Capitalismo/Brown

Il disfacimento del demos – Wendy Brown – Luiss University Press (2023)

Una riflessione teorica sui modi in cui il neoliberismo, una forma peculiare di ragione che configura tutti gli aspetti dell’esistenza in termini economici, stia disfacendo elementi basilari della democrazia.
Tra essi troviamo lessici, principi di giustizia, culture politiche, abitudini di cittadinanza, pratiche di governo e soprattutto immaginari democratici.
La mia tesi non e’ soltanto che i mercati e i soldi stanno corrompendo o degradando la democrazia, che le istituzioni e gli esiti politici sono sempre piu’ dominati dalla finanza e dal capitale delle corporation, ne’ che la democrazia e’ stata rimpiazzata dalla plutocrazia, il governo dei e per i ricchi. Piuttosto, la ragione neoliberista, oggi onnipresente nell’arte di governo e nei luoghi di lavoro, nel diritto, nell’istruzione, nella cultura e in una vasta gamma di attivita’ quotidiane, sta convertendo il carattere, il significato e il funzionamento degli elementi costitutivi della democrazia, chiaramente politici, in aspetti economici.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

Capitalismo/Franzini

Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle – Maurizio Franzini, Mario Pianta – (2016)

Gli anni Settanta sono stati un decennio di grave crisi dell’ordine mondiale del dopoguerra, caratterizzato dalla produzione di massa nelle industrie ‘fordiste’, da conflitti con sindacati e movimenti sociali che contestavano il potere del capitale a tutti i livelli.
Nei paesi avanzati la risposta del capitale e’ stata uno spostamento verso la finanza, che offriva nuove possibilita’ di accumulazione di capitale.
La regolamentazione del settore bancario introdotta dopo la Grande Depressione degli anni Trenta e’ stata progressivamente eliminata, sono stati liberalizzati i movimenti di capitale, rendendo cosi’ impossibili sistemi di controllo dei tassi di cambio, la finanza ha trovato nuovi strumenti e nuovi campi di applicazione – i mercati future, la speculazione sui cambi, i derivati, gli hedge funds, le transazioni sui prodotti alimentari, le materie prime, le emissioni di anidride carbonica e cosi’ via – con un enorme potenziale per la crescita dei valori finanziari e per la speculazione di breve periodo.
Un decennio dopo, nei paesi avanzati la globalizzazione e la rapida diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno trasformato i sistemi di produzione e i flussi d’investimento, riducendo la produzione interna, distruggendo posti di lavoro, minando il potere dei sindacati, abbassando i salari.
Il nuovo potere del capitale sul lavoro ha portato dagli anni Ottanta a oggi a uno spostamento di almeno dieci punti percentuali di Prodotto interno lordo (Pil) dalla quota dei salari a quella del capitale, nei paesi avanzati.

Info:
https://www.circolidossetti.it/le-radici-economiche-della-disuguaglianza-maurizio-franzini/
https://eticaeconomia.it/autore/maurizio-franzini/
https://www.ilperiodista.it/post/disuguaglianze-cause-e-soluzioni-intervista-a-maurizio-franzini
https://sbilanciamoci.info/disuguaglianze-unanteprima-dal-libro-di-m-pianta-e-m-franzini/

Economia di mercato/Guerrieri

Partita a tre. Dove va l’economia del mondo – Paolo Guerrieri – il Mulino (2021)


Ci si chiede da tempo quali possano essere i fattori alla base del pronunciato aumento delle disuguaglianze e divergenze economico-sociali dei paesi avanzati.
Le risposte hanno evidenziato una molteplicita’ di cause. In primo piano figurano le grandi trasformazioni economiche e produttive […].
A partire dal consolidarsi del processo di globalizzazione e della delocalizzazione dei processi produttivi nell’area emergente, che hanno finito per distruggere posti di lavoro e penalizzare i lavoratori meno qualificati negli Stati Uniti e in Europa […]
Un altro contributo all’aumento delle disuguaglianze, altrettanto significativo, e secondo molti addirittura superiore, e’ venuto dalla diffusione delle nuove tecnologie (in particolare quelle legate alle tecnologie digitali) e dai fenomeni di automazione e riorganizzazione delle imprese che ne sono conseguiti […]
Tra le altre cause, va citata, inoltre, la travolgente finanziarizzazione dell’economia avvenuta in questi ultimi decenni. La finanza, nel generare mercati sempre piu’ aperti e interdipendenti a livello mondiale, caratterizzati da forte mobilita’ dei capitali, ha favorito in molti paesi una maggiore concentrazione del reddito e della ricchezza, accentuando ulteriormente le disuguaglianze e marginalizzando fasce crescenti di lavoratori e cittadini.

Info:
https://www.letture.org/partita-a-tre-dove-va-l-economia-del-mondo-paolo-guerrieri
https://archivio.blitzquotidiano.it/libri/italia-che-fine-fara-paolo-guerrieri-scruta-il-futuro-partita-a-tre-dove-va-leconomia-del-mondo-3407568/

 

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

La missione dello Stato non e’ piu’ tanto quella di assicurare l’integrazione dei diversi livelli della vita collettiva, quanto conformare le societa’ ai vincoli della concorrenza mondiale e della finanza globale.
La gestione della popolazione cambia di significato e di metodo.
Mentre nel periodo fordista l’idea predominante era (secondo la formula consacrata) «accordo tra efficienza economica e progresso sociale» nel quadro di un capitalismo nazionale, la popolazione oggi e’ percepita soltanto come una «risorsa» per le imprese secondo un’analisi costi-benefici.
La politica, che per inerzia semantica definiamo ancora «sociale», non segue piu’ la logica della ripartizione dei guadagni di produttivita’, destinata a mantenere un livello della domanda abbastanza alto per gli sbocchi della produzione di massa. Essa, piuttosto, mira a massimizzare l’utilita’ della popolazione, accrescendone l’impiegabilita’ e la produttivita’, e assottigliandone i costi tramite politiche sociali di un nuovo genere che consistono nell’indebolire il potere di negoziazione dei sindacati, nel degradare il diritto del lavoro, nel ridurre il costo della manodopera, l’ammontare delle pensioni e la qualita’ della previdenza sociale; il tutto in nome dell’«adattamento alla globalizzazione».
Lo Stato, dunque, non abbandona il proprio ruolo in materia di gestione della popolazione, ma il suo intervento non risponde piu’ agli stessi imperativi e alle stesse spinte. Al posto dell’«economia del benessere», che concentrava gli sforzi sull’accordo tra progresso economico e distribuzione equa dei frutti della crescita, la nuova logica considera le popolazioni e gli individui dal punto di vista piu’ angusta del loro contributo e del loro costo nella competizione mondiale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)

Oggi e’ il neoliberismo – la fede nei mercati non regolamentati e senza freni – ad aver portato a enormi disuguaglianze, offrendo terreno fertile ai populisti.
I crimini del neoliberismo comprendono l’aver reso i mercati finanziari liberi di far esplodere la piu’ grande crisi finanziaria nell’arco di tre quarti di secolo; l’aver reso il commercio libero di accelerare la deindustrializzazione; e l’aver reso le grandi aziende libere di sfruttare in egual misura consumatori, lavoratori e ambiente […]
Questa forma di capitalismo non incrementa la liberta’ nella nostra societa’. Ha invece portato alla liberta’ di pochi a spese dei molti. Liberta’ per i lupi; morte per le pecore.
Problemi simili si presentano a livello internazionale, rivelando interessanti e importanti correlazioni tra il concetto di regole e l’ideale di liberta’. Non che la globalizzazione proceda senza regole, ma quelle regole garantiscono liberta’ e impongono costrizioni in modi che generano ovunque lo stesso destino divergente per lupi e pecore: solamente, i lupi e le pecore sono distribuiti in diverse regioni e nazioni del mondo.
Insite nei cosiddetti «trattati di libero scambio» ci sono regole che riducono la liberta’ dei Paesi in via di sviluppo, dei mercati emergenti e delle persone che li’ vivono, mentre ampliano la liberta’ di sfruttamento da parte delle multinazionali.

Finanziarizzazione/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)

Nella societa’ della finanza la tecnologia industriale e’ sostituita dalla tecnica del contrattuale: i prodotti finanziari prendono corpo e vita solo in virtu’ dell’uso sapiente dei concetti giuridici.
Un tempo i contratti servivano solo per far circolare le cose, ma oggi servono anche per farle, per creare prodotti finanziari.
Un’accorta combinazione di parole, giacche’ di parole sono fatti i contratti, crea a questo modo ricchezza. L’antica alchimia manco’ l’obiettivo di produrre da nulla l’oro; questa nuova alchimia giuridica lo realizza.
L’oro qui indica la ricchezza che si riesce a ottenere indipendentemente dalla creazione di valore «reale».
Tutti i nuovi strumenti finanziari sono stati creati sulla base di tali presupposti giuridici.
Si pensi ad esempio ai CDS (Credit Default Swap), ossia i titoli attraverso cui il creditore assicura presso un terzo il proprio credito dal rischio che il debitore non paghi.
Teoricamente questi titoli avrebbero dovuto fungere da stabilizzatori del mercato finanziario, ma nella realta’ si sono tradotti in un trampolino di lancio per una ulteriore spinta in avanti dell’alta finanza, visto che lo stesso assicuratore puo’, a sua volta, riassicurarsi con un altro operatore e cosi’ via.
In un mercato deregolamentato, questi e tanti altri strumenti finanziari derivati (titoli il cui valore dipende da quello di altri titoli o beni) hanno avuto un effetto moltiplicatore sulla instabilita’ finanziaria internazionale, amplificata da un altro moltiplicatore, e cioe’ quello dell’innovazione tecnologica che oggi permette di scambiare informazioni, e conseguentemente effettuare operazioni, a una velocita’ prima impensabile.
Una tale ingegnerizzazione finanziaria sarebbe stata dunque impossibile senza il supporto del know-how tecnologico e di un’adeguata meccanizzazione giuridica […]
Frammentare il rischio e sganciarlo dall’attivita’ da cui esso origina attraverso complessi strumenti finanziari significa consentire al capitalista di ottenere un guadagno senza preoccuparsi degli effetti sulle imprese non finanziarie che producono i beni e i servizi soggiacenti ai titoli negoziati.
La deresponsabilizzazione degli operatori economici e finanziari assume cosi’ una portata sistemica.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/
https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/

https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Stato/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)


Malgrado in origine l’espressione governance indicasse semplicemente il risultato dell’azione di governo, essa, nel tempo, e’ sempre piu’ stata ricondotta alla politica complessiva delle istituzioni finanziarie sovranazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, le quali definiscono gli standard o le norme comportamentali per l’assegnazione di prestiti o finanziamenti agli stati in crisi […]
Il fondamento della governance e’ storicamente rinvenibile nella presunta crisi dello Stato, ossia nel presupposto che le istituzioni nazionali siano incapaci di gestire il territorio a causa delle pressioni esercitate dagli sviluppi dell’economia e della finanza internazionale.
Mentre il governo viene piu’ o meno legittimato dai cittadini in base a un percorso democratico che e’ espressione di specifiche garanzie costituzionali, le varie organizzazioni internazionali, che pur si ritrovano a esercitare certe funzioni di governo nel territorio nazionale, sfuggono a qualsiasi forma di controllo popolare.
L’asserita crisi dello Stato affrontata mediante la creazione di una governance politica sovranazionale si traduce inevitabilmente in un deficit democratico.
Tra le istituzioni piu’ incisive a livello internazionale troviamo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, che stabiliscono i principi da applicare nella conduzione dei rapporti economico-politici sovranazionali. Il quadro include anche organizzazioni definite come «direttori informali, senza alcuna potesta’ giuridica», per esempio il World Trade Organization (WTO), i forum permanenti G7, G8 e G20 e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/
https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/

https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Europa/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


A meta’ degli anni Settanta si erano accumulate nei principali centri finanziari enormi quantita’ di capitale monetario, anche provenienti dagli Stati petroliferi, per i quali c’erano sempre meno opportunita’ di investimento redditizio a fronte della recessione globale.
Una strategia per investire questo capitale in modo sicuro e redditizio fu quella di offrire prestiti ai Paesi del Sud globale per il loro “sviluppo”.
Banchieri, economisti e consulenti politici occidentali sono accorsi in tutto il mondo per vendere ai governi delle ex colonie grandi progetti infrastrutturali finanziati con prestiti provenienti dal Nord e realizzati da aziende del Nord.
Di conseguenza, i Paesi del Sud globale si indebitarono enormemente per raggiungere uno “sviluppo” che, nella maggior parte dei casi, si rivelo’ essere una chimera.
Dal 1970 al 2000 il debito dei sessanta Paesi piu’ poveri e’ passato da 25 miliardi a 523 miliardi di dollari.
Molti dei debitori erano dittature sostenute o che erano state portate al potere dall’Occidente (Indonesia, Filippine, Brasile, Uganda, Congo o Haiti), che non dovevano praticamente rendere conto dell’uso del denaro, facendone sparire gran parte in conti svizzeri […]
Attraverso il flusso continuo di interessi che va dal Sud al Nord, i Paesi piu’ poveri del pianeta hanno sovvenzionato l’accumulazione di capitale, soprattutto nei centri finanziari di New York e Londra.
L’indebitamento del Sud del mondo, tuttavia, non costituiva – e ancora oggi lo e’ – solo un buon affare, ma e’ anche un mezzo di controllo politico: chi si indebita diventa ricattabile.
Gli “sporchi” interventi militari o paramilitari hanno potuto cosi’ essere sostituiti dalla “pulita” coercizione dell’economia.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


La finanza sta occupando ogni spazio possibile, non tralasciando alcun ambito.
Stanno sviluppandosi sempre piu’ persino gli strumenti finanziari che scommettono sul prezzo delle opere d’arte.
Non piu’ soltanto fondi che comprano e vendono opere e neppure soltanto opzioni di acquisto a scadenza. Stanno moltiplicandosi i contratti derivati che, appunto, derivano il loro valore dal prezzo dell’opera d’arte su cui scommettono, naturalmente senza possederla.
L’esito di un simile fenomeno e’ immaginabile: saranno le scommesse a determinare il prezzo delle opere, molto spesso senza alcun legame con il loro valore artistico e con le valutazioni della critica. Se i grandi fondi decidono che un artista e’ un fenomeno, scommetteranno per farlo diventare tale e ci riusciranno.
L’arte finanziarizzata serve solo a far fare soldi soprattutto ai fondi, che stravolgeranno l’idea stessa di mercato dell’arte.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Populismo/Serughetti

Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia – Giorgia Serughetti – Tempi nuovi (2021)

La tendenza populista e’ a declinare la sovranita’ nazionale in termini prevalentemente culturali.
Ne e’ un esempio la politica di aperta avversione ai valori occidentali e al multiculturalismo alimentata da Vladimir Putin con lo slogan «La Russia non e’ Europa». In modo simile si muove Erdogan, con il suo richiamo identitario al passato ottomano della Turchia. Orban esalta la specificita’ culturale ungherese mentre alimenta il mito di un’Europa centro-orientale, culla di una variante piu’ tradizionalista della civilta’ occidentale. In India, Narendra Modi propaganda il nazionalismo culturale hindu. Trump ha mostrato a sua volta al mondo come lo slogan «Make America great again» abbia potuto veicolare un messaggio di grandezza destinato ai suprematisti bianchi.
Cio’ che i sovranisti al potere hanno in comune, scrive Appadurai, e’ la consapevolezza di non poter davvero controllare le economie nazionali, ormai ostaggio degli investitori stranieri, degli accordi mondiali, della finanza internazionale, del lavoro precario e del capitale in generale.
Tutti promettono una purificazione culturale nazionale come strada verso il potere politico mondiale.
Tutti simpatizzano per il capitalismo neoliberista, proponendone versioni adatte all’India, alla Turchia, agli Stati Uniti o alla Russia.
La politica dei confini solidi, della separazione e delle gerarchie tra gruppi etnico-razziali risulta infatti funzionale proprio al sistema di sfruttamento capitalistico della manodopera straniera e subalterna. Il che, come vedremo, deve indurre a dubitare della vocazione antiliberista di questa opposizione al «globalismo».

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_DOMANI.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_FATTO.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/02/SERUGHETTI_CORSERABRESCIA.pdf
https://www.ingenere.it/letture/il-vento-conservatore
https://www.retisolidali.it/il-vento-conservatore-intervista-serughetti/
https://www.osservatore.ch/il-nuovo-vento-conservatore-e-la-destra-antidemocratica_66328.html