, rispecchiato anche nelle valute e nelle nuove risorse utilizzate

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Europa/Saraceno

Francesco Saraceno – La riconquista. Perche’ abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela – Luiss (2020)

Il secondo fattore che spiega la divergenza e la crisi di competitività della periferia della zona euro e’ un lungo processo di ristrutturazione dell’economia tedesca, fortemente influenzato dall’allargamento a Est dell’Unione europea.
Le imprese tedesche hanno riorientato le proprie catene del valore verso i Paesi dell’ex blocco sovietico, per beneficiare di costi del lavoro inferiori e dell’euro forte (che rendeva economiche le importazioni di beni intermedi consentendo di contenere i costi di produzione).
I grandi perdenti di questo riorientamento a Est della catena del valore sono i Paesi del Sud Europa (in particolare l’Italia) che sono stati rimpiazzati dai nuovi Stati membri come fornitori delle grandi imprese tedesche. Questo spiega perche’, contrariamente a quanto avveniva in passato, il rimbalzo dell’economia tedesca dopo la crisi finanziaria globale non ha trascinato con se’ i Paesi della cosiddetta periferia dell’Eurozona. Essendo la ripresa tedesca trainata dalle esportazioni, ne hanno beneficiato i Paesi che fornivano alla Germania i beni intermedi; quindi non piu’ l’Italia o la Spagna, che oggi vi esportano principalmente beni di consumo e sono state al contrario penalizzate dalla stagnazione della domanda interna d’Oltralpe

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-riconquista-perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela-di-francesco-saraceno/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-riconquista
https://www.europainmovimento.eu/europa/perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela.html
https://www.micromega.net/leuropa-vista-da-un-riformista/

Green new deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Immaginiamo di riuscire a realizzare una rapida transizione alle energie pulite continuando a far crescere l’economia mondiale, e che sia possibile continuare a far crescere la domanda di energia all’infinito senza preoccuparci dell’estrazione di materiali che questa crescita comporta, o della pressione che esercita su aree del mondo gia’ sfruttate […]
Uno scenario del genere soddisfa i requisiti della crescita verde, giusto?
Il problema di questa visione e’ che non coglie un punto fondamentale, ineludibile: le emissioni sono solo una parte della crisi […]
Il problema non e’ solo il tipo di energia che usiamo, e’ anche quello che ci facciamo con quest’energia. Anche se avessimo un sistema di energia pulita al 100%, che cosa ci faremmo? La stessa identica cosa che facciamo con i combustibili fossili: radere al suolo ancora piu’ foreste, pescare ancora piu’ pesci, scavare ancora piu’ montagne, costruire ancora piu’ strade, espandere le coltivazioni industriali e riversare ancora piu’ rifiuti nelle discariche: tutte cose che hanno conseguenze ecologiche che il nostro pianeta non e’ piu in grado di sostenere.
Faremo queste cose perche’ il nostro sistema economico esige una crescita esponenziale della produzione e dei consumi […]
Passare all’energia pulita non fara’ nulla per rallentare queste altre forme di dissesto ambientale. Scampare alla padella del disastro climatico non ci sara’ di molto aiuto se finiremo per saltare nella brace del collasso ecologico […]
Il problema che abbiamo di fronte non e’ legato alla tecnologia. E’ legato alla crescita.
Ogni volta, immancabilmente, vediamo che l’imperativo della crescita spazza via tutti i guadagni offerti dalle nostre tecnologie migliori.
Tendiamo a immaginare il capitalismo come un sistema che incentiva l’innovazione. Ed e’ vero. Ma, paradossalmente, i potenziali benefici ambientali dell’innovazione sono limitati dalla logica stessa del capitale. Non dev’essere necessariamente cosi’.
Se vivessimo in un altro tipo di economia, un’economia non organizzata intorno alla crescita, le nostre innovazioni tecnologiche avrebbero l’opportunita’ di funzionare come ci aspettiamo che funzionino. In un’economia post-crescita, i miglioramenti di efficienza ridurrebbero effettivamente il nostro impatto sul pianeta. E una volta liberati dall’imperativo della crescita, saremmo liberi di focalizzarci su tipi di innovazioni differenti, innovazioni pensate per migliorare il benessere umano ed ecologico invece che per accelerare il ritmo dell’estrazione e della produzione

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Capitalismo/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

La teoria implicita del neoliberismo tecnocratico e’ che, a questo punto, gli USA e le societa’ occidentali sono in pratica societa’ senza piu’ classi sociali, nelle quali le uniche barriere significative hanno a che vedere con la razza e il genere.
Le persone in cima alla piramide vi sono arrivate grazie al loro impegno, sulla base delle loro superiori competenze intellettuali o accademiche.
Molti di questi dirigenti d’azienda, finanzieri, avvocati, contabili, ingegneri, funzionari di fondazioni, elite mediatiche e accademici svolgono perlopiu’ lo stesso tipo di lavoro che i loro equivalenti svolgevano mezzo secolo fa, adeguato alle differenze tecnologiche e all’organizzazione industriale odierne.
Si da’ per scontato, pero’, che essi non siano soltanto dirigenti e professionisti vecchio stampo, bensi’ membri di una nuova “classe di creativi” e di una “elite digitale”, che siano i “thinkpreneur” e i “leader intellettuali” dell’“economia della conoscenza” e che vivano in “brain hubs” (volendo usare soltanto alcune delle molte parole lusinghiere entrate a far parte del lessico auto-idolatrante della superclasse).

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Societa’/Reich

Robert B. Reich – Supercapitalismo. Come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia – Fazi (2008)

Negli ultimi anni, la corporate social responsibility, o “responsabilita’ sociale d’impresa” e’ diventata per molti la risposta al paradosso del capitalismo democratico.
E’ oggi uno degli argomenti piu’ trattati nelle scuole di business; nel 2006, piu’ della meta’ di tutti i master in amministrazione aziendale prevedeva almeno un corso sul tema […]
Decine di migliaia di dirigenti aziendali si sentono ripetere di continuo dai loro consulenti la sua rilevanza.
I piu’ importanti amministratori delegati e politici del mondo, riuniti ogni anno al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, ne discutono solennemente e dichiarano il loro impegno […]
Il successo registrato dalla corporate social responsibility e’ da attribuire al calo di fiducia nella democrazia.
Oggi, i riformisti dicono che e’ piu’ facile fare lobbying sui dirigenti delle corporation che sui politici; sostengono che sia piu’ efficace cercare di migliorare il comportamento di una corporation piuttosto che di influenzare le scelte di un Governo

Info:
https://www.lastampa.it/economia/2008/07/05/news/il-supercapitalismo-1.37093927/
https://www.astrid-online.it/static/upload/protected/Reic/Reich_Gaggi_Corriere_22_6_08.pdf
https://espresso.repubblica.it/affari/2008/05/28/news/fra-supercapitalisti-e-nuovi-poveri-1.8591/
https://www.ilsecoloxix.it/mondo/2008/08/21/news/cosi-il-supercapitalismo-sta-uccidendo-la-democrazia-1.33385408

Economia di mercato/Fazi

Thomas Fazi – Una civiltà possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffe’ – Meltemi (2022)

Gli anni Ottanta sono unanimemente riconosciuti come il decennio della grande controrivoluzione neoliberista, di cui si erano poste le fondamenta gia’ nel decennio precedente, come aveva intuito Caffe’, che un po’ in tutto l’Occidente avviarono lo smantellamento degli strumenti “keynesiani” di gestione dell’economia, la deregolamentazione dei mercati e della finanza, l’attacco al sindacato e alla contrattazione collettiva, nonche’ l’ascesa di un “nuovo spirito del capitalismo” fondato sull’elogio dell’individuo, del consumismo, della competitivita’, dell’autoimprenditorialita’, del profitto e della cultura d’impresa (fenomeno che nel contesto italiano prese il nome di “riflusso”).
Simboliche in tal senso furono l’elezione di Margaret Thatcher in Gran Bretagna nel 1979, che annuncio’ il nuovo vangelo dell’individualismo (“La societa’ non esiste”), e quella di Ronald Reagan negli Stati Uniti l’anno seguente, che sintetizzo’ il cambio di paradigma nella famosa affermazione: “Lo Stato non e’ la soluzione, ma il problema”. Sul fronte della teoria, si andava consolidando la visione neoliberista dell’economia e della societa’, che poneva al centro della politica economica la “politica dell’offerta”, che tendeva a far ricadere sulle “rigidita’” del sindacato e sulla contrattazione collettiva la responsabilita’ della disoccupazione.
Era il ritorno in grande del laissez-faire e di una politica economica fondamentalmente indirizzata al controllo dell’inflazione, all’equilibrio del bilancio e alla liberalizzazione dei mercati, con un accento particolarmente aggressivo nei confronti del mercato del lavoro

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-il-manifesto-25-giugno-2022-federico-caffe-leresia-economica-del-benessere-su-una-civilta-possibile-di-thomas-fazi-meltemi.pdf
https://www.micromega.net/invece-dellagenda-draghi/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-capital-5-maggio-2022-rileggendo-federico-caffe-su-una-civilta-possibile-di-t.-fazi-meltemi.pdf
https://www.flaneri.com/2023/01/09/civilta-possibile-fazi/

Geoeconomia/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

Peso crescente del gas tra le fonti fossili di energia.
Oggi sul totale dell’energia consumata nel mondo, quasi 14 miliardi di metri cubi (mmc), il gas copre il 24% (3.848 mmc nel 2018), il petrolio il 34% e il carbone, in forte calo, il 27%.
Per dare una misura del lento ma continuo cambiamento globale, ricordo che in Cina il gas, nonostante sia oggi in forte crescita, copre solo il 7% delle fonti primarie. L’uso del carbone e’ ridimensionato per motivi ambientali e nel nuovo millennio il gas cresce anche a scapito del petrolio, perche’ il prezzo relativo dal gas e’ reso piu’ conveniente dalla grande abbondanza aperta con lo shale gas negli Stati Uniti nella prima decade del 2000, seguita dalle scoperte e dall’estrazione dello shale in Cina e in Australia. Da tre anni lo shale e’ estratto anche in Siberia, nonostante le dichiarazioni contrarie di Putin, e di recente e’ stata autorizzata l’estrazione nei grandi giacimenti dell’Algeria (2019) tra le proteste della popolazione, allertata per motivi ambientali […]
Ma e’ il GNL a rivoluzionare il quadro, a modificare il peso dei diversi paesi produttori e a porre le basi del cambiamento geopolitico che anche attraverso il gas sara’ un portato della grande trasformazione.
Mentre Stati Uniti e Russia continuano a contendersi il primato tra i produttori e il Canada mantiene una posizione stabilmente forte, negli anni Duemila compaiono con il GNL altri contendenti sul mercato globale – Iran, Algeria, Regno Unito, Norvegia, nel 2005  […]
Se i gasdotti avevano creato le condizioni di monopolio naturale per il trasporto e strozzature negli scambi, vincolando la distanza, tutto cambia con il trasporto via mare. I paesi che producevano per la regione limitrofa oggi sono sostituiti da altri e il gas viaggia ovunque, dall’Australia, dagli Stati Uniti, dal Qatar, verso i confini asiatici ed europei […]
La competizione sul gas si fa via via piu’ serrata.
La concentrazione del mercato rimane elevata, ma la concorrenza potenziale tra produttori fa abbassare il prezzo e rende competitivo il gas, combustibile della transizione, a beneficio dei consumatori

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Stato/Ganser

Daniele Ganser – Le guerre illegali della Nato – Fazi (2022)

E’ soprattutto nelle spese militari che risalta chiaramente la posizione dominante dell’impero americano: nel 2015 questa voce di spesa ha impegnato 600 miliardi di dollari.
Al secondo posto si colloca la Cina, nettamente staccata con circa 200 miliardi, davanti alla Russia (80 miliardi) all’Arabia Saudita (80 miliardi), alla Francia (60 miliardi), alla Gran Bretagna (60 miliardi), all’India (50 miliardi) e alla Germania (50 miliardi).
Con una quota di mercato superiore al 30 per cento, l’impero USA e’ anche il principale esportatore di armi, davanti a Russia, Cina, Francia e Regno Unito.
E’ inquietante venire a sapere, come risulta dalle ricerche compiute dall’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), che i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, i quali dovrebbero essere responsabili della pace mondiale, sono allo stesso tempo anche i cinque maggiori esportatori di armi. Costoro ricavano profitti da ogni nuovo conflitto, perche’ cosi’ aumentano anche le loro esportazioni di materiale bellico verso la regione interessata.
Secondo i dati raccolti dal SIPRI, tra i dieci maggiori esportatori di armi al mondo e accanto alle cinque potenze che possono esercitare il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, troviamo anche alcuni paesi della NATO: Germania, Spagna, Italia e Paesi Bassi

Info:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/12/le-guerre-illegali-della-nato-una-lucida-analisi-dei-13-conflitti-che-hanno-ignorato-il-divieto-onu/6900061/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2023/01/ganser-corriere-della-sera.pdf
https://www.lafionda.org/2023/01/10/la-nato-contro-la-pace-e-il-diritto/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/25055-luigi-pandolfi-le-guerre-illegali-della-nato.html

Lavoro/Harari

Yuval Noah Harari – Homo Deus. Breve storia del futuro – Bompiani (2018)

Nel corso della storia il mercato del lavoro e’ stato suddiviso in tre ambiti principali: agricoltura, industria e servizi.
Fino al 1800 circa la grande maggioranza degli individui lavorava in agricoltura e soltanto una piccola minoranza era occupata nell’industria e nei servizi.
Durante la Rivoluzione industriale gli abitanti dei paesi sviluppati abbandonarono i campi e gli animali. La maggior parte comincio’ a lavorare nell’industria, mentre un numero crescente di persone trovava lavoro nei servizi.
Negli ultimi decenni i paesi sviluppati sono stati investiti da un’altra rivoluzione: dopo che il lavoro nelle fabbriche e’ evaporato, il settore dei servizi si e’ espanso. Nel 2010 solo il 2% degli americani lavorava nell’agricoltura e il 20% era occupato nell’industria, mentre il 78% era costituito da insegnanti, dottori, web designer e cosi’ via.
Quando algoritmi privi di mente saranno capaci di insegnare, diagnosticare malattie e progettare documenti digitali meglio degli umani, che cosa faremo? […]
Nel XIX secolo la Rivoluzione industriale pose le condizioni per la formazione di un vasto proletariato urbano, e il socialismo si diffuse perche’ nessun altro sistema di valori riusciva a rispondere alle inedite esigenze, speranze e paure di questa nuova classe operaia. Alla fine il liberalismo ha sconfitto il socialismo soltanto adottando le parti migliori del programma socialista.
Nel XXI secolo potremmo assistere alla creazione di una nuova massiccia classe di disoccupati: la gente deprivata di qualsiasi valore economico, politico e persino artistico, che non contribuisce in alcun modo alla prosperita’, al potere e alla gloria della societa’.
Questa “classe inutile” non sara’ semplicemente disoccupata – sara’ inoccupabile […]
Per esempio, esiste un 99% di probabilita’ che dal 2033 i venditori telefonici umani e gli agenti assicuratori perderanno i loro lavori a causa degli algoritmi. Esiste un 98% di probabilita’ che lo stesso accadra’ ai cronisti sportivi, al 97% dei cassieri e al 96% degli chef. Camerieri: 94%. Assistenti paralegali: 94%. Guide turistiche: 91%. Fornai: 89%. Autisti di autobus: 89%. Lavoratori edili: 88%. Assistenti veterinari: 86%. Guardie di sicurezza: 84%. Marinai: 83%. Baristi: 77%. Archivisti: 76%. Carpentieri: 72%. Guardie del corpo: 67%. E così via

Info:
https://www.leggeredistopico.com/2022/06/08/recensione-homo-deus-breve-storia-del-futuro-di-yuval-noah-harari/
https://www.getstoryshots.com/it/books/homo-deus-summary/
https://claudiamorelli.it/innovazione-legale/recensione-homo-deus/