Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Guardando all’Europa e’ ormai difficile, anche per i moderati piu’ accaniti e politicamente corretti, negare che il capitale, nelle sue forme piu’ aggressive, abbia ripreso il sopravvento, mostrando la stessa natura e gli stessi obiettivi dei secoli passati: ricerca del profitto e dell’accumulazione della ricchezza sopra ogni cosa.
Il piu’ grosso ostacolo al raggiungimento di questo fine e’ anch’esso rimasto immutato: le rivendicazioni salariali e sociali dei lavoratori.
Con l’affermazione delle costituzioni democratiche, si e’ aggiunto un altro impedimento al profitto, che e’ lo Stato sociale, divenuto il nemico numero due del capitale poiche’ ha creato attorno al giocatore piu’ debole – il lavoratore appunto – uno scudo di protezione che, almeno sino a qualche anno fa, era scalfibile ma non valicabile.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Europa/Saraceno

Francesco Saraceno – La riconquista. Perche’ abbiamo perso l’Europa e come possiamo riprendercela – Luiss (2020)

E’ certamente vero, come sostengono molti euroscettici, che la moneta unica in Europa si e’ costruita mettendo l’accento quasi esclusivamente sugli aggiustamenti di mercato e su vincoli stringenti all’azione delle politiche monetarie e di bilancio.
Non e’ vero pero’ che questo e’ il corollario inevitabile dell’adozione di una valuta comune. Deve essere piuttosto fatto risalire all’ambiente intellettuale che dominava negli anni Novanta, quando furono scritte le “regole del gioco” dell’euro.
Il testo fondante della moneta unica, il trattato di Maastricht del 1992, fu discusso e approvato nel momento in cui nell’accademia si consolidava un “Nuovo Consenso” che emergeva dalla turbolenza teorica degli anni Settanta e Ottanta, recuperando e attualizzando il sistema di pensiero neoclassico sviluppatosi a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo […]
L’ortodossia del Nuovo Consenso ha dominato la politica economica e l’accademia fino alla crisi del 2008, arrivando (sia pure un po’ ammaccata) ai nostri giorni. Quindi, le scelte di politica economica e le istituzioni create dai Paesi avanzati, tra cui quelli europei, nell’ultimo trentennio, vanno collocate in questo contesto.
E’ interessante notare come la pressione per una riduzione del ruolo dello Stato nell’economia sia particolarmente forte in Europa, perche’ e’ proprio nei Paesi del vecchio continente che nel dopoguerra era stato abbracciato in modo piu’ convinto il modello dello Stato regolatore.
A partire dagli anni Ottanta il perimetro dello stato sociale e’ stato lentamente ma pervasivamente ridotto, il ruolo degli stabilizzatori automatici menomato, la regolazione congiunturale dell’economia sacrificata sull’altare della flessibilita’.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-riconquista-perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela-di-francesco-saraceno/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-riconquista
https://www.europainmovimento.eu/europa/perche-abbiamo-perso-l-europa-e-come-possiamo-riprendercela.html
https://www.micromega.net/leuropa-vista-da-un-riformista/

Capitalismo/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Elemento fondamentale della propaganda neoliberista e’ l’idea che i capitalisti vogliano il ritorno al libero mercato.
In verita’ e’ esattamente il contrario.
Il capitale si nutre di un sofisticato e programmato uso delle leggi per introdurre, sia negli ordinamenti interni che in quelli internazionali, principi e vincoli che mirano a compromettere l’equilibrio costituzionale dello Stato sociale, al fine di favorire la salvaguardia del sistema capitalista a ogni costo.
Cio’ sta avvenendo con un ribaltamento di prospettiva.
I diritti sociali sono nati per assicurare un benessere superiore alle masse rispetto a un sistema improntato sulle mere liberta’ individuali, che non teneva conto del dislivello di forze tra lavoratori deboli e capitalisti forti. L’obiettivo che oggi si pone la comunita’ internazionale, salvaguardare sempre e comunque il capitalismo cosi’ com’e’.
Ecco perché l’attacco contro i lavoratori e lo Stato sociale non assume le sembianze di uno scontro diretto (anche se nella sostanza lo e’), ma passa attraverso la politica della salvaguardia dell’interesse «superiore» dei mercati

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Economia di mercato/Chomsky

Noam Chomsky – Le dieci leggi del potere. Requiem per il sogno americano – Ponte alle Grazie (2017)

Negli anni Settanta, quando il mondo economico comincio’ a manovrare per controllare le legislazioni, vi fu un enorme sviluppo delle lobby.
Furono messe in campo molte energie per provare addirittura a scrivere le leggi utilizzando i lobbisti.
A quell’epoca il settore industriale era fortemente irritato dall’avanzamento dello stato sociale avvenuto negli anni Sessanta, in particolare sotto Richard Nixon […]
Durante l’amministrazione Nixon furono varate la legge per la tutela dei consumatori (CPSC) e le norme per la sicurezza e la salute sul posto di lavoro (OSHA), e fu istituita l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA). Alle industrie tutto questo non andava giu’, ovviamente: non gradivano ne’ l’aumento delle tasse ne’ il sistema di regole.
Cosi’ agirono di concerto per ribaltare la situazione: le attivita’ di lobby si intensificarono e furono creati nuovi think tank, come l’Heritage Foundation, per condizionare il sistema ideologico.
Inoltre, le campagne elettorali divennero molto piu’costose (in parte come risultato dell’uso della televisione). Contestualmente la finanza allargo’ in modo straordinario la sua presenza nell’economia.
E allora comincio’ la deregolamentazione selvaggia.

Info:
http://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/8738-le-dieci-leggi-del-potere
https://www.parliamodisocialismo.it/2021/12/08/le-dieci-leggi-del-potere-requiem-per-il-sogno-americano/
https://www.anobii.com/books/le-dieci-leggi-del-potere.-requiem-per-il-sogno-americano/9788833311272/0221bd0ebc7778df6c/reviews

Stato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Almeno sino a quando resteranno vigenti le costituzioni nazionali, il capitalismo neoliberista avra’ bisogno dello Stato sociale per sopravvivere: perche’ qualcosa va pur distribuito alle masse, dopo averle private dei diritti e aver ridotto le loro retribuzioni ai minimi termini.
L’unica strada percorribile per non mettere in discussione lo status quo in conseguenza di pesanti proteste e’ quella di compensare le perdite subite nel privato con minime elargizioni pubbliche.
La sostituzione dei diritti in capo ai singoli con i sussidi statali mette, sempre entro certi limiti, d’accordo i capitalisti e i partiti della «pace sociale».
Lo Stato sociale di un modello socialista non e’ lo stesso Stato sociale di un modello neoliberista.
Una cosa e’ costruire e mantenere uno Stato sociale che redistribuisce prevalentemente in favore dei piu’ deboli, in un contesto di generale benessere della collettivita’. Altra cosa e’ uno Stato sociale che deve tenere a bada il malcontento di una societa’ in cui prevale il malessere a causa della distruzione dei diritti e conseguentemente dell’aumento della poverta’ e della disuguaglianza.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Il regime cinese dispone anche di altri punti di forza. Quando si manifesteranno le catastrofi climatiche, avra’ gioco facile a stigmatizzare i responsabili dell’Occidente.
Piu’ in generale, la Cina non manca mai di ricordare di essersi industrializzata senza ricorrere alla schiavitu’ e al colonialismo, di cui ha peraltro pagato le conseguenze. E cio’ la mette nella condizione di acquisire punti a favore rispetto a quanto viene percepito un po’ ovunque nel mondo come l’eterna arroganza dei paesi occidentali. I quali sono sempre pronti a impartire lezioni all’intero universo in materia di giustizia e di democrazia, quando invece si rivelano incapaci di fronteggiare le disuguaglianze e le discriminazioni che li stanno consumando, e patteggiano come se niente fosse con tutti i potentati e gli oligarchi che sono i maggiori beneficiari delle loro fortune.
Sotto tutti questi aspetti, la risposta giusta al socialismo statalista e autoritario cinese sarebbe quella di promuovere una forma di socialismo democratico e partecipativo, ecologico e postcoloniale, sensibile in particolare ai problemi del Sud del mondo e attento a tutte le disuguaglianze e ipocrisie occidentali.
Uno sviluppo del genere autorizzerebbe anche a rispondere alla perdita di velocita’ del neoliberismo, declino che e’ stato accelerato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crisi pandemica del 2020: declino spiegabile piu’ in generale con il fallimento delle promesse reaganiane di dinamizzazione della crescita mediante la deregolamentazione, al punto che le classi medie e popolari alle quali erano stati promessi mari e monti hanno cominciato a dubitare seriamente della globalizzazione.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

La “grande redistribuzione” del periodo 1914-1980 non e’ stata una sinecura ne’ un pranzo di gala, e ci trasmette insegnamenti preziosi.
La lezione principale e’ la seguente: lo Stato sociale e l’imposta progressiva sono strumenti molto efficaci, talmente efficaci da trasformare il capitalismo.
La marcia verso l’uguaglianza potra’ riprendere solo se queste due istituzioni diventano oggetto di una vasta mobilitazione e di un’appropriazione collettiva.
E’ inoltre fondamentale valutare i limiti entro i quali lo Stato sociale e l’imposta progressiva hanno trovato attuazione nel corso del XX secolo, e scoprire le ragioni che hanno condotto a un loro rallentamento dopo il 1980.
Insisterei, in particolare, sul ruolo nefasto giocato dal liberismo finanziario e dalla libera circolazione dei capitali, e quindi sulle soluzioni strategiche per uscire da una situazione del genere.

Info:
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

 

Capitalismo/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Consideriamo ora un fatto di fondamentale importanza.
Il fatto che, dopo il 1980, siano stati rimessi in discussione lo Stato sociale e l’imposta progressiva non ha trovato eco solo nei dibattiti. Ha trovato il modo di materializzarsi anche in un complesso di regole e di trattati internazionali tesi a rendere il cambiamento il piu’ irreversibile possibile.
Il cuore di queste nuove norme e’ la libera circolazione dei capitali, senza alcuna contropartita in termini di regolamentazione o di fiscalita’ comune.
Riassumendo, gli Stati hanno adottato un sistema giuridico in cui gli attori economici possono acquisire un sacro, o quasi, diritto di arricchirsi, grazie alle infrastrutture pubbliche e alle pubbliche istituzioni di un paese (sistema scolastico, sanitario ecc.), per poi spostare i loro attivi, con un tratto di penna o un clic del mouse, in un’altra giurisdizione, senza che non sia stato previsto nulla per rintracciare le ricchezze in questione e metterle a contributo in modo equo e coerente con il resto del sistema fiscale.
Si tratta de facto di una nuova forma di potere censitario: gli Stati firmatari di tali trattati, a partire dal momento in cui rifiutano di attenersi a quanto deciso dai governi precedenti, possono spiegare in totale buona fede ai cittadini che e’ impossibile mettere a contributo i primi beneficiari della fuga di capitali (miliardari, multinazionali, alti redditi) e che di conseguenza essi devono appellarsi ancora una volta alle classi popolari e medie che hanno avuto il buon gusto di rimanere saggiamente radicate al loro paese.
La logica e’ inoppugnabile.
La reazione delle classi subalterne lo e’ altrettanto: completamente pervase da un senso di abbandono e di odio per la globalizzazione

Info:
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Stato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Il livello di solidarieta’ sociale che la maggior parte dei paesi europei era riuscita a raggiungere dopo la Seconda guerra mondiale si basava su un patto, condiviso tra tutte le forze politiche, di mutua responsabilita’ per i propri concittadini.
Lo Stato sociale europeo e’ stato l’incarnazione di questo consenso.
L’Unione europea, l’euro, la globalizzazione e tutti gli altri cambiamenti economici emersi negli ultimi cinquant’anni avrebbero dovuto condurre – grazie anche ai progressi della tecnologia – a una nuova era di prosperita’ destinata a portare vantaggi a tutti.
Ma le cose non sono andate cosi’: le disparita’ appaiono piu’ grandi che mai e, specialmente dopo la crisi dell’euro, il reddito di ampi settori della popolazione e’ stagnante o addirittura diminuisce […]
I sistemi di assicurazione sociale – intesi come insieme di piani assicurativi pubblici per proteggere i cittadini contro i maggiori rischi cui sono esposti – devono restare al centro dello Stato sociale.
Eppure, queste conquiste decisive vengono attaccate da anni.
Una discussione fondata su informazioni fuorvianti ha diffuso l’idea che la protezione sociale nelle sue varie forme, e piu’ in generale lo Stato sociale, rappresentino un ostacolo al funzionamento efficiente di una economia di mercato e vadano dunque ridimensionati.
Inoltre, alcuni fondamentalisti del libero mercato hanno affermato che, al fine di rendere l’economia piu’ efficiente, bisognerebbe trasferire il piu’ possibile la protezione sociale nel settore privato, a partire dai sistemi pensionistici.
Secondo i neoliberisti le societa’ europee vivono quasi tutte al di sopra dei loro mezzi, hanno un sistema di protezione che va ben oltre le loro possibilita’ finanziarie, e programmi per gli anziani che gravano sulle generazioni future e ostacolano la crescita dell’economia

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Stato/ Deneault

Alain Deneault – Governance. Il management totalitario – Neri Pozza (2018)

Il governo, il cui ruolo viene ridotto a quello di semplice partner nell’ordine della governance, non inquadra piu’ l’attivita’ pubblica, ma vi partecipa alla pari di chiunque altro.
Si vede cosi’ anch’esso vincolato al “consenso” prodotto dai gruppi di dibattito che la danno vinta sempre al piu’ forte – ossia: le multinazionali, gli investitori privati e i difensori di interessi personali che si presentino come i piu’ idonei a intraprendere progetti condotti secondo l’ortodossia della governance.
Il governo mischia i “suoi” interessi – paradossalmente percepiti come privati – a quelli concertati, del “gruppo”, ossia agli interessi del piu’ forte.
Com’e’ ovvio, dovendo aderire al progetto situato al centro delle discussioni e dovendo integrare i propri interessi a quelli del gruppo, esso fara’ di tutto per favorirne la realizzazione.
Il governo conserva solo a questo titolo tutte le prerogative di istituzione pubblica: soltanto nella misura in cui esso si avvale di tali prerogative nel quadro di un progetto rigorosamente privato (al quale crede come partner), la dottrina della governance riconoscera’ immediatamente gli attributi di autorita’ pubblica che gli competono.
Il gruppo si varra’ cosi’ delle prerogative costituzionali dello Stato ai fini del proprio progetto privato e potra’ fare da intermediario per riorganizzare il territorio, emendare la legislazione, deregolamentare settori mirati, privatizzare patrimoni specifici, defiscalizzare i dividendi, per non parlare del finanziamento pubblico che otterra’ a colpo sicuro in nome dello sviluppo, per costruire qui un gasdotto, la’ una rete viaria a esclusivo profitto dell’industria […]
Lo Stato si trova ne’ piu’ ne’ meno che privatizzato.
Nel processo che porta alla sua subordinazione, esso non abdica ai poteri di cui dispone, ma li mette al servizio di un qualcosa che non ha piu’ niente a che fare con il bene pubblico ne’ con la coscienza sociale.
Non solo contribuisce con finanziamenti e con una modifica delle regole pubbliche al progetto privato di cui si mette al servizio, ma anche con la legittimita’ conferita, in quanto attore rappresentante dell’insieme della popolazione, a progetti appartenenti esclusivamente a gruppi e a istanze private, che lo istruiscono a questo fine.

Info:
https://www.doppiozero.com/materiali/dopo-la-democrazia-la-governance
https://ilmanifesto.it/il-prezzo-senza-volto-di-un-ingranaggio/