Populismo/Serughetti

Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia – Giorgia Serughetti – Tempi nuovi (2021)

La tendenza populista e’ a declinare la sovranita’ nazionale in termini prevalentemente culturali.
Ne e’ un esempio la politica di aperta avversione ai valori occidentali e al multiculturalismo alimentata da Vladimir Putin con lo slogan «La Russia non e’ Europa». In modo simile si muove Erdogan, con il suo richiamo identitario al passato ottomano della Turchia. Orban esalta la specificita’ culturale ungherese mentre alimenta il mito di un’Europa centro-orientale, culla di una variante piu’ tradizionalista della civilta’ occidentale. In India, Narendra Modi propaganda il nazionalismo culturale hindu. Trump ha mostrato a sua volta al mondo come lo slogan «Make America great again» abbia potuto veicolare un messaggio di grandezza destinato ai suprematisti bianchi.
Cio’ che i sovranisti al potere hanno in comune, scrive Appadurai, e’ la consapevolezza di non poter davvero controllare le economie nazionali, ormai ostaggio degli investitori stranieri, degli accordi mondiali, della finanza internazionale, del lavoro precario e del capitale in generale.
Tutti promettono una purificazione culturale nazionale come strada verso il potere politico mondiale.
Tutti simpatizzano per il capitalismo neoliberista, proponendone versioni adatte all’India, alla Turchia, agli Stati Uniti o alla Russia.
La politica dei confini solidi, della separazione e delle gerarchie tra gruppi etnico-razziali risulta infatti funzionale proprio al sistema di sfruttamento capitalistico della manodopera straniera e subalterna. Il che, come vedremo, deve indurre a dubitare della vocazione antiliberista di questa opposizione al «globalismo».

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_DOMANI.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_FATTO.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/02/SERUGHETTI_CORSERABRESCIA.pdf
https://www.ingenere.it/letture/il-vento-conservatore
https://www.retisolidali.it/il-vento-conservatore-intervista-serughetti/
https://www.osservatore.ch/il-nuovo-vento-conservatore-e-la-destra-antidemocratica_66328.html

Finanziarizzazione/Galli

Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Giorgio Galli, Francesco Bochicchio – Mimesis (2018)

Il capitale finanziario domina i mercati e la politica: la riforma essenziale e’ quella di una sua regolamentazione al fine di responsabilizzarlo e razionalizzarlo, ma tale riforma diventa pressoche’ impossibile nel momento in cui lo stesso, per la posizione di dominio in cui versa, rifiuta ogni forma di controllo seria, effettiva, e incisiva […]
Conseguentemente, si pone la necessita’ di inserire tale riforma in un processo lungo di programmazione democratica dell’economia che ponga il capitale finanziario sotto il controllo pubblico.
Facile l’obiezione che lo Stato-nazione e’ troppo debole per realizzare tale ambiziosissimo risultato, di modo che, evidentemente, occorrerebbe quanto meno aspettare la costruzione effettiva dell’Unione europea su basi socialdemocratiche, il che e’ ben lungi dall’essere anche solo delineato […]
In definitiva, la finanza non va criminalizzata e nemmeno nazionalizzata, in quanto e’ necessaria per lo sviluppo dell’economia e deve essere dinamica e profittevole, ma e’ necessaria una direzione pubblica con controlli e indirizzi non burocratici e dirigisti ma tali da vincolare la finanza stessa alla sua funzione di selezione razionale degli investimenti da finanziare.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/marchesi-libero-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/quotidiano-sud-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

La riconversione sentimentale dell’“Europa” in una terra dei desideri con proprieta’ riadattabili a piacimento permette alla politica in senso pratico di poter pretendere, cinicamente, una “soluzione europea” a tutto cio’ che essa, non volendosene o non potendosene piu’ occupare, ha trasferito verso l’alto, al governo tecno- e mercatocratico europeo; le permette cioe’ di usare l’“Europa” come un’arma politica atta a risolvere problemi di ogni tipo, dalla crescita economica alle finanze dello stato, dai flussi migratori a questioni di sicurezza interna ed esterna, dalla crisi bancaria alla crisi climatica e pandemica.
I politici piu’ accorti possono allora scegliere come muoversi nella struttura multilivello di quest’Europa solidamente neoliberale, nell’intercapedine tra politica nazionale e il sottobosco di istituzioni europee tanto opache come mai nessun’altra, e decidere cosi’ se derogare al proprio impegno a livello nazionale in nome dell’“Europa”, se additare quest’ultima come responsabile dei fallimenti della politica nazionale, se lasciare all’“Europa” l’onere di dettare loro la linea da preferire e sgravarsi cosi’ di qualunque responsabilita’ democratica, riparando se stessi e le proprie scelte a priori da qualunque forma di resistenza politica interna.
Uno spettacolo, questo, che si consuma davanti a un pubblico di persone cui manca qualunque forma di comprensione intuitiva del significato, delle regole e degli eventi comunitari europei […]
Quando si tratta di Bruxelles e del suo nuovissimo sistema istituzionale, tanto sintetico come privo di tradizioni, essi possono al massimo fare professione di fede identitaria ed esprimere devote speranze, mentre solo a quanti, con un duro sforzo conformista, si sono guadagnati lo status di specialisti e’ dato sapere quel che realmente accade o non accade nelle segrete stanze delle sedute europee o capire quel che gli esperti di comunicazioni incaricati lasciano trapelare da quegli incontri.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Populismo/Serughetti

Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia – Giorgia Serughetti – Tempi Nuovi (2021)

Negli studi politici il concetto di «populismo» e’ oggetto di un dibattito pluridecennale […]
Secondo alcuni parliamo di un’ideologia, secondo altri si tratta di uno stile politico, una strategia, una mentalita’ caratteristica o uno stato d’animo.
E ancora, per alcuni il populismo e’ semplicemente l’altra faccia della partecipazione democratica, addirittura la democrazia al suo meglio. Per altri, al contrario, e’ una strategia di potere che sfigura la democrazia […]
Un punto su cui non c’e’ dissenso, o quasi, tra gli studiosi e’ il fatto che tutti i fenomeni compresi sotto l’etichetta del populismo condividono una visione del «popolo» come insieme organico, coeso e indifferenziato al proprio interno.
Il popolo populista non e’ il risultato di una somma di individui […] bensi’ una comunita’ d’appartenenza, dotata di grande potere d’integrazione simbolica dei suoi componenti. Non coincide, inoltre, con la popolazione di un paese, ma esprime solo una parte di essa: la parte autentica, l’unica legittima.
Coloro che non appartengono al popolo, coloro che non corrispondono alla sua immagine ideale, coloro che non ne coltivano i valori, sono «non popolo», sono gli «altri». Questi «altri» che si contrappongono al «noi» sono una minaccia, una trappola, un ostacolo da rimuovere. Sono i «nemici» del popolo […]
L’appello al popolo e’ un appello all’identita’. Da cui possiamo concludere che il populismo e’ sempre una forma di politica delle identita’. Piu’ precisamente, e’ «una forma esclusoria della politica delle identita’».
Come tale, prospera in particolare dove l’asse del conflitto politico si sposta dalle preoccupazioni per la redistribuzione del reddito e della ricchezza verso le questioni culturali e valoriali.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_DOMANI.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_FATTO.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/02/SERUGHETTI_CORSERABRESCIA.pdf
https://www.ingenere.it/letture/il-vento-conservatore
https://www.retisolidali.it/il-vento-conservatore-intervista-serughetti/
https://www.osservatore.ch/il-nuovo-vento-conservatore-e-la-destra-antidemocratica_66328.html

Lavoro/Balzano

Contro lo smart working – Savino Balzano – Laterza (2021)

Lo smart working sara’ pure propagandato come agile e intelligente, ma resta lavoro e pertanto la riflessione deve essere ricondotta al terreno tradizionale di quest’ultimo: tra le due parole, working rimane la piu’ importante.
Proprio al lavoro la Costituzione repubblicana affida il compito di reggere i pilastri della democrazia: lo fa a partire dall’articolo 1 («L’Italia e’ una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»), ma anche al comma secondo dell’articolo 3 («e’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […] che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese»).
Insomma, per quanto molti preferiscano «individualizzare» il diritto del lavoro, e suggerire che esso riguardi sempre e solo il singolo lavoratore, la verita’ e’ un’altra.
Dal diritto individuale del lavoratore deriva nientemeno che la sua stessa possibilità di esercitare la propria liberta’ politica e sindacale, e quindi di essere parte attiva del processo democratico.
Il lavoratore, con e grazie ai suoi diritti, arricchisce la democrazia.
Da questo deriva che intervenire in materia di diritti dei lavoratori significa intervenire direttamente sul funzionamento stesso dello Stato, alterandone leve, pesi e contrappesi soprattutto politici, equilibri di potere, i gangli dell’ingegneria istituzionale ideata in Costituzione.
Ebbene, intervento dopo intervento, sono saltati i limiti al fatto che i lavoratori vengano controllati in modo irragionevole, demansionati, licenziati arbitrariamente e senza che un giudice abbia il potere di farli riassumere anche quando puo’ certificare l’illegittimita’ dell’allontanamento. In una parola, i lavoratori sono sempre piu’ ricattabili […]
Che ne e’ della loro possibilita’ di esprimersi politicamente dentro e fuori l’azienda?
Disarmati sul piano della lotta collettiva, dunque sindacale e in ultima istanza di potere, che ne sara’ del buon funzionamento dello Stato democratico cosi’ come disegnato dai Costituenti?
Senza esagerazioni, che ne sara’ della democrazia?
Se si insiste tanto sulla comunita’ e’ perche’ e’ chiaro che, a voler resistere al processo implacabile di disgregazione del mondo del lavoro, o persino a tentare di ripristinare condizioni di giustizia ed equita’ al suo interno, e’ imprescindibile l’esistenza di una comunita’ da mobilitare.
Il cortocircuito nel quale pero’ siamo cascati si palesa proprio qui: ancora prima dei diritti, e’ la comunita’ in primis ad essere stata indebolita da questi processi e la sindacalizzazione, che gioca tutto sulla consapevolezza dei lavoratori di essere gruppo e comunita’, e’ ridotta ai minimi termini […]
Abbiamo detto che il rapporto di lavoro e’ un rapporto di forza, in cui per riequilibrarne lo squilibrio strutturale e’ dirimente assumere una prospettiva di gruppo, collettiva: e allora, se le cose stanno cosi’, come potra’ mai un lavoratore solo e isolato uscire da questo braccio di ferro senza le ossa rotte?

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-1.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-3.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-4.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-2.pdf
https://www.iltascabile.com/recensioni/contro-smart-working-balzano/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/10/20/luddismo-smart-working/

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’approccio della politica tedesca e, sempre meno raramente, anche di altri paesi alla questione dell’“Europa” e della sua legittimita’ e’ stato talvolta definito “sacralizzante”.
Il compiuto processo di sacralizzazione avvolge il “progetto europeo” di un’aura che rende immediatamente blasfemo qualunque interrogativo quanto al suo significato e al suo scopo […]
La religione civile europea si sostenta di una mitologia filoeuropeista o, per usare un termine caro alla psicologia e alla teoria letteraria decostruzionista, di narrazioni. Tale concetto, che dalla teoria letteraria e’ passato allo studio della politica, ha acquisito negli ultimi anni un uso piuttosto diffuso; esso indica un contenuto, al modo di un racconto, dal significato edificante e positivo […]
Le narrazioni, almeno quelle della politica, non mirano tanto alla verita’, quanto alla convenienza; se una narrazione esaurisce il suo potenziale, viene rimpiazzata da un’altra, piu’ adatta allo scopo.
Cosi’, negli ultimi anni, due narrazioni che a seguito della crisi del 2008 avevano ormai perso la propria efficacia, il modello sociale e la crescita, furono gradualmente sostituite da un racconto di pace con cui l’Unione europea dipinge se stessa nientemeno che come strumento per il mantenimento della pace nel continente dopo il 1945.
Come le precedenti, anche questa narrazione ha raggiunto, almeno finora, carattere altamente vincolante, per quanto informale. Molti negli ultimi anni, persino tra quanti in realta’ dovrebbero capirci qualcosa, hanno sentito il dovere di giustificare l’esistenza della Ue, se non persino dell’unione monetaria, con il desiderio di evitare il ripetersi di guerre per la contesa di territori in Europa, come nella prima meta’ del XX secolo […]
Si sostiene persino che anche l’unione monetaria abbia avuto un ruolo nel garantire la pace, come se prima del 2001, anno della sua entrata in vigore, i paesi membri non avessero gia’ deciso da piu’ di mezzo secolo di astenersi dal farsi la guerra l’un l’altro.
Per non parlare poi del fatto che, a due decenni dall’introduzione dell’unione monetaria, le relazioni attuali tra Italia, Francia e Germania sono tese come mai prima dal 1945 ad oggi, e cio’ proprio a causa dell’Europa e delle diverse e mai concordate opinioni quanto alla sua funzione.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Capitalismo/Galli

Democrazia, ultimo atto? – Carlo Galli – Einaudi (2023)

Soprattutto con la crisi del 2008 e con il susseguirsi micidiale di pandemia, guerra e inflazione, il neoliberismo – insieme alla globalizzazione – si e’ inceppato: il succedersi di una fase disforica a quella euforica ha mostrato che il paradigma dominante esige sacrifici piu’ che offrire opportunita’, e veicola soprattutto passivita’, sfiducia, disincanto.
La liberta’ e l’autonomia promesse sono sfuggite dalle mani; la liberta’ e’ il poter scegliere merci (se si possiede il reddito sufficiente) o perfino scegliere l’identita’ di genere, purche’ non vengano intaccati i meccanismi dell’economia; il popolo, in gran parte ridotto a «neoplebe», non sembra piu’ in grado di esprimere energia politica, ne’ come unitaria potenza eccezionale (cioe’ come potere costituente) ne’ come soggetto plurale di conflitti, e neppure come insieme di cittadini motivati alla partecipazione anche solo elettorale: l’individualismo si manifesta ormai come apatia di singoli desocializzati.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Stato/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

La mercatizzazione della politica – questo l’effetto dell’affermarsi del neoliberismo – prevede una serie di innovazioni correlate tra loro:
– partiti sempre piu’ leggeri, privi di cospicui apparati locali permanenti, ridotti in sostanza a poco piu’ che comitati elettorali che si mobilitano sul territorio in prossimita’ delle elezioni […]
– la presenza di leader carismatici ai quali, tuttavia, non si chiede come nel secolo scorso di farsi interpreti presso i propri seguaci di un modello di societa’ quanto, piuttosto, di vendere un marchio alle masse di potenziali elettori: il simbolo della propria lista […]
– l’uso massiccio della pubblicita’, più che della propaganda in senso stretto, il messaggio ideale essendo ormai diventato un tweet seguito da un like […]
– l’adozione del populismo come standard di messaggio politico, semplice e facilmente spendibile proprio perche’, facendo riferimento a una comunita’ indefinita (la gente comune, non la classe operaia o la borghesia), permette a chiunque di sentirsene parte […]
– la mercificazione delle masse, da intendere come un’evoluzione della semplice manipolazione. Adesso, infatti, non si limita a spacciare loro un messaggio falso o, quantomeno, distorto dalla propaganda nel tentativo, comunque, di coinvolgerle poi direttamente […]
Le conseguenze della mercatizzazione della politica sono da tempo evidenti e vanno dalla volatilita’ del voto – lo spostamento frequente e massiccio delle preferenze da un partito all’altro – al drammatico aumento dell’astensionismo.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/

Geoeconomia/Severino

Il tramonto della politica – Emanuele Severino – Rizzoli (2017)

In Africa sono in gioco, oltre a quelli europei, gli interessi degli Stati Uniti e della Cina, ma anche, sebbene in minor misura o in modo piu’ indiretto, della Russia, che peraltro e’ piu’ che mai presente nel contiguo scacchiere del Medio Oriente.
Per quanto possa sembrare strano a chi non ha occhi che per i «problemi concreti e immediati», si puo’ dire comunque che sara’ probabilmente la Cina a decidere l’esito dell’immigrazione africana in Europa.
La crescita continua degli investimenti cinesi in Africa porta gli analisti ad affermare che la Cina sta diventando il maggior partner commerciale di quel continente.
Non solo. Gli investimenti cinesi hanno di mira, oltre alle risorse naturali di cui l’Africa e’ ricca, e di cui la Cina ha grande bisogno, un imponente programma di interventi sanitari, educativi, culturali, edilizi.
Tempo fa si e’ venuto a sapere che in Africa la Cina sta costruendo, addirittura, degli insediamenti urbani, che pero’ rimangono disabitati per il prezzo delle abitazioni, inaccessibile agli africani (il che doveva peraltro esser noto agli imprenditori cinesi gia’ prima dell’apertura dei cantieri).
Si e’ cercato di interpretare il senso di questo atteggiamento e la risposta che sta accreditandosi e’ che la Cina cerca spazi per il miliardo e trecento milioni dei propri abitanti.

Info:
https://www.researchgate.net/publication/362871888_Bruno_Cortesi_-_Emanuele_Severino_-_Il_tramonto_della_politica_-_recensione
https://emanueleseverino.com/2017/05/03/emanuele-severino-il-tramonto-della-politica-considerazioni-sul-futuro-del-mondo-rizzoli-2017-p-284/

Societa’/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

“Sinistra” era un tempo sinonimo di ricerca della giustizia e della sicurezza sociale, di resistenza, di rivolta contro la classe medio-alta e di impegno a favore di coloro che non erano nati in una famiglia agiata e dovevano mantenersi con lavori duri e spesso poco stimolanti.
Essere di sinistra voleva dire perseguire l’obiettivo di proteggere queste persone dalla povertà, dall’umiliazione e dallo sfruttamento, dischiudere loro possibilita’ di formazione e di ascesa sociale, rendere loro la vita piu’ facile, piu’ organizzata e pianificabile.
Chi era di sinistra credeva nella capacita’ della politica di plasmare la societa’ all’interno di uno Stato nazionale democratico e che questo Stato potesse e dovesse correggere gli esiti del mercato […]
Questa sinistra tradizionale esiste ancora oggi. La si incontra spesso nei sindacati, soprattutto ai livelli piu’ bassi. In quasi tutti i partiti socialdemocratici, pero’, e’ gia’ in minoranza, almeno per quanto riguarda i piani alti […]
L’immaginario pubblico della sinistra sociale e’ dominato da una tipologia che definiremo da qui in avanti sinistra alla moda, in quanto chi la sostiene non pone piu’ al centro della politica di sinistra problemi sociali e politico-economici, bensi’ domande riguardanti lo stile di vita, le abitudini di consumo e i giudizi morali sul comportamento […]
Cio’ che rende i rappresentanti di questa sinistra alla moda cosi’ antipatici agli occhi di molti e soprattutto dei meno fortunati e’ la loro innata tendenza a giudicare i propri privilegi come virtu’ personali e a presentare la propria visione del mondo e il proprio stile di vita come la quintessenza della responsabilita’ e del progressismo.
E’ il compiacimento di se’ di chi si reputa moralmente superiore, cosa che accade di frequente nella sinistra alla moda, e’ la convinzione, palesata in modo troppo insistente, di essere dalla parte del bene, del giusto e della ragione. E’ la supponenza di chi guarda dall’alto in basso lo stile di vita, i bisogni e persino il linguaggio di coloro che non hanno potuto frequentare l’universita’, vivono in piccoli centri e comprano da ALDI i prodotti per la grigliata perche’ il denaro deve bastare fino a fine mese […]
La sinistra alla moda risulta poco simpatica anche perche’, pur sostenendo una societa’ aperta e tollerante, mostra di solito nei confronti di opinioni diverse dalle proprie un’incredibile intolleranza, che non ha nulla da invidiare a quella dell’estrema destra […]
Se la sinistra alla moda non ha ancora mai considerato come un problema l’assenza persistente dalle proprie manifestazioni di piu’ della meta’ della popolazione, cio’ indica che almeno per alcuni dei suoi membri l’obiettivo non e’ piu’ quello di ottenere delle ricadute sul piano sociale. Non si tratta piu’ di cambiare la societa’, ma di trovare conferma di se’, tanto che anche la partecipazione alle manifestazioni diviene un atto di realizzazione personale: ci si sente a posto con la propria coscienza a manifestare per il bene insieme a persone che la vedono nello stesso modo […]
Gli operai delle industrie, i dipendenti con reddito basso, gli autonomi piu’ poveri e i disoccupati non solo disertano le manifestazioni della sinistra alla moda, ma vengono meno ogni giorno di piu’ quali membri ed elettori dei medesimi partiti. Del resto questa e’ la causa principale del declino in tutta Europa della socialdemocrazia, il cui nucleo duro degli elettori veniva proprio da questi ceti sociali.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html