Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Noam Chomsky – Ponte alle Grazie (2018)

Gli economisti europei hanno gia’ ampiamente illustrato gli effetti controproducenti dell’incapacita’ europea di adottare misure anticrisi coordinate.
Sono note le radici storiche di queste differenze tra Europa e Stati Uniti.
Secoli di conflitti fecero prevalere in Europa un sistema di Stati-nazione; poi l’esperienza della Seconda guerra mondiale convinse gli europei a rinunciare allo sport prediletto di massacrarsi a vicenda (anche perche’ la prossima volta potrebbe essere l’ultima). Oggi sussiste quella che i politologi amano chiamare «una pace democratica», anche se non e’ chiaro quanto c’entri davvero la democrazia.
Gli Stati Uniti, invece, sono uno Stato colonialista-insediativo: dopo aver massacrato la popolazione indigena ne confino’ i sopravvissuti nelle «riserve», per poi conquistare la meta’ del Messico ed espandersi ancora piu’ in la’.
Molto piu’ che in Europa, l’eterogeneita’ interna fu distrutta. La Guerra civile consolido’ l’autorita’ centrale e anche l’uniformita’ in altri ambiti: lingua nazionale; modelli culturali; imponenti progetti statal-industriali d’ingegneria sociale come la suburbanizzazione della societa’; sovvenzioni esorbitanti dello Stato centrale all’industria avanzata mediante ricerca e sviluppo, appalti e altri stratagemmi.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/19738-sandro-moiso-pandemia-economia-e-crimini-della-guerra-sociale.html
https://pinobertelli.it/ottimismo-malgrado-tutto-capitalismo-impero-e-cambiamento-sociale/
https://www.ilroma.net/opinione/restare-ottimisti-nonostante-tutto

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky, C.J. Polychroniou – Perché l’Ucraina – Ponte alle Grazie (2022)

Nella sua follia criminale, Putin ha fatto a Washington un grandissimo regalo: consolidare la cornice atlantista a trazione statunitense per l’Europa ed escludere la possibilita’ di una «casa comune europea» indipendente, una vecchia questione degli affari internazionali, sin dalle origini della Guerra fredda […]
Dobbiamo anche rilevare che la maggior parte del mondo si tiene a distanza dal terribile spettacolo in scena in Europa. Un esempio emblematico sono le sanzioni. L’analista politico John Whitbeck ha elaborato una mappa degli Stati che hanno applicato sanzioni contro la Russia: gli Stati Uniti e il resto dell’Anglosfera, l’Europa e parte dell’Asia orientale. Nessun paese del Sud globale, che resta a guardare disorientato mentre le nazioni d’Europa tornano al loro tradizionale passatempo di massacrarsi a vicenda e intanto seguono la loro vocazione di distruggere tutto cio’ che ritengono essere alla loro portata: Yemen, Palestina e tanti altri.
Dal Sud globale si sono levate numerose voci di condanna del brutale crimine di Putin, che pero’ non ignorano la suprema ipocrisia dell’atteggiamento dell’Occidente verso azioni che sono ben poca cosa rispetto alle sue prassi consolidate.

Info:
https://duels.it/industria-culturale/analisi-di-un-conflitto-perche-lucraina-di-noam-chomsky/
https://www.illibraio.it/news/saggistica/noam-chomsky-guerra-ucraina-1420828/
https://www.sololibri.net/Perche-l-Ucraina-Noam-Chomsky.html

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Ponte alle Grazie (2018)

La Turchia e’ per ovvie ragioni un alleato molto importante degli americani, tanto che durante la presidenza Clinton e’ diventata la principale destinataria delle armi statunitensi (dopo Israele ed Egitto, che sono una categoria a parte).
Gli armamenti fatti arrivare da Clinton servirono alla Turchia per la sua campagna di massacri, devastazioni e terrorismo contro la minoranza curda.
La Turchia e’ altresi’ un grande alleato di Israele dal 1958, e questo rientra nella piu’ ampia alleanza tra gli Stati non arabi, sotto l’egida americana, volta a proteggere i dittatori al potere dal cosiddetto «nazionalismo radicale», in altre parole dal popolo, per garantire il controllo sulle principali fonti di energia mondiali.
Qualche volta, tuttavia, sono sorte tensioni nelle relazioni tra Turchia e Stati Uniti. In particolare durante i preparativi dell’invasione americana in Iraq […]
Qualche tensione c’e’ anche oggi, ma l’alleanza e’ solida. La Turchia e’ naturalmente proiettata verso le relazioni con l’Iran e l’Asia centrale e potrebbe volerle perseguire, magari inasprendo nuovamente le tensioni con Washington.

Geoeconomia/Chomsky

GEOECONOMIA
Noam Chomsky – Ottimismo (malgrado tutto). Capitalismo, impero e cambiamento sociale – Ponte alle Grazie (2018)

In merito al conflitto israelo-palestinese, il dibattito su uno Stato o due Stati e’ irrilevante.
E’ irrilevante perche’ la soluzione a uno Stato non e’ praticabile. Anzi, non e’ solo irrilevante: e’ una distorsione della realta’.
L’unica alternativa e’ (1) due Stati; oppure (2) una prosecuzione di quello che Israele gia’ fa con il sostegno degli americani: tenere Gaza in uno stato d’assedio opprimente, separata dalla Cisgiordania; impadronirsi sistematicamente di tutto cio’ che si ritiene di valore in Cisgiordania e contemporaneamente accorparla sempre di piu’ a Israele assumendo il controllo delle aree scarsamente abitate da palestinesi; espellere silenziosamente quelli che vi abitano.
I contorni diventano chiari quando si osservino i piani di sviluppo e di espulsione. Considerata l’opzione due, non c’e’ motivo per cui Israele o gli Stati Uniti debbano acconsentire alla proposta di uno Stato unico, che peraltro non gode nemmeno del sostegno internazionale.
Fino a quando non si riconosce la realta’ concreta della situazione, parlare di un unico Stato (lotta per i diritti civili e contro l’apartheid, «problema demografico» e cosi’ via) e’ soltanto un diversivo, che implicitamente da’ manforte all’opzione due.

 

Geoeconomia/Alemanni

Casare Alemanni – La signora delle merci. Dalle caravelle ad Amazon. Come la logistica governa il mondo – Luiss (2023)

Gia’ nel post-2008 e in modo ancora piu’ intenso durante la pandemia, si e’ cominciato a discutere di “inversione della globalizzazione” (o “de-globalizzazione”), di decoupling dalla Cina e di reshoring, un termine con cui ci si riferisce alla “rilocalizzazione” delle produzioni, che negli ultimi anni e’ affiorato, come buzzword, prima sulla bocca di politici populisti e in seguito anche nelle agende di moderati e liberal, inclusi i Ceo di diverse multinazionali e il presidente americano Joe Biden. Il cui programma e’ in parte incentrato sul ritorno in America delle manifatture e dei salari a esse connessi.
Presentato a seconda dei casi come strumento strategico per rallentare la crescita della Cina, come necessita’ per il rilancio dell’economia post covid o come viatico a una specie di ritorno a un Eden di equilibri socioeconomici perduti, il reshoring e’ stato uno dei temi piu’ pervasivi e striscianti degli ultimi anni.
Soprattutto dopo che gli effetti combinati della pandemia e del conflitto in Ucraina hanno dimostrato il livello di fragilita’ raggiunto dalle filiere globali nella loro ostinata ricerca di efficienza economica e logistica.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-signora-delle-merci-di-cesare-alemanni/
https://www.iltascabile.com/societa/logistica-signora-delle-merci/
https://www.lastampa.it/tuttolibri/2023/06/03/recensione/la_logistica_fa_girare_il_mondo_intero_se_funziona_non_la_vedi-12835932/
https://www.rivistastudio.com/i-libri-del-mese-67/
https://www.geopolitica.info/la-signora-delle-merci/

Europa/Chomsky

Noam Chomsky – Poteri illegittimi. Clima, guerra, nucleare: affronta le sfide del nostro tempo – Ponte alle grazie (2023)

Sin dalla fine della Seconda guerra mondiale e durante tutta la Guerra fredda, e’ rimasto vivo il dibattito su quale ruolo debba avere l’Europa nell’ordine internazionale.
Fondamentalmente sussistono due visioni.
Una e’ quella atlantista basata sulla NATO, in cui l’Europa e’ subordinata agli Stati Uniti.
L’altra possibilita’ e’ quella proposta da De Gaulle, da Billy Brandt, Olof Palme e altri statisti, secondo la quale l’Europa deve diventare una terza forza indipendente sulla scena internazionale con accordi di qualche tipo con il suo partner naturale, la Russia, perche’ e’ evidente che la Russia sia un partner naturale.
La Russia ha enormi risorse minerali e di altro tipo, e anche se non ha una grande economia – si dice sia piu’ o meno paragonabile a quella del Messico – l’Europa ha bisogno di quelle risorse e puo’ garantire investimenti adeguati: quella che viene definita talvolta dagli economisti un’«unione voluta dal destino» […]
Con il crollo dell’Unione Sovietica (1990-91), Michail Gorbacev propose una «casa comune europea», come la defini’ lui, che si estendesse da Lisbona a Vladivostok senza alleanze militari e senza vinti ne’ vincitori, ma tutti uniti nel costruire un futuro di socialdemocrazia.
Bush padre era moderatamente d’accordo con questa linea.
Ma poi arrivo’ Bill Clinton e getto’ tutto all’aria. Immediatamente, nel 1994, comincio’ a espandere i confini della NATO, rompendo cosi’ l’accordo tra Bush e Gorbacev, sostenuto dalla Germania, sul fatto che non ci dovesse essere un allargamento dell’Alleanza. Clinton infranse quel patto e comincio’ a espandere la NATO ancora piu’ a est, fino ai confini russi […]
L’Europa, dunque, puo’ scegliere di rimanere al rimorchio di Washington e seguire la posizione americana ufficiale di continuare a sostenere la guerra al fine di «indebolire la Russia», indipendentemente dagli effetti che questo puo’ avere sugli ucraini e sugli altri, cosi’ come di allinearsi alla guerra statunitense contro la Cina per bloccarne lo sviluppo. Oppure puo’ imboccare la strada indicata da De Gaulle e da Gorbacev verso un’Europa indipendente e che trova una sorta di accomodamento a est, con la Russia, la Cina, l’Eurasia centrale. Un’area che sempre piu’ viene integrata nel sistema di sviluppo che ha come epicentro la Cina.
E’ questa la scelta che devono fare gli europei […]
Adesso che l’Europa, quantomeno per il momento, si e’ completamente subordinata agli Stati Uniti – in parte come risultato dell’invasione di Putin, in parte per propria scelta – e che la NATO si e’ trasformata in una forza di aggressione guidata dagli USA il cui raggio d’azione si estende in tutto il mondo, compreso l’Indo-Pacifico (di cui oggi gli europei, per loro scelta, sono partner minoritari), la situazione e’ molto pericolosa.

Info:
https://sbilanciamoci.info/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra/
https://ilmanifesto.it/la-missione-suicida-del-capitalismo-e-la-scelta-delleuropa-sulla-guerra
https://www.larivistadeilibri.it/noam-chomsky/

 

Geoeconomia/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

Negli ultimi decenni, inoltre, e’ cresciuta l’interdipendenza che lega a doppio filo Cina e Stati Uniti.
L’ascesa della Cina ha creato opportunita’ di profitto storiche per le imprese americane, prima come fonte di manodopera a basso costo, poi come gigantesco mercato di consumo per i prodotti «made in USA».
A fine 2019 circa 70.000 aziende americane facevano affari in Cina per svariate centinaia di miliardi di dollari. I cinesi, a loro volta, hanno beneficiato della stabilita’ creata dal sistema internazionale a guida statunitense per far crescere la loro economia ed espandere la loro influenza all’estero.
La Cina e’ stata un prestatore di vitale importanza per il governo statunitense attraverso l’acquisto di titoli del Tesoro americano.
Non c’e’ simbolo piu’ eloquente dell’interdipendenza USA-Cina delle filiere produttive che collegano le due economie.
Eppure l’apprensione degli Stati Uniti, suscitata dall’imponenza del successo cinese e poi trasformatasi in paura, ha portato le autorita’ americane a sfidare i metodi impiegati dalla Cina per assicurarsi quel successo duraturo.
Le lamentele statunitensi in ambito commerciale sono sostanzialmente tre: il governo cinese non intende aprire ulteriormente i propri mercati alle aziende estere, sovvenziona massicciamente le imprese cinesi conferendo loro un vantaggio iniquo sui concorrenti stranieri e si accaparra la proprieta’ intellettuale delle imprese straniere, costringendole a condividerla in cambio dell’accesso ai consumatori cinesi o, semplicemente, rubandogliela.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Nel discutere di neoliberismo, bisogna anche chiarire qual e’ il ruolo degli stati dominanti in questo quadro politico globale, che vede quelli piu’ deboli soggetti al dominio delle organizzazioni internazionali.
L’FMI rappresenta l’egemonia statunitense, e il potere che i mercati assumono tramite esso e’ espressione dell’idea di Stato e di modello economico che le forze politiche americane hanno deciso di far prevalere nel proprio territorio e di esportare nel resto del mondo.
Alla stessa maniera, l’organizzazione speculare, il MES, e’ stata realizzata in maniera tale che il piu’ forte, ossia la Germania con la diretta collaborazione dell’FMI, potesse imporre ai PIGS il prezzo del riequilibrio finanziario internazionale, vale a dire i salvataggi delle banche verso le quali quelle tedesche vantavano dei crediti; queste ultime, a loro volta, erano rimaste coinvolte nella grande crisi del 2007 in quanto avevano investito il proprio surplus commerciale (guarda caso) sui titoli subprime statunitensi, nonche’ nei paesi periferici dell’area euro, gonfiando la bolla del debito privato.
L’attuale struttura della globalizzazione economica e finanziaria presuppone, quindi, che dietro l’affermazione del potere del capitale ci sia pur sempre la legittimazione da parte di uno o piu’ stati forti che seguono una determinata linea di politica economica costruita sulla possibilita’ di esercitare pressioni su quelli piu’ deboli […]
La supremazia delle politiche neoliberiste sull’economia generale si regge sulla capacita’ degli americani di finanziare il proprio disavanzo di conto corrente senza i limiti a cui devono invece sottostare i paesi che non emettono moneta di riserva mondiale.
In questo senso, l’economia del debito fondata sul ruolo centrale degli Stati Uniti nel mondo rappresenta il sistema economico-giuridico attraverso cui i costi del sovraconsumo americano, ovvero il deficit pubblico, vengono scaricati sul resto del mondo. Potremmo chiamarla «la tassa dell’Impero».
Nonostante la stabilita’ del dollaro, la decadenza dell’industria americana, ossia dell’economia reale, e l’alto livello dei consumi interni hanno determinato l’aggravarsi del deficit della bilancia commerciale, finanziato dall’afflusso di capitali dall’estero.
Secondo l’FMI infatti dal 1988 gli Stati Uniti hanno assorbito circa la meta’ della domanda mondiale totale […] Il risultato di tutto questo e’ un indebitamento interno colossale e disavanzi record nella bilancia commerciale […]
Il declino del dollaro avrebbe risvolti enormi sul piano della governance globale improntata sull’economia del debito e sulle funzioni di governo dell’FMI, al punto che tale organizzazione internazionale potrebbe essere messa all’angolo nella gestione delle crisi internazionali; cio’ comporterebbe necessariamente un indebolimento del potere politico ed economico che gli Stati Uniti – e conseguentemente le lobby americane – esercitano nel resto del mondo.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Stato/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Nel 2016 l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e’ stata, non da ultimo, il frutto dei due mandati di Barack Obama, eletto con grandi speranze anche dai meno abbienti e dai meno istruiti, un presidente di cui, alla fine, e’ rimasto soprattutto il ricordo di aver salvato, a suon di miliardi di dollari dei contribuenti, banche corrotte che avevano giocato d’azzardo con i soldi dei risparmiatori, mentre milioni di cittadini con un mutuo sulle spalle perdevano la casa […]
Recitare la parte degli avvocati del popolo contro le elite corrotte, di quelli che restituiranno al popolo l’onore e la dignita’, calpestata da tutti i politici e soprattutto da quelli di sinistra, e’ una componente invariabile della narrazione di destra. Una narrazione che, pero’, e’ resa possibile solo dal fatto che ha un fondo di verita’: le democrazie occidentali non funzionano piu’.
Gli interessi di chi lavora e di chi possiede un livello di istruzione basso o medio, oltre agli appartenenti al ceto medio tradizionale, a rischio di discesa sociale, sono presi di mira ormai da decenni.
Le potenti lobby economiche esercitano molta piu’ influenza sulla politica rispetto ai normali cittadini.
I partiti e gli esponenti politici si possono comprare, in qualche Stato quasi alla luce del sole, in altri con maggiore discrezione.
Tuttavia, non esiste Stato occidentale in cui la politica rimanga insensibile di fronte a grandi donazioni o alla prospettiva di posizioni economiche remunerative […]
Nei paesi occidentali, la maggioranza della gente nutre ormai ben poca fiducia nelle istituzioni pubbliche.
Quanto sia grave la perdita di fiducia emerge da un sondaggio pubblicato a inizio 2020. Le rilevazioni sono state effettuate alla fine del 2019, dunque riflettono l’atmosfera alla vigilia della pandemia.
Gia’ allora, la maggioranza della popolazione nel mondo occidentale non aveva piu’ fiducia nello Stato, nell’economia e nei media, e non prevedeva nemmeno miglioramenti futuri.
In tutto cio’ occorre, non da ultimo, notare il contrasto con l’atmosfera che regna in molti paesi emergenti. Mentre in Cina l’82% e in India il 79% degli interpellati nutrono fiducia nelle sopracitate istituzioni, negli Stati Uniti la percentuale scende al 47, in Germania al 46 e nel Regno Unito al 42%.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Geoeconomia/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

L’ascesa della Cina, uno dei successi piu’ straordinari di tutti i tempi, e’ una storia ormai nota, ma i numeri che la raccontano non smettono mai di lasciare a bocca aperta.
Tra il 1990 e il 2018, mentre la quota statunitense dell’economia mondiale calava leggermente passando dal 26,4 per cento al 23,9 per cento, quella cinese e’ cresciuta dall’1,6 per cento al 15,8 per cento, sospinta dall’ingresso nel ceto medio di centinaia di milioni di cinesi usciti dalla poverta’.
La Cina comunista e’ oggi il numero uno mondiale nel commercio.
Una generazione fa oltre l’80 per cento dei paesi del mondo commerciava piu’ con gli Stati Uniti che con la Cina. Nel 2018 la Cina era il principale partner commerciale per 128 paesi su 190.
Il paese e’ ricco di risorse naturali preziose, tra cui le piu’ ampie riserve di molti materiali strategicamente importanti, come le terre rare (inclusi i minerali usati negli armamenti e nei veicoli).
Certo, qualsiasi numero moltiplicato per 1,4 miliardi da’ una cifra esorbitante, ma il successo cinese non e’ solo una questione di dimensioni: la Cina e’ diventata una nazione molto piu’ innovativa.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/