Societa’/de Benoist

I demoni del bane. Dal nuovo ordine morale all’ideologia di genere – Alain de Benoist – Controcorrente (2015)

Si constata anche una febbrile attivita’ mirante a sostituire con un rapporto orizzontale tutto cio’ che, in precedenza, aveva un carattere verticale.
A cominciare dalle relazioni genitorifigli che, avendo abbandonato ogni rapporto d’autorita’, si basano ormai sulla seduzione (il bambino diventa un «partner»).
«Il problema», dice il pediatra Aldo Naouri, «e’ che la seduzione e’ tutto il contrario dell’educazione».
Quando gli si apre la strada della contrattazione, il bambino comprende infatti che si e’ pronti a dargli delle spiegazioni, il che lo rafforza nell’illusione della sua onnipotenza e nel suo egocentrismo.
Il terrore di «traumatizzare» i bambini, aggiunge Naouri, non e’ che un comodo alibi della pigrizia dei genitori e del loro sfrenato desiderio di piacere ai loro bambini.
La societa’ in cui il bambino e’ re fabbrica degli adulti tanto dispotici quanto incompiuti […]
Poiche’ si presume che i genitori abbiano sempre torto, sono i bambini, consumatori e prescrittori n. 1 di merci – oggi, piu’ della meta’ delle decisioni di acquisto in famiglia sono prese dai bambini – ad assumere il potere.
La modernita’ ha promosso il matrimonio d’amore e l’idea che bisogna «fare tutto per i propri figli».
Grande novita’ in una cultura in cui si riteneva, tradizionalmente, che le relazioni erotiche non avessero granche’ a che vedere con il conjugo e che spettava ai genitori attendersi qualcosa dai loro figli, piuttosto che il contrario. Oggi, un professore citato in giudizio per aver dato uno schiaffo a un alunno insolente raccoglie 60.000 firme in suo favore, ma e’ lui, e non l’alunno che l’aveva ingiuriato, a incorrere in una pena detentiva.

Info:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/01/22/news/i-banali-demoni-del-bene-51782/
https://www.barbadillo.it/38725-libri-i-demoni-del-bene-di-de-benoist-critica-al-pensiero-unico-e-al-gender/

https://ilmangiacarte.wordpress.com/2021/05/20/demoni-del-bene/
https://ilpensierostorico.com/de-benoist-demoni-del-bene/

Geen New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Qual e’ l’ultima persona al mondo a cui affidare la gestione di un negoziato sulla crisi climatica e l’uscita dall’economia delle fonti fossili? L’amministratore delegato di una compagnia petrolifera di uno stato che vive di esportazione di petrolio.
E invece a preparare la conferenza annuale sul cambiamento climatico dell’ONU numero ventotto, a Dubai, e’ stato proprio Sultan Al-Jaber che guida l’azienda di energie rinnovabili Masdar, specializzata in tecnologie solari ed eoliche a zero emissioni, ma dirige anche la ben piu’ importante ADNOC, cioè la compagnia di stato degli Emirati Arabi Uniti che prevede di investire 150 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni nel suo business principale: il petrolio […]
Basta guardare i numeri per capire la bizzarria della scelta di mettersi nelle mani degli Emirati: a inizio anni duemila, gli Emirati producevano circa 2,2 milioni di barili di petrolio al giorno. Nel 2024 la produzione stimata e’ di circa 3,2 milioni, un aumento del cinquanta per cento nel ventennio durante il quale il resto del mondo ha preso consapevolezza della crisi climatica e della necessita’ di ridurre le emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a far salire la temperatura […]
All’inizio dei negoziati della Conferenza, a dicembre 2023, documenti riservati rivelati dal Centre for Climate Reporting e dalla BBC, hanno confermato che gli Emirati e Al-Jaber volevano usare il vertice sul clima come occasione per fare accordi per nuovi investimenti petroliferi, per esempio in Brasile. E poi ancora operazioni sul gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia. Investimenti della ADNOC, cioe’ l’azienda nazionale guidata proprio da Al-Jaber.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Economia di mercato/Fraser

Capitalismo. Una conversazione con Rahel Jaeggi – Nancy Fraser – Meltemi (2019)

Ironia della sorte, lo stato e’ stato utilizzato in questo regime per costruire strutture di governance transnazionali che incoraggiassero il capitale a disciplinare i cittadini e le istituzioni di cui il potere pubblico dovrebbe essere responsabile!
Organizzazioni come il FMI, l’OMC e il TRIPS (regime di proprieta’ intellettuale legato al commercio) ora stabiliscono molte delle regole guida, globalizzando e liberalizzando l’economia mondiale negli interessi del capitale.
Inoltre, il debito ricopre un ruolo importante nella governance del capitalismo finanziarizzato. In questo regime, e’ in gran parte attraverso il debito che il capitale espropria le popolazioni nel centro e nella periferia e impone ai cittadini misure di austerita’, indipendentemente dalle preferenze politiche da loro espresse attraverso le elezioni […]
A queste [organizzazioni] dovremmo aggiungere le banche centrali e le agenzie di rating delle obbligazioni.
Nessuna di queste istituzioni e’ politicamente responsabile. Eppure tutte sono attivamente impegnate nel costruire regole autorevoli su vasta scala. Le regole che hanno stabilito consolidano le peculiari interpretazioni neoliberali della proprieta’ privata e del libero mercato, che ora sono dominanti in vari ambiti di interazione sociale in tutto il mondo.
Portati a un livello superiore, e in grado di scavalcare le leggi nazionali, essi stabiliscono stretti vincoli su cio’ che gli stati possono o non possono fare in relazione a questioni come i diritti dei lavoratori e le protezioni ambientali; e questi vincoli non possono essere cambiati dall’azione politica a livello statale.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Capitalismo/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky, Robert Pollin – Ponte alla Grazie (2020)

Il neoliberismo e’ il motore che alimenta la crisi climatica.
Questo perche’ il neoliberismo e’ una variante del liberalismo classico, e il liberalismo classico si fonda sull’idea che a tutti dovrebbe essere concessa massima liberta’ di perseguire il proprio interesse personale nella cornice del capitalismo di mercato.
Il neoliberismo, tuttavia, si discosta sostanzialmente dal liberalismo classico, e quindi anche dalla premessa di base dell’economia ortodossa secondo cui il libero mercato, lasciato a se’ stesso, produrra’ risultati superiori agli interventi del governo.
E qui veniamo al problema del neoliberismo, quando lo si confronta con il modello di mercato puramente libero celebrato dall’ortodossia economica: quello che di fatto avviene, nel neoliberismo, e’ che i governi permettono alle grandi aziende di perseguire liberamente le opportunita’ di profitto nella massima misura possibile.
Se non che, ogni qual volta i profitti delle grandi aziende sono minacciati, entrano in scena i manovratori del governo che si occupano di mettere le cose a posto e salvare le aziende. Questo non e’ altro che socialismo per i capitalisti e spietato capitalismo del libero mercato per tutti gli altri.
Info:

Lavoro/Aloisi

Il tuo capo e’ un algoritmo. Contro il lavoro disumano – Antonio Aloisi, Valerio De Stefano – Laterza (2020)

Da qualche anno, le strade dei centri urbani sono invase da fattorini che, muniti di voluminosi zaini colorati, scorrazzano a bordo di bici o, piu’ raramente, di scooter e utilitarie.
In contemporanea, gli smartphone si sono riempiti di nuove app congegnate per reintermediare una vasta gamma di servizi: consegne di cibo, medicinali e alcolici, lavanderia pret a porter, piccoli lavori di manutenzione, servizi di pulizie […]
A voler fare un bilancio provvisorio, il lavoro tramite piattaforma rappresenta una nicchia in cui si tollerano forme di deregolamentazione ad opera dagli attori del mercato.
Il risultato e’ gramo: orari instabili e bassi guadagni, ben al di sotto dei salari del settore (commercio, logistica, servizi, a seconda dei casi); niente malattia, ferie o straordinario; spazi risicati per la contrattazione collettiva; rischi connessi all’attivita’ di impresa che transitano in capo agli stessi lavoratori.
Pur creando potenziali nuove opportunita’ per categorie in difficolta’, le piattaforme impoveriscono il lavoro e realizzano un modello di competizione al ribasso: il punto di forza rispetto ai rivali commerciali deriva dall’abilita’ di aggirare le regole del diritto del lavoro, ma anche dal mancato rispetto degli obblighi assicurativi e previdenziali.
In pratica, il vantaggio distintivo si fonda su una formula evasiva delle cui conseguenze avverse finisce per farsi carico l’intera collettività (concorrenti, lavoratori, ma anche clienti che non possono contare su regole certe in fatto di divieto di discriminazione e sicurezza dei mezzi).
Questa strategia aggressiva, al vaglio di autorita’ e tribunali, e’ replicata con pertinacia su scala globale. Cambiano le formule contrattuali, gli inquadramenti e le prassi, ma salvo rare eccezioni il modello resta lo stesso.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%202.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%203.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-8.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-tuo-capo-e-un-algoritmo-di-antonio-aloisi-e-valerio-de-stefano/

Green New Deal/Crawford

Né intelligente né artificiale.Il lato oscuro dell’IA – Kate Crawford – il Mulino (2021)

L’enorme ecosistema dell’IA si basa su molti tipi di estrazione: dalla raccolta dei dati ricavati dalle nostre attivita’ ed espressioni quotidiane, all’esaurimento delle risorse naturali e allo sfruttamento del lavoro in tutto il mondo per costruire e tenere in funzione questa vasta rete planetaria.
E l’IA estrae molto di piu’ da noi e dal pianeta di quanto sia generalmente noto […]
I minerali sono la spina dorsale dell’IA, ma la sua linfa vitale rimane l’energia elettrica. Il calcolo avanzato e’ raramente valutato in termini di emissioni di carbonio, combustibili fossili e inquinamento; metafore come «il cloud», la nuvola, sembrano alludere a qualcosa di fluttuante e delicato all’interno di un’industria naturale e verde.
I server sono nascosti in anonimi data center e le loro caratteristiche inquinanti sono assai meno visibili dei fumi delle ciminiere delle centrali elettriche a carbone.
Il settore tecnologico pubblicizza con forza le sue politiche ambientali, le iniziative di sostenibilita’ e i progetti di gestione dei problemi legati al clima con l’utilizzo dell’IA come strumento di risoluzione di problemi.
Fa tutto parte di un’immagine pubblica, fortemente voluta, di un’industria tecnologica sostenibile senza emissioni di carbonio.
In realta’, serve una quantita’ enorme di energia per far girare le infrastrutture di calcolo di Amazon Web Services o Microsoft Azure, e l’impronta ecologica dei sistemi di IA che girano su queste piattaforme e’ in crescita […]
«Il cloud e’ una tecnologia estrattiva ad alta intensita’ di risorse che converte l’acqua e l’elettricita’ in potenza computazionale, lasciando dietro di se’ una quantita’ considerevole di danni ambientali che poi cela alla vista».
Gestire questa infrastruttura ad alta intensita’ energetica e’ diventato uno dei problemi principali e l’industria ha, senza dubbio, compiuto sforzi significativi per rendere i data center piu’ efficienti dal punto di vista energetico e per aumentare il ricorso a energia rinnovabile.
Ma gia’ oggi l’emissione di anidride carbonica dell’infrastruttura computazionale mondiale e’ pari a quella dell’industria aeronautica al suo culmine e sta crescendo a un ritmo sempre piu’ veloce.

Info:
https://www.doppiozero.com/ia-ne-intelligente-ne-artificiale
https://www.irpa.eu/recensione-a-k-crawford-ne-intelligente-ne-artificiale-il-lato-oscuro-dellia/

https://www.laciviltacattolica.it/recensione/ne-intelligente-ne-artificiale-il-lato-oscuro-dellia/
https://transform-italia.it/ne-artificiale-ne-intelligente/
https://www.questionegiustizia.it/articolo/ne-intelligente-ne-artificiale-il-lato-oscuro-dell-ia
https://medium.com/@g.bientinesi/la-recensione-n%C3%A9-intelligente-n%C3%A9-artificiale-il-lato-oscuro-dellia-k-crawford-9215ab054c85

Geoeconomia/Barca

Disuguaglianze e conflitto, un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice, Fabrizio Barca – Donzelli (2023)

Ed ecco che nel febbraio 2022 arriva anche la crisi bellica, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Non che sia la prima guerra di invasione da parte di uno Stato nazionale con vocazione imperiale; di guerre di invasione sono stati tempestati gli ultimi ottanta anni.
Non che sia, come pure si e’ scritto, la prima guerra in Europa dopo l’ultimo conflitto mondiale, vista quella terribile che per un decennio ha sconvolto l’ex Jugoslavia.
Ma questa e’ una guerra speciale e micidiale negli effetti presenti e incombenti sul futuro: per la devastazione che sta producendo; perche’ l’invasore, come gia’ in Iraq, e’ una potenza nucleare; perche’, come ci ricorda papa Francesco, gli interessi imperiali coinvolti e contrapposti sono plurimi e sono alcuni fra i piu’ grandi blocchi militari del mondo; perche’, nell’attuale fase di evoluzione tecnologica dei sistemi militari, di rarefazione dei dispositivi e dei luoghi di dialogo fra gli avversari, di potenza nella propagazione di «menzogne di guerra», i rischi di degenerazione incontrollata sono grandemente cresciuti, superando persino quelli del cinicamente ordinato mondo di guerra fredda dello scorso secolo.
Di nuovo, di fronte a tutto questo, non c’e’ nelle classi dirigenti un sussulto di consapevolezza. Anzi non c’e’ piu’ neanche la narrazione del cambiamento.
Piuttosto, ci si riarma. Si arma chi armato non era.
Si alimenta la filiera dell’industria militare, con l’inconfessato pensiero di sostenere il ciclo economico.
Si frena o si inverte l’uscita dalle fonti energetiche piu’ dannose per il clima.
Insomma, si guarda dichiaratamente indietro.

Info:
https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/in-libreria-disuguaglianze-e-conflitto-un-anno-dopo-un-dialogo-tra-fabrizio-barca-e-fulvio-lorefice/
https://www.donzelli.it/download/6436/fcf04502efaf/avvenire.pdf
https://www.donzelli.it/download/6446/282f97300b3e/la-stampa.pdf
https://www.donzelli.it/download/6437/ee21401587c1/domani.pdf
https://www.donzelli.it/download/6434/09ce7acc9da3/fatto.pdf
https://www.sintesidialettica.it/fabrizio-barca-su-guerra-e-disuguaglianze/

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

La buona governance e’ quella che rispetta le condizioni di gestione stabilite dai Programmi di aggiustamento strutturale, e in primo luogo l’apertura ai flussi commerciali e finanziari, ed e’ dunque strettamente legata ad una politica di integrazione nel mercato mondiale.
Cosi’ si sostituisce gradualmente alla categoria desueta e svalutata di «sovranita’». Uno Stato non dovra’ piu’ essere giudicato in base alla capacita’ di assicurare la sua sovranita’ su un territorio (come nella concezione occidentale classica), ma in base al rispetto delle norme giuridiche e della «buona prassi» economica della governance.
La governance degli Stati modella su quella dell’impresa una sua caratteristica fondamentale. Come i manager delle imprese sono stati sottoposti alla sorveglianza degli azionisti nel quadro della corporate governance a dominante finanziaria, cosi’ i dirigenti degli Stati sono sottoposti al controllo della comunita’ finanziaria internazionale, di organismi specializzati, di agenzie di rating […]
Sono i creditori del paese e gli investitori esteri che giudicano la qualita’ dell’azione pubblica, ovvero della conformita’ ai loro interessi finanziari.
Se gli investitori stranieri rispettano le regole della corporate governance, si aspettano che i dirigenti locali adottino da parte loro le regole della state governance.
Quest’ultima consiste nel mettere gli Stati sotto il controllo di una serie di organismi sovragovernativi e privati, i quali determinano gli obiettivi e i mezzi della politica da portare avanti. Sotto questo aspetto, gli Stati sono considerati «unita’ produttive» come le altre, in una vasta rete di poteri politico-economici sottoposti a norme simili.
La governance e’ stata spesso descritta come la nuova modalita’ di esercizio del potere, che coinvolge istituzioni pubbliche e giuridiche internazionali e nazionali, associazioni, Chiese, imprese, think thanks, universita’ […]
L’impresa, con l’appoggio degli Stati locali, diviene uno dei fondamenti dell’organizzazione della governance dell’economia mondiale. A governare l’agenda dello Stato sono ormai gli imperativi, le urgenze e le logiche delle aziende private.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
htps://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Economia di mercato/Rodrik

Dirla tutta sul mercato globale. Idee per una economia mondiale assennata – Dany Rodrik – Einaudi (2019)

La storia dell’economia e’ in larga misura la lotta tra due scuole di pensiero opposte, il liberismo e il mercantilismo.
Il liberismo economico, che pone l’accento su impresa privata e liberi mercati, rimane tuttora la dottrina dominante.
La sua vittoria sul fronte intellettuale, pero’, ci ha reso ciechi al grande fascino – e ai frequenti successi – delle pratiche mercantiliste. In realta’ il mercantilismo e’ assolutamente vivo e vegeto e ci sono buone probabilita’ che il suo costante conflitto con il liberismo si trasformi in una forza determinante per plasmare il futuro dell’economia globale […]
Il modello liberista concepisce lo Stato come un’entita’ dall’indole inevitabilmente predatoria e il settore privato come qualcosa votato per natura alla ricerca di rendite (rent-seeking). Dunque invoca una netta separazione fra Stato e impresa privata.
Il mercantilismo, invece, propone una visione corporativa in cui Stato e impresa privata sono alleati e collaborano per raggiungere obiettivi comuni, come la crescita economica interna o il potere nazionale […]
Una seconda differenza tra i due modelli dipende dal fatto che venga data la priorita’ agli interessi del consumatore o del produttore.
Per i liberisti i consumatori sono sacri. L’obiettivo finale della politica economica e’ quello di accrescere i consumi potenziali dei nuclei familiari, e questo richiede di offrir loro un accesso privo di vincoli ai beni e ai servizi meno costosi possibili.
I mercantilisti, invece, si concentrano sulla parte produttiva dell’economia. Per loro un’economia solida richiede una solida struttura produttiva, percio’ il consumo deve essere sostenuto da un alto livello di occupazione e salari adeguati.
Questi due modelli hanno implicazioni prevedibili per le politiche economiche internazionali.
La logica dell’approccio liberista e’ che i benefici economici del commercio nascano dalle importazioni: piu’ a buon mercato saranno meglio e’, anche se il risultato fosse un deficit commerciale.
I mercantilisti, invece, vedono nel commercio un mezzo per sostenere la produzione e l’occupazione nazionale, e preferiscono incentivare le esportazioni piu’ che le importazioni.

Info:
https://ilmanifesto.it/la-vocazione-globale-del-capitalismo/
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-04/temperare-l-iperglobalizzazione-162827.shtml?uuid=AFhMOTC&refresh_ce=1
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51755

Capitalismo/Severino

Il tramonto della politica – Emanuele Severino – Rizzoli (2018)

Si obietta spesso (lo si e’ obiettato anche a me) che il capitalismo ha una pluralita’ di forme: il capitalismo anglo-americano non e’ quello tedesco, non e’ quello giapponese, italiano eccetera.
Pero’ il comun denominatore di queste forme e’ il loro scopo: l’incremento all’infinito del profitto privato.
Certo, secondo la teoria marginalista lo scopo del ciclo economico e’ il consumo. Ma con questo si vuol dire forse che lo scopo del capitalismo e’ di dar da mangiare agli affamati e di vestire gli ignudi?
Se l’intrapresa capitalistica produce merci che sfamano e vestono e’ perche’ altrimenti resterebbero invendute. Si producono merci consumabili dagli acquirenti, e quindi vendibili, per incrementare il profitto privato.
Questo e’ lo scopo «naturale» del capitalismo.
Se all’intrapresa capitalistica si assegna uno scopo diverso, essa non e’ piu’ capitalistica.
E’ quanto sta accadendo. Si puo’ parlare di crisi del capitalismo quando si fa avanti una serie di forze che intendono imporre al capitalismo scopi diversi da quello che gli e’ proprio.
E queste forze si sono fatte innanzi. [Oltre alla democrazia] si pensi all’Islam, ai nazionalismi, alle varie forme di umanesimo.
Ma poi il conflitto esiste all’interno stesso del mondo capitalistico. Si chiama «concorrenza». Senza concorrenza non c’e’ capitalismo; ma essa conduce all’eliminazione dei concorrenti deboli e tende verso il monopolio planetario, ossia a un’economia che non e’ piu’ capitalistica. Non c’e’ bisogno della critica marxiana per scorgere – sia per questo motivo, sia per quanto avremo modo di rilevare – che il capitalismo e’ una gigantesca contraddizione. Non solo ha dei nemici, ma e’ nemico di se stesso.

Info:
https://www.researchgate.net/publication/362871888_Bruno_Cortesi_-_Emanuele_Severino_-_Il_tramonto_della_politica_-_recensione
https://emanueleseverino.com/2017/05/03/emanuele-severino-il-tramonto-della-politica-considerazioni-sul-futuro-del-mondo-rizzoli-2017-p-284/