La giustizia sociale e’ (cosi’) sostituita da una mobilitazione compassionevole che, per quanto possa essere utile nel singolo caso, e’ incapace di permettere di formulare soluzioni politiche ai problemi sociali […]
L’evoluzione del linguaggio e’ a questo riguardo significativa.
Ormai si preferisce parlare di «fratture sociali», tutto sommato fortuite tanto quanto le fratture della tibia, piuttosto che di conflitti sociali o di lotta di classe. Non ci sono piu’ sfruttati, la cui alienazione rinvia direttamente al sistema capitalista, ma «diseredati», «esclusi», «sfavoriti», «poveri», tutti ugualmente vittime di «handicap» o «discriminazioni», tutti ugualmente esortati a fronteggiare le loro difficolta’ adottando le ricette dispensate dallo Stato terapeutico.
E’ allo stesso modo significativo che la nozione di «lotta contro l’esclusione» abbia sostituito quella di «lotta contro le disuguaglianze», in vigore negli anni Settanta, che evocava ancora la lotta di classe.
Beninteso, la poverta’ e la miseria prosperano su questo humus di angelismo umanitario.
Si vuole essere «solidali» senza piu’ sapere cosa realmente significhi la solidarieta’, ossia in primo luogo l’interiorizzazione del legame sociale.
Piu’ in generale, per una sinistra ormai separata dal popolo, il societario e’ un modo per dimenticare (e far dimenticare) il sociale.
Info:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/01/22/news/i-banali-demoni-del-bene-51782/
https://www.barbadillo.it/38725-libri-i-demoni-del-bene-di-de-benoist-critica-al-pensiero-unico-e-al-gender/
https://ilmangiacarte.wordpress.com/2021/05/20/demoni-del-bene/
https://ilpensierostorico.com/de-benoist-demoni-del-bene/