Stato/Brown

Il disfacimento del demos – Wendy Brown . Luiss University Press (2023)

L’impegno dello Stato democratico per l’uguaglianza, la liberta’, l’inclusione e il costituzionalismo e’ ormai subordinato al progetto della crescita economica, del posizionamento competitivo e dell’aumento di capitale […]
Il tavolo statale degli obiettivi e delle priorita’ e’ diventato indistinguibile da quello delle aziende moderne, soprattutto perche’ queste ultime fanno sempre piu’ proprie le preoccupazioni per la giustizia e la sostenibilita’.
Per le aziende e per lo Stato il posizionamento competitivo e il rating delle azioni e del credito sono fondamentali; altri obiettivi – dalle pratiche produttive sostenibili alla giustizia nel mondo del lavoro – vengono perseguiti nella misura in cui contribuiscono a raggiungere questo fine.
Oggi che la “cura” e’ ormai una nicchia di mercato, le pratiche green e del commercio equo, insieme a un (minuscolo) storno dei profitti in beneficienza, sono diventate il volto pubblico e la strategia di marketing di numerose aziende […]
La condotta del governo e la condotta delle aziende sono ormai fondamentalmente identiche: entrambi sono in affari nel campo della giustizia e della sostenibilita’, ma mai come fine a se’ stesso. Anzi, la “responsabilità sociale”, che a sua volta deve essere imprenditorializzata, fa parte di cio’ che attira consumatori e investitori.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

 

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra non e’ solo una narrazione culturale, ma nei suoi messaggi manifesta anche la massima adesione al liberismo economico, allo smantellamento dello Stato sociale e alla globalizzazione, pur dando a tale impostazione politica un sound progressista.
Il liberalismo di sinistra, dunque, viene non a torto identificato con una politica che, per molti, ha effetti socioeconomici manifestamente sfavorevoli.
La destra, opponendosi al liberalismo di sinistra, parla proprio a questi svantaggiati, non solo a livello culturale, ma anche sul piano degli interessi materiali. Ecco perche’ i voti dati alle destre, che pure portano avanti, nel complesso, programmi ispirati al liberismo economico, non sono cosi’ irrazionali come potrebbero sembrare a prima vista.
Cio’, naturalmente, non significa che abbiamo bisogno dei partiti di destra per risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione o dalle migrazioni, ma che, se tutti gli altri partiti si rifiutano anche solo di ammettere l’esistenza del problema, la destra va a riempire una falla che molti percepiscono come un immenso vuoto all’interno del sistema politico […]
Anche l’Unione Europea di oggi, infatti, e’ un progetto elitario, sostenuto soprattutto dalle classi elevate e dal ceto medio dei laureati, insomma dalle classi che traggono maggiore profitto dai trattati in vigore.
Gli operai, i lavoratori a basso reddito, ma anche i piccoli imprenditori, percepiscono invece molte delle regole dell’Unione Europea come in contrasto con i propri interessi. Vale la pena notare, in questo ambito, come non solo nel caso della votazione sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, ma in tutti i referendum sui trattati europei, la maggioranza dei voti a favore dell’Unione veniva dalle classi privilegiate, mentre i voti contrari giungevano in prevalenza dagli strati sociali piu’ svantaggiati.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Green New Deal/Gorz

Ecologia e libertà – André Gorz – Orthotes (2015)

La Natura, dunque, non e’ intangibile.
Ed il progetto ‘prometeico’ di ‘dominarla’ o ‘addomesticarla’ non e’ necessariamente incompatibile con il pensiero ecologico.
Ogni cultura (nel duplice senso del termine) usurpa la natura e modifica l’ambiente. Il problema fondamentale posto dall’ecologia e’ soltanto di sapere:
1) se i trasferimenti che l’attivita’ umana impone o estorce alla natura tengono in debito conto le risorse non rinnovabili;
2) se gli effetti distruttivi della produzione non superano gli effetti produttivi a causa di prelievi eccessivi operati sulle risorse rinnovabili.
Rispetto a tali questioni la crisi economica attuale presenta alcune caratteristiche che paiono indicare che i fattori ecologici vi svolgono un ruolo determinante e aggravante.
Certo, cio’ non significa che tali fattori debbano essere considerati le cause primarie della crisi: ci troviamo piuttosto di fronte ad una crisi capitalistica di sovrapproduzione aggravata da una crisi ecologica (e sociale.

Info:
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-avallone-manitesto-29-09-2015.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-fadini-iride17-11-2016.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-musolino-commonware-12-10-2015.pdf
https://www.rivistadiscienzesociali.it/andre-gorz-ecologia-e-liberta-recensione-di-giovanni-coppolino-bille/
https://materialismostorico.blogspot.com/2015/09/ripubblicato-ecologia-e-liberta-di.html
https://ilmanifesto.it/dentro-i-limiti-naturali-del-profitto

Stato/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Nel dibattito tra globalisti e nazionalisti, neoliberali e protezionisti, non ne va affatto della sopravvivenza dello stato nazionale in se’.
Diversamente da quanto l’ideologia neoliberale professa, il neoliberismo come prassi non pretende in alcun modo di “superare” lo stato a livello nazionale, avendone invece un assoluto bisogno quale esecutore e difensore materiale del libero mercato mondiale a livello locale; mercato che, appunto, non si realizza da se’, ma solo attraverso un’insistente e costante politica di “liberalizzazione”, adeguata alle rispettive condizioni locali.
Il globalismo neoliberale, in tal senso, smentisce il suo stesso pensiero. Nella realta’ politica neoliberale, anche le organizzazioni e le istituzioni sovranazionali, ivi compresa l’Unione europea, non puntano realmente al dissolvimento degli stati nazionali in esse contenuti, contrariamente a quanto dichiarano; di fatto esse si servono degli esecutivi nazionali, in parte, per esempio, come fonte con cui dare legittimita’ e imporre in maniera congiunta quegli obblighi di liberalizzazione – le cosiddette “riforme” – che altrimenti sarebbe difficile, se non addirittura impossibile, far passare all’elettorato come l’esito di un’autodeterminazione politica nazionale.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Societa’/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Sul piano delle concezioni sociali, l’intero mondo protestante condivideva, in una misura o nell’altra, l’idea, ereditata dalla dottrina della predestinazione, secondo cui alcuni sono eletti e altri dannati, per cui gli uomini non sono tutti uguali.
Si trattava di una disuguaglianza netta in Germania e attenuata nei Paesi Bassi, in Inghilterra e in America, ma che in tutti i casi si opponeva all’idea cattolica (e ortodossa) dell’uguaglianza fondamentale di tutti gli uomini, mondati dal peccato originale attraverso il battesimo.
Non sorprende, dunque, che le due forme piu’ potenti o durevoli di razzismo siano emerse nei paesi protestanti. Il nazismo si e’ radicato nelle regioni luterane della Germania: la mappa del voto nazista nel 1932 rispecchia quella del protestantesimo. Quanto alla fissazione americana per i neri, ha anch’essa molto a che vedere con il protestantesimo. Infine, non vanno dimenticate l’eugenetica e le sterilizzazioni forzate, in particolare nella Germania nazista, in Svezia tra il 1935 e il 1976 e negli Stati Uniti tra il 1907 e il 1981: sono il logico risultato di un ambiente protestante che non riconosce tutti i diritti fondamentali a ogni singolo individuo.
Pertanto, il protestantesimo e’ doppiamente al centro della storia dell’Occidente, nel bene con il fiorire dell’istruzione e successivamente dell’economia, e nel male con l’idea che gli esseri umani non siano tutti uguali.
E’ stato anche il motore principale dello sviluppo degli Stati nazionali […] Effettivamente, esigendo la traduzione della Bibbia in lingua volgare, Lutero e i suoi seguaci hanno contribuito in maniera determinante alla formazione di culture nazionali e di Stati potenti, bellicosi e consapevoli di se’: l’Inghilterra di Cromwell, la Svezia di Gustavo Adolfo e la Prussia di Federico II. Il protestantesimo ha dato origine a dei popoli che, a furia di leggere troppo la Bibbia, hanno finito con il credersi gli eletti di Dio.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Green New Deal/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


La macchineria della moltiplicazione infinita di denaro ha bisogno, per poter funzionare, di un apporto sempre crescente di energia e materie prime, che d’altra parte si trasforma, in modo altrettanto rapido, in una produzione di rifiuti e gas serra.
Il legame tra crescita economica e distruzione del pianeta e’ cosi’ evidente che basta usare i cinque sensi per coglierlo.
Chiunque attraversi le foreste devastate del Borneo o dell’Amazzonia, le coste inquinate dal petrolio della Nigeria e del Golfo del Messico, le regioni contaminate intorno a Fukushima e Cernobyl’, i giganteschi flussi di rifiuti nell’Oceano Pacifico, le distese di terra negli Stati Uniti avvelenate dal fracking, i paesaggi devastati dalle miniere di rame, oro, bauxite e uranio in Papua Nuova Guinea, India, Ghana o Cile, e le valli montane del Pakistan o del Nepal gia’ devastate da alluvioni millenarie (per dare solo una piccola e arbitraria selezione della devastazione planetaria) non ha bisogno di leggere gli studi scientifici, che peraltro riempiono intere biblioteche, sulla rovina della biosfera per rendersi conto che un sistema che distrugge i propri mezzi di sussistenza a un ritmo cosi’ elevato non ha futuro […]
Gli elementi di una nuova narrazione emancipatoria negli ultimi decenni si sono definiti sempre piu’ chiaramente, anche se a volte sembrano perdersi nel caos generale del mondo. Al centro c’e’ la costruzione di un nuovo ordine economico:
• che sia al servizio del bene comune piuttosto che del profitto;
• che sostituisca la crescita infinita con un’equa distribuzione;
• che sia in grado di cooperare con i sistemi che sostengono la vita della Terra invece di distruggerli;
• che promuova la solidarieta’ transnazionale piuttosto che la competizione globale;
• che garantisca uguali diritti indipendentemente dall’origine, dal colore della pelle o dal genere;
• che sostituisca l’auto-organizzazione e l’approfondimento della democrazia a strutture autoritarie.
Mettendo insieme questi aspetti, emergono i contorni di una profonda e completa ristrutturazione della societa’, in grado di occuparsi insieme delle radici comuni delle crisi sociali ed ecologiche.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Stato/Brown

Il disfacimento del demos – Wendy Brown . Luiss University Press (2023)

Rappresentare gli esseri umani come capitale umano ha molte ramificazioni […]
Innanzitutto siamo capitale umano non solo per noi stessi, ma anche per l’azienda, lo Stato o la costellazione postnazionale di cui siamo membri.
Quindi, anche se abbiamo il compito di essere responsabili di noi stessi in un mondo competitivo di altri capitali umani, nella misura in cui siamo capitale umano per le aziende o gli Stati che si occupano del proprio posizionamento competitivo, non abbiamo alcuna garanzia di sicurezza, protezione o persino sopravvivenza […]
Le crisi fiscali, i licenziamenti collettivi, l’esternalizzazione, la cassa integrazione e cosi’ via possono metterci in pericolo anche quando siamo investitori e imprenditori responsabili e dotati di buonsenso.
Questo pericolo incide addirittura sui bisogni essenziali, come il cibo e un tetto sulla testa, poiche’ il neoliberismo ha smantellato tutti i programmi di previdenza sociale.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Invece di ridursi, la distanza tra autoctoni e immigrati si e’ fatta piu’ grande […]
Oggi e’ sempre piu’ grande, nei paesi occidentali, il numero di chi non si sente sufficientemente a casa sua: qualcuno perche’ proviene da un’altra cultura, qualcun altro perche’ e’ cresciuto in un ambiente sociale prevalentemente isolato dal resto della comunita’.
Quello che molti liberali di sinistra esaltano come multiculturalismo e’ in realta’ il fallimento dell’integrazione.
Dunque il problema non e’ se qualcuno cucina in maniera diversa, ascolta un’altra musica o celebra feste differenti. Tali preferenze sono una questione privata e da questo punto di vista la varieta’ puo’ essere davvero motivo di arricchimento. Oggi, anche nella maggior parte delle case tedesche si mangiano piu’ spesso spaghetti alla bolognese o pollo tandoori che non stinco con i crauti. Il fatto che qualcuno digiuni per il ramadan, festeggi il Nowruz o celebri il Natale solo il 7 gennaio non costituisce un problema in grado di minacciare la coesione sociale […]
Il messaggio radicale del thatcherismo era: in ciascun paese non esiste nessuna societa’, non esiste nulla che leghi tra loro gli esseri umani, tranne il mercato, un mercato nel quale questi fanno affari tra loro, e un ordinamento giuridico comune, che devono rispettare.
Nel contesto di questa narrazione, la conseguenza inevitabile era che lo Stato si sottraesse a molti dei suoi compiti: dove non c’e’ una collettivita’ non c’e’ nemmeno un bene comune per cui possono trovare giustificazione le politiche pubbliche come l’edilizia, la sanita’, i servizi municipali o l’istruzione scolastica.
Non esiste piu’ giustificazione nemmeno per la ridistribuzione del reddito attraverso le imposte, e tantomeno per legislazioni forti basate sul principio di solidarieta’.
In ogni caso, entro ristretti limiti, con questi presupposti di pensiero e’ ancora possibile offrire un’assistenza ai meno abbienti adducendo ragioni umanitarie?

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Green New Deal/Crary

Terra bruciata. Oltre l’era digitale verso un mondo postcapitalista – Jonathan Crary – Meltemi (2023)


Nella provincia indonesiana di Papua, la miniera di Grasberg, una delle piu’ grandi e redditizie del mondo, e’ a questo proposito esemplare: il cratere scavato misura 19 chilometri quadrati di estensione e ogni settimana oltre 700.000 tonnellate di scarti vengono riversate nei fiumi della zona.
La miniera impiega 23.000 lavoratori, a un salario inferiore a un dollaro e mezzo l’ora. Dal 1990, molte migliaia di ribelli separatisti, lavoratori minerari in sciopero e ambientalisti papuani sono state uccise dalle forze di sicurezza private.
Gran parte delle regioni montuose e di foresta pluviale sono state contaminate irreversibilmente da scarichi di liquidi tossici.
Tutto questo per soddisfare la richiesta di rame per le fabbriche di elettronica, in particolare per i componenti centrali del Green New Deal: pannelli solari, turbine eoliche, veicoli elettrici, ma anche per i chip dei supercomputer e per il cablaggio delle case “smart” per alimentare l’Internet delle cose.
I cavi di rame sono ancora i conduttori elettrici preferiti per la generazione e la trasmissione di energia a scala industriale e per gran parte delle telecomunicazioni.
L’azienda proprietaria della miniera di Grasberg, la Freeport-McMoRan, gestisce dozzine di analoghe miniere distruttive in tutto il pianeta, tra cui in Peru’, Cile, Bolivia, Sud Africa, Zambia e New Mexico […]
I fautori del capitalismo verde e delle “rinnovabili” offrono rassicurazioni mistificatorie che, con un qualche grado di supervisione, l’estrazione di risorse possa avvenire senza distruggere gli habitat, gli ecosistemi e le comunita’ umane; ma sanno che questo non avverra’ mai.
La storia ha dimostrato in modo conclusivo che il capitalismo e’ inconciliabile con qualsiasi tipo di conservazione o preservazione.

Info:
https://ilmanifesto.it/quella-spoliazione-delle-esistenze
https://serenoregis.org/2023/09/01/terra-bruciata-oltre-lera-digitale-verso-un-mondo-postcapitalista/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/bordoni-lettura-terra-bruciata-crary-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2023/06/04/quando-il-sogno-tecnomodernista-si-rivela-un-incubo/
https://www.artribune.com/editoria/2023/07/terra-bruciata-nuovo-libro-jonathan-crary/
https://serenoregis.org/2023/11/06/terra-bruciata-puntata-dei-perche/

Stato/Mattei

L’economia è politica – Clara E. Mattei – Fuoriscena (2023)

Una verita’ che e’ troppo scomoda da accettare ed e’ dunque nascosta in ogni modo possibile: l’incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia.
E’ un’inconciliabilita’ da non intendere in senso superficiale, ma profondo. Anzi, a livello di superficie, la nostra economia si e’ sviluppata a braccetto con la democrazia elettorale. Quest’ultima costituisce un tratto caratteristico del capitalismo avanzato, che riguarda la peculiare separazione tra liberta’ politica e liberta’ economica.
La legittimita’ del sistema elettorale, accompagnato dal pluralismo dei partiti, e’ un mezzo fondamentale con cui lo Stato capitalista mantiene il consenso: ci fornisce l’illusione di avere ampia scelta di intervento sulla societa’.
Il suffragio universale da’ l’impressione di avere il potere collettivo di decidere del futuro del nostro Paese, di sostituire i governi al potere con altri che si prospettano migliori e soprattutto diversi.
L’affermazione delle differenze tra partiti e’ senza dubbio cruciale per la legittimazione del nostro sistema politico, poiche’ suggerisce che gli elettori, votando per le parti in competizione, stiano scegliendo tra alternative fondamentalmente incompatibili.
Eppure, gli strumenti che abbiamo sviluppato finora ci sono di aiuto per liberarci di questa visione mistificante della realta’ […]
Risulta evidente che tutti i partiti che ci governano, di qualsiasi colore siano, accettino quale presupposto indiscutibile il contesto capitalistico in cui operano […]
Il gioco istituzionale e’ dunque quello di elevare barriere piu’ alte possibili per evitare che le priorita’ economiche siano sopraffatte dalla volonta’ della maggioranza.
Le attuali politiche di austerita’ rimangono legate alla volonta’ di proteggere la governance economica dall’opinione popolare, cioe’ di impedire all’economia di diventare politica.
La spinta antidemocratica dell’austerita’ rivela pertanto una fondamentale verita’ del nostro sistema economico: perche’ esso funzioni al meglio, i cittadini devono essere esclusi dalle decisioni riguardo la distribuzione delle risorse nella societa’.
Questa vera e propria pulsione alla de-democratizzazione dell’economia e’ una costante nella storia del capitalismo e ci porta ad abbattere una delle illusioni che piu’ stanno a cuore all’establishment: il fatto che i «fascismi» e i regimi autoritari siano, se non un’aberrazione, almeno una deviazione dalla nostra norma liberale e democratica.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/28826-francesco-tucci-ripoliticizzare-l-economia.html