Geoeconomia/Colombo

Il suicidio della pace. Perche’ l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989-2024) – Colombo A. – Raffaello Cortina (2025)


Dopo essere salito dal 14,5 al 18,1% tra il 1500 e il 1900, il peso demografico dell’Europa sul totale del mondo era crollato alla fine del secolo all’8,2%.
In termini numerici: nel 1900, su 1634 milioni di esseri umani, 404 milioni vivevano in Europa (Russia compresa), 138 in Africa, 165 nelle Americhe e 921 in Asia. Cento anni piu’ tardi, su 6115 milioni di esseri umani, gli europei erano solo 727, gli africani 819, gli americani 840 (solo 313 dei quali in Nord America) e gli asiatici 3698  (dei quali 1269 in Cina e 1054 in India). Con una tendenza inequivocabile al ridimensionamento, per di piu’, spinto dalla diminuzione continua della natalita’ e dal conseguente invecchiamento della popolazione.
Nel 2025, su una popolazione mondiale cresciuta a 8 miliardi, gli europei (russi compresi) sarebbero rimasti 744 e i nordamericani sarebbero cresciuti a 383. In compenso, gli africani sarebbero saliti a 1417, gli asiatici a 4667 e gli abitanti dell’America latina e dei Caraibi a 669. In sintesi: europei occidentali e nordamericani, che all’inizio del Novecento costituivano circa un quarto della popolazione mondiale, ne avrebbero costituito poco piu’ di un decimo centoventi anni dopo […]
All’inizio del Novecento […] dei circa 40 Stati presenti allora, ben 16 si trovavano in Europa e 18 nelle Americhe, contro 5 o 6 in Asia e forse 2 in Africa […]
Nel 1920, dei 59 Stati presenti nel sistema internazionale 27 erano europei, 20 americani, 3 africani (tra i quali il Sudafrica membro del Commonwealth britannico), 7 asiatici e 2 (anch’essi di ascendenza occidentale: Australia e Nuova Zelanda) in Oceania […]
Nel 1960, la somma degli Stati di nuova indipendenza africani (26) e asiatici (29) supero’ per la prima volta quella degli Stati dell’Europa (28) e del continente americano (22). Venticinque anni piu’ tardi, alla vigilia del collasso del bipolarismo, i 29 Stati europei erano ormai surclassati dai 35 Stati americani, dai 50 africani, dai 40 asiatici e dai 7 dell’Oceania – una trasformazione destinata a tradursi, nella istituzione-simbolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel periodico e sempre piu’ frequente disallineamento tra il Consiglio di sicurezza dominato dal diritto di veto delle grandi potenze e l’Assemblea generale dominata dai paesi di nuova indipendenza.

Info:
https://veripa.org/il-suicidio-della-pace-capire-il-crollo-dellordine-internazionale/
https://www.barbadillo.it/120664-nel-suicidio-della-pace-lautopsia-delloccidente-neocoloniale/

https://www.esodoassociazione.it/site/index.php/i-nostri-temi/segnalazioni-editoriali/835-il-suicidio-della-pace
https://www.ilgiornale.it/news/alessandro-colombo-spiega-lotta-terrore-abbia-causato-fine-2460103.html
https://www.lafionda.org/2025/04/13/dopo-la-disunita-del-mondo-colombo-su-guerra-e-disordine-internazionale/

Europa/Giannuli

La grande tempesta in arrivo. La nuova geopolitica tra vaccini, cambiamenti climatici e crisi finanziarie – Aldo Giannuli, Andrea Muratore – Piemme (2022)

Dal 2005 la UE inizio’ a declinare politicamente: prima con i contraccolpi della crisi finanziaria iniziata nel 2008, di fronte alla quale i paesi dell’Unione agirono in maniera scoordinata; poi con l’incapacita’ di dare una risposta unitaria e autonoma al terrorismo jiadista; dopo ancora con la sua inesistenza politica di fronte a grandi fatti di rilevanza geopolitica come le rivolte nei paesi arabi, la guerra civile siriana, la crisi libica, la crisi ucraina, le sanzioni contro la Russia imposte dagli USA, e il progressivo deteriorarsi delle relazioni sinoamericane.
Poi venne il primo strappo irreparabile: la Brexit nel 2018, alla quale si accompagnarono i crescenti attriti fra l’Unione e il gruppo dei paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca) sui temi dell’immigrazione, delle liberta’ civili e dell’indipendenza del terzo potere.
Vennero cosi’ in superficie linee di spaccatura e problemi che si erano accumulati e mascherati: per esempio, fu certamente un errore l’allargamento dell’Unione ai paesi dell’Est europeo, fortemente voluto dagli USA per costruire un solido antemurale alla Russia, paesi che, politicamente, culturalmente ed economicamente erano totalmente eterogenei rispetto all’Europa occidentale.
Di fatto, alla mai cancellata “linea di Lutero” che divideva i paesi latini e cattolici del Sud-Ovest da quelli protestanti e anglosassoni del Nord, si aggiunse l’altra linea di faglia, parimenti mai superata, che divideva i paesi slavi dell’Est dal resto dell’Europa.
Queste storiche linee di frattura, ignorate malamente, sono riemerse in tutte le crisi successive.
Un minimo di realismo politico avrebbe dovuto rendere tutti coscienti del fatto che un simile pasticcio politico non avrebbe mai potuto funzionare. E questo era precisamente quello che volevano gli USA: un vasto e accogliente mercato di sbocco per le proprie esportazioni e un massiccio antemurale antirusso, totalmente incapace di soggettivita’ politica.

Info:
https://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/9762-la-grande-tempesta-in-arrivo
https://www.ilgiornale.it/news/cultura/grande-tempesta-arrivo-che-pu-travolgere-lordine-mondiale-2011539.html

Geoeconomia/Molinari

La nuova guerra contro le democrazie. Cosi’ le autocrazie vogliono stravolgere l’ordine internazionale – Maurizio Molinari – Rizzoli (2024)


Dalle milizie filoiraniane nel Mar Rosso ai pirati nello Stretto di Malacca, dai droni sottomarini nel Mar Nero alle dispute sugli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale: la liberta’ di navigazione sui mari e’ oggi a rischio come mai avvenuto dal 1945, ponendo pericoli in crescita al commercio globale.
Poiche’ oltre l’80 per cento dei beni scambiati sul pianeta si muove su nave – secondo le stime dell’Onu – quanto sta avvenendo nelle diverse aree di conflitto deve essere letto come una minaccia globale, la cui entita’ incombe su ogni singolo Paese, a prescindere dall’entità del proprio Pil.
Per comprendere questo scenario bisogna, come abbiamo gia’ visto, partire dalla geografia, in quanto sono le rotte commerciali che uniscono i continenti a subire gli impatti piu’ negativi.
Il primo tassello e’ quello del Mar Nero, dove la guerra scatenata due anni fa dalla Russia contro l’Ucraina ha messo a rischio la rotta attraverso cui si esporta la maggiore quantita’ di grano al mondo. Lo scontro navale fra Mosca e Kiev sulle acque del Mar Nero – condotto non piu’ solo con le unita’ tradizionali della Marina ma con armi avveniristiche come i droni sottomarini – non solo ha fatto diminuire l’export ma ha portato anche all’aumento vertiginoso dei costi delle assicurazioni, con il risultato di trasformare un alimento base per miliardi di persone in un bene ad alto rischio. La cui sorte e’ legata a negoziati indiretti e altalenanti fra due Stati protagonisti di un conflitto che ha gia’ causato – secondo le stime piu’ caute – almeno 500.000 morti: Russia e Ucraina.
Altrettanto pericoloso e’ quanto sta avvenendo nello Stretto di Bab el-Mandeb, all’entrata del Mar Rosso, dove le milizie filoiraniane degli Houthi yemeniti da tempo hanno iniziato a bersagliare le navi commerciali in transito […]
In effetti, oltre a Mar Nero e Mar Rosso, a essere ad alto rischio sono anche gli stretti di Taiwan e piu’ in generale il Mar Cinese Meridionale dove la flotta militare di Pechino – divenuta quella con piu’ navi in assoluto – e’ costantemente all’opera per affermare il proprio controllo su acque e arcipelaghi contesi, dalle Filippine al Vietnam, oltre alle violazioni costanti ai danni di Taipei, mirate ad attestare con la forza l’ambizione a porre fine all’indipendenza dell’isola nazionalista.

Info:
https://www.fortuneita.com/2025/04/27/maurizio-molinari-lesperienza-come-inviato-e-la-nuova-guerra-contro-le-democrazie/

Europa/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)


In ambito europeo, la governance economica – intesa come insieme di norme e procedure preposte al raggiungimento degli obiettivi economici dell’Unione – e’ divenuta oggetto di discussione politica in un Libro bianco prodotto dalla Commissione Europea per far fronte a quello che l’allora presidente, Romano Prodi, defini’ «un disagio democratico», dovuto allo scarso coinvolgimento dell’opinione pubblica nelle questioni comunitarie.
Il Libro fu ufficializzato nel 2001, nove anni dopo l’entrata in vigore del trattato di Maastricht (1992), quattro anni dopo l’avvento del patto di stabilita’, e a due anni dall’introduzione dell’euro.
La governance economica europea e’ stata quindi costruita ben prima che dai palazzi di Bruxelles venisse emanato un documento sull’effettivo coinvolgimento democratico delle popolazioni interessate, le quali, pertanto, non sono state chiamate a dibattere e a esprimersi sui metodi e sull’opportunita’ di realizzarla.
Il fatto che Prodi abbia parlato di un «disagio» e non di un vero e proprio deficit democratico, e abbia voluto considerare questo modus operandi una soluzione alla scarsa attenzione mostrata dalla stessa governance nei confronti cittadini, risulta, francamente, un po’ inquietante. La democrazia non puo’ essere ridotta a uno stato d’animo.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/
https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Geoeconomia/Ispi

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


Sapevamo gia’ da molti anni di stare attraversando una sorta di «crisi costituente» della societa’ internazionale.
Una crisi spinta dall’inevitabile invecchiamento del disegno istituzionale concepito tra la meta’ e gli ultimi decenni del Novecento (e sedimentato in organizzazioni quali le Nazioni Unite, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e, piu’ recentemente, il G7); alimentata, piu’ in profondita’, dal declino della centralita’ dell’Occidente e dal conseguente riflusso dell’impatto occidentale sul resto del mondo; resa ancora piu’ insidiosa dall’apparente e almeno parziale cedimento dell’impalcatura «vestfaliana» della convivenza internazionale come, essenzialmente, politica interstatale […]
La polemica senza fine sui «doppi standard» […] e’ potuta apparire come una tensione, se non un’aperta contraddizione, tra la condanna giuridica e morale dell’aggressione russa all’Ucraina e la totale impunita’ per l’aggressione anglo-americana all’Iraq di solo vent’anni prima; tra il sostegno di fatto a cinquantacinque anni di occupazione israeliana dei Territori palestinesi e la mobilitazione anche militare contro l’occupazione russa della Crimea e del Donbass; per non parlare della solidarieta’ o dell’indulgenza nei confronti dello spaventoso massacro della popolazione civile di Gaza da parte degli stessi paesi che, per molto meno, non avevano esitato a intervenire anche militarmente in Kosovo nel 1999 e in Libia nel 2011.
Dietro le polemiche sui doppi standard, poi,
non e’ difficile intravedere uno scontro ancora piu’ profondo su chi abbia diritto di parlare a nome di tutti,
dichiarando quando una cosa riguardi la comunita’ internazionale e quando no, definendo e ridefinendo il significato delle parole (aggressione, occupazione, terrorismo, violenze di massa)

Info:
https://www.mondadori.it/approfondimenti/unione-europea-le-sfide-di-un-continente-fragile-nell-eta-dell-insicurezza/

Geoeconomia/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Nella cronaca dell’attualita’ e’ stata alimentata l’idea assurda che l’invasione della Russia in Ucraina avesse indispettito la Cina e che questa addirittura esitasse tra il sostegno e la punizione.
Questo scollamento dalla realta’ richiederebbe piu’ che altro l’intervento di uno psichiatra, magari un geopsichiatra.
Da almeno un decennio, gli Stati Uniti hanno individuato nella Cina il loro principale avversario, prima ancora della Russia. I leader del Partito Comunista Cinese sanno perfettamente che se cadesse la Russia toccherebbe a loro.
Che in un simile contesto il piccolo mondo della NATO abbia ipotizzato l’adesione della Cina e’, a dirla tutta, sconcertante.
Questo delirio (e’ il termine tecnico appropriato) presuppone due condizioni. Innanzitutto, l’assenza spaventosa di un minimo di intelligenza geopolitica da parte dei nostri dirigenti e dei giornalisti; in secondo luogo, una presunzione talmente colossale da sospettarla di razzismo. Aspettarsi che la Cina si allinei con l’Occidente contro la Russia presuppone che Xi Jinping e il suo entourage siano solo degli sprovveduti e implica, ancora una volta, che l’uomo bianco sia ovviamente un essere superiore.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Geoeconomia/Ispi

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


Lo scoppio della guerra aperta a Gaza, meno di due anni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, conferma che la crisi irreversibile dell’ordine internazionale liberale, gia’ in atto almeno dalla seconda meta’ degli anni Dieci del XXI secolo, ha raggiunto lo stadio della piena militarizzazione: il collasso dell’ordine non genera piu’, genericamente, crisi, ma vere e proprie guerre.
La natura di questi conflitti armati, come sempre nella storia, riflette la natura della convivenza internazionale circostante: i suoi rapporti di potere, la sua configurazione geopolitica, il suo ordinamento istituzionale e persino i suoi linguaggi […]
Non soltanto l’eventualita’ della guerra non ha affatto smesso di contrassegnare la politica internazionale e di orientare la politica estera dei singoli attori – come provano l’aumento generalizzato delle spese militari e il varo o il rilancio delle alleanze militari, a cominciare dalla NATO –, ma, contravvenendo al mantra liberale ed economicista del «mondo senza confini», le guerre continuano a essere combattute proprio per impadronirsi di spazi o difendere confini; anzi, dove uno Stato, come a Gaza e in Cisgiordania, non c’e’, regrediscono alla forma primordiale della lotta per la nuda terra.

Info:
https://www.mondadori.it/approfondimenti/unione-europea-le-sfide-di-un-continente-fragile-nell-eta-dell-insicurezza/

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue – Fabio Armao – Laterza (2024)

I paesi europei – che hanno rivendicato un diritto sovrano a dominare il mondo per secoli fino al Novecento inoltrato – non si puo’ dire che si siano sprecati a fare ammenda dei loro gravissimi peccati storici: dal colonialismo all’imperialismo, con gli annessi dello sterminio di intere comunita’ di nativi e dell’organizzazione del commercio e dello sfruttamento degli schiavi.
Certo, in questi ultimi anni, qualche flebile e occasionale voce ha cominciato a levarsi all’interno di alcuni parlamenti e governi. Niente a che vedere, pero’, con un autentico e condiviso processo collettivo di riparazione – se non altro, qualcosa di altrettanto significativo della Commissione per la verita’ e la riconciliazione istituita dal presidente Nelson Mandela, una delle vittime del regime, nel Sudafrica del post-apartheid.
A un autentico autodafe’, poi, dovrebbero sottoporsi le democrazie novecentesche in senso stretto: per le troppe guerre combattute nel tentativo di arginare il comunismo o di esportare i propri valori, cosi’ come per il sostegno garantito a dittature sanguinose in Africa, Asia e America latina, sulla base di considerazioni (a dir poco avventate) di realpolitik; per non parlare delle tante promesse non mantenute nei confronti dei propri stessi cittadini su equita’, giustizia, diritti. 

Europa/Piketty

Il socialismo del futuro – Thomas Piketty – Baldini+Castoldi (2024)


Per il problema del dumping fiscale e dei tassi minimi d’imposta sui profitti delle societa’, si tratterebbe evidentemente di un cambiamento totale di paradigma, per un’Europa che e’ stata concepita come una zona di libero scambio senza un comune regolamento fiscale.
Il cambiamento e’ comunque indispensabile: che senso ha accordarsi su una base comune d’imposta (l’unico cantiere sul quale l’Europa si trova finora in posizione avanzata) se ciascun Paese puo’ poi fissare un tasso quasi nullo e attrarre cosi’ tutti i consigli d’impresa?
Sulla globalizzazione e’ venuto il momento di cambiare radicalmente la narrazione politica: il commercio e’ una buona cosa, ma lo sviluppo duraturo ed equo esige anche pubblici servizi, infrastrutture, sistemi scolastici e sanitari; i quali, a loro volta, esigono imposte eque.

Info:
https://www.linkiesta.it/2023/05/thomas-piketty-ezra-klein-socialismo-partecipativo/
https://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2021/08/27/piketty-un-sovranista-illiberale-sinistra/?refresh_ce=1

https://www.pandorarivista.it/articoli/capitale-e-ideologia-di-thomas-piketty/ 
https://www.micromega.net/piketty-stiglitz-capitalismo-socialismo
https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-la-socialdemocrazia

https://lespresso.it/c/idee/2020/11/1/piketty-per-salvare-il-futuro-diamo-a-tutti-i-giovani-uneredita-di-cittadinanza/45519

Geoeconomia/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)

Dopo la fase di espansione economica del secondo dopoguerra, si manifesta quella che Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», un’economia cioe’ alimentata da un susseguirsi di recessioni sempre piu’ acute e riprese cicliche gestite con misure di stabilizzazione – smantellamento del welfare state e abbandono della spesa pubblica in primis – che vennero adottate in Occidente a prescindere dall’indirizzo politico che caratterizzava i paesi coinvolti in quel periodo storico: prima la Gran Bretagna, poi la Francia seguita da Portogallo, Spagna, Grecia e Italia; stessa cosa avvenne nei paesi dell’Est e del Sud del mondo.
Privatizzazioni, austerita’ e liberalizzazione dei mercati sono stati i tre pilastri del Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta […]
Il fattore scatenante fu l’improvviso aumento dei tassi di interesse legati al dollaro (dal cinque-sei per cento al venti-ventuno per cento) causato dall’inversione di tendenza impressa da Paul Volker, presidente della Federal Reserve dal 1979 al 1987, il quale, con l’adozione delle politiche monetariste restrittive promosse da Milton Friedman, tento’ di porre rimedio alla caduta del valore del dollaro.
I paesi debitori videro cosi’ schizzare verso l’alto il valore del proprio debito in dollari restando intrappolati nel pagamento di somme via via crescenti.
La risposta fu l’imposizione delle politiche di austerità, secondo il modello classico dell’FMI.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/
https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/

https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/