Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Dopo la fase di espansione economica del secondo dopoguerra, si manifesta quella che Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», un’economia cioe’ alimentata da un susseguirsi di recessioni sempre piu’ acute e riprese cicliche gestite con misure di stabilizzazione – smantellamento del welfare state e abbandono della spesa pubblica in primis – che vennero adottate in Occidente a prescindere dall’indirizzo politico che caratterizzava i paesi coinvolti in quel periodo storico: prima la Gran Bretagna, poi la Francia seguita da Portogallo, Spagna, Grecia e Italia; stessa cosa avvenne nei paesi dell’Est e del Sud del mondo.
Privatizzazioni, austerita’ e liberalizzazione dei mercati sono stati i tre pilastri del Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta […]
Le scelte politiche, e conseguentemente l’ordine giuridico che vincola gli attori sociali a rispettarle, agiscono a monte e a valle delle recessioni economiche.
Nell’economia del debito, il punto di inizio e’ rappresentato da quel dato regime economico che si e’ scelto di imporre mediante un preciso sistema di regole (politica dei tassi di interesse, politica del cambio, diritto delle imprese nazionali e multinazionali, regolamentazioni finanziarie, disciplina del mondo del lavoro, ecc.).
In questa fase, viene sostanzialmente deciso quale forma giuridica debba assumere il mercato, nel piu’ ampio contesto socio-politico di riferimento.
Al manifestarsi delle crisi, la politica e’ costretta a prendere delle decisioni di carattere macroeconomico per farvi fronte; le misure anticrisi vengono realizzate per far si’ che i meccanismi macroeconomici di aggiustamento garantiscano la tutela dei grandi capitali internazionali che alimentano l’economia del debito.
La garanzia e’ chiaramente di natura giuridica, consiste cioe’ nella predisposizione di una serie di regole e trattati internazionali mediante cui si obbliga la collettivita’ a sopportare il peso del fallimento del modello economico di riferimento.
In questa fase del ciclo economico, l’assetto istituzionale delle nazioni colpite dalla crisi subisce forti pressioni da parte delle organizzazioni internazionali che contrattano sul piano politico le richieste degli investitori esteri, cosi’ come e’ avvenuto con la caduta dell’ultimo governo Berlusconi […]
Fino a quando i capitali esteri alimentano i mercati, lo Stato gode di un certo grado di autonomia, e i programmi politici della maggioranza non incontrano limitazioni esterne significative alla loro concreta attuazione. Quando subentra la crisi, la scena politica viene dominata da strutture istituzionali oligarchiche – FMI, istituzioni finanziarie, banche centrali, ecc. – che operano in una sorta di regime di commissariamento.
Che vinca la destra o la sinistra poco importa, l’agenda neoliberista segue un preciso protocollo: assicurare ai capitali privati l’attuazione di salvataggi pubblici e piani di austerita’ a spese della collettivita’; rimodellare il tessuto sociale con una serie di riforme volte a indebolire la classe di lavoratori; privatizzare i settori strategici dell’economia nazionale.
In altri termini, questa governance globale che impatta sulle nazioni in crisi non e’ altro che una clausola di salvaguardia politica di matrice normativa, senza la quale il capitale internazionale sarebbe esposto ai propri fallimenti, che e’ esattamente quello che accadrebbe in un mercato davvero libero.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

L’Europa unita e’ stata creata ritenendo che l’espansione del mercato comune – l’area dei paesi membri entro cui si realizza la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali – favorisca naturalmente la crescita economica e l’occupazione garantendo, quindi, un maggiore benessere sociale.
Oggi, pero’, siamo di fronte a una situazione opposta: la crescita e’ bassa, i livelli di disoccupazione sono alle stelle e il malessere sociale e’ diffuso piu’ che mai.
La governance europea ha dunque fallito la sua missione, e la crisi economica si e’ rivelata essere la crisi del suo paradigma tradizionale […]
Ad alcuni giuristi non e’ sfuggita l’importanza del passaggio, all’interno dell’Unione Economica e Monetaria (UEM), da una prospettiva incentrata sull’attesa di una crescita economica e finanziaria a una prospettiva in cui la gestione della crisi assume un ruolo cruciale nei rapporti tra gli stati aderenti.
Tale transizione sta radicalmente modificando il progetto originario dell’Unione Europea, e la trasformazione sta avvenendo con la predisposizione di un sistema di regole che ha lo scopo di porre le basi per la creazione di una nuova governance, quella della crisi.
Essendo la redistribuzione dei costi della crisi uno dei principali obiettivi di questa nuova struttura sovranazionale, non ci si poteva aspettare nulla di diverso dai salvataggi delle grandi banche a spese dello Stato, cioe’ dei cittadini.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

 

Economia di mercato/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano. Manifesto per un ottimismo radicale – il Saggiatore (2019)

Supponiamo che io vi dica che esiste una macchina in grado di dirigere un paese meglio del governo, di usare la logica meglio di qualsiasi altro essere umano e di funzionare in maniera autonoma.
Supponiamo che io vi chieda di affidare tutte le decisioni importanti della vostra vita a questa macchina.
Supponiamo che io vi dica che sareste piu’ felici se cambiaste i vostri comportamenti in maniera tale da anticipare le decisioni della macchina.
Vi mettereste a ridere, spero.
Adesso, pero’, provate a sostituire la parola macchina con «mercato».
Per trent’anni, milioni di persone hanno permesso alle forze di mercato di gestire le loro vite, modellare i loro comportamenti e annullare i loro diritti democratici.
C’e’ perfino una religione dedicata a venerare il potere e il controllo esercitati da questa macchina: si chiama scienza economica.
Elevando il mercato allo status di uno spirito guida autonomo e sovraumano, durante gli ultimi trent’anni, potremmo aver creato le condizioni per accettare un controllo delle macchine sugli esseri umani nei prossimi cento.

Info:
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_05_30-manifesto-Mason-1.pdf
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_10_01-Avvenire-Mason.pdf
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2019/2019_07_01-Fatto_Quotidiano-Mason-1.pdf

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo: Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Due diverse funzioni “allocative” di mercato specifiche del capitalismo: l’allocazione delle materie produttive e l’allocazione delle eccedenze […]
La prima idea e’ chiaramente racchiusa in una sorprendente frase di Piero Sraffa: il capitalismo e’ un sistema per “la produzione di merci per mezzo di merci”.
Questo sistema mercatizza tutti i principali materiali diretti alla produzione di merci, inclusi il credito, gli immobili, le materie prime, l’energia e i beni strumentali, come macchinari, impianti, attrezzature, tecnologie e cosi’ via […]
Il secondo punto […]: il capitalismo usa i meccanismi di mercato per determinare come il surplus della societa’ verra’ investito.
Non c’e’ nessun altro tipo di societa’, per quanto io ne sappia, in cui e’ lasciato alle “forze di mercato” decidere questioni cosi’ fondamentali su come le persone vogliono vivere […] delega alle forze di mercato delle piu’ importanti questioni umane, per esempio, in cosa le persone vogliono investire le proprie energie collettive, come vogliono bilanciare il “lavoro produttivo” con la vita familiare, il tempo libero e altre attivita’, quanto e cosa vogliono lasciare alle generazioni future.
Invece di essere trattati come argomenti di discussione e di processi decisionali collettivi, essi sono trasferiti a un apparato per stimarne il valore monetario […]
Il capitalismo fa affidamento sui poteri pubblici per stabilire e far rispettare le sue norme costitutive. Un’economia di mercato e’ inconcepibile, dopo tutto, in assenza di un quadro legale che sostenga l’impresa privata e lo scambio di mercato. La sua storia in primo piano dipende in modo cruciale dai poteri pubblici al fine di garantire i diritti di proprieta’, far rispettare i contratti, giudicare le controversie, sedare le ribellioni anticapitaliste  […]
Allo stesso modo, sono stati gli stati territoriali a mobilitare la “forza legittima” per reprimere la resistenza alle espropriazioni attraverso cui sono nati e sono stati sostenuti i rapporti di proprieta’ del capitalismo.
Infine, sono stati quegli stessi stati a nazionalizzare e assicurare il denaro.
Storicamente, potremmo dire, lo stato ha costituito “l’economia” capitalista.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Stato/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Mentre le rivolte populiste, sia a destra che a sinistra, hanno mandato in frantumi la fiducia nelle proprieta’ magiche del «libero mercato», alcuni stanno tornando a credere che il potere statale nazionale possa diventare il principale veicolo di una riforma eco-sociale: ne sono testimonianza la «Nuova ecologia» di Marine Le Pen da un lato e il Green New Deal dall’altro.
Anche i sindacati, da tempo impegnati a difendere la salute e la sicurezza sul lavoro dei loro iscritti ma circospetti nei confronti degli impedimenti allo «sviluppo», guardano ora con interesse a progetti di infrastrutture verdi per la creazione di posti di lavoro.
Da ultimo, all’estremo opposto dello spettro, le correnti della decrescita fanno proseliti tra i giovani, attratti dalla loro audace critica a una civilta’ basata sulla vertiginosa crescita della produzione e su stili di vita consumistici e dalla promessa del «buen vivir» attraverso il veganesimo, il commoning e/o un’economia sociale e solidale.
Ma cosa significa tutto questo e dove puo’ portare?

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Il termine «capitalismo» richiede di essere chiarito.
La parola e’ comunemente usata per indicare un sistema economico basato sulla proprieta’ privata, lo scambio di mercato, il lavoro salariato e la produzione a scopo di lucro.
Questa definizione e’ pero’ troppo riduttiva e nasconde la vera natura del sistema anziche’ svelarla.
Il termine «capitalismo», sosterro’ all’interno di quest’opera, designa qualcosa di piu’ ampio: un ordine sociale che consente a un’economia orientata al profitto di depredare i supporti extra-economici di cui ha bisogno per funzionare.
Rientrano in questa categoria la ricchezza espropriata alla natura e a popolazioni assoggettate; le molteplici forme di lavoro di cura cronicamente sottovalutate quando non del tutto disconosciute; i poteri e i beni pubblici, che il capitale richiede e al tempo stesso cerca di ridimensionare; l’energia e la creativita’ dei lavoratori.
Anche se non compaiono nei bilanci delle imprese, queste forme di ricchezza sono dei requisiti essenziali per i profitti che invece vi figurano. Fondamenta vitali dell’accumulazione, sono anch’esse componenti costitutive dell’ordine capitalistico. […]
Quindi, «capitalismo» non si riferisce a un tipo di economia, ma a un tipo di societa’: quella che autorizza un’economia ufficialmente designata ad accumulare valore monetizzato per investitori e proprietari, mentre divora la ricchezza non-economizzata di tutti gli altri.
Servendo tale ricchezza su un piatto d’argento alle classi imprenditoriali, questa societa’ le invita a pasteggiare con le nostre capacita’ creative e con la terra che ci sostiene, senza alcun obbligo di reintegrare cio’ che consumano o di riparare cio’ che danneggiano.
E questa e’ la ricetta perfetta per finire nei guai.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
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Green New Deal/Danovaro

Robert Danovaro, Mauro Gallegati – Condominio Terra. Natura, economia e societa’, come se futuro e benessere contassero davvero – Slow Food (2019)

Nella teoria dominante in economia, la natura riveste tutt’al piu’ il ruolo di un soggetto passivo coinvolto in un’esternalita’, definita come l’effetto di un’attivita’ economica su un soggetto non impegnato nell’attivita’ medesima.
Per semplificare, se si produce un danno all’ambiente, viene generata un’esternalita’ negativa per la zona dell’insediamento e per l’ambiente (e quindi anche per gli esseri umani che ne fanno parte).
Un’esternalita’ e’ fonte di un costo collettivo che per definizione non e’ incorporato nel costo di produzione dell’impresa e che quindi sfugge alla determinazione del prezzo di mercato. Si tratta di un tipico fallimento del mercato, che, da solo, non puo’ correggere gli effetti dell’esternalita’.
Una tassa ad hoc, come la carbon tax per le emissioni di CO2, puo’ alleviare tale distorsione, purche’ venga effettivamente utilizzata per mitigare i cambiamenti climatici e contrastare gli effetti di tali cambiamenti sugli ecosistemi naturali e sull’uomo.
Quando il mercato fallisce nella capacita’ di autoregolarsi, l’intervento di un agente esterno – per esempio un’autorita’ pubblica che impone tasse ambientali – puo’ essere migliorativo. In questo modo l’agente pubblico trasforma l’esternalita’ in un onere per chi la causa, forzando l’impresa a tenerne conto nelle sue decisioni future.
Tutto cio’ presuppone che sia possibile monetizzare i danni ambientali, ma questi possono essere molto diversi ed estremamente difficili da valutare […]
Credere di poter attribuire un prezzo a tutto e’ estremamente limitativo, perche’ non si possono valutare in termini economici salute e benessere.

Info:
https://sbilanciamoci.info/condominio-terra/

Europa/Saraceno

Francesco Saraceno – La riconquista. Perche’ abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela – Luiss (2020)

E’ certamente vero, come sostengono molti euroscettici, che la moneta unica in Europa si e’ costruita mettendo l’accento quasi esclusivamente sugli aggiustamenti di mercato e su vincoli stringenti all’azione delle politiche monetarie e di bilancio.
Non e’ vero pero’ che questo e’ il corollario inevitabile dell’adozione di una valuta comune. Deve essere piuttosto fatto risalire all’ambiente intellettuale che dominava negli anni Novanta, quando furono scritte le “regole del gioco” dell’euro.
Il testo fondante della moneta unica, il trattato di Maastricht del 1992, fu discusso e approvato nel momento in cui nell’accademia si consolidava un “Nuovo Consenso” che emergeva dalla turbolenza teorica degli anni Settanta e Ottanta, recuperando e attualizzando il sistema di pensiero neoclassico sviluppatosi a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo […]
L’ortodossia del Nuovo Consenso ha dominato la politica economica e l’accademia fino alla crisi del 2008, arrivando (sia pure un po’ ammaccata) ai nostri giorni. Quindi, le scelte di politica economica e le istituzioni create dai Paesi avanzati, tra cui quelli europei, nell’ultimo trentennio, vanno collocate in questo contesto.
E’ interessante notare come la pressione per una riduzione del ruolo dello Stato nell’economia sia particolarmente forte in Europa, perche’ e’ proprio nei Paesi del vecchio continente che nel dopoguerra era stato abbracciato in modo piu’ convinto il modello dello Stato regolatore.
A partire dagli anni Ottanta il perimetro dello stato sociale e’ stato lentamente ma pervasivamente ridotto, il ruolo degli stabilizzatori automatici menomato, la regolazione congiunturale dell’economia sacrificata sull’altare della flessibilita’.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-riconquista-perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela-di-francesco-saraceno/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-riconquista
https://www.europainmovimento.eu/europa/perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela.html
https://www.micromega.net/leuropa-vista-da-un-riformista/

Capitalismo/Chang

Ha-Joon Chang – Economia commestibile. Comprendere la teoria economica attraverso il cibo – il Saggiatore (2023)

La misura piu’ diffusa della produzione economica, il Prodotto interno lordo, conta soltanto le cose che vengono scambiate sul mercato.
Come tutte le altre misure in economia, ha dei limiti, ma quello principale e’ che si basa su una visione molto «capitalista» secondo la quale, siccome persone diverse valutano la stessa cosa in modo diverso, l’unico modo per decidere quanto una cosa sia preziosa per la societa’ sia quello di vedere quale sia il prezzo di vendita sul mercato.
La pratica di contare soltanto le attivita’ commercializzate rende una grossa fetta di attivita’ economiche invisibile.
Nei paesi in via di sviluppo, questo significa che una grossa fetta della produzione agricola non viene conteggiata perche’ molte popolazioni rurali consumano almeno una parte di cio’ che producono.
Poiche’ questa parte della produzione agricola non viene scambiata sul mercato, non e’ considerata nelle statistiche del pil.
Sia nei paesi ricchi sia in quelli in via di sviluppo, la misurazione della produzione basata sul mercato significa che le attivita’ di cura non retribuite, svolte a casa o nelle comunita’ locali, non vengono conteggiate, come parte della produzione nazionale – la maternita’, l’educazione dei figli, l’assistenza agli anziani e ai disabili, la cucina, la pulizia, le faccende domestiche e la gestione della casa […]
Queste attivita’ non vengono conteggiate nonostante il fatto che ammonterebbero al 30-40 per cento del pil, se valutate a prezzi di mercato. […]
L’assurdita’ di non conteggiare il lavoro di cura non commercializzato puo’ essere valutata facendo una semplice riflessione […] se due madri si scambiassero i figli e si prendessero cura l’una del figlio dell’altra, pagandosi reciprocamente la (stessa) retribuzione per l’assistenza all’infanzia (cosa che lascerebbe entrambe indenni dal punto di vista finanziario), il pil aumenterebbe, anche se la cura dei bambini fosse uguale.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2023/02/economia-commestibile-ha-joon-chang.html
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2023/2023-02-A/2023_02_04-Tuttolibri-Chang-1.pdf
https://ilfattoalimentare.it/economia-commestibile-dalla-storia-dellalimentazione-per-spiegare-leconomia.html

Capitalismo/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Elemento fondamentale della propaganda neoliberista e’ l’idea che i capitalisti vogliano il ritorno al libero mercato.
In verita’ e’ esattamente il contrario.
Il capitale si nutre di un sofisticato e programmato uso delle leggi per introdurre, sia negli ordinamenti interni che in quelli internazionali, principi e vincoli che mirano a compromettere l’equilibrio costituzionale dello Stato sociale, al fine di favorire la salvaguardia del sistema capitalista a ogni costo.
Cio’ sta avvenendo con un ribaltamento di prospettiva.
I diritti sociali sono nati per assicurare un benessere superiore alle masse rispetto a un sistema improntato sulle mere liberta’ individuali, che non teneva conto del dislivello di forze tra lavoratori deboli e capitalisti forti. L’obiettivo che oggi si pone la comunita’ internazionale, salvaguardare sempre e comunque il capitalismo cosi’ com’e’.
Ecco perché l’attacco contro i lavoratori e lo Stato sociale non assume le sembianze di uno scontro diretto (anche se nella sostanza lo e’), ma passa attraverso la politica della salvaguardia dell’interesse «superiore» dei mercati

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/