Economia di mercato/Chomsky

Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Ponte alle Grazie (2018)

Se per «globalizzazione» intendiamo l’integrazione internazionale, essa precede di molto il capitalismo.
La via della seta risalente all’epoca precristiana era a tutti gli effetti una forma di globalizzazione.
La nascita del capitalismo industriale di Stato ha modificato la portata e il carattere della globalizzazione, e via via sono intervenuti altri mutamenti perche’ l’economia globale e’ stata riconfigurata da quelli che Adam Smith chiamava i «padroni dell’umanita’», ossia i seguaci della «vile massima»: «Tutto per noi e niente per gli altri».
Le cose sono cambiate in modo sostanziale nel periodo della globalizzazione neoliberista, dalla fine degli anni Settanta, le cui icone sono state Reagan e la Thatcher, per quanto la linea politica vari solo di poco con le diverse amministrazioni.
Il motore di tutto questo sono le multinazionali, e il loro potere politico modella le politiche statali in base ai propri interessi. In questi anni le multinazionali, aiutate dalle politiche degli Stati da loro di fatto dominati, hanno costruito catene produttive globali (global value chains, GVC) in cui la «societa’madre» delocalizza la produzione mediante complesse reti globali da lei create e controllate […]
Si stima che circa l’80% del commercio mondiale avvenga all’interno delle catene produttive globali create e gestite dalle multinazionali, cui fa capo circa il 20% dei posti di lavoro in tutto il mondo […]
La misurazione tradizionale della ricchezza nazionale in termini di PIL e’ fuorviante nell’era della globalizzazione neoliberista. Con catene di distribuzione cosi’ complesse e integrate – i subcontraenti e gli altri meccanismi esistenti –, la proprieta’ corporativa della ricchezza mondiale diventa un metro di misura piu’ realistico del potere globale, poiche’ il mondo si allontana sempre piu’ dal modello delle economie politiche differenziate su base nazionale.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/19738-sandro-moiso-pandemia-economia-e-crimini-della-guerra-sociale.html
https://pinobertelli.it/ottimismo-malgrado-tutto-capitalismo-impero-e-cambiamento-sociale/
https://www.ilroma.net/opinione/restare-ottimisti-nonostante-tutto

Stato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

La missione dello Stato non e’ piu’ tanto quella di assicurare l’integrazione dei diversi livelli della vita collettiva, quanto conformare le societa’ ai vincoli della concorrenza mondiale e della finanza globale.
La gestione della popolazione cambia di significato e di metodo.
Mentre nel periodo fordista l’idea predominante era (secondo la formula consacrata) «accordo tra efficienza economica e progresso sociale» nel quadro di un capitalismo nazionale, la popolazione oggi e’ percepita soltanto come una «risorsa» per le imprese secondo un’analisi costi-benefici.
La politica, che per inerzia semantica definiamo ancora «sociale», non segue piu’ la logica della ripartizione dei guadagni di produttivita’, destinata a mantenere un livello della domanda abbastanza alto per gli sbocchi della produzione di massa. Essa, piuttosto, mira a massimizzare l’utilita’ della popolazione, accrescendone l’impiegabilita’ e la produttivita’, e assottigliandone i costi tramite politiche sociali di un nuovo genere che consistono nell’indebolire il potere di negoziazione dei sindacati, nel degradare il diritto del lavoro, nel ridurre il costo della manodopera, l’ammontare delle pensioni e la qualita’ della previdenza sociale; il tutto in nome dell’«adattamento alla globalizzazione».
Lo Stato, dunque, non abbandona il proprio ruolo in materia di gestione della popolazione, ma il suo intervento non risponde piu’ agli stessi imperativi e alle stesse spinte. Al posto dell’«economia del benessere», che concentrava gli sforzi sull’accordo tra progresso economico e distribuzione equa dei frutti della crescita, la nuova logica considera le popolazioni e gli individui dal punto di vista piu’ angusta del loro contributo e del loro costo nella competizione mondiale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Geoeconomia/Armao

Fabio Armao – Capitalismo di sangue – Laterza (2024)

Ci sono almeno altri due fattori materiali che sembrano rafforzare l’idea qui sostenuta che la guerra di Putin, contrariamente a quanto si legge e si ascolta troppo spesso sui media, non rappresenta il fallimento della globalizzazione bensi’ e’ la dimostrazione della sua incapacita’ di arrestarsi, del fatto che la sua corsa e’ finita fuori controllo.
Il primo e’ la diversa conformazione che assume oggi l’economia di guerra rispetto ai tempi delle due guerre mondiali. Allora, si era resa necessaria un’attenta pianificazione da parte dei paesi belligeranti: una completa riconversione degli apparati industriali, la gestione centralizzata delle risorse, il ricorso al debito pubblico per finanziare le spese. Oggi, innanzitutto, il mercato sembra del tutto capace di soddisfare le crescenti domande dei contendenti senza, al momento, alterare in maniera evidente i flussi produttivi dei normali beni di consumo: la fornitura di mezzi di distruzione di massa della piu’ varia natura non sembra interferire con quella di auto, computer o cellulari per uso civile […] Sul piano finanziario gli Stati Uniti e i paesi europei si stanno dimostrando capaci di elargire miliardi di dollari e di euro di «aiuti» all’Ucraina sotto forma di armamenti delle proprie aziende e di prestiti finanziati sui mercati finanziari, senza ancora fare ricorso a misure straordinarie (il problema sara’ il debito che ricadra’ sulle prossime generazioni di ucraini). Mentre Putin, dal canto suo, sembra per il momento ancora in grado di far fronte alle spese belliche attingendo agli extraprofitti garantiti dalle esportazioni di gas e petrolio.
Un secondo fattore materiale e’ rappresentato dalle forze in campo. E’ interessante osservare che in questa nuova guerra globale di inizio millennio anche le masse giocano un ruolo alquanto diverso rispetto alle due guerre mondiali. L’Ucraina aggredita, certo, ha dovuto ricorrere alla coscrizione; come, alla fine, lo stesso Putin, con molta piu’ cautela e con non poche difficolta’ create dalla renitenza alla leva di molti giovani. Ma, non diversamente da quanto accade da decenni nei conflitti delle periferie del mondo, sui campi di battaglia vengono schierati anche molteplici gruppi non statali: mercenari, milizie a base etnica, brigate internazionali.

Info:

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/

Europa/Balibar

Étienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

La storia della costruzione europea e’ abbastanza lunga da aver attraversato diverse fasi differenti, strettamente legate alle trasformazioni del «sistema-mondo».
Puo’ essere utile ripercorrerle mettendo in evidenza la corrispondenza tra le successive estensioni del sistema europeo e la complessita’ crescente delle istituzioni che ne gestiscono l’integrazione, districandosi al tempo stesso negli equilibri instabili tra sovranita’ nazionale e governance comunitaria. Si possono distinguere tre fasi: la prima, dalla Comunita’ europea del carbone e dell’acciaio (CECA) agli effetti degli avvenimenti del 1968 e della crisi petrolifera del 1973 (senza dimenticare il colpo di mano di Richard Nixon nel 1971 contro il sistema di Bretton Woods);
la seconda, dall’inizio degli anni settanta alla caduta del sistema sovietico e alla riunificazione della Germania nel 1990;
infine la terza, dall’allargamento all’Est fino al momento della crisi aperta dallo scoppio della bolla speculativa americana nel 2007 e, per quanto riguarda l’Europa, dal default del debito sovrano della Grecia, scongiurato in extremis nel 2010 nel modo che conosciamo.
Quest’ultimo momento segna l’ingresso in una nuova fase? Penso di si’, anche se le tensioni che osserviamo derivano fondamentalmente dall’ingresso a marce forzate dell’Europa nella globalizzazione, che ha dominato la politica comunitaria per vent’anni: oggi queste tensioni, sia nazionali sia sociali, sono arrivate a un punto di rottura. Si e’ aperto un periodo di incertezza e di fluttuazione, con la possibilita’ di esiti contraddittori ancora imprevedibili.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Economia di mercato/Formenti

Carlo Formenti – Felici e sfruttati: Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro – Egea (2011)

Fino ad oggi, nessuno aveva mai immaginato che le idee potessero essere oggetto di appropriazione privata, anche perche’ la loro libera circolazione rappresentava il presupposto indispensabile di tutte le innovazioni scientifiche, tecnologiche e culturali, una sorta di «materia prima gratuita», un bene comune che – al pari di altri commons come l’aria, l’acqua, la biosfera ecc. – rappresenta una condizione primaria di esistenza del processo economico pur restandone – o meglio: dovendone necessariamente restare – al di fuori […]
1) tutte le innovazioni culturali della storia sono sempre avvenute grazie alla liberta’ di attingere al patrimonio culturale accumulato dalle generazioni precedenti, onde poterlo rielaborare creativamente […]
2) da quando esiste l’istituto della proprieta’ intellettuale – cioe’ dai primi del Settecento – i governi hanno sempre cercato di limitarne la durata temporale, allo scopo di equilibrare il diritto dei creatori di sfruttare economicamente – per un ragionevole periodo di tempo – i prodotti del proprio ingegno con il diritto dell’umanita’ di rientrare in possesso di tali prodotti per poterne inventare di nuovi.
Tutto questo finche’ gli interessi dell’industria culturale […] hanno indotto i governi a estendere a dismisura la durata e l’area di applicazione dei diritti di proprieta’ intellettuale, fino a scardinarne il senso e lo spirito originari: da garanzia temporale di equo profitto a garanzia di monopolio illimitato.
In questo modo […] siamo passati da un regime di cultura libera a un regime del permesso; ma un regime di questo genere evoca i diritti di esclusiva feudali piu’ che le leggi della libera concorrenza e del moderno mercato capitalistico, e’ il regno della rendita piuttosto che il regno del profitto.

Info:
https://www.puntopanto.it/2011/05/recensione-felici-e-sfruttati/
https://www.rifondazione.be/aurora/num30/A3020.pdf

Societa’/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Non piu’ data per scontata, l’idea che la pianificazione pubblica sia di gran lunga inferiore alla competizione dei mercati incontra ormai una seria resistenza. Rispondendo al cambiamento climatico e alla pandemia di Covid-19, cosi’ come alle crescenti disuguaglianze di classe e alla dilagante ingiustizia razziale, i nuovi socialdemocratici si uniscono ai populisti e ai socialisti democratici nel tentativo di riabilitare il potere pubblico.
Alcuni, limitandosi al piano nazionale, si battono per un’azione di governo coraggiosa che protegga i cittadini dagli effetti devastanti – economici, ecologici, sociali e politici – della finanziarizzazione.
Gli attivisti dell’alter-globalizzazione e della giustizia ambientale, dal canto loro, immaginano nuovi poteri pubblici, di portata globale o transnazionale, con la forza e il raggio di azione necessari per tenere sotto controllo gli investitori e per superare le minacce transfrontaliere al benessere del pianeta.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Finanziarizzazione/Marcon

Giulio Marcon – Se la classe inferiore sapesse. Ricchi e ricchezze in Italia – People (2023)

«La classe dirigente che ha fatto l’Italia era una classe dirigente che viveva molto del prestigio locale. Aveva rapporti con le casse di risparmio locali, con i dirigenti dell’economia della comunita’, o la chiesa, la politica locale […]
Questo da’ il senso che sei classe dirigente e che ti legittimi nella comunita’ locale di riferimento.
Oggi tutto questo non c’e’ piu’. In un’epoca in cui si fa impresa facendo produrre gli abiti in Cina, si usano gli ingegneri dell’India (in India) per la gestione di un centro di calcolo e si fa gestire il proprio portafoglio finanziario da una societa’ di Londra, i Marzotto e gli Olivetti non sarebbero piu’ possibili».
I ricchi globali, senza rapporto con il territorio e la societa’, si sentono in qualche modo deresponsabilizzati […]
La seconda novita’ e’ che la finanza ha sopravanzato l’economia reale. Si diventa sempre di piu’ ricchi con la finanza che, giorno dopo giorno, ha invaso anche il territorio dell’impresa tradizionale. La finanza è globalizzazione in se’ […]
«Non c’e’ piu’ lavoro, non c’e’ piu’ industria, c’e’ solo finanza. Anche dove c’e’, i manager, i presidenti, i membri dei Consigli di amministrazione badano a portare a casa utili e non a creare posti di occupazione.
E’ molto piu’ facile fare soldi con la finanza che con un’azienda dove, su 100 milioni di fatturato, maturo 5, al massimo 10 di utile: con la finanza, se ne metto 100 in Borsa, ne porto a casa 6-7 senza battere ciglio, senza fare niente […]
La terza trasformazione – la distruzione dei valori pubblici, della collettivita’ – e’ stata causata dal modello neoliberista impostosi nelle nostre societa’ dagli anni Ottanta a oggi.
Con la riduzione del ruolo dello Stato, la svalorizzazione del lavoro (precario e senza diritti) e la privatizzazione di tutto quello che puo’ essere privatizzato, il modello neoliberista ha distrutto l’idea di pubblico, di bene comune, di istituzione, di fiscalita’, di collettivita’ in nome di un’ideologia che ha declinato nel modo piu’ efficace l’assunto di Margaret Thatcher: «Non esiste la societa’, esistono gli individui», con i loro interessi e i loro egoismi […]
Accanto a queste trasformazioni di carattere strutturale (globalizzazione e finanziarizzazione della ricchezza, distruzione dei beni pubblici), vi sono altre cause di cui tener conto e che hanno colpito in pieno anche la classe imprenditoriale: la degenerazione dell’etica, dello spirito civile e della politica come bene comune; la decadenza dell’istruzione e della formazione; l’imbarbarimento della comunicazione pubblica, prima con la tv e oggi – ancora peggio – con il web e i social; la mutazione antropologica delle societa’ del consumo (da economia di mercato a societa’ di mercato), in cui “cittadino” e’ diventato sinonimo di consumatore e “persona” sinonimo di cliente, nel trionfo di un narcisismo di massa, che da malattia individuale e’ diventata patologia sociale […]
L’eredita’ e’ sempre di piu’ la motivazione principale non solo dell’accumulazione e della conservazione della ricchezza, ma anche della crescita delle diseguaglianze. Il rendimento del capitale accumulato (ed ereditato) sale a un tasso sensibilmente superiore a quello della bassissima crescita degli ultimi decenni […]
Il che significa che chi ha ingenti patrimoni vedra’ crescere la propria ricchezza molto di piu’ non solo di chi ha unicamente redditi (che difficilmente crescono oltre il tasso di crescita dell’economia), ma anche di quella diffusa classe media proprietaria che possiede solo la casa (spesso, di modesto valore) in cui vive.
Questo implica una «gravissima diseguaglianza nella distribuzione a lungo termine…

Info:
https://altreconomia.it/se-la-classe-inferiore-sapesse-chi-sono-i-ricchi-e-perche-continuano-a-essere-ammirati/
https://www.lafionda.org/2024/01/09/se-la-classe-inferiore-sapesse/
https://www.ossigeno.net/post/se-la-classe-inferiore-sapesse
https://altreconomia.it/perche-sappiamo-cosi-poco-dei-ricchi/

Geoeconomia/Armao

Fabio Armao – Capitalismo di sangue – Laterza (2024)

Ci sono almeno altri due fattori materiali che sembrano rafforzare l’idea qui sostenuta che la guerra di Putin, contrariamente a quanto si legge e si ascolta troppo spesso sui media, non rappresenta il fallimento della globalizzazione bensi’ e’ la dimostrazione della sua incapacita’ di arrestarsi, del fatto che la sua corsa e’ finita fuori controllo.
Il primo e’ la diversa conformazione che assume oggi l’economia di guerra rispetto ai tempi delle due guerre mondiali. Allora, si era resa necessaria un’attenta pianificazione da parte dei paesi belligeranti: una completa riconversione degli apparati industriali, la gestione centralizzata delle risorse, il ricorso al debito pubblico per finanziare le spese. Oggi, innanzitutto, il mercato sembra del tutto capace di soddisfare le crescenti domande dei contendenti senza, al momento, alterare in maniera evidente i flussi produttivi dei normali beni di consumo: la fornitura di mezzi di distruzione di massa della piu’ varia natura non sembra interferire con quella di auto, computer o cellulari per uso civile […]
Sul piano finanziario gli Stati Uniti e i paesi europei si stanno dimostrando capaci di elargire miliardi di dollari e di euro di «aiuti» all’Ucraina sotto forma di armamenti delle proprie aziende e di prestiti finanziati sui mercati finanziari, senza ancora fare ricorso a misure straordinarie (il problema sara’ il debito che ricadra’ sulle prossime generazioni di ucraini). Mentre Putin, dal canto suo, sembra per il momento ancora in grado di far fronte alle spese belliche attingendo agli extraprofitti garantiti dalle esportazioni di gas e petrolio.
Un secondo fattore materiale e’ rappresentato dalle forze in campo. E’ interessante osservare che in questa nuova guerra globale di inizio millennio anche le masse giocano un ruolo alquanto diverso rispetto alle due guerre mondiali. L’Ucraina aggredita, certo, ha dovuto ricorrere alla coscrizione; come, alla fine, lo stesso Putin, con molta piu’ cautela e con non poche difficolta’ create dalla renitenza alla leva di molti giovani. Ma, non diversamente da quanto accade da decenni nei conflitti delle periferie del mondo, sui campi di battaglia vengono schierati anche molteplici gruppi non statali: mercenari, milizie a base etnica, brigate internazionali.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf

Capitalismo/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Le statistiche su redditi e patrimoni degli ultimi decenni: in tutti i paesi occidentali il rapporto tra reddito da capitale e da lavoro si e’ spostato nettamente a favore del primo, ossia al posto di salari e stipendi sono saliti i dividendi, le ripartizioni tra gli azionisti delle S.p.a. e gli interessi, e nel XXI secolo soprattutto le ultime due voci.
Dietro a questo spostamento si cela un disequilibrio crescente, in quanto la gran parte del reddito da capitale fluisce nelle tasche delle famiglie piu’ ricche.
Un maggior peso del reddito da capitale significa anche che la societa’ si allontana sempre di piu’ dal mondo delle prestazioni, in quanto il reddito da capitale e’ un reddito senza prestazioni, che fluisce nelle tasche dei piu’ fortunati soltanto in nome del loro patrimonio.
La globalizzazione ha portato alla crescita enorme della ricchezza delle classi superiori e delle elite economiche. Ha contribuito inoltre alla nascita di un ceto medio importante e a un rilancio economico senza precedenti in Cina e in altri paesi dell’Asia orientale.
Per la maggioranza della popolazione dei paesi occidentali e in modo particolare per la classe operaia ha comportato invece perlopiu’ degli svantaggi.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Geoeconomia/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

Quando Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero abbandonato l’Accordo di Parigi sul clima, governatori e sindaci di tutto il paese hanno dichiarato che avrebbero tenuto fede agli obiettivi climatici adottati.
Non e’ un dettaglio, se pensiamo che l’economia della California e’ piu’ grande di quella dell’India, della Gran Bretagna e della Francia. L’area metropolitana di New York ha un’economia piu’ grande di quella del Canada o della Russia.
Nel mondo dei social media anche i singoli – non solo gli attivisti di fama mondiale – hanno la capacita’ di lanciare campagne che i politici e il settore privato non possono ignorare in eterno.
Abbiamo inoltre la fortuna che la prossima ondata di persone chiamata a risolvere questi problemi e’ diventata adulta in un mondo globalizzato.
La Generazione Z – quei 2,5 miliardi di persone nate tra il 1996 e il 2016 – vedra’ il proprio impatto sulla politica, sulla cultura e sull’economia globale aumentare enormemente nel prossimo decennio. Sara’ segnata dalla pandemia e dai suoi effetti duraturi sull’istruzione e sull’occupazione ma anche in un mondo dominato dalla frammentazione del potere e delle comunicazioni, la «Gen Z» e’ la generazione piu’ interconnessa a livello globale della storia.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/