Economia di mercato/Galli

Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Giorgio Galli, Francesco Bordicchio – Mimesis (2018)

Visto l’esito rovinoso del liberalismo, la sinistra aveva il compito di lanciare la propria idea e il proprio modello.
Il primo punto sarebbe dovuto essere la produttivita’: niente decrescita e niente economia della felicita’, che appartengono alla propaganda e alla comunicazione e addirittura al mondo dei sogni, ma non alla sostanza del programma. Anche l’ambiente deve fungere da criterio per indirizzare la produzione e non per bloccarla: una volta cio’ deciso, si devono privilegiare le infrastrutture e i servizi economici di base e si devono fissare criteri vincolanti per la qualita’ dei beni e dei servizi, per evitare sostituzioni artificiose e forme di spreco.
Il secondo punto sarebbe dovuto essere costituito dalla destinazione dei redditi: i ceti bassi e medio-bassi devono essere sostenuti adeguatamente con redditi consistenti, innanzitutto per non deprimere la domanda, il che provocherebbe una fase di ristagno dell’economia […]
Ma occorre andare piu’ in profondita’ e rendersi conto che solo un’adeguata soddisfazione delle ragioni dei lavoratori puo’ portare un clima di affezione e di legame intorno all’impresa in modo da rendere questa soggetto attivo sul mercato, dotato di consistenza obiettiva e non piu’ riconducibile solo all’imprenditore e alle sue volubili convenienze […]
Infine, il terzo punto sarebbe dovuto essere costituito dall’assetto di mercato: le liberalizzazioni e la maggior concorrenza sono un fatto positivo di dinamismo e di eliminazione o comunque di riduzione di forme di assistenza e di posizioni di forza non giustificate: ma occorre tener conto dei limiti di tali misure […]
Pertanto occorre introdurre una forma rigorosa e capillare di economia di piano in grado di fornire indirizzi e di apporre limiti all’economia privata, senza sostituirsi ai singoli centri di produzione ma coordinandoli armonicamente, il che non e’ in alcun modo possibile stando all’interno della logica del capitale.
In tale ottica, la corsa verso le privatizzazioni, dai risultati spesso nefasti, puo’ esser messa in discussione e si puo’ ammettere la proprieta’ collettiva per i beni comuni e in caso di beni e servizi strategici, senza in alcun modo inficiare l’iniziativa economica.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/marchesi-libero-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/quotidiano-sud-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra non e’ solo una narrazione culturale, ma nei suoi messaggi manifesta anche la massima adesione al liberismo economico, allo smantellamento dello Stato sociale e alla globalizzazione, pur dando a tale impostazione politica un sound progressista.
Il liberalismo di sinistra, dunque, viene non a torto identificato con una politica che, per molti, ha effetti socioeconomici manifestamente sfavorevoli.
La destra, opponendosi al liberalismo di sinistra, parla proprio a questi svantaggiati, non solo a livello culturale, ma anche sul piano degli interessi materiali. Ecco perche’ i voti dati alle destre, che pure portano avanti, nel complesso, programmi ispirati al liberismo economico, non sono cosi’ irrazionali come potrebbero sembrare a prima vista.
Cio’, naturalmente, non significa che abbiamo bisogno dei partiti di destra per risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione o dalle migrazioni, ma che, se tutti gli altri partiti si rifiutano anche solo di ammettere l’esistenza del problema, la destra va a riempire una falla che molti percepiscono come un immenso vuoto all’interno del sistema politico […]
Anche l’Unione Europea di oggi, infatti, e’ un progetto elitario, sostenuto soprattutto dalle classi elevate e dal ceto medio dei laureati, insomma dalle classi che traggono maggiore profitto dai trattati in vigore.
Gli operai, i lavoratori a basso reddito, ma anche i piccoli imprenditori, percepiscono invece molte delle regole dell’Unione Europea come in contrasto con i propri interessi. Vale la pena notare, in questo ambito, come non solo nel caso della votazione sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, ma in tutti i referendum sui trattati europei, la maggioranza dei voti a favore dell’Unione veniva dalle classi privilegiate, mentre i voti contrari giungevano in prevalenza dagli strati sociali piu’ svantaggiati.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Societa’/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

L’aggettivo “liberale”, qui aggiunto a “democrazia”, serve a esprimere la tutela delle minoranze che modera la forza del principio maggioritario.
Nel caso della Russia, invece, in cui il governo viene votato e sostenuto, malgrado le imperfezioni che imbavagliano le minoranze, ho voluto mantenere il concetto di democrazia ma apponendovi come aggettivo qualificativo “autoritario” anziché “liberale”.
Riguardo all’Occidente, pero’, il malfunzionamento del meccanismo di rappresentanza della maggioranza rende ormai impossibile continuare a utilizzare il termine “democrazia”. Al contrario, nulla ci impedisce di mantenere il termine “liberale”, giacche’ nell’Ovest la protezione delle minoranze e’ divenuta un’ossessione. Il più delle volte pensiamo a coloro che sono oppressi, i neri o gli omosessuali, ma la minoranza meglio protetta nel mondo occidentale e’ senza dubbio quella dei ricchi, a prescindere che essi rappresentino l’1 per cento della popolazione, lo 0,1 o lo 0,01 per cento.
In Russia, invece, non sono protetti ne’ gli omosessuali ne’ gli oligarchi, percio’ le nostre democrazie liberali stanno diventando delle “oligarchie liberali”.
Tutto cio’ cambia, dunque, il significato ideologico della guerra. Annunciata dal pensiero dominante come la lotta delle democrazie liberali dell’Occidente contro l’autocrazia russa, questa diventa piuttosto un confronto tra le oligarchie liberali occidentali e la democrazia autoritaria russa […]
Possiamo gia’ individuare alcuni aspetti importanti:
– Ci troviamo effettivamente dinanzi al confronto di due sistemi ideologicamente contrapposti, anche se l’opposizione non e’ quella che ci e’ stata presentata.
E’, per cosi’ dire, sociologicamente normale che i partiti che rappresentano la classe operaia o la piccola borghesia dominante (in Francia il Rassemblement National e La France Insoumise, in Germania l’AfD, negli Stati Uniti Donald Trump) siano sospettati di simpatizzare per Putin. Le elite al potere temono che gli strati piu’ bassi della societa’ si orientino verso la Russia, i cui valori democratici autoritari ricordano un tratto caratteristico dei populismi occidentali.
– E’ facile comprendere per quale motivo le oligarchie liberali abbiano adottato le sanzioni economiche come strumento per condurre la guerra: sono infatti gli strati piu’ bassi della societa’ occidentale a patire maggiormente l’inflazione e il calo del tenore di vita.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Capitalismo/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky, Robert Pollin – Ponte alla Grazie (2020)

Il neoliberismo e’ il motore che alimenta la crisi climatica.
Questo perche’ il neoliberismo e’ una variante del liberalismo classico, e il liberalismo classico si fonda sull’idea che a tutti dovrebbe essere concessa massima liberta’ di perseguire il proprio interesse personale nella cornice del capitalismo di mercato.
Il neoliberismo, tuttavia, si discosta sostanzialmente dal liberalismo classico, e quindi anche dalla premessa di base dell’economia ortodossa secondo cui il libero mercato, lasciato a se’ stesso, produrra’ risultati superiori agli interventi del governo.
E qui veniamo al problema del neoliberismo, quando lo si confronta con il modello di mercato puramente libero celebrato dall’ortodossia economica: quello che di fatto avviene, nel neoliberismo, e’ che i governi permettono alle grandi aziende di perseguire liberamente le opportunita’ di profitto nella massima misura possibile.
Se non che, ogni qual volta i profitti delle grandi aziende sono minacciati, entrano in scena i manovratori del governo che si occupano di mettere le cose a posto e salvare le aziende. Questo non e’ altro che socialismo per i capitalisti e spietato capitalismo del libero mercato per tutti gli altri.
Info:

Stato/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Una verità che e’ troppo scomoda da accettare ed e’ dunque nascosta in ogni modo possibile: l’incompatibilita’ tra capitalismo e democrazia.
E’ un’inconciliabilita’ da non intendere in senso superficiale, ma profondo. Anzi, a livello di superficie, la nostra economia si e’ sviluppata a braccetto con la democrazia elettorale. Quest’ultima costituisce un tratto caratteristico del capitalismo avanzato, che riguarda la peculiare separazione tra liberta’ politica e liberta’ economica.
La legittimita’ del sistema elettorale, accompagnato dal pluralismo dei partiti, e’ un mezzo fondamentale con cui lo Stato capitalista mantiene il consenso: ci fornisce l’illusione di avere ampia scelta di intervento sulla societa’. Il suffragio universale da’ l’impressione di avere il potere collettivo di decidere del futuro del nostro Paese, di sostituire i governi al potere con altri che si prospettano migliori e soprattutto diversi.
L’affermazione delle differenze tra partiti e’ senza dubbio cruciale per la legittimazione del nostro sistema politico, poiche’ suggerisce che gli elettori, votando per le parti in competizione, stiano scegliendo tra alternative fondamentalmente incompatibili. Eppure, gli strumenti che abbiamo sviluppato finora ci sono di aiuto per liberarci di questa visione mistificante della realta’ […]
Risulta evidente che tutti i partiti che ci governano, di qualsiasi colore siano, accettino quale presupposto indiscutibile il contesto capitalistico in cui operano […]
Il gioco istituzionale e’ dunque quello di elevare barriere piu’ alte possibili per evitare che le priorita’ economiche siano sopraffatte dalla volonta’ della maggioranza. Le attuali politiche di austerita’ rimangono legate alla volonta’ di proteggere la governance economica dall’opinione popolare, cioe’ di impedire all’economia di diventare politica.
La spinta antidemocratica dell’austerita’ rivela pertanto una fondamentale verita’ del nostro sistema economico: perche’ esso funzioni al meglio, i cittadini devono essere esclusi dalle decisioni riguardo la distribuzione delle risorse nella societa’.
Questa vera e propria pulsione alla de-democratizzazione dell’economia e’ una costante nella storia del capitalismo e ci porta ad abbattere una delle illusioni che piu’ stanno a cuore all’establishment: il fatto che i «fascismi» e i regimi autoritari siano, se non un’aberrazione, almeno una deviazione dalla nostra norma liberale e democratica […]
Ma lo studio dei forti parallelismi tra il fascismo di Benito Mussolini e il governo liberale inglese negli anni Venti, con particolare riguardo alle politiche economiche, ci permette di sgretolare la distinzione – per noi rassicurante – tra i governi autoritari di destra e la presunta democrazia liberale. Il legame tra protezione dell’ordine del capitale e repressione politica fu soltanto piu’ palese sotto il fascismo, ma fu altrettanto feroce nella culla del liberalismo. Anche se l’attuazione dell’austerita’ ebbe modalita’ differenti, i tecnocrati italiani e britannici condivisero un obiettivo comune: imporre sacrifici alla maggioranza della popolazione per stabilizzare l’economia.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/

Societa’/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

Nel Diciannovesimo secolo e ai primi del Ventesimo, cinque principali scuole di pensiero studiarono il futuro della societa’ industriale: liberalismo, produzionismo, socialismo, corporatismo e pluralismo […]
Il liberalismo economico identifica la liberta’ umana con le transazioni commerciali nei mercati, mentre lo Stato si limita a far rispettare gli accordi e in qualche caso fornisce reti di sicurezza per una protezione sociale minima […]
In modi diversi, produzionismo, socialismo, corporatismo e pluralismo hanno respinto l’ideale liberale secondo cui l’economia dovrebbe essere governata sulla base della massima flessibilita’ per le imprese in un libero mercato della manodopera e degli altri input produttivi.
Il produzionismo e’ l’idea secondo cui l’economia dovrebbe essere organizzata dallo Stato per massimizzare il numero delle aziende agricole a conduzione familiare e indipendente, degli artigiani e dei piccoli negozianti nella societa’ […]
I socialisti di varie correnti – utopistica, cristiana e marxista – criticarono il capitalismo e la proprieta’ privata e proposero la proprieta’ pubblica dell’industria e delle infrastrutture […]
Una quarta corrente filosofica, contraria tanto al liberalismo del libero mercato quanto al socialismo statale, prefiguro’ una societa’ armonica di “corporazioni” controllate dallo Stato ma perlopiu’ autogovernate, termine con il quale si alludeva a interi settori economici e non soltanto a singole aziende; qualcosa di simile, in pratica, alle gilde medievali […]
Nei primi anni del Novecento, la scuola di pensiero dell’“efficienza nazionale” ebbe nel Regno Unito affinita’ con il pluralismo e, nelle sue versioni piu’ militaristiche, con il corporatismo statale […] Credevano che la riforma sociale e il riarmo fossero necessari per mantenere lo status della Gran Bretagna nel mondo, messo a rischio a quel tempo dall’ascesa della Germania imperiale. I ragionamenti come quelli della scuola di pensiero dell’efficienza nazionale alla fine prevalsero in molte democrazie occidentali […]
Il sistema che si affermo’ negli Stati Uniti dagli anni Quaranta divenne noto con il nome di “liberalismo dei gruppi di interesse”, un sistema pluralista nel quale le politiche pubbliche erano espressione dei negoziati tra gruppi di interesse economici, ciascuno con i propri mediatori, piuttosto che di un mandarinato tecnocratico di tuttologi ed esperti altruisti isolati dalle pressioni popolari, o della “mano invisibile” del libero mercato.
Nell’ambito della cultura e della societa’ civile, compresi i mass media e l’istruzione, come pure in economia e in politica, alla meta’ del Ventesimo secolo si ando’ consolidando negli Stati Uniti e in altre democrazie occidentali un sistema di pluralismo democratico che conferiva potere alla classe dei lavoratori. Il clero, i cittadini esaltati e i gruppi civici vigilarono sui mass media e sul sistema dell’istruzione per garantire che i valori tradizionali della maggioranza composta dalla classe dei lavoratori non fossero traditi.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Capitalismo/Azzara’

Stefano Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato d’eccezione – Mimesis (2020)

“Il liberalismo politico […] assume due forme” e cioe’ da una parte “quello che alcuni chiamano liberalismo modus vivendi” e dall’altra il cosiddetto “liberalismo progressista”, e questa divaricazione ha rilevanti ripercussioni.
Certo, entrambe queste versioni del liberalismo condividono il set essenziale dei principi liberali a proposito della centralita’ dell’individuo e delle sue liberta’, dei limiti della ragione umana, della tolleranza.
Li interpretano pero’ in maniera anche profondamente diversa. Perche’ mentre i liberali progressisti intendono i diritti umani in senso positivo e attivo (tant’e’ che inseriscono tra essi anche la questione delle pari opportunita’ e quella del welfare) e pretendono che il governo li promuova “in maniera espansiva” in patria e all’estero, impegnandosi in un massiccio interventismo che prevede anche l’ingegneria sociale, i liberali moderati – quelli per i quali il liberalismo e’ appunto anzitutto un “modus vivendi” – hanno di questi medesimi diritti una visione prevalentemente negativa. E li concepiscono “quasi esclusivamente in termini di liberta’ individuali” e cioe’ come “liberta’ di agire senza intrusioni da parte del governo”, il quale ultimo deve “ingerirsi il meno possibile”.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html
https://www.sinistrainrete.info/teoria/22284-giovanni-andreozzi-recensione-di-il-virus-dell-occidente.html

Societa’/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico nel XXI secolo – Laterza (2020)

Le vittorie contro il nazionalismo aberrante del nazifascismo e contro il socialismo di Stato hanno fatto pensare alla “fine della storia”, cioe’ alla vittoria incontrastata del liberalismo.
La fine della Guerra fredda ha coinciso pero’ con eventi di straordinaria importanza, non tutti propriamente all’insegna del liberalismo trionfante.
Nei primi anni Novanta si sono avute la riunificazione tedesca, la nascita di diciannove Stati-nazione nell’Europa dell’Est, la guerra jugoslava e l’approvazione del Trattato dell’Unione Europea.
Questi eventi dimostrano che il nazionalismo aveva vinto tanto quanto il liberalismo. Eppure scrittori e ideologi entusiasti hanno visto solo il trionfo del liberalismo e celebrato per questo la “fine della storia”.
E intanto, sottotraccia sono maturati due fenomeni dei quali oggi vediamo le sembianze: il nazionalismo degli agiati e il nazionalismo dei meno abbienti, quello dei “pochi” e quello dei “molti”.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://www.nuovatlantide.org/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo/

Populismo/Zielonka

Jan Zielonka – Contro.rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

L’ondata antiliberale ha molte varianti locali.
Cio’ e’ dovuto in parte al fatto che contano le personalita’ presenti nell’agone politico locale e in parte al 
fatto che le situazioni culturali, economiche e geo-politiche variano da luogo a luogo […]
Alcuni degli insorgenti anti-establishment sono neofascisti, altri sono neocomunisti; alcuni insistono sull’austerita’, altri insistono sui musulmani; alcuni sono secessionisti, altri sono nazionalisti; alcuni sono moderati, altri sono estremisti.
Ma tutti hanno una cosa in comune: sono contrari all’ordine liberale e ai suoi progetti chiave come l’integrazione europea, il liberalismo costituzionale e l’economia liberista.
I migranti sono diventati il punto centrale nella maggior parte delle loro campagne politiche, perche’ i migranti rappresentano un prodotto essenziale della politica liberale di apertura dei confini, di protezione delle minoranze e di configurazione dell’interdipendenza economica.
In questo senso, l’Italia e’ uguale al resto del continente.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
https://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

 

Societa’/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

Per il liberalismo e’ essenziale che nessun regime di governo sia permanente.
Non possono mai mancare ne’ la discussione, ne’ la certezza che entro qualche anno si tengano
regolarmente nuove elezioni. La minoranza di oggi deve avere la possibilita’ di diventare la maggioranza di domani; un partito attualmente al governo deve sapere che esiste la concreta possibilita’ che domani non sia piu’ al governo, e dev’essere dunque disposto a condividere con gli altri partiti un consenso trasversale sul valore di una competizione aperta ed equa […]
In sintesi, la democrazia liberale e’ una forma di governo in cui la cittadinanza 
e il suffragio universale degli adulti sono accompagnati da una serie di istituzioni che hanno il compito di tutelare l’incertezza, la varieta’ e la possibilita’ del cambiamento anche contro la volonta’ di chi ha democraticamente vinto le elezioni.
E’ particolarmente importante che i tribunali e il potere giudiziario siano al riparo da interferenze politiche e che il governo sia subordinato alla legge, a quello che i tedeschi chiamano Rechtstaat, lo “stato di diritto”

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/