Green New Deal/ Chang

Ha-Joon Chang – Economia commestibile. Comprendere la teoria economica attraverso il cibo – il Saggiatore (2023)

E’ necessario riflettere sulla crescente richiesta alimentare di insetti, quale fonte proteica molto meno dannosa per l’ambiente rispetto alla carne.
Gli insetti non generano praticamente alcun gas serra e richiedono appena 1,7 chilogrammi di mangime per 1 chilogrammo di peso vivo, contro i 2,9 chilogrammi di gas a effetto serra e i 10 chilogrammi di mangime nel caso della carne di manzo […]
Inoltre gli insetti richiedono molta meno acqua e terra per grammo di proteine prodotte rispetto alla carne.
Tuttavia, la domanda di insetti non decolla, mentre si diffondono il vegetarianismo e il veganismo.
La diffusione del consumo di insetti, soprattutto in Europa e in Nord America, e’ minata dal «fattore disgusto». Molte persone trovano disgustosa l’idea di mangiare insetti. Ma, curiosamente, gran parte di coloro che trovano ripugnante il consumo di insetti divorano volentieri gamberi, gamberetti e affini come aragoste e scampi. Questa e’ la piu’ strana delle avversioni alimentari, almeno per me. I crostacei e gli insetti sono entrambi artropodi (per me e per voi, striscianti), con tentacoli, esoscheletri, corpi segmentati e zampe multiple. Perche’ mangiare i primi e non i secondi?
Ci saranno piu’ persone che mangeranno insetti se li rinominiamo? Credo che dovremmo chiamare i grilli «gamberi di bosco» e le cavallette «scampi di campagna» (langoustines de champs li renderebbe ancora piu’ popolari?) […]
Gli insetti richiedono 23 litri d’acqua e 18 m2 di terreno per ogni grammo di proteina prodotta, contro i 112 litri e i 254 m2 della carne bovina. Per la carne di maiale le cifre corrispondenti sono 57 litri e 63 m2, mentre quelle per il pollo sono 34 litri e 51 m2.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2023/02/economia-commestibile-ha-joon-chang.html
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2023/2023-02-A/2023_02_04-Tuttolibri-Chang-1.pdf
https://ilfattoalimentare.it/economia-commestibile-dalla-storia-dellalimentazione-per-spiegare-leconomia.html

Green New Deal/Danovaro

Robert Danovaro, Mauro Gallegati – Condominio Terra. Natura, economia e societa’, come se futuro e benessere contassero davvero – Slow Food (2019)

Nella teoria dominante in economia, la natura riveste tutt’al piu’ il ruolo di un soggetto passivo coinvolto in un’esternalita’, definita come l’effetto di un’attivita’ economica su un soggetto non impegnato nell’attivita’ medesima.
Per semplificare, se si produce un danno all’ambiente, viene generata un’esternalita’ negativa per la zona dell’insediamento e per l’ambiente (e quindi anche per gli esseri umani che ne fanno parte).
Un’esternalita’ e’ fonte di un costo collettivo che per definizione non e’ incorporato nel costo di produzione dell’impresa e che quindi sfugge alla determinazione del prezzo di mercato. Si tratta di un tipico fallimento del mercato, che, da solo, non puo’ correggere gli effetti dell’esternalita’.
Una tassa ad hoc, come la carbon tax per le emissioni di CO2, puo’ alleviare tale distorsione, purche’ venga effettivamente utilizzata per mitigare i cambiamenti climatici e contrastare gli effetti di tali cambiamenti sugli ecosistemi naturali e sull’uomo.
Quando il mercato fallisce nella capacita’ di autoregolarsi, l’intervento di un agente esterno – per esempio un’autorita’ pubblica che impone tasse ambientali – puo’ essere migliorativo. In questo modo l’agente pubblico trasforma l’esternalita’ in un onere per chi la causa, forzando l’impresa a tenerne conto nelle sue decisioni future.
Tutto cio’ presuppone che sia possibile monetizzare i danni ambientali, ma questi possono essere molto diversi ed estremamente difficili da valutare […]
Credere di poter attribuire un prezzo a tutto e’ estremamente limitativo, perche’ non si possono valutare in termini economici salute e benessere.

Info:
https://sbilanciamoci.info/condominio-terra/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

I ricchi hanno un’impronta ecologica molto piu’ pesante di qualsiasi altra persona.
Il 10% piu’ ricco della popolazione mondiale e’ responsabile di quasi la meta’ delle emissioni complessive globali di anidride carbonica dovute allo stile di vita. Detto in altri termini, la crisi climatica mondiale e’ in gran parte alimentata dai ricchi del mondo.
La situazione risulta ancora piu’ sbilanciata se si salgono i gradini della scala del reddito. Le emissioni dell’1% piu’ ricco sono trenta volte superiori a quelle del 50% piu’ povero della popolazione umana. Perche’? Perche’, oltre a consumare piu’ di chiunque altro, i loro consumi sono a piu’ alta intensita’ di energia: case enormi, auto di grossa cilindrata, jet privati, voli frequenti, vacanze in luoghi remoti, importazione di prodotti di lusso e via dicendo.
E se i ricchi hanno piu’ soldi di quanti ne possano spendere, il che e’ praticamente sempre vero, investono il denaro in esubero in settori espansionistici che sono molto spesso rovinosi dal punto di vista ecologico.
Questo ci porta a una conclusione semplice ma radicale: qualsiasi politica che riduca i redditi dei molto ricchi produrra’ benefici ecologici concreti. Dato che il reddito in eccesso non offre ai ricchi alcun vantaggio in termini di benessere, e’ una scelta che si puo’ fare senza temere di compromettere i risultati sociali.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Green New Deal/Harari

Yuval Noah Harari – Homo Deus. Breve storia del futuro – Bompiani (2018)

Il mondo e’ abitato principalmente da umani e dai loro animali addomesticati.
Quanti lupi vivono oggi in Germania, la terra dei fratelli Grimm, di Cappuccetto Rosso e del lupo cattivo?
Meno di un centinaio. (E questo drappello e’ formato per lo piu’ da lupi polacchi che si sono spinti oltre il confine in anni recenti.)
Al contrario, la Germania ospita cinque milioni di cani addomesticati.
In totale sulla Terra si aggirano ancora all’incirca 200.000 lupi selvatici, a fronte di oltre 400 milioni di cani addomesticati.
Il mondo contiene 40.000 leoni e 600 milioni di gatti domestici; 900.000 bisonti africani contro 1,5 miliardi di mucche; 50 milioni di pinguini e 20 miliardi di polli.
Dal 1970, nonostante la crescente consapevolezza ecologica, le popolazioni di animali selvatici si sono dimezzate (non che stessero prosperando nel 1970).
Nel 1980, in Europa, si trovavano 2 miliardi di uccelli selvatici. Nel 2009 ne erano rimasti soltanto 1,6 miliardi. Nello stesso anno gli europei hanno allevato 1,9 miliardi di polli per ricavarne carne e uova.
In questo momento, piu’ del 90% dei grandi animali del mondo (ovvero quelli che pesano qualche chilogrammo) e’ composto da umani o animali addomesticati.
Gli scienziati suddividono la storia del nostro pianeta in epoche come il Pleistocene, il Pliocene e il Miocene. Ufficialmente, viviamo nell’epoca dell’Olocene. Tuttavia sarebbe preferibile denominare gli ultimi 70.000 anni l’epoca dell’Antropocene: ovvero, l’epoca dell’umanita’. Poiche’, durante questi millenni, Homo sapiens e’ divenuto il piu’ importante agente del cambiamento nell’ecosistema globale.
Si tratta di un fenomeno senza precedenti.

Info:
https://www.leggeredistopico.com/2022/06/08/recensione-homo-deus-breve-storia-del-futuro-di-yuval-noah-harari/
https://www.getstoryshots.com/it/books/homo-deus-summary/
https://claudiamorelli.it/innovazione-legale/recensione-homo-deus/

Green new deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

Immaginiamo di riuscire a realizzare una rapida transizione alle energie pulite continuando a far crescere l’economia mondiale, e che sia possibile continuare a far crescere la domanda di energia all’infinito senza preoccuparci dell’estrazione di materiali che questa crescita comporta, o della pressione che esercita su aree del mondo gia’ sfruttate […]
Uno scenario del genere soddisfa i requisiti della crescita verde, giusto?
Il problema di questa visione e’ che non coglie un punto fondamentale, ineludibile: le emissioni sono solo una parte della crisi […]
Il problema non e’ solo il tipo di energia che usiamo, e’ anche quello che ci facciamo con quest’energia. Anche se avessimo un sistema di energia pulita al 100%, che cosa ci faremmo? La stessa identica cosa che facciamo con i combustibili fossili: radere al suolo ancora piu’ foreste, pescare ancora piu’ pesci, scavare ancora piu’ montagne, costruire ancora piu’ strade, espandere le coltivazioni industriali e riversare ancora piu’ rifiuti nelle discariche: tutte cose che hanno conseguenze ecologiche che il nostro pianeta non e’ piu in grado di sostenere.
Faremo queste cose perche’ il nostro sistema economico esige una crescita esponenziale della produzione e dei consumi […]
Passare all’energia pulita non fara’ nulla per rallentare queste altre forme di dissesto ambientale. Scampare alla padella del disastro climatico non ci sara’ di molto aiuto se finiremo per saltare nella brace del collasso ecologico […]
Il problema che abbiamo di fronte non e’ legato alla tecnologia. E’ legato alla crescita.
Ogni volta, immancabilmente, vediamo che l’imperativo della crescita spazza via tutti i guadagni offerti dalle nostre tecnologie migliori.
Tendiamo a immaginare il capitalismo come un sistema che incentiva l’innovazione. Ed e’ vero. Ma, paradossalmente, i potenziali benefici ambientali dell’innovazione sono limitati dalla logica stessa del capitale. Non dev’essere necessariamente cosi’.
Se vivessimo in un altro tipo di economia, un’economia non organizzata intorno alla crescita, le nostre innovazioni tecnologiche avrebbero l’opportunita’ di funzionare come ci aspettiamo che funzionino. In un’economia post-crescita, i miglioramenti di efficienza ridurrebbero effettivamente il nostro impatto sul pianeta. E una volta liberati dall’imperativo della crescita, saremmo liberi di focalizzarci su tipi di innovazioni differenti, innovazioni pensate per migliorare il benessere umano ed ecologico invece che per accelerare il ritmo dell’estrazione e della produzione

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

Gren New Deal/Harari

Yuval Noah Harari – Homo Deus. Breve storia del futuro – Bompiani (2018)

Occupiamo una minuscola isola di coscienza circondata da un oceano forse illimitato di stati mentali che ci sono estranei.
Proprio come lo spettro visibile e quello sonoro sono molto piu’ ampi rispetto a cio’ che gli esseri umani riescono a vedere e a sentire, cosi’ la gamma degli stati mentali e’ ben piu’ estesa di quanto un essere umano medio percepisca. La luce a noi visibile ha una lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 700 nanometri. Al di sotto della ristretta banda del visibile si estendono i vasti domini dell’ultravioletto, dei raggi X e dei raggi gamma; al di sopra, quelli altrettanto vasti dell’infrarosso, delle microonde e delle onde radio.
Similmente, lo spettro dei possibili stati mentali potrebbe essere infinito, ma la scienza ne ha studiato solo due minuscole porzioni: quella della subnormalita’ e quella che rientra nella categoria descritta dall’acronimo WEIRD (acronimo di Western, Educated, Industrialised, Rich and Democratic – ovvero occidentali, istruite, industrializzate, ricche e democratiche) […]
La rivoluzione umanista fece si’ che la cultura occidentale moderna perdesse fiducia e interesse negli stati mentali superiori, e sacralizzasse invece le esperienze mondane dell’uomo comune. La cultura occidentale moderna rappresenta un unicum proprio perche’ manca di una classe specializzata di persone che cerchino di sperimentare stati mentali non ordinari. E ritiene che chiunque tenti di farlo sia un tossicodipendente, un malato di mente o un ciarlatano […]
Se prendessimo in considerazione tutte le specie umane esistite, ancora non riusciremmo – neppure lontanamente – ad abbracciare l’intero spettro della mente.
Con ogni probabilita’ altri animali hanno esperienze che noi umani non riusciamo nemmeno a immaginare. I pipistrelli, per esempio, fanno esperienza del mondo mediante l’ecolocazione […]
Proprio come nel mondo degli umani ogni oggetto ha una forma e un colore caratteristici, in quello dei pipistrelli ciascun oggetto ha il suo pattern di eco. Un pipistrello e’ in grado di riconoscere se una falena appartiene a una specie commestibile oppure a una velenosa […] Ecolocalizzare una falena che sbatte le ali e’ come vederla, oppure e’ qualcosa di completamente diverso? […]
Tuttavia, all’inizio del III millennio ci troviamo a fronteggiare una sfida di tipo completamente diverso, dal momento che l’umanesimo liberale cede il passo al tecno-umanesimo e la medicina e’ maggiormente incentrata, piu’ che sulla cura dei malati, sul miglioramento delle condizioni dei sani. Medici, ingegneri e clienti non vogliono piu’ soltanto risolvere problemi mentali: vogliono potenziare la mente.
Stiamo conquistando le abilita’ tecniche per iniziare a fabbricare nuovi stati di coscienza, e tuttavia ci manca una mappa per questi nuovi territori potenziali. E dal momento che conosciamo soprattutto lo spettro mentale normale o patologico delle persone WEIRD, non abbiamo idea di quali siano le mete verso le quali potremmo dirigerci

Info:
https://www.leggeredistopico.com/2022/06/08/recensione-homo-deus-breve-storia-del-futuro-di-yuval-noah-harari/
https://www.getstoryshots.com/it/books/homo-deus-summary/
https://claudiamorelli.it/innovazione-legale/recensione-homo-deus/

Green New Deal/Morin

Edgar Morin – Svegliamoci! – Mimesis (2022)

Ora, come sappiamo, la crescita tecno-economica, perseguita oltre una soglia accettabile ormai superata da tempo, ha provocato la gigantesca crisi ecologica della biosfera e dell’antroposfera, carattere essenziale della crisi dell’umanita’.
Viceversa, ogni interruzione della crescita, ovvero della regolazione delle societa’ in via di sviluppo, provoca una crisi capace di raggiungere una gravita’ estrema, come accadde con quella del 1929, che ha portato prima il nazismo e poi la guerra. Cosi’ oggi, paradossalmente, dovremmo fermare la crescita per salvare il pianeta e sostenere la crescita per salvare la regolazione delle societa’ moderne.
La maggior parte dei nostri responsabili, incapace di affrontare questa contraddizione, dimentica l’interesse generale a lungo termine, che e’ planetario, per concentrarsi sui propri interessi privati immediati, legati alla crescita economica […]
Il superamento di questa contraddizione non puo’ che venire da una politica che assicuri la decrescita di tutto cio’ che inquina e distrugge e la crescita di tutto cio’ che salvaguarda e rigenera […]
Una politica dell’energia che sostituisca il piu’ rapidamente possibile le energie pulite (solare, eolica, mareomotrice, geotermica) a quelle inquinanti, petrolio e carbone. Una politica dell’acqua che disinquini fiumi, laghi e oceani. Una politica della citta’ che purifichi l’aria dei grandi agglomerati favorendo zone pedonali, trasporti pubblici elettrici, biciclette e che sviluppi quartieri ecologici conviviali. Una politica delle campagne che faccia regredire l’agricoltura industriale, che rende sterili i terreni e standardizza prodotti poveri di vitamine, insipidi e pieni di pesticidi, cosi’ come l’allevamento intensivo, che concentra nelle condizioni più ignobili milioni di polli, maiali e bovini […]
Una politica economica che assicuri una regressione costante dell’onnipotenza del profitto con la redistribuzione delle risorse grazie al progresso dell’economia sociale e solidale, dell’agricoltura sana, dell’alimentazione locale e salubre, del consumo liberato dall’influenza della pubblicita’. Una politica della produzione che favorisca la crescita di prodotti utili e necessari, alle persone come all’autonomia vitale della nazione, e la decrescita di prodotti superflui o dal valore illusorio. Una politica di solidarieta’ che controlli lo sviluppo tecno-economico e sostenga i raggruppamenti solidali; che istituisca un servizio civico di aiuto alle vittime e ai diseredati e case locali della solidarieta’ in tutte le regioni. Una politica dell’istruzione che dia nuovo impulso alla laicita’ e restituisca agli insegnanti la loro grande missione umanista. Una politica mirata alla formazione di menti interrogative, in grado di problematizzare e di dubitare, capaci di autocritica e di critica. Una politica che riformi i programmi di insegnamento integrandovi temi che permettano di comprendere e affrontare i nostri problemi vitali. Una politica di riforma dello Stato mediante la sburocratizzazione e lo sradicamento delle lobby private parassitarie. Una politica civile che rimedi agli aspetti negativi in costante aumento nella nostra civilta’. Perche’ lo sviluppo urbano non ha portato soltanto sviluppo individuale, liberta’ e svaghi. Ha generato anche un’atomizzazione conseguente alla perdita delle antiche solidarieta’ e una schiavitu’ verso le costrizioni organizzative tipicamente moderne

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857591087
https://www.doppiozero.com/edgar-morin-svegliamoci
https://it.gariwo.net/educazione/libri/svegliamoci-la-sfida-della-complessita-25332.html
https://leggeretutti.eu/svegliamoci/

Green New Deal/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce. Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo – Mondadori (2021)

Allo stato attuale, in tutto il mondo gli Stati erogano sovvenzioni che incoraggiano attivamente lo sfruttamento dell’ambiente per l’agricoltura, l’uso dell’acqua, la pesca e i combustibili fossili, sovvenzioni che ammontano a 4000-6000 miliardi di dollari l’anno […]
L’attuale spesa pubblica e privata per la conservazione dell’ambiente si aggira sui 91 miliardi di dollari, meno dello 0,02 per cento di quanto viene speso in sovvenzioni per danneggiarlo.
Se aumentassimo 50 volte la spesa per la conservazione, resterebbe comunque a disposizione il 99 per cento dei risparmi realizzabili abolendo le sovvenzioni e potremmo destinarlo ad altri usi […]
Per valutare le cose correttamente, bisogna anche tenere conto di tutti i servizi forniti dalla natura. Consideriamo il contributo delle balene. Sono animali fantastici e chiaramente svolgono un ruolo importante nell’ecosistema marino, ma catturano anche un’enorme quantità di anidride carbonica. Esaminando la questione sotto questo profilo, il Fondo monetario internazionale stima che ogni balena vivente fornisca servizi ecosistemici per un valore di 2 milioni di dollari (e l’attivita’ di un elefante nella foresta vale 1,76 milioni di dollari). Il ripristino della popolazione globale di questi cetacei permetterebbe di assorbire lo stesso quantitativo di anidride carbonica catturato da 2 miliardi di alberi.
La natura e’ la migliore tecnologia di assorbimento di CO2 al mondo e, se includeremo nei nostri calcoli i servizi che fornisce, effettueremo investimenti migliori

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

I media tendono a concentrarsi sulle emissioni territoriali attuali di ciascun paese.
In base a questo parametro, la Cina e’ di gran lunga il maggiore trasgressore: emette 10,3 gigatonnellate di anidride carbonica l’anno, quasi il doppio degli Stati Uniti, che figurano al secondo posto tra i principali paesi incriminati. L’Unione europea si colloca al terzo posto, ma l’India non e’ molto piu’ indietro e produce piu’ emissioni di importanti nazioni industriali come la Russia e il Giappone.
Esaminando i dati da questo punto di vista, potremmo essere tentati di concludere che la responsabilita’ della crisi climatica sia condivisa da tutte le nazioni.
Questo metodo pero’ presenta vari problemi.
Innanzitutto, non tiene conto della dimensione della popolazione.
Se esaminiamo la situazione a livello pro capite, la storia che emerge e’ completamente diversa. L’India emette soltanto 1,9 tonnellate di CO2 a persona, la Cina 8. Gli americani invece emettono piu’ di 16 tonnellate a persona, il doppio dei cinesi e otto volte piu’ degli indiani. Inoltre, dobbiamo anche tenere in considerazione il fatto che, a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, le nazioni ad alto reddito hanno trasferito gran parte della loro produzione industriale nei paesi poveri del Sud del mondo, spostando cosi’ una grossa fetta delle loro emissioni al di fuori della contabilità nazionale […]
Ma il difetto maggiore della storia abitualmente raccontata dai media e’ che, per quanto riguarda il dissesto climatico, a contare sono gli stock di CO2 accumulata nell’atmosfera, non i flussi annuali.
Dobbiamo quindi esaminare le emissioni storiche di ciascun paese. Se affrontiamo la questione in questi termini, diventa chiaro che la responsabilita’ del problema ricade in larghissima parte sulle nazioni altamente industrializzate del Nord del mondo (in particolare, gli Stati Uniti e l’Europa occidentale) […]
Gli Stati Uniti sono responsabili da soli del 40% dello sforamento globale. L’Unione Europea e’ responsabile del 29%. Insieme al resto dell’Europa, piu’ il Canada, il Giappone e l’Australia, le nazioni del Nord del mondo (che rappresentano soltanto il 19% della popolazione mondiale) hanno prodotto il 92% delle emissioni al di sopra del limite di sicurezza. Cio’ significa che sono responsabili del 92% dei danni provocati dal dissesto climatico. Viceversa, l’intero continente dell’America Latina, l’Africa e il Medio Oriente sono responsabili soltanto dell’8% dello sforamento, che va peraltro attribuito a un numero esiguo di paesi in quelle regioni.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

 

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Nel XIX secolo la stampa azionata a vapore e il telegrafo, l’abbondanza di carbone e le locomotive sulle reti ferroviarie nazionali si fusero in una piattaforma tecnologica polifunzionale per permettere la gestione, l’alimentazione e la movimentazione della societa’, dando nascita alla prima rivoluzione industriale.
Nel XX secolo l’elettricita’ centralizzata, il telefono, la radio e la televisione, il petrolio a basso costo e i veicoli a combustione interna su reti stradali nazionali contribuirono insieme a creare un’infrastruttura per la seconda rivoluzione industriale.
Ora siamo nel mezzo di una terza rivoluzione industriale.
L’internet delle comunicazioni sta convergendo con un internet dell’energia rinnovabile, a elettricita’ di origine solare ed eolica, e un internet della mobilita’ e della logistica costituito da veicoli autonomi elettrici e a idrogeno, a energia verde, in cima a una piattaforma internet delle cose (IDC) che, incorporata in edifici commerciali, residenziali e industriali, trasformera’ la societa’ e l’economia del XXI secolo.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/