Economia di mercato/Palermo

Il mito del mercato globale. Critica della teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

La “crescita senza inflazione” in presenza di salari stagnanti e’ solo un successo del capitale.
La ripresa dell’occupazione a condizioni di lavoro piu’ dure, piu’ precarie e meno protette (con produttività comunque in crescita) esprime solo un aumento del tasso di sfruttamento: se in famiglia prima lavorava solo il capofamiglia, ora lavorano in due, in tre e il tenore di vita e’ lo stesso perche’, oltre a diminuire i salari reali, con la riduzione della spesa pubblica, i servizi un tempo offerti dallo stato devono ora essere pagati in moneta sonante.
Il pareggio dei conti pubblici e’ poi quanto di piu’ assurdo. Come si puo’ pensare che la salute di una persona possa essere subordinata alla logica del profitto di un’azienda ospedaliera?
Il funzionamento dei servizi pubblici, sia di quelli privatizzati, sia di quelli ancora in mano alle amministrazioni dello stato, e’ diventato tutto di tipo aziendalistico: aziende sanitarie locali, ospedali, scuole, ferrovie, televisione tutto deve rispettare il principio del bilancio in pareggio (o, preferibilmente, in surplus), come in ogni azienda efficiente.
L’abbattimento dell’inflazione fa bene alle banche che ottengono tassi d’interesse reali piu’ elevati, non ai lavoratori i quali non riescono nemmeno a conservare il loro salario reale (visto che il contenimento dell’inflazione e’ ottenuto proprio tramite la cosiddetta “moderazione salariale”, vero perno della politica economica dell’ultimo decennio, e
vista l’impossibilita’ di legare la retribuzione agli aumenti dei prezzi per via dei danni che cio’ produrrebbe sull’efficienza complessiva del sistema); per non parlare poi del fatto che, con i rapporti di forza esistenti, i lavoratori hanno persino smesso di ambire alla spartizione dei proventi della crescente produttivita’ del loro stesso lavoro. 

Capitalismo/Magatti

Chiara Giaccardi, Mauro Magatti – Supersocieta’. Ha ancora senso scommettere sulla liberta’ – il Mulino (2022)

La societa’ dei consumi – nata gia’ nel dopoguerra e cresciuta poi con la globalizzazione – non e’ un fenomeno spontaneo, ma il frutto di un preciso disegno perseguito dalla parte piu’ militante degli interessi economici.
Fin dai primi decenni del ’900, di fronte ai rapidi miglioramenti della produttivita’, si capisce la necessita’ di mettere al lavoro il desiderio soggettivo, per alimentare (illimitatamente) la crescita economica.
Un’idea messa nero su bianco da Paul Mazur, fondatore di Lehman Brothers, in un articolo del 1927 apparso sull’«Harvard Business Review»: «Bisogna insegnare alla gente a volere cose nuove, anche prima che le cose vecchie siano state consumate del tutto. Dobbiamo formare una nuova mentalita’. I desideri dell’uomo devono mettere in ombra le sue necessita’».
Temporaneamente accantonato per le drammatiche vicende degli anni ’30 e ’40, tale programma di azione venne ripreso nel dopoguerra con rinnovata determinazione.

Info:
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/siamo-entrati-nella-supersociet-diventeremo-stupidi-o-pi-liberi
https://www.bioeticanews.it/il-libro-supersocieta-di-c-giaccardi-e-m-magatti/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/liberta-nella-supersocieta/
https://www.c3dem.it/supersocieta-un-libro-di-magatti-e-giaccardi/
https://www.recensionedilibri.it/2022/06/16/giaccardi-magatti-supersocieta-ha-ancora-senso-scommettere-sulla-liberta/
https://ildomaniditalia.eu/la-super-societa-e-la-scommessa-sulla-liberta-in-un-saggio-di-chiara-giaccardi-e-mauro-magatti-recensione-sullosservatore-romano/

Economia di mercato/Khanna

Parag Khanna – Connectography. Le mappe del futuro ordine mondiale – Fazi (2016)

Spendi ora, guadagna domani […] Oggi e’ il momento in cui dobbiamo sia creare i mercati sia metterli in connessione reciproca.
La connettivita’ e’ la piu’ importante categoria di asset del XXI secolo.
Per gli investitori che cercano di capitalizzare il credito facile e di impegnare patrimoni nell’economia reale anziche’ in fantasiosi derivati finanziari non c’e’ nulla di piu’ concreto delle infrastrutture.
L’infrastruttura e’ un asset in grado di generare profitti piu’ alti degli interessi fissi e garantire meno aleatorieta’ delle azioni.
Malgrado, nel breve periodo, richieda indebitamento, in prospettiva non puo’ esserci crescita in sua assenza.
I vantaggi dell’investimento in infrastrutture sono incalcolabili, dal momento che esse creano flussi capaci di promuovere la mobilita’, irrobustire la produttivita’ e innescare la trasformazione sociale […]
A dispetto delle critiche al “sovrainvestimento” mosse dagli economisti occidentali, la Banca Mondiale ha verificato che le connessioni ferroviarie ad alta velocita’ che ora legano piu’ di un centinaio di citta’ cinesi hanno ampiamente favorito la produttivita’, riducendo le distanze fra lavoratori, imprese, mercati e clienti.
Quando anche la crescita cinese di questi asset fissi si ridurra’, i guadagni di una mobilita’ piu’ efficiente resteranno chiari per i lavoratori, per tutti i clienti di Alibaba e per i milioni di turisti e migranti interni che possono contare su trasporti sostenibili da un capo all’altro del paese.
Dall’America del dopoguerra e dalla Cina del XXI secolo va tratta la lezione che l’infrastruttura non e’ un investimento limitato nel tempo, ma un insieme di arterie connettive che richiede di essere costantemente curato. […]
L’investimento in infrastrutture e’ piu’ solido persino delle industrie, dal momento che una strada o una ferrovia non possono essere smontate e portate da qualche altra parte.
Per questo tutti quegli Stati che devono rispondere alla necessita’ di occupare grandi masse di cittadini devono puntare il focus sulle infrastrutture, hard o soft che siano, e in particolare sui settori dei beni non scambiabili e meno soggetti a processi di automazione sul breve termine, quali materie prime, costruzioni, accoglienza turistica, istruzione, salute.
Si tratta dei settori a piu’ alta occupazione del mondo, settori che non possono essere trasferiti altrove, che risentono assai positivamente dei flussi di investimento dall’estero e al tempo stesso danno vita a enormi guadagni economici di secondo ordine per il benessere complessivo di un paese.
La spesa per gli investimenti e’ ripagata dai proventi di gestione.
L’FMI , abbandonato da tempo il verbo dell’austerita’, oggi promuove l’investimento in infrastrutture sostenuto dal debito pubblico, con gli obiettivi dell’occupazione e della produttivita’ attraverso il miglioramento della qualita’ dei trasporti, le telecomunicazioni e altri servizi.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/connectography-parag-khanna-connettivita/
https://www.anobii.com/books/Connectography/9788893250566/011e9f0a9e3362e2e0
https://www.intrattenimento.eu/recensioni/connectography-recensione-parag-khanna/

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del Quinto Stato – Laterza (2019)

Le societa’ europee hanno ormai assunto un profilo nettamente post-industriale.
Nelle loro economie e’ costantemente cresciuto il peso del settore terziario, soprattutto in termini occupazionali.
Con il volgere del nuovo secolo, in tutta l’area OCSE l’occupazione terziaria ha superato quella industriale di un fattore pari a due (o persino tre) a uno. Piu’ in generale, sono profondamente cambiate le strutture del mercato e della famiglia, nonche’ i loro rapporti con il Welfare State […] L’economia dei servizi e’ governata da una logica diversa da quella dell’industria. La principale differenza e’ che nell’ambito dei servizi e’ molto più difficile conseguire aumenti di produttivita’ – un problema che ha conseguenze di rilievo per il mercato del lavoro. Durante l’epoca dell’espansione industriale, gli incrementi di produttivita’ legati a innovazioni tecnologiche rendevano possibile combinare la crescita dei salari con la diminuzione dei prezzi; l’aumento della domanda di beni che ne derivava generava a sua volta nuova occupazione. Tale circolo virtuoso e’ invece piu’ difficile da attivare nel settore terziario, dove i margini di innovazione tecnologica sono molto piu’ ristretti. La riduzione della produttivita’ si e’ cosi’ tradotta in tassi di crescita piu’ bassi.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml