Societa’/Fazi

Una civiltà possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffe’ – Thomas Fazi – Meltemi (2022)

“Il lavoro”, scrive Polanyi, “e’ soltanto un altro nome per un’attivita’ umana che si accompagna alla vita stessa la quale a sua volta non e’ prodotta per essere venduta ma per ragioni del tutto diverse, ne’ questo tipo di attivita’ puo’ essere distaccato dal resto della vita, essere accumulato o mobilitato. […]
Nel disporre della forza-lavoro di un uomo, il sistema disporrebbe tra l’altro dell’entita’ fisica, psicologica e morale ‘uomo’ che si collega a questa etichetta”.
Questo, prosegue Polanyi, “significa alla fin fine la conduzione della societa’ come accessoria rispetto al mercato. Non e’ piu’ l’economia ad essere inserita nei rapporti sociali, ma sono i rapporti sociali ad essere inseriti nel sistema economico”.
Subordinare il lavoro al meccanismo di mercato significa, dunque, subordinare la vita stessa degli esseri umani, l’essenza stessa della societa’, alle leggi del mercato.

Societa’/Collier

Paul Collier – Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Laterza (2016)

Raramente i migranti competono direttamente con i lavoratori autoctoni perche’, grazie ai saperi taciti, all’esperienza accumulata, e alla discriminazione i lavoratori autoctoni sono molto avvantaggiati rispetto agli immigrati.
Gli immigrati non competono frontalmente con i lavoratori autoctoni poco qualificati ma tra di loro.
Gli immigrati non entrano direttamente in competizione con i lavoratori autoctoni, neanche con quelli che hanno un grado di istruzione equivalente.
Il vantaggio degli autoctoni puo’ dipendere dalla loro maggiore padronanza della lingua o dalla maggiore conoscenza delle convenzioni sociali, che li rende piu’ produttivi. Oppure puo’ dipendere dal fatto che i datori di lavoro adottano comportamenti discriminatori nei confronti dei lavoratori immigrati.
Indipendentemente dalla spiegazione, il risultato e’ che gli immigrati appartengono a una diversa categoria di lavoratori. Di conseguenza, i nuovi immigrati fanno abbassare i guadagni di quelli che sono gia’ sul posto.
Di fatto e’ questo l’unico effetto sostanziale dimostrato dell’immigrazione sulle retribuzioni […]
Se si dovessero definire le politiche migratorie in base al loro effetto sulle retribuzioni, l’unico gruppo che avrebbe interesse a battersi per ottenere un inasprimento delle misure restrittive dovrebbe essere quello degli immigrati.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Stato/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Una verità che e’ troppo scomoda da accettare ed e’ dunque nascosta in ogni modo possibile: l’incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia.
E’ un’inconciliabilita’ da non intendere in senso superficiale, ma profondo. Anzi, a livello di superficie, la nostra economia si e’ sviluppata a braccetto con la democrazia elettorale. Quest’ultima costituisce un tratto caratteristico del capitalismo avanzato, che riguarda la peculiare separazione tra liberta’ politica e liberta’ economica.
La legittimita’ del sistema elettorale, accompagnato dal pluralismo dei partiti, e’ un mezzo fondamentale con cui lo Stato capitalista mantiene il consenso: ci fornisce l’illusione di avere ampia scelta di intervento sulla societa’. Il suffragio universale da’ l’impressione di avere il potere collettivo di decidere del futuro del nostro Paese, di sostituire i governi al potere con altri che si prospettano migliori e soprattutto diversi.
L’affermazione delle differenze tra partiti e’ senza dubbio cruciale per la legittimazione del nostro sistema politico, poiche’ suggerisce che gli elettori, votando per le parti in competizione, stiano scegliendo tra alternative fondamentalmente incompatibili. Eppure, gli strumenti che abbiamo sviluppato finora ci sono di aiuto per liberarci di questa visione mistificante della realta’ […]
Risulta evidente che tutti i partiti che ci governano, di qualsiasi colore siano, accettino quale presupposto indiscutibile il contesto capitalistico in cui operano […]
Il gioco istituzionale e’ dunque quello di elevare barriere piu’ alte possibili per evitare che le priorita’ economiche siano sopraffatte dalla volonta’ della maggioranza. Le attuali politiche di austerita’ rimangono legate alla volonta’ di proteggere la governance economica dall’opinione popolare, cioe’ di impedire all’economia di diventare politica.
La spinta antidemocratica dell’austerita’ rivela pertanto una fondamentale verita’ del nostro sistema economico: perche’ esso funzioni al meglio, i cittadini devono essere esclusi dalle decisioni riguardo la distribuzione delle risorse nella societa’.
Questa vera e propria pulsione alla de-democratizzazione dell’economia e’ una costante nella storia del capitalismo e ci porta ad abbattere una delle illusioni che piu’ stanno a cuore all’establishment: il fatto che i «fascismi» e i regimi autoritari siano, se non un’aberrazione, almeno una deviazione dalla nostra norma liberale e democratica […]
Ma lo studio dei forti parallelismi tra il fascismo di Benito Mussolini e il governo liberale inglese negli anni Venti, con particolare riguardo alle politiche economiche, ci permette di sgretolare la distinzione – per noi rassicurante – tra i governi autoritari di destra e la presunta democrazia liberale. Il legame tra protezione dell’ordine del capitale e repressione politica fu soltanto piu’ palese sotto il fascismo, ma fu altrettanto feroce nella culla del liberalismo. Anche se l’attuazione dell’austerita’ ebbe modalita’ differenti, i tecnocrati italiani e britannici condivisero un obiettivo comune: imporre sacrifici alla maggioranza della popolazione per stabilizzare l’economia.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/

Green New Deal/Padoa-Schioppa

Padoa-Schioppa Emilio- Antropocene – il Mulino (2021)

Un altro strumento di analisi ecologica, molto utile per affrontare la crisi dell’Antropocene, e’ la valutazione dell’impronta ecologica. In pratica e’ un indicatore che confronta il consumo antropico di risorse naturali con la capacita’ della Terra di rigenerarle.
I dati sui consumi delle risorse degli ecosistemi vengono rielaborati in modo da ottenere una superficie bioproduttiva che mantenga quelle funzioni, definita «biocapacita’». I valori sia di consumo sia di risorse sono espressi in termini di ettari globali.
Per quanto perfettibile, l’impronta ecologica ha due grossi vantaggi: puo’ essere misurata a livello di una singola persona, di una citta’, di una regione o di una nazione (i metodi di calcolo variano leggermente, ma l’approccio e’ simile), e aiuta a comprendere immediatamente quanto si stia intaccando o mantenendo il capitale naturale, consumando eventualmente i soli interessi prodotti dal sistema.
Analogamente all’approccio dei servizi ecosistemici, il linguaggio scelto aiuta i decisori a comprendere i termini del problema.
Non sorprendera’ nessuno sapere che dai calcoli effettuati, allo stato attuale, ci servirebbero quasi due pianeti Terra (1,7): ossia, ogni anno, l’umanita’ consuma molto di piu’ di quanto la Terra produce.
In termini economici si potrebbe dire che si sta intaccando il capitale e non gli interessi.

Info:
https://disf.org/bibliografie-tematiche/9788815291820
https://www.letture.org/antropocene-una-nuova-epoca-per-la-terra-una-sfida-per-l-umanita-emilio-padoa-schioppa
https://pikaia.eu/storia-ecologica-europa-padoa-schioppa/

Societa’/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

“Sinistra” era un tempo sinonimo di ricerca della giustizia e della sicurezza sociale, di resistenza, di rivolta contro la classe medio-alta e di impegno a favore di coloro che non erano nati in una famiglia agiata e dovevano mantenersi con lavori duri e spesso poco stimolanti.
Essere di sinistra voleva dire perseguire l’obiettivo di proteggere queste persone dalla povertà, dall’umiliazione e dallo sfruttamento, dischiudere loro possibilita’ di formazione e di ascesa sociale, rendere loro la vita piu’ facile, piu’ organizzata e pianificabile.
Chi era di sinistra credeva nella capacita’ della politica di plasmare la societa’ all’interno di uno Stato nazionale democratico e che questo Stato potesse e dovesse correggere gli esiti del mercato […]
Questa sinistra tradizionale esiste ancora oggi. La si incontra spesso nei sindacati, soprattutto ai livelli piu’ bassi. In quasi tutti i partiti socialdemocratici, pero’, e’ gia’ in minoranza, almeno per quanto riguarda i piani alti […]
L’immaginario pubblico della sinistra sociale e’ dominato da una tipologia che definiremo da qui in avanti sinistra alla moda, in quanto chi la sostiene non pone piu’ al centro della politica di sinistra problemi sociali e politico-economici, bensi’ domande riguardanti lo stile di vita, le abitudini di consumo e i giudizi morali sul comportamento […]
Cio’ che rende i rappresentanti di questa sinistra alla moda cosi’ antipatici agli occhi di molti e soprattutto dei meno fortunati e’ la loro innata tendenza a giudicare i propri privilegi come virtu’ personali e a presentare la propria visione del mondo e il proprio stile di vita come la quintessenza della responsabilita’ e del progressismo.
E’ il compiacimento di se’ di chi si reputa moralmente superiore, cosa che accade di frequente nella sinistra alla moda, e’ la convinzione, palesata in modo troppo insistente, di essere dalla parte del bene, del giusto e della ragione. E’ la supponenza di chi guarda dall’alto in basso lo stile di vita, i bisogni e persino il linguaggio di coloro che non hanno potuto frequentare l’universita’, vivono in piccoli centri e comprano da ALDI i prodotti per la grigliata perche’ il denaro deve bastare fino a fine mese […]
La sinistra alla moda risulta poco simpatica anche perche’, pur sostenendo una societa’ aperta e tollerante, mostra di solito nei confronti di opinioni diverse dalle proprie un’incredibile intolleranza, che non ha nulla da invidiare a quella dell’estrema destra […]
Se la sinistra alla moda non ha ancora mai considerato come un problema l’assenza persistente dalle proprie manifestazioni di piu’ della meta’ della popolazione, cio’ indica che almeno per alcuni dei suoi membri l’obiettivo non e’ piu’ quello di ottenere delle ricadute sul piano sociale. Non si tratta piu’ di cambiare la societa’, ma di trovare conferma di se’, tanto che anche la partecipazione alle manifestazioni diviene un atto di realizzazione personale: ci si sente a posto con la propria coscienza a manifestare per il bene insieme a persone che la vedono nello stesso modo […]
Gli operai delle industrie, i dipendenti con reddito basso, gli autonomi piu’ poveri e i disoccupati non solo disertano le manifestazioni della sinistra alla moda, ma vengono meno ogni giorno di piu’ quali membri ed elettori dei medesimi partiti. Del resto questa e’ la causa principale del declino in tutta Europa della socialdemocrazia, il cui nucleo duro degli elettori veniva proprio da questi ceti sociali.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Green New Deal/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo – Paul Mason – il Saggiatore (2016)

Gli obiettivi primari di un progetto postcapitalista dovrebbero essere:
1. Ridurre rapidamente le emissioni di anidride carbonica per limitare l’aumento della temperatura a 2 gradi centigradi entro il 2050, prevenire una crisi energetica e mitigare il caos prodotto dagli eventi climatici.
2. Stabilizzare il sistema finanziario entro il 2050 socializzandolo, per evitare il rischio che l’invecchiamento della popolazione, i cambiamenti climatici e l’accumulo di debito si combinino fra loro fino a innescare un nuovo ciclo di espansione-contrazione e a distruggere l’economia mondiale.
3. Offrire livelli elevati di prosperita’ materiale e benessere alla maggioranza delle persone, puntando soprattutto su tecnologie ad alto contenuto informativo per risolvere gravi problemi sociali come malattie, dipendenza dal welfare, sfruttamento sessuale e scarsa istruzione.
4. Utilizzare la tecnologia per ridurre il lavoro necessario e promuovere una rapida transizione verso un’economia automatizzata. Alla fine, il lavoro diventera’ volontario, i prodotti e i servizi pubblici di base saranno gratuiti e la gestione economica diventera’ soprattutto una questione di energia e risorse, anziche’ di capitale e lavoro.
Se fosse un gioco, queste sarebbero le «condizioni di vittoria». Forse non riusciremo a soddisfarle tutte ma, come sanno tutti i giocatori, si puo’ ottenere molto anche senza riportare una vittoria totale.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/
https://www.idiavoli.com/it/article/il-capitalismo-e-morto-anzi-no
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo
https://tempofertile.blogspot.com/2016/07/paul-mason-postcapitalismo-una-guida-al.html

Stato/Brown

Wendy Brown – Il disfacimento del demos – Luiss University Press (2023)

L’interpretazione piu’ diffusa del neoliberismo e’ che incarni un insieme di politiche economiche in linea con il suo principio di base: l’affermazione del libero mercato.
Parliamo di deregolamentazione delle industrie e dei flussi di capitale; di una radicale riduzione delle misure statali di welfare e protezione per i piu’ vulnerabili; della privatizzazione e dell’appalto di beni pubblici, dall’istruzione, i parchi, i servizi postali, le strade e il welfare sociale alle carceri e agli eserciti; della sostituzione di regimi fiscali e tariffari progressisti con regimi regressivi; della trasformazione di tutti i bisogni o desideri umani in un’impresa redditizia, dalla preparazione per l’ammissione al college ai trapianti d’organo, dall’adozione ai diritti di emissioni, dall’evitare le code ad accaparrarsi un posto in cui stendere le gambe su un aeroplano; e, piu’ di recente, della finanziarizzazione di ogni cosa e del crescente predominio del capitale finanziario sul capitale produttivo nella dinamica dell’ economia e della vita di tutti  i giorni […]
I detrattori di queste politiche e pratiche si concentrano di solito su quattro effetti deleteri.
Il primo e’ una disuguaglianza intensificata, in cui gli strati piu’ alti acquisiscono e mantengono una ricchezza ancora piu’ cospicua, quelli in fondo alla scala finiscono letteralmente per strada o nei sempre piu’ numerosi quartieri poveri urbani e suburbani del mondo, mentre lo strato mediano lavora piu’ ore per un salario piu’ basso, minori benefit, minore sicurezza e minori promesse di pensionamento o di mobilita’ verso l’alto rispetto all’ultimo mezzo secolo […]
La seconda critica rivolta alla politica economica e alla deregolamentazione dello Stato neoliberista riguarda la commercializzazione volgare o immorale di oggetti e attivita’ considerati inadatti alla mercatizzazione. L’accusa e’ che la mercatizzazione contribuisce allo sfruttamento o al degrado degli esseri umani (per esempio, bambini di madri surrogate del Terzo Mondo per ricche coppie del Primo), perche’ limita o stratifica l’accesso a cio’ che dovrebbe essere accessibile e condiviso per tutti (istruzione, natura incontaminata, infrastrutture), o perche’ permette cose terribili o gravemente ingiuriose per il pianeta (traffico d’organi, diritti di emissione, deforestazione, fratturazione idraulica […]
In terzo luogo, i critici del neoliberismo inteso come politica economica di Stato sono angosciati anche dalla crescente intimita’ tra il capitale aziendale e finanziario e lo Stato, e dal predominio delle  corporation nelle decisioni politiche e nella politica  economica […]
Spesso, infine, i critici della politica neoliberista sono preoccupati per la devastazione economica provocata dal predominio e dalla liberta’ del capitale finanziario, soprattutto per gli effetti destabilizzanti delle bolle e di altre fluttuazioni radicali dei mercati finanziari. Resi evidenti dallo shock immediato e dalla lunga coda del tracollo del capitale finanziario del 2008-2009, questi effetti sono messi in rilievo anche dalle crepe che si vanno sempre piu’ allargando tra le sorti di Wall Street e la cosiddetta economia “reale”

Jnfo:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

Societa’/Tirole

Jean Tirole – Economia del bene comune – Mondadori (2017)

Una questione di fondo per l’organizzazione delle nostre societa’ e’ la gestione della scarsita’, quella dei beni e dei servizi che tutti vogliono consumare o possedere […]
Storicamente, la scarsita’ e’ stata gestita in vari modi: la fila d’attesa (nel caso di insufficienza di beni vitali come il cibo o la benzina, o per i trapianti d’organo); l’estrazione a sorte (per l’assegnazione di certificati di residenza permanente – green card – negli Stati Uniti, di posti per un concerto quando la domanda e’ superiore all’offerta); l’impostazione amministrativa di distribuzione dei beni (stabilendo delle categorie prioritarie) o di fissazione dei loro prezzi al di sotto del livello di equilibrio tra domanda e offerta di quegli stessi beni; la corruzione e il favoritismo; la violenza e le guerre; e, last but not least, il mercato, il quale, quindi, non e’ che un modello tra gli altri per gestire la scarsita’. Oggi domina il mercato, che alloca le risorse tra imprese (B2B), tra imprese e privati (commercio al dettaglio) e tra privati (tipo eBay) […]
Chi manifesta inquietudine nei confronti dell’impatto del mercato sul patto sociale accomuna spesso tre preoccupazioni.
Prima preoccupazione: il mercato rafforzerebbe l’egoismo dei suoi attori, rendendoli meno capaci di legami affettivi verso gli altri […]
Seconda preoccupazione: il mercato incoraggerebbe l’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni tradizionali, come i loro luoghi d’origine e le loro famiglie allargate, indebolendo cosi’ i legami con la societa’ che li circonda.
Terza preoccupazione: il mercato […] permetterebbe ai cittadini di prendere in considerazione determinate transazioni che altrimenti sarebbero impensabili – vendere i loro organi o le loro prestazioni sessuali, per esempio –, ponendo cosi’ certi aspetti della sfera intima sullo stesso piano delle piu’ banali negoziazioni commerciali.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/economia-del-bene-comune/
https://ambientegreen.altervista.org/economia-bene-comune/
https://www.terranuova.it/News/Stili-di-vita/L-economia-del-bene-comune-speranza-e-risorsa
https://www.ilsole24ore.com/art/incentivi-bene-comune—AEhxGePB?refresh_ce=1
https://www.benecomune.net/rivista/rubriche/opere/tirole-informazione-decisione-e-bene-comune/

Green New Deal/Padoa-Schioppa

Padoa-Schioppa Emilio. – Antropocene – il Mulino (2021)

In questa nuova fase della storia della Terra ci sono quattro parole che dovrebbero orientare le societa’: sostenibilita’, mitigazione, compensazione e adattamento. Vediamole nel dettaglio.
• Il concetto di sostenibilita’ […]. «Lo sviluppo sostenibile e’ uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilita’ delle generazioni future di soddisfare i propri» […].In genere sono tre i pilastri su cui si ritiene debba reggersi la sostenibilita’: il pilastro economico, quello sociale e quello ambientale […]
• Mitigazione significa fare tutto quello che possiamo per ridurre il nostro impatto sulla biosfera. Abbiamo ad esempio tecnologie e conoscenze per passare a un’economia decarbonizzata e indipendente dall’uso di combustibili fossili […]
• Compensazione significa che quando – inevitabilmente – facciamo qualcosa che ha un impatto negativo abbiamo anche la possibilita’ di compensarlo. Un volo intercontinentale puo essere neutralizzato dal contributo a una riforestazione […]
• Infine, l’ultima parola importante e’ adattamento[…].  Riconoscere che ad alcuni cambiamenti dobbiamo adattarci e prepararci ad affrontarli, e’ una questione di buon senso.

Info:
https://disf.org/bibliografie-tematiche/9788815291820
https://www.letture.org/antropocene-una-nuova-epoca-per-la-terra-una-sfida-per-l-umanita-emilio-padoa-schioppa
https://pikaia.eu/storia-ecologica-europa-padoa-schioppa/

Stato/Ignazi

Piero Ignazi, Nadia Urbinati – Contagio e libertà – Laterza (2020)

La procedura di autocertificazione e’ stata fatta oggetto di ironia, ed e’ stata spesso accusata di segnalare la curvatura autoritaria presa dai governi democratici.
Ma e’ vero il contrario.
Quel che appare come un orpello burocratico o vessatorio e’ indicativo di un ordinamento legal-politico fondato sullo Stato di diritto; un ordinamento, cioe’, che si propone di mettere al bando interferenze arbitrarie da parte dell’autorita’, anche quando si tratta di misure restrittive per far fronte a eventi eccezionali.
La filosofia politica e’ quella propria dello Stato democratico costituzionale: rendendoci individualmente responsabili, l’autocertificazione dimostra che non siamo servi o sudditi di un potere che decide arbitrariamente senza preventivare eccezioni al governo dell’eccezione e che non deve rispondere a coloro che devono ubbidire. A servi e sudditi non si richiede alcuna autocertificazione: la ragione di cio’ e’ che ad essi non viene riconosciuta responsabilita’ politica, ne’ quindi voce pubblica […]
La societa’ fondata sul diritto non e’ una societa’ del tutto bianco o tutto nero ma una societa’ della penombra, del dissenso e della mediazione, della ricerca per tentativi ed errori della soluzione ai problemi che sono nella maggior parte dei casi associati a sensazioni di stress, di timore, di rischio.
In questa societa’ non ci sono mai problemi semplici e soluzioni semplicistiche, ma tensioni tra beni o interessi non assoluti, che spetta all’arte della politica e del diritto risolvere in maniera tale che, appunto, non venga violata la dignita’ umana ovvero che mai si sia liberi completamente dalla paura.
Come risolvere un dissenso morale tra due beni altrettanto validi per la nostra vita, per esempio quello della salute e quello della liberta’ di movimento? Come possono diversi orizzonti di significato e di valore coesistere nella societa’ senza lacerarla? Ovvero come limitare i nostri diritti in modo che tutti gli altri ne godano e in modo che l’intera societa’, non alcuni soltanto, si percepisca come libera? Quale e’ il confine tra scelte per il bene pubblico, o improntate all’esigenza di rispondere a richieste che avvantaggiano la generalita’, e scelte che rispondono alle nostre individuali gerarchie di valori e ai nostri interessi? Quale e’ il limite di intervento dello Stato nella vita dei cittadini, se si riconosce che optare per la soluzione anarco-liberista comporterebbe superare il liberalismo della paura e con esso l’idea della limitazione della liberta’?

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/democrazia-e-populismo-in-tempi-di-pandemia-intervista-a-nadia-urbinati/