Societa’/Slobodian

Il capitalismo della frammentazione. Gli integralisti del mercato e il sogno di un mondo senza democrazia – Quinn Slobodian – Einaudi (2023)


«Cloud country», la nazione nel cloud. L’idea nasceva dall’osservazione che le persone trovavano nuovi spiriti affini online.
Internet aveva reso possibile formare gruppi di individui basati sull’affinita’ e creare legami significativi senza connessione fisica, spesso al di la’ delle distinzioni di genere, localizzazione geografica, classe e nazionalita’.
«Centinaia di milioni di persone sono migrate sul cloud», scriveva, «e passano ore e ore al giorno a lavorare, giocare, chattare e ridere in diretta e in alta definizione con persone a migliaia di chilometri di distanza… senza neppure conoscere i loro vicini di casa».
Il risultato era una nuova geografia che le persone non avevano neppure iniziato a mappare. Srinivasan descriveva una «cartografia del cloud» tratteggiata nei social network, «che non mappa stati-nazione ma stati mentali». Non era importante dove vivevi fisicamente ma con chi eri collegato online.
Secessione e abbandono sono termini dal forte carico emotivo, ma era vero che le persone stavano accedendo a nuove forme di socialita’ tramite un legame volontario con giochi, marchi, servizi, piattaforme e aziende online […]
Facebook e’ passata da un milione di utenti attivi mensili nel 2004 a 2,4 miliardi nel 2019, quasi un terzo della popolazione mondiale.
E se considerassimo questi dati come defezioni a favore di un nuovo Stato in embrione?
I legami con questi attori e aziende private potrebbero essere molto piu’ forti di quelli verso la propria nazione. Quand’e’ che le persone interagiscono consapevolmente con il proprio governo nazionale o pensano alla propria nazionalità? […]
Perche’ gli utenti digitali non potevano creare il proprio arcipelago? Una comunita’ nel cloud «puo’ collegare un migliaio di appartamenti, un centinaio di case e una decina di vie residenziali senza uscita in diverse citta’ creando un nuovo tipo di entita’ politica frattale, con la capitale nel cloud.

Info:
https://left.it/2023/11/23/il-capitalismo-dellaframmentazioneche-alimenta-le-derive-autoritarie/
https://pierluigifagan.com/2025/02/23/il-capitalismo-della-frammentazione-recensione-al-libro-di-quinn-slobodian-einaudi-2023/
https://jacobinitalia.it/capitalismo-fuori-controllo/
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-capitalismo-della-frammentazione

Stato/Chomsky

Un altro futuro è possibile – Noam Chomsky, C.J. Polychroniou – Ponte alle Grazie (2025)


Una conseguenza delle politiche socioeconomiche neoliberiste e’ il collasso dell’ordine sociale, che crea un terreno fertile per l’estremismo, la violenza, l’odio, la ricerca di capri espiatori e per figure autoritarie che possono atteggiarsi a salvatori.
Ci dirigiamo verso una forma di neofascismo.
L’Encyclopædia Britannica definisce il neoliberismo «un’ideologia e un modello politico che enfatizzano il valore della concorrenza del libero mercato» con «un intervento statale minimo».
Questa e’ l’immagine convenzionale. La realta’ e’ differente.
L’attuale modello politico ha fatto in modo che i padroni dell’economia, che dominano anche lo Stato, possano inseguire il profitto e il potere con pochissimi vincoli. In breve, una guerra di classe senza restrizioni di sorta.
Una componente di quel modello e’ stata una forma di globalizzazione che unisce a un protezionismo estremo per i padroni la ricerca di manodopera a bassissimo costo e condizioni di lavoro peggiori in modo da massimizzare il profitto, lasciando arrugginire in patria le varie «rust belts». Sono scelte politiche, non necessita’ economiche […]
Una conseguenza correlata al «neoliberismo reale» e’ stata la rapida finanziarizzazione dell’economia, che consente imbrogli senza rischi finalizzati al profitto immediato – senza rischi perche’ il potente Stato che interviene pesantemente nel mercato per garantire protezioni negli accordi commerciali fa lo stesso per salvare i padroni se qualcosa va storto.

Info:
https://www.carocci.it/wp-content/uploads/2024/10/12-04-2025-10-lanotizia.pdf?srsltid=AfmBOoq8IYMCOrvVnlDHmAvNSzrOQuX4KTjC-56DkO_bsmUMJ3RfjrzU
https://www.anapia.it/2025/04/30/un-altro-futuro-e-possibile/

https://mowmag.com/culture/come-si-combatte-il-neofascismo-abbiamo-letto-un-altro-futuro-e-possibile-di-noam-chomsky-l-intellettuale-piu-citato-al-mondo-per-capirlo-dalla-crisi-climatica-alla-guerra-nucleare-e-sull-intelligenza-artificiale

Geoeconomia/Dian

La Cina, gli Stati Uniti e il futuro dell’ordine internazionale – Matteo Dian – il Mulino (2021)


La Cina ha promosso, sin dagli anni di Deng, una versione ibrida di capitalismo, definibile come «capitalismo di Stato».
Questa forma di capitalismo e’ definita da diverse caratteristiche principali.
In primo luogo, il capitalismo e’ considerato uno strumento per rendere lo stato cinese forte e prospero, non un fine per promuovere una forma di sviluppo economico che tuteli i diritti, economici o politici dei singoli.
In secondo luogo, lo sviluppo e le riforme economiche sono funzionali a rafforzare, non a limitare, il potere dello stato e del partito comunista, che continua a mantenere il monopolio del potere politico, esercitato verticalmente in modo autoritario e leninista. Di conseguenza, nonostante la liberalizzazione della maggioranza delle attivita’ produttive, il partito mantiene la gestione delle leve del potere economico, controllando i settori strategicamente essenziali […]
In questi settori, il controllo dello stato e’ stato confermato e rafforzato. Le imprese di stato sono state oggetto di un processo di riforma e consolidamento, che mirava a raggiungere diversi obbiettivi.
In primo luogo, lo stato doveva mantenere la proprietà e la gestione di settori considerati centrali per il controllo politico della societa’, quali il settore bancario e le telecomunicazioni; inoltre, lo stato doveva continuare a gestire direttamente settori fondamentali per lo sviluppo industriale ed economico, quali l’energia, gli idrocarburi, o le infrastrutture. Infine, le autorita’ cinesi hanno promosso una politica di consolidamento mirata a rendere le imprese di stato in grado di competere, e poi primeggiare, nei mercati internazionali.

Info:
https://sinosfere.com/2022/04/08/la-cina-gli-stati-uniti-e-il-futuro-dellordine-internazionale-di-matteo-dian-recensione-di-silvia-menegazzi/
letture.org/la-cina-gli-stati-uniti-e-il-futuro-dell-ordine-internazionale-matteo-dian
https://www.marx21.it/cultura/libri/la-cina-gli-stati-uniti-e-il-futuro-dellordine-internazionale-matteo-dian/
https://secondotempo.cattolicanews.it/news-il-sottile-equilibrio-cina-usa-nel-nuovo-ordine-internazionale

Stato/Franzini

Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle – Maurizio Franzini, Mario Pianta – Laterza (2016)

Fino agli anni Settanta nei paesi avanzati lo Stato, attraverso una vasta gamma di attivita’ e politiche, ha svolto un ruolo fondamentale nella riduzione delle disuguaglianze.
La distribuzione del reddito era governata da politiche complessive che riguardavano i redditi, la tassazione, il controllo degli affitti, la regolamentazione della finanza e dei flussi di capitale. Le disparita’ che emergevano dai meccanismi di mercato erano contenute da un sistema di tassazione fortemente progressivo, da imposte specifiche sui beni di lusso, da elevate imposte di successione che colpivano le eredita’, da un’ampia fornitura di servizi pubblici fuori dal mercato, dal sostegno al reddito dei meno fortunati.
Dagli anni Ottanta in poi quasi tutte queste politiche sono state cancellate (come nel caso dell’imposta di successione in molti paesi) o sostanzialmente indebolite (come nel caso dell’imposizione progressiva sul reddito).
Le politiche hanno preso la strada della liberalizzazione dei mercati e della deregolamentazione. Sono state introdotte politiche per modificare una lista infinita di ‘regole del gioco’ in nome dell’efficienza di mercato e della riduzione degli ‘sprechi pubblici’.
L’impresa privata e’ stata incoraggiata, la finanza privata e’ stata favorita ancora di piu’, la regolamentazione e’ stata ridotta, molte attivita’ pubbliche sono state privatizzate e, a volte, consegnate a ‘capitalisti oligarchi’. Quest’orizzonte neoliberale si è progressivamente affermato in tutti i paesi avanzati […]
In molti paesi europei l’intervento statale riguardava anche le attivita’ economiche, con le imprese pubbliche che gestivano infrastrutture, acqua, energia, comunicazioni, e operavano in una serie di settori chiave, dall’acciaio alla chimica e all’elettronica. Quando le attivita’ economiche vengono svolte da organizzazioni di proprieta’ pubblica – enti pubblici o imprese – i profitti o non esistono o costituiscono entrate per lo Stato, riducendo la tassazione; la loro attivita’ non porta ad accrescere la quota del capitale nella distribuzione del reddito o l’importanza della finanza. La gestione da parte dello Stato deve puntare all’efficienza e all’efficacia, non al massimo profitto […]
Dagli anni Ottanta, la spinta verso la privatizzazione delle imprese pubbliche e dei servizi pubblici, e verso l’esternalizzazione a organizzazioni private della fornitura di servizi – imprese e organizzazioni non profit – ha collocato gran parte di tali attivita’ in contesti di mercato, rompendo tutte le condizioni che avevano limitato le disuguaglianze in tali settori.

Info:
https://www.circolidossetti.it/le-radici-economiche-della-disuguaglianza-maurizio-franzini/
https://eticaeconomia.it/autore/maurizio-franzini/
https://www.ilperiodista.it/post/disuguaglianze-cause-e-soluzioni-intervista-a-maurizio-franzini
https://sbilanciamoci.info/disuguaglianze-unanteprima-dal-libro-di-m-pianta-e-m-franzini/

Geoeconomia/Maronta

Deglobalizzazione. Se il tramonto dell’America lascia il mondo senza centro – Fabrizio Maronta – Hoepli (2024)

La storia della «nostra» globalizzazione e’, in nuce, la storia di un doppio e convergente movimento.
Da un lato la definitiva affermazione del modello capitalistico statunitense, cui il crollo del blocco sovietico a economia pianificata toglie l’unico residuo antemurale; dall’altro lato, specie a partire dagli anni novanta del Novecento, l’adozione di quel modello su scala enorme, inedita, da parte delle economie asiatiche.
Su tutte la Cina, che ne fa il motore della propria rincorsa alla modernita’.
Una modernizzazione concepita non come fine in se’, ma come mezzo di affrancamento dalla subalternita’ a un Occidente di cui la dirigenza del partito-Stato riprende tecnica e a volte stilemi, ma non la meccanicistica subordinazione della politica all’economia. Quest’ultima resta infatti uno strumento sovrano a servizio di un fine diverso da quello prettamente economico e commerciale.
Il fine e’, a un tempo, politico e geopolitico.
E’ politico nella misura in cui persegue il «glorioso arricchimento» dei singoli come mezzo di pacificazione sociale, coesione nazionale e preservazione del Partito comunista cinese quale unico soggetto titolato a detenere il potere e a incarnare lo Stato. E’ geopolitico in quanto usa la ritrovata salienza per proiettare all’esterno la potenza nazionale, in modo da consolidare i traguardi interni, riscattare la lunga fase di declino (rispetto al glorioso passato imperiale) e rivendicare al paese un «giusto rango» nella gerarchia mondiale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/deglobalizzazione-intervista-a-fabrizio-maronta/
https://www.letture.org/deglobalizzazione-fabrizio-maronta

Economia di mercato/Slobodian

Il capitalismo della frammentazione. Gli integralisti del mercato e il sogno di un mondo senza democrazia – Quinn Slobodian – Einaudi (2023)


La fine degli imperi e la fine del comunismo hanno generato una frotta di nuovi Stati-nazione sovrani mentre anche un’altra forma politica stava iniziando ad apparire.
Dagli anni Novanta in poi, e in modo sempre crescente fino ai giorni nostri, allo Stato-nazione si e’ aggiunta la nuova entita’ della zona.
Le zone ci aiutano a ripensare la globalizzazione come una frammentazione della cartina in quella che gli studiosi chiamano «l’economia-arcipelago dell’offshore», con i territori impegnati in un’incessante competizione per attirare clienti, risparmiatori e investitori errabondi […]
Stiamo iniziando a scoprire qualcosa di piu’ su un particolare tipo di zona, il paradiso fiscale.
Ma considerare la zona come uno strumento degli «accumulatori di ricchezza» e’ insieme vero e non abbastanza.
Dobbiamo comprendere come, per gli integralisti del mercato, la zona non sia stata semplicemente un mezzo per raggiungere un fine economico, ma l’ispirazione per la riorganizzazione della politica globale nel suo insieme.
Per la destra capitalistica, la zona svolge varie funzioni. Lo spettro della zona e la correlata minaccia di fuga dei capitali servono a ricattare e portare all’estinzione i resti dello Stato sociale in Europa occidentale e Nordamerica.

Info:
https://left.it/2023/11/23/il-capitalismo-dellaframmentazioneche-alimenta-le-derive-autoritarie/
https://pierluigifagan.com/2025/02/23/il-capitalismo-della-frammentazione-recensione-al-libro-di-quinn-slobodian-einaudi-2023/
https://jacobinitalia.it/capitalismo-fuori-controllo/
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-capitalismo-della-frammentazione

Societa’/Lasch

La rivolta delle élite. Il tradimento della democrazia – Christopher Lasch – Neri Pozza (2017)


I luoghi d’incontro informali promuovono “il vivere civile, senza sbandierarlo, piu’ di tante organizzazioni che la pubblicita’ presenta come l’incarnazione stessa della virtu'[…]
Come queste osservazioni dovrebbero suggerire, il valore dei posti terzi non consiste nel fatto che “ti fanno passare la giornata”, ma nella capacita’ che bar, caffe’, birrerie e locali vari dimostrano nell’incoraggiare la conversazione, che e’ l’essenza della vita civica […]
La sede della buona conversazione, dunque, e’ il posto terzo – un luogo d’incontro intermedio tra il posto di lavoro e la famiglia.
Questa designazione ricorda un po’ l’ambito ben noto delle associazioni volontarie, cosi’ care ai sociologi e alla critica sociale d’ispirazione sociologica, il cui scopo dichiarato e’ appunto quello di mediare tra individuo e stato […]
Prima dello sviluppo del giornalismo moderno, taverne e caffe’, collocati spesso com’erano sulle strade maestre e ai principali crocevia, fungevano da media in senso proprio, da posti in cui si raccoglievano e circolavano le notizie. Nei paesi totalitari hanno conservato questa funzione fino a oggi.
Per questo non e’ inappropriato sottolineare il carattere protopolitico del posto terzo o supporre […] che il declino della democrazia partecipativa possa avere un rapporto diretto con la sua scomparsa. Man mano che i locali di quartiere cedono il passo, da un lato, agli shopping mails di periferia o, dall’altro, ai cocktail party privati, l’arte essenzialmente politica della conversazione viene sostituita dalle chiacchiere da negozio o dal pettegolezzo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/gli-stati-uniti-e-la-ribellione-delle-elite/
https://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/8661-la-rivolta-delle-elite
https://www.pensalibero.it/la-rivolta-delle-elite-tradimento-della-democrazia-christopher-lasch/

Societa’/Slobodian

Il capitalismo della frammentazione – Quinn Slobodian – Einaudi (2023)

«Cloud country», la nazione nel cloud. L’idea nasceva dall’osservazione che le persone trovavano nuovi spiriti affini online.
Internet aveva reso possibile formare gruppi di individui basati sull’affinita’ e creare legami significativi senza connessione fisica, spesso al di la’ delle distinzioni di genere, localizzazione geografica, classe e nazionalita’.
«Centinaia di milioni di persone sono migrate sul cloud», […] «e passano ore e ore al giorno a lavorare, giocare, chattare e ridere in diretta e in alta definizione con persone a migliaia di chilometri di distanza… senza neppure conoscere i loro vicini di casa».
Il risultato era una nuova geografia che le persone non avevano neppure iniziato a mappare. […] una «cartografia del cloud» tratteggiata nei social network, «che non mappa stati-nazione ma stati mentali».
Non era importante dove vivevi fisicamente ma con chi eri collegato online.
Secessione e abbandono sono termini dal forte carico emotivo, ma era vero che le persone stavano accedendo a nuove forme di socialita’ tramite un legame volontario con giochi, marchi, servizi, piattaforme e aziende online […]
Facebook e’ passata da un milione di utenti attivi mensili nel 2004 a 2,4 miliardi nel 2019, quasi un terzo della popolazione mondiale.
E se considerassimo questi dati come defezioni a favore di un nuovo Stato in embrione?
I legami con questi attori e aziende private potrebbero essere molto piu’ forti di quelli verso la propria nazione.
Quand’e’ che le persone interagiscono consapevolmente con il proprio governo nazionale o pensano alla propria nazionalità? […]
Perche’ gli utenti digitali non potevano creare il proprio arcipelago?
Una comunita’ nel cloud «puo’ collegare un migliaio di appartamenti, un centinaio di case e una decina di vie residenziali senza uscita in diverse citta’ creando un nuovo tipo di entita’ politica frattale, con la capitale nel cloud.

Info:
https://left.it/2023/11/23/il-capitalismo-dellaframmentazioneche-alimenta-le-derive-autoritarie/
https://pierluigifagan.com/2025/02/23/il-capitalismo-della-frammentazione-recensione-al-libro-di-quinn-slobodian-einaudi-2023/
https://jacobinitalia.it/capitalismo-fuori-controllo/
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-capitalismo-della-frammentazione

Stato/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


[L’] unita’ politica fondamentale nel mondo oggi e’ lo Stato-nazione, capace di regolamentare solo quanto accade all’interno dei propri confini.
Non c’e’ un efficace ente globale in grado di regolamentare quanto accade al di la’ delle frontiere.
Lo stesso vale per il coordinamento internazionale e la fornitura di beni pubblici globali.
Una minima misura di coercizione potrebbe produrre un incremento di benessere nella societa’ a livello globale. Le difficolta’ incontrate nell’intraprendere azioni cooperative transnazionali che incrementino il benessere fanno si’ che ci siano meno coordinamento, piu’ esternalita’ negative e un numero minore di beni pubblici globali di quanti potrebbero esservene […]
Ci devono essere regole e regolamentazioni – una coercizione – per evitare le esternalita’ e generare coordinamento e cooperazione […]
Far rispettare queste norme e’ altrettanto importante.
E’ qui che il sistema globale effettivamente vacilla.
Non esiste un governo globale in grado di far rispettare neppure accordi molto laschi.

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razio- nalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dar- dot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

L’interventismo neoliberista non mira a correggere sistematicamente «le falle del mercato» in funzione di obiettivi politici ritenuti auspicabili per il benessere della popolazione.
Mira, prima di tutto, a creare situazioni di messa in concorrenza che avvantaggerebbero, si presume, i piu’ «adatti» e i piu’ forti, e ad adeguare gli individui alla competizione, considerata la fonte di ogni beneficio.
Non che il mercato sia sempre preferibile alla gestione pubblica: piuttosto, i «fallimenti dello Stato» sono considerati piu’ dannosi di quelli del mercato. E, dunque, si guarda alle tecnologie del management privato come a rimedi, piu’ efficaci delle regole di diritto pubblico, contro i problemi della gestione amministrativa […]
Il postulato della nuova governance e’ che il management privato sia sempre piu’ efficace dell’amministrazione pubblica, e che il settore privato sia piu’ reattivo, piu’ flessibile, piu’ innovatore, tecnicamente piu’ efficace perche’ meglio specializzato, meno sottomesso alle regole granitiche del settore pubblico.
Abbiamo visto piu sopra che il fattore principale di questa superiorita’ risiede, per i neoliberisti, nell’effetto disciplinante della concorrenza come stimolatore di prestazioni. L’ipotesi e’ alla base di tutte quelle misure che mirano a esternalizzare verso il settore privato interi servizi pubblici o singoli segmenti di attivita’, o a moltiplicare i rapporti di associazione contrattuale con il settore privato (ad esempio, sotto forma di «partenariato pubblico-privato»), o ancora a stabilire legami sistematici di outsourcing tra amministrazioni e imprese.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014