Finanziarizzazione/Galli

Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Giorgio Galli, Francesco Bochicchio – Mimesis (2018)

Il capitale finanziario ha dato libera stura al proprio volto peggiore e alla speculazione, che, contrariamente a quanto avvenuto fino ad adesso, e’ ora in grado di arrecare danni non piu’ sopportabili.
In virtu’ del ricorso abnorme ai contratti derivati, che sono la forma piu’ rischiosa di investimenti, le banche d’affari americane sono andate in crisi gravissima nel 2008, e in violazione dei principi del liberismo e’ stato necessario il salvataggio da parte del Tesoro americano, con un esborso pauroso.
Le banche d’affari, dopo il salvataggio, sono riuscite a impedire qualsivoglia riforma del settore finanziario e hanno continuato imperterrite nei loro comportamenti ultra-speculativi, operando anche a danno degli Stati sovrani deboli e compiendo illeciti paurosi.
Chi potra’ risanare gli effetti della prossima crisi, inevitabile (a meno di un riformismo socialdemocratico di sinistra conflittuale e incisivo e non rinunziatario, che il capitale ben difficilmente rendera’ possibile, riformismo socialdemocratico di sinistra che unirebbe contestualmente le caratteristiche di salvare il sistema e di consentire alla classe salariata di organizzarsi) visto il dissennato ricorrere delle banche d’affari alla speculazione, alla ricerca di profitti enormi, convinte di traslare sullo Stato e sul risparmio le perdite?

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/marchesi-libero-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/quotidiano-sud-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf

Societa’/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunita’ e il pianeta – Laterza (2023)

Non piu’ data per scontata, l’idea che la pianificazione pubblica sia di gran lunga inferiore alla competizione dei mercati incontra ormai una seria resistenza. Rispondendo al cambiamento climatico e alla pandemia di Covid-19, cosi’ come alle crescenti disuguaglianze di classe e alla dilagante ingiustizia razziale, i nuovi socialdemocratici si uniscono ai populisti e ai socialisti democratici nel tentativo di riabilitare il potere pubblico.
Alcuni, limitandosi al piano nazionale, si battono per un’azione di governo coraggiosa che protegga i cittadini dagli effetti devastanti – economici, ecologici, sociali e politici – della finanziarizzazione.
Gli attivisti dell’alter-globalizzazione e della giustizia ambientale, dal canto loro, immaginano nuovi poteri pubblici, di portata globale o transnazionale, con la forza e il raggio di azione necessari per tenere sotto controllo gli investitori e per superare le minacce transfrontaliere al benessere del pianeta.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_rep.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_lalettura.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/fraser_corsera.pdf
https://jacobinitalia.it/#facebook
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-cannibale/

Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Con lo spostamento del potere verso le grandi aziende e una mobilita’ geografica sempre piu’ agevole, le piccole differenze geografiche sono diventate ancora piu’ importanti di prima nella corsa a massimizzare i profitti.
Le grandi aziende cercano i vantaggi derivanti dall’avere sede in un luogo invece che in un altro; persino un piccolo vantaggio fiscale tra un posto e l’altro puo’ diventare decisivo.
Questo significa che i governi locali o addirittura intere nazioni (l’Irlanda e’ molto brava in questo) hanno disposto facilitazioni fiscali per offrire i massimi vantaggi possibili alle aziende private.
Ne nasce un’accesa concorrenza fra citta’ e regioni e a livello internazionale fra gli stati che cercano di attrarre investimenti dall’estero. E’ uno dei grandi obiettivi del potere statale in questo momento.
Il risultato: il potere dello stato diventa subordinato al capitale privato. Cosi’, se il controllo non e’ nelle mani degli obbligazionisti, e’ in quelle delle grandi aziende monopolistiche.
Non era cosi’, negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, negli stati capitalisti avanzati perche’ lo stato, in quel momento, era molto piu’ socialdemocratico e molto piu’ potente rispetto al capitale. Parte della missione dello stato era garantire il benessere alla massa della sua popolazione.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Stato/Judt

Tony Judt – Quando i fatti (ci) cambiano – Laterza (2020)

Finche’ l’obiettivo primario dei socialdemocratici era convincere gli elettori che rappresentavano una scelta radicale rispettabile all’interno della societa’ liberale, questa posizione difensiva aveva senso. Oggi pero’ quella retorica e’ incoerente.
Non e’ un caso che Angela Merkel, democratico-cristiana, possa vincere le elezioni in Germania contro i rivali socialdemocratici – persino all’apice di una crisi finanziaria – con un insieme di politiche che ricalca, in tutti i suoi elementi essenziali, il loro stesso programma […]
Il problema non e’ nelle politiche socialdemocratiche, ma nel linguaggio in cui sono formulate.
Da quando la sfida autoritaria da sinistra e’ venuta meno, dare risalto alla «democrazia» e’ quasi sempre superfluo. Oggi siamo tutti democratici.
Ma «sociale» ha ancora un significato, oggi forse piu’ di qualche decennio fa, quando il ruolo del settore pubblico era inconfutabilmente riconosciuto da tutte le parti. Che cosa c’e’ di particolare, dunque, riguardo alla sfera «sociale», nell’approccio socialdemocratico? […]
Il futuro prossimo sara’ caratterizzato da insicurezza economica e incertezza culturale.
Di sicuro la fiducia che riponiamo nei nostri fini collettivi, nel nostro benessere ambientale o nella nostra sicurezza personale non e’ mai stata cosi’ bassa dalla fine della seconda guerra mondiale.
Non abbiamo idea del tipo di mondo che lasceremo in eredita’ ai nostri figli, ma non possiamo piu’ cullarci nell’illusione che assomigliera’ al nostro in maniera rassicurante. Dobbiamo riconsiderare le soluzioni adottate dalla generazione dei nostri nonni in risposta a sfide e minacce analoghe.
La socialdemocrazia in Europa, il New Deal e la Great Society negli Stati Uniti erano risposte esplicite alle insicurezze e alle sperequazioni dell’epoca.
Pochi in Occidente sono abbastanza vecchi per ricordare cosa significa vedere il proprio mondo crollare. Per noi e’ difficile concepire un collasso completo delle istituzioni liberali, la dissoluzione totale del consenso democratico.
Ma fu proprio un simile sfacelo a provocare il dibattito fra Keynes e Hayek, dal quale nacquero il consenso keynesiano e il compromesso socialdemocratico: il consenso e il compromesso in cui siamo cresciuti e il cui fascino è stato appannato dal loro stesso successo.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858126479
https://ilmanifesto.it/tony-judt-e-la-responsabilita-della-storia/

Stato/Judt

Tony Judt – Quando i fatti (ci) cambiano. Saggi 1995-2010 – Laterza (2020)

La stessa sfida – comprendere che cosa era successo tra le guerre e impedirne il ripetersi – fu affrontata da John Maynard Keynes. Il grande economista inglese, nato nel 1883 (come Schumpeter), era cresciuto in una Gran Bretagna stabile, sicura, prospera e potente […]
Anche Keynes si sarebbe posto la domanda che si erano fatti Hayek e i suoi colleghi austriaci. Ma propose una risposta assai diversa […]
Se c’era una lezione da trarre dalla depressione, dal fascismo e dalla guerra, era questa: l’incertezza, elevata a livello di insicurezza e di paura collettiva, era la forza corrosiva che aveva minacciato e avrebbe potuto minacciare di nuovo il mondo liberale.
Keynes auspicava quindi un ruolo piu’ incisivo dello Stato assistenziale, compreso, ma non solo, l’intervento economico in funzione anticiclica […]
Per i trent’anni successivi, la Gran Bretagna (come gran parte del mondo occidentale) fu governata sulla base delle preoccupazioni di Keynes […]
Lo Stato sociale poteva vantare notevoli risultati. In alcuni paesi era socialdemocratico, fondato su un programma ambizioso di legislazione socialista; in altri – per esempio in Gran Bretagna – consisteva in una serie di politiche pragmatiche volte ad alleviare gli svantaggi e a contenere i livelli estremi di ricchezza e di indigenza. Il tema comune e il risultato universale dei governi neokeynesiani del dopoguerra era il notevole successo ottenuto nel ridurre la disuguaglianza.
Se confrontiamo il divario fra ricchi e poveri, in base al reddito o al patrimonio, vedremo che in tutti i paesi dell’Europa continentale, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti si riduce drasticamente nella generazione successiva al 1945.
La maggiore uguaglianza era accompagnata da altri benefici.
Col tempo, la paura di un ritorno dell’estremismo politico – la politica della disperazione, la politica dell’invidia, la politica dell’insicurezza – si attenuo’. Il mondo occidentale industrializzato entro’ in un’epoca felice di prospera sicurezza: una bolla, forse, ma una bolla confortevole in cui la maggior parte delle persone se la passava molto meglio di quanto potesse mai aver sperato in passato e aveva buone ragioni per guardare al futuro con fiducia […]
Fu la socialdemocrazia a saldare il legame tra i ceti medi e le istituzioni liberali (uso qui «ceti medi» nel senso europeo) […]
Cosi’, quella stessa classe sociale che era stata tanto esposta alla paura e all’insicurezza negli anni interbellici adesso era stabilmente integrata nel consenso democratico del dopoguerra.
Alla fine degli anni Settanta, tuttavia, queste considerazioni venivano sempre piu’ trascurate.
A partire dalle riforme fiscali e del lavoro introdotte nel periodo Thatcher-Reagan, seguite a distanza ravvicinata dalla deregolamentazione del settore finanziario, la disuguaglianza e’ tornata a essere un problema nella societa’ occidentale.
Dopo il notevole calo registrato tra gli anni Dieci e gli anni Set- tanta del Novecento, negli ultimi tre decenni l’indice di disuguaglianza e’ sistematicamente aumentato.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858126479
https://ilmanifesto.it/tony-judt-e-la-responsabilita-della-storia/

Capitalismo/De Benoist

Alain DeBenoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

La maggioranza degli elettori ha avuto molte occasioni di constatare che, almeno da trent’anni, i partiti di sinistra realizzano politiche di regresso sociale che non hanno niente da invidiare a quelle della destra […]
Ogni vittoria della sinistra corrisponde obbligatoriamente a una sconfitta del socialismo».
Assistiamo, in effetti, alla fine non soltanto del socialismo istituzionale, ma anche della socialdemocrazia, che si e’ dissolta nel liberalismo e ormai serve solo a produrre il rivestimento “progressista”, che permette alla sinistra di essere in sintonia con le recenti evoluzioni del capitalismo.
Piu’ la sinistra aderisce al sistema vigente, di cui il popolo sperimenta la malvagita’, piu’ il popolo se ne allontana; piu’ il popolo si allontana dalla sinistra, piu’ quest’ultima ostenta il suo disprezzo per il popolo.
Questo divorzio, che non e’ tipico della Francia ma si trova ovunque, e’ ora consumato.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

L’alleanza tra le forze moderate di sinistra e destra contro le forze xenofobe per una globalizzazione regolamentata, nasconde dei pericoli.
Nei fatti implica quelle «grandi coalizioni» di cristiano- democratici e socialdemocratici che hanno governato l’Austria, la Germania e l’Italia per diversi anni fino al 2017 e al 2018, quando sono crollate sotto la forza, soprattutto in Austria, di una risorta xenofobia.
Coalizioni del genere forniscono in generale un buon governo, ma comportano due conseguenze negative.
Primo, soffocano il dibattito politico tra centrodestra e centrosinistra, generando un centro tecnocratico, ampio ma molliccio, che costringe chiunque intenda contestarlo ai margini dell’estrema sinistra o dell’estrema destra.
Secondo, impediscono al centrosinistra di riprendersi dalle posizioni eccessivamente acritiche nei confronti di una globalizzazione non regolamentata che erano state assunte dai socialdemocratici della Terza via negli anni Novanta del Novecento, e quindi bloccano lo sviluppo di nuove posizioni credibili, oggi necessarie, per rimediare ai difetti della globalizzazione.
Gli elettori sono spinti ancora una volta verso gli estremi, che offrono politiche anti-globalizzazione.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Stato/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista – Derive Approdi (2016)

Storicamente il progetto socialdemocratico ha trovato piena attuazione quasi solo nei paesi del Nord Europa, in particolare a opera della Spd tedesca, dopo quella svolta di Bad Godesberg che ne ha marcato la rottura radicale e definitiva con il marxismo.
Le linee programmatiche di quel progetto possono essere sintetizzate in quattro punti: 1) promozione del ruolo statale in economia; 2) politica fiscale finalizzata alla riduzione delle disuguaglianze socio-economiche; 3) contrattazione sindacale come strumento privilegiato di gestione delle relazioni sociali e industriali; 4) ridistribuzione della ricchezza a favore dei ceti meno abbienti […]
Oggi, se si guarda alle pratiche e ai programmi politici e non alle sigle e alle dichiarazioni ideologiche, in nessun paese del mondo esista più una «vera» social-democrazia, cioe’ una forza politica che si ispiri alle quattro linee programmatiche […] esistono formazioni centriste che si candidano a gestire le «riforme» liberiste in competizione con forze di destra, dalle quali si differenziano esclusivamente sul terreno della tutela dei diritti civili e del rifiuto delle culture sessiste e razziste. […]
La socialdemocrazia e’  defunta per risorgere come partito liberale di centro, in competizione con le destre per la governance del regime postdemocratico.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Stato/Judt

Tony Judt – Guasto e’ il mondo – Laterza (2012)

La socialdemocrazia e’ sempre stata un ibrido politico. Innanzitutto perche’ mescolava sogni socialisti di un’utopia postcapitalistica con il riconoscimento pratico della necessita’ di vivere e lavorare in un mondo capitalistico palesemente non agli sgoccioli, come aveva predetto entusiasticamente Marx nel lontano 1848.
Ma anche perche’ la socialdemocrazia prendeva sul serio la seconda parte del suo nome: contrariamente ai socialisti rivoluzionari dei primi del Novecento e ai loro eredi comunisti, i socialdemocratici dei paesi liberi accettarono le regole del gioco democratico e scesero fin dall’inizio a compromessi con i loro detrattori e avversari, come prezzo da pagare per poter concorrere per il potere.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842099819
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/3191/abbiamo-guastato-il-mondo-ma-una-via-di-uscita-ce/?refresh_ce
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__guasto-e-il-mondo-libro.php

Stato/Judt

Tony Judt – Guasto e’ il mondo – Laterza (2012)

C’e’ una differenza significativa fra «socialismo» e «socialdemocrazia».
Il socialismo puntava a un cambiamento radicale, la sostituzione del capitalismo  con un altro regime basato su un sistema di produzione e proprieta’ completamente diverso. La socialdemocrazia, invece, era un compromesso che implicava l’accettazione del capitalismo (e della democrazia parlamentare) come il contesto entro cui curare gli interessi, fino ad allora ignorati, di larghe fette della popolazione.
Queste differenze contano.
Il socialismo, in tutte le sue tante forme e incarnazioni, ha fallito. La socialdemocrazia non solo e’ riuscita ad arrivare al potere in tanti paesi, ma ha avuto un successo che e’ andato ben al di la’ dei sogni più sfrenati dei suoi fondatori.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842099819
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/3191/abbiamo-guastato-il-mondo-ma-una-via-di-uscita-ce/?refresh_ce
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__guasto-e-il-mondo-libro.php