Lavoro/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

L’automatizzazione e la razionalizzazione dei processi produttivi hanno contribuito al massimo per un quarto alla perdita di posti di lavoro nelle industrie delle economie occidentali.
La scomparsa di tutti gli altri posti di lavoro e’ invece dipesa da decisioni politiche e cambi di rotta che avrebbero potuto essere evitati.
Nella deindustrializzazione del mondo occidentale ha svolto un ruolo determinante la globalizzazione, ovvero l’internazionalizzazione delle catene produttive.
Le imprese che avevano finora mantenuto la produzione nei paesi industrializzati hanno spostato parte delle loro attivita’ nei paesi piu’ poveri, in particolare in Cina e nell’Asia orientale, oppure hanno cominciato a farsi consegnare componenti dei loro prodotti direttamente dall’estero. In questo modo il lavoro piu’ oneroso degli operai occidentali e’ stato sostituito da quello a buon mercato di lavoratori privi di tutele giuridiche […]
Ulteriori risparmi sui costi attraverso la globalizzazione sono derivati dal fatto che all’estero spesso non vengono rispettati gli standard sociali e ambientali ne’ altre prescrizioni giuridiche che valgono invece nei paesi occidentali e hanno reso la produzione piu’ costosa.
L’internazionalizzazione della produzione ha cosi’ offerto alle multinazionali anche un nuovo modo per evitare le tasse.
Non c’e’ da sorprendersi se le imprese che mirano soltanto a ricavare denaro dal denaro sfruttino avidamente le occasioni offerte dalla globalizzazione […]
A cambiare veramente il corso delle cose e’ stata non tanto la tecnologia, quanto la politica. Sono stati i politici a rinunciare al controllo sui capitali e ad aprire la strada a investimenti diretti internazionali. Sono stati i politici a smettere di compensare le differenze nei costi di produzione attraverso dazi doganali e anche solo a contenere il dumping tributario. Sono stati i politici a promuovere accordi per la difesa degli investimenti e la protezione a livello globale dei diritti delle marche, dei brevetti e degli autori per garantire un contesto giuridico il piu’ possibile vantaggioso per gli investimenti esteri delle multinazionali.
Questo e’ avvenuto perche’ le imprese e le lobby hanno fatto valere tutto il loro peso, denaro e potere economico per pilotare queste decisioni. La politica però non si sarebbe dovuta immischiare.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Societa’/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Nell’epoca attuale, a vincere sono soprattutto i proprietari di grandi patrimoni finanziari e aziendali.
La loro ricchezza e il loro potere economico e sociale sono cresciuti moltissimo, negli ultimi decenni.
Tra i vincitori, pero’, c’e’ anche il nuovo ceto medio dei laureati delle grandi citta’, l’ambiente in cui il liberalismo di sinistra e’ di casa.
L’ascesa sociale e culturale di questa borghesia e’ riconducibile agli stessi cambiamenti politici ed economici che hanno reso la vita difficile agli operai dell’industria e agli impiegati nel settore dei servizi, ma anche a molti artigiani e piccoli imprenditori.
Chi pero’ si trova sul carro dei vincitori ha un’altra visione delle regole del gioco, ovviamente diversa da quella di chi ha pescato la carta perdente.
Mentre le differenze di reddito, di prospettive e di mentalita’ aumentavano sempre piu’, cresceva allo stesso tempo anche la distanza fisica. Se mezzo secolo fa i cittadini abbienti e quelli meno privilegiati condividevano spesso gli stessi quartieri e a scuola i loro figli erano compagni di banco, l’esplosione dei prezzi degli immobili e l’aumento degli affitti ha fatto si’ che benestanti e meno abbienti oggi vivano in quartieri distinti. Di conseguenza sono diminuiti i contatti, le amicizie, le convivenze o i matrimoni che vadano oltre il proprio ambiente sociale […]
E’ in questo aspetto che vanno individuate le cause piu’ importanti della distruzione della coesione sociale e della sempre crescente ostilita’. Due persone che vengono da diversi ambienti sociali hanno sempre meno cose da dirsi proprio perche’ vivono in mondi differenti […]
Quarant’anni di liberismo economico, di smantellamento dello Stato sociale e di globalizzazione hanno spaccato a tal punto le societa’ occidentali che la vita reale di molti si muove ormai soltanto nella bolla in cui e’ situata la propria classe.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Lavoro/Vanetti

Mauro Vanetti – La sinistra di destra. Dove si dimostra che i liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall’altra parte – Edizioni Alegre (2019)

Dare a tutti gli immigrati documenti, codice fiscale, diritto di voto e cittadinanza.
Questa proposta rivoluzionaria e’ l’unica rivendicazione davvero unificante per la classe operaia […]
L’emigrazione asporta dal luogo di partenza giovani lavoratori intraprendenti, che sono stati cresciuti e istruiti a spese della collettivita’; l’emigrazione frantuma il tessuto sociale, divide le famiglie, svuota le case.
Risultato: le regioni di forte emigrazione in Italia, come quelle del Mezzogiorno, hanno una forte disoccupazione; lo stesso vale per i paesi africani, asiatici, latinoamericani, est-europei, da cui provengono gli immigrati stranieri.
L’emigrazione ha aumentato la disoccupazione, paradossalmente diminuendola nei paesi di arrivo […]
I vantaggi economici nei paesi di arrivo sono di due tipi:- Tutta l’economia si avvantaggia dell’uso di lavoratori già cresciuti e istruiti, per cui non ha dovuto pagare nulla; chi si lamenta perche’ gli immigrati premono sul nostro sistema sanitario, per esempio, si dovrebbe rendere conto che un neonato italiano implica un costo enorme per la collettivita’ prima che possa contribuire all’economia lavorando: una grossa parte di questi costi sono sostenuti dalla famiglia, ma una parte rilevante sono a carico dello stato, per esempio molti costi sanitari, la scuola, ecc.-
Per i capitalisti e’ possibile usare gli immigrati come lavoro a basso costo. Questo e’ un vantaggio solo per qualcuno: per la classe dominante.
Per la classe operaia e’ ovviamente uno svantaggio […]
Contro questa insidiosa manovra, e’ interesse della classe operaia nel suo insieme battersi unita per l’effettiva parita’ di trattamento della forza-lavoro, sia essa nazionale o immigrata.

Info:
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/455-la-sinistra-di-destra-un-libro-di-mauro-vanetti
https://edizionialegre.it/recensioni/liberisti-e-rossobruni-i-nemici-interni-alla-sinistra-giacomo-russo-spena-da-micromega/
https://edizionialegre.it/recensioni/osservazioni-su-un-libro-stimolante-antonio-moscato-dal-blog-movimento-operaio/

https://edizionialegre.it/recensioni/la-liquefazione-della-classe-internazionale/
https://www.dinamopress.it/news/la-sinistra-destra-vecchia-nuova/

Lavoro/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

Il potere contrattuale di molti lavoratori a basso reddito impiegati nei servizi all’impresa e alla persona, appare oggi piu’ simile a quello degli operai dell’industria tessile dell’Ottocento che non a quello dei lavoratori del settore automobilistico del Novecento […]
Le strategie di maggior successo emerse nelle recenti campagne condotte nel settore chiave dei servizi, mostrano di avere molto in comune con le lotte dei lavoratori tessili del tardo Ottocento e del primo Novecento. Gli operai tessili, infatti – che operavano in un settore disintegrato verticalmente, caratterizzato da molteplici piccole imprese e instabilita’ occupazionale – hanno dovuto controbilanciare la loro debolezza appoggiandosi alle organizzazioni politiche e sindacali a livello cittadino e regionale […] Analogamente, oggi i lavoratori sottopagati del settore dei servizi – almeno in apparenza verticalmente disintegrato – si sono affidati a un modello organizzativo basato sulla comunita’, piuttosto che sul potere che deriva al lavoratore dalla sua posizione all’interno del processo produttivo.
Come gia’ per gli operai tessili del XIX secolo, le vittorie non potevano essere ottenute grazie al potere di contrattazione strutturale autonomo dei lavoratori, ma dipesero soprattutto dalle alleanze (e dalle risorse che queste producevano) con altri gruppi e strati di una comunita’ allargata.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Lavoro/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzioni Nero (2018)

Il lavoro e’ un fenomeno comune a tutte le societa’, ma all’interno del sistema capitalista acquisisce qualita’ storicamente uniche.
Nelle societa’ precapitaliste, nonostante il lavoro fosse necessario, le persone avevano accesso comune alla terra, praticavano forme di agricoltura di sussistenza e avevano la disponibilita’ dei mezzi necessari quantomeno a sopravvivere; i contadini erano poveri ma autosufficienti, e la sopravvivenza individuale non dipendeva dal lavoro svolto per qualcun altro. L’avvento del capitalismo cambio’ tutto: attraverso il processo conosciuto come  accumulazione originaria, i lavoratori precapitalisti furono sradicati dalla loro terra ed espropriati dei mezzi di sussistenza […]
La nuova figura sociale del proletariato venne dunque definita proprio dalla mancanza di accesso ai mezzi di produzione e di sussistenza e dal bisogno di lavoro salariato per sopravvivere: questo significa che il proletariato non e’ equivalente alla «classe operaia» e che non e’ definito da reddito, professione o cultura. Il proletariato e’ semplicemente quel gruppo di persone costrette a vendere la propria forza lavoro per sopravvivere, che esse abbiano un impiego fisso o meno, e la storia del capitalismo e’ la storia della trasformazione della popolazione mondiale in proletariato tramite l’espropriazione progressiva della forza lavoro rurale […]
Con l’avvento del proletariato e’ emersa pero’ anche una nuova forma di disoccupazione; in effetti, la disoccupazione per come la intendiamo oggi e’ un’invenzione del capitalismo: privato dei mezzi di sussistenza, sulla scena della storia irrompe per la prima volta un nuovo «surplus di popolazione » composto da persone incapaci di trovare un’occupazione retribuita.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/