Geoeconomia/Guerrieri

Partita a tre. Dove va l’economia del mondo – Paolo Guerrieri – il Mulino (2021)

Si puo’ affermare che sia stata soprattutto la rivoluzione digitale e informatica a favorire la rapida crescita dei paesi asiatici.
Molte imprese dell’area avanzata hanno investito e delocalizzato in questi paesi, per beneficiare non solo dei bassi costi del lavoro ma anche di infrastrutture e istituzioni di buona qualita’.
E’avvenuto cosi’ che paesi rimasti poveri fino agli anni Settanta siano poi riusciti a raggiungere condizioni sensibilmente migliori di reddito e in tempi relativamente brevi, integrandosi nelle catene di fornitura globale organizzate dalle imprese dei paesi piu’ avanzati. E divenendo sempre piu’ importanti sia come mercati che come concorrenti per le imprese europee e americane.
Anche una serie di fattori domestici e le politiche di sviluppo portate avanti in quel periodo hanno avuto un ruolo rilevante nella prolungata fase di crescita asiatica.
Lo ha avuto, in particolare, l’intervento dello Stato, non solo in chiave di direzione e coordinamento ma di intenso protagonismo nell’attivita’ economica. Spingendosi a sostenere e favorire con forti sussidi economici e legislativi imprese perche’ ritenute «campioni nazionali», fino a sovvenzionare interi settori strategici ritenuti fonti di benefici differiti nel tempo.

Info:
https://www.letture.org/partita-a-tre-dove-va-l-economia-del-mondo-paolo-guerrieri
https://archivio.blitzquotidiano.it/libri/italia-che-fine-fara-paolo-guerrieri-scruta-il-futuro-partita-a-tre-dove-va-leconomia-del-mondo-3407568/

Societa’/Armao

Capitalismo di sangue – Fabio Armao – Laterza (2024)

Dopo la fine degli accordi di Bretton Woods e il crollo del comunismo, la globalizzazione ha alimentato (o imposto) intensi processi di deindustrializzazione nei paesi piu’ sviluppati e la delocalizzazione della produzione in aree a piu’ basso costo della manodopera e con minori standard di sicurezza.
Tra le conseguenze, ben note, basta ricordare la sostanziale riduzione della capacita’ di esazione fiscale da parte degli stati e l’altrettanto significativa perdita di potere contrattuale della classe operaia.
Tutto cio’ spiega il formarsi di un doppio capitalismo – analogo, per molti aspetti, al doppio stato che aveva caratterizzato la Germania nazista – in cui alla sfera della normalita’ se ne affianca una dell’eccezionalita’ e della discrezionalita’ che tende a sfruttare, istituzionalizzandoli, i vantaggi garantiti dall’occultamento.
In questa seconda sfera, il capitalismo tende a sottrarsi, e con un discreto successo, al controllo dei governi, rivendica una propria autonomia (arbitrarieta’), incarna il sogno (il delirio) dei liberisti piu’ estremi del mercato senza stato. Per farlo, si dota di una serie alquanto varia e sofisticata di enti e professionalita’: agenzie di intermediazione creditizia esterne al sistema bancario vero e proprio e sottratte agli organi di controllo (shadow banking); paesi che offrono regimi fiscali preferenziali (anche all’interno dell’Unione Europea, mettendosi in concorrenza con gli altri stati membri); paradisi fiscali e centri offshore (offrono spazio giuridico – leggi: immunita’ – anche ai non residenti); infine, spostandosi nella dimensione virtuale, protocolli darknet e criptovalute […]
[E’] evidente che l’esistenza di questa sfera di eccezionalita’ costituisce un autentico attentato alla sovranita’ economica e finanziaria degli stati […]
Al doppio capitalismo si deve anche la soluzione dell’annoso dilemma cha ha afflitto le sinistre europee, alla ricerca di un compromesso tra liberismo e welfare, che consiste nella proposta di una terza via che si sta rivelando oltremodo efficace: il crony capitalism [capitalismo clientelare]. Una soluzione che mette d’accordo un Trump, un Putin e un Xi Jinping a prescindere dalle loro eventuali rivalita’ politiche o, piu’ probabilmente, commerciali; basata sulla costruzione di fitte trame di reti clientelari tra politici e amministratori locali, da un lato, e imprenditori, dall’altro; e che puo’ estendersi con facilita’ a livello transnazionale.
Una terza via, il capitalismo clientelare, che sembra alla fine in grado di accontentare un po’ tutti; ma che, in realta’, comporta una distrazione di risorse pubbliche spesso molto cospicue a esclusivo vantaggio dei soliti noti, e una distorsione continua dei normali meccanismi della libera concorrenza. Perche’ si basa su scambi reciproci, su favoritismi, tra attori che appartengono comunque a una stessa rete sociale fatta di patroni e di clienti, a carattere quindi sempre privatistico e non certo universale.
Che tale rete entri in gioco a livello locale per l’aggiudicazione di un appalto o nel parlamento europeo per gestire un traffico di influenze, cambia davvero poco. Cio’ che rileva, piuttosto, e’ che prefigura il superamento della legittima attivita’ di lobbismo e trasforma la corruzione da illecito occasionale in un autentico indotto economico, destinato percio’ ad assumere un carattere sistemico.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/

Economia di mercato/Guerrieri

Partita a tre. Dove va l’economia del mondo – Paolo Guerrieri – il Mulino (2021)


Ci si chiede da tempo quali possano essere i fattori alla base del pronunciato aumento delle disuguaglianze e divergenze economico-sociali dei paesi avanzati.
Le risposte hanno evidenziato una molteplicita’ di cause. In primo piano figurano le grandi trasformazioni economiche e produttive […].
A partire dal consolidarsi del processo di globalizzazione e della delocalizzazione dei processi produttivi nell’area emergente, che hanno finito per distruggere posti di lavoro e penalizzare i lavoratori meno qualificati negli Stati Uniti e in Europa […]
Un altro contributo all’aumento delle disuguaglianze, altrettanto significativo, e secondo molti addirittura superiore, e’ venuto dalla diffusione delle nuove tecnologie (in particolare quelle legate alle tecnologie digitali) e dai fenomeni di automazione e riorganizzazione delle imprese che ne sono conseguiti […]
Tra le altre cause, va citata, inoltre, la travolgente finanziarizzazione dell’economia avvenuta in questi ultimi decenni. La finanza, nel generare mercati sempre piu’ aperti e interdipendenti a livello mondiale, caratterizzati da forte mobilita’ dei capitali, ha favorito in molti paesi una maggiore concentrazione del reddito e della ricchezza, accentuando ulteriormente le disuguaglianze e marginalizzando fasce crescenti di lavoratori e cittadini.

Info:
https://www.letture.org/partita-a-tre-dove-va-l-economia-del-mondo-paolo-guerrieri
https://archivio.blitzquotidiano.it/libri/italia-che-fine-fara-paolo-guerrieri-scruta-il-futuro-partita-a-tre-dove-va-leconomia-del-mondo-3407568/

 

Economia di mercato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Per rimettere in moto la macchina del denaro e ripristinare il potere sociale minacciato, i detentori di capitale si sono avvalsi di una serie di strategie tipiche delle fasi di contrazione economica: in primo luogo, si impegnarono a fondo per ridurre i costi dei fattori produttivi, ossia i salari, le tasse e i costi delle risorse.
Per spingere al ribasso i salari e le tasse, esistevano anche in questo caso diversi modi: lotta ai sindacati, ai salari minimi legali e agli standard lavorativi; delocalizzazione della produzione verso Paesi con manodopera a basso costo; finanziamento di campagne per la riduzione delle imposte sulle imprese; trasferimento delle sedi aziendali in paradisi fiscali, ecc. […]
La seconda reazione, anch’essa tipica delle fasi di contrazione, fu un’espansione delle attività speculative […]
Si dice spesso che la speculazione e’ sostanzialmente un gioco a somma zero per quanto riguarda la totalita’ degli speculatori; ma nella pratica le cose vanno diversamente. Infatti, mentre i profitti confluiscono nelle mani dei privati durante la fase di espansione di una bolla speculativa, non appena questa scoppia, le casse pubbliche sono solitamente pronte a compensare gran parte delle perdite e a scaricarle sulla societa’ in generale.
Un esempio tipico e’ la grande crisi bancaria e immobiliare degli Stati Uniti del 1982, nota come “Savings and Loan Crisis”: dopo lo scoppio della bolla, il settore pubblico si e’ assunto la responsabilita’ dei costi per ben 124 miliardi di dollari, mentre le societa’ private hanno dovuto coprire perdite per soli 29 miliardi. Questo schema si e’ ripetuto dall’inizio degli anni Ottanta nelle innumerevoli crisi bancarie e finanziarie, fino alla crisi finanziaria globale del 2008 e alla successiva “crisi dell’euro”. Per rendere la speculazione redditizia in modo duraturo, pertanto, non solo è necessario abolire le norme ostruzionistiche, ma anche garantire che le perdite speculative non siano sostenute dagli stessi speculatori. Sebbene questo principio sia incompatibile con l’ideologia neoliberista, esso ha ricoperto fin dall’inizio un ruolo cruciale nella pratica”

Economia di mercato/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

La globalizzazione non e’ stata altro che una ricolonizzazione del mondo da parte dell’Occidente, questa volta sotto la guida americana anziche’ britannica.
Lo sfruttamento dei popoli meno avanzati (l’estrazione del plusvalore, direbbero i marxisti) e’ stato piu’ discreto ma molto piu’ efficace rispetto al periodo che va dal 1880 al 1914 […]
Gli occidentali non hanno compreso che delocalizzando le loro industrie si proponevano di vivere come una sorta di borghesia planetaria, sfruttando il lavoro sottopagato del Resto del mondo.
Questo rapporto di sfruttamento ha trasformato le popolazioni del “Resto” [del Mondo] in un proletariato generalizzato, permettendo al contempo, seppur in modo inconsapevole, alle classi dirigenti locali di sussistere […]
Abbiamo anche intravisto la possibilita’ di un’ampia alleanza di Stati occidentali, una federazione europea di grandi potenze che, lungi dal promuovere la causa della civilta’ mondiale, potrebbe presentare il gigantesco pericolo di un parassitismo occidentale, prodotto dall’esistenza di un gruppo di nazioni industriali avanzate, le cui classi superiori riceverebbero grandi tributi in Asia e in Africa, con i quali manterrebbero grandi masse di dipendenti docili, non piu’ occupati nelle principali industrie dell’agricoltura e della manifattura, ma nei servizi personali o in attivita’ industriali minori sotto il controllo di una nuova aristocrazia finanziaria […]
Questo mondo e’ sorto grazie alla globalizzazione, che ha portato la societa’ del consumo al suo ultimo stadio. Fino all’incirca al 1980, gli operai americani, francesi o di altre parti consumavano fondamentalmente cio’ che producevano: si trattava della prima societa’ del consumo, frutto dei Trenta Gloriosi.
Ma la delocalizzazione delle fabbriche occidentali ha poi trasformato le persone. Gli oggetti che si consumano sono ormai prodotti altrove. Il proletariato laborioso degli anni Cinquanta si e’ tramutato nella plebe negli anni Duemila, sotto la spinta di teorici ed esperti dell’economia globalizzata […]
La teoria del libero scambio si preoccupa solo del consumatore, il quale deve poter comprare i beni di cui ha bisogno ai prezzi piu’ bassi, e i suoi apostoli minacciano continuamente gli occidentali con la storia che finiranno per pagare di piu’ il loro cibo, i loro vestiti, i loro cellulari, le loro automobili, le loro medicine, i giocattoli per i loro bambini e i loro nani da giardino se si ostineranno a volerli fabbricare da soli.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/

Lavoro/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

I sindacati e le legislazioni del lavoro sono stati i primi bersagli dei governi che si rifacevano al neoliberismo.
La desindacalizzazione nella gran parte dei paesi capitalisti sviluppati ha avuto senza dubbio cause oggettive, come la deindustrializzazione e la delocalizzazione delle fabbriche in regioni e paesi a bassa remunerazione, senza tradizione di lotte sociali o sottomessi a regimi autoritari.
Ma essa e’ anche il prodotto di una volonta’ politica di indebolimento del potere sindacale che si e’ tradotta, soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, in una serie di misure e di dispositivi legislativi che limitavano il potere di intervento e di mobilitazione dei sindacati.
A partire da allora, la legislazione sociale si trasformo’ in una direzione molto piu’ congeniale ai datori di lavoro: ridefinizione verso il basso dei salari, soppressione dell’indicizzazione sul costo della vita, accresciuta precarizzazione degli impieghi, ecc.
L’orientamento generale di queste politiche e’ lo smantellamento dei sistemi che proteggevano i salariati dalle variazioni cicliche dell’attivita’ economica e la loro sostituzione con nuove forme di flessibilita’ che permettessero ai datori di lavoro di regolare in maniera ottimale i loro bisogni di manodopera sul livello dell’attivita’, riducendo allo stesso tempo il piu’ possibile il costo della forza-lavoro.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Le varie funzioni dell’impresa multinazionale verranno svolte nelle localita’ che consentono specifici vantaggi.
La funzione finanziaria, per esempio, verra’ svolta in un Paese che propone una normativa agevolata sugli aspetti finanziari connessi agli interessi della holding; la funzione «marketing e pubblicita’» sara’ affidata a un’altra societa’ controllata in una nazione diversa; le lavorazioni del prodotto verranno delocalizzate nei paesi che dispongono della manodopera al minor costo.
Tale fenomeno ha delle implicazioni economiche enormi: una quantita’ indefinita di scambi commerciali sono realizzati nell’ambito della stessa impresa e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese differenti, dunque concorrenti. Venditore e compratore vengono molto spesso a coincidere, rendendo di fatto lo scambio una finzione economica.
L’illusoria concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico.
La frammentazione «legale» e il trasferimento di quote rilevanti del rischio d’impresa a societa’ prive di una vera organizzazione imprenditoriale si traduce nella deresponsabilizzazione degli investitori internazionali, i quali, grazie al sostegno della finanza creativa, riescono a cartolarizzare le diverse parti dell’impresa. Alcune societa’ diventano veri e propri bacini di debiti, di responsabilita’ e di costi che la grande impresa riversa a cascata sui lavoratori. L’ampia diffusione di societa’ controllate e partecipate si traduce dunque in un moltiplicatore di instabilita’ finanziaria […]
Il capitale internazionale persegue degli interessi che vanno molto al di la’ dello stato di salute dell’economia delle singole nazioni a cui affida qualche anello della catena di produzione e di distribuzione globale.
Tuttavia, il mantenimento di un certo livello di domanda effettiva di beni e servizi e’ cio’ che consente alla globalizzazione finanziaria di restare in piedi. Fin quando i mercati finanziari garantiranno con le loro alchimie una certa quota di reddito alle famiglie dei paesi ricchi, e quindi consumatori, il deterioramento dell’economia dei rispettivi territori verra’ efficacemente celato.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

Economia di mercato/Sciavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

E’ stato il salto tecnologico a determinare il superamento dell’eta’ industriale; la dissoluzione dei grandi sistemi di fabbrica intorno ai quali si aggregavano masse altrettanto imponenti di operai […]
Al suo posto si e’ costruita quella che abbiamo definito, in una prima approssimazione, la forma tecno-finanziaria del capitale […] caratterizzata dalla produzione, a sempre maggiore intensita’ tecnologica, di servizi, di informazione e di altre merci in buona parte immateriali.
Un modello […] tendenzialmente delocalizzato, quanto invece il precedente era radicato nel territorio; con la conseguente crisi, almeno dal punto di vista economico, delle tradizionali sovranita’ degli Stati […] e’ stato il salto tecnologico a trasformare […] la relazione tra capitale e lavoro vivo, penetrando in quest’ultimo fino a mutarne la qualita’.
Si e’ creato cosi’ un tipo di rapporto centrato non piu’ – come una volta – sull’allargamento progressivo e illimitato della base produttiva (piu’ produzione, piu’ lavoro, piu’ ricchezza), e dunque sul modello quantitativo e di massa del lavoro, bensi’ sull’incremento delle specificita’ qualitative delle singole prestazioni. Ciascuna misurata sulla densita’ tecnologica che e’ capace di integrare al suo interno per poi trasformarla in merci di diverse tipologie.
In questa nuova configurazione lo sfruttamento classico – quello che una volta si chiamava l’estrazione del plusvalore attraverso il pluslavoro, il lavoro cioe’ erogato ma non retribuito – e’ riservato solo alle forme di lavoro a piu’ bassa densita’ tecnologica, dove continua a prevalere l’aspetto puramente quantitativo dell’attivita’ umana. Esso e’ lavoro ormai senza difesa; diventato economicamente e socialmente marginale, perche’ attraverso di esso non passa nulla di decisivo per il capitale, e nemmeno per la societa’ nel suo insieme […]
Il valore delle merci dipende ormai dalla tecnologia in esse incorporata, e non piu’ dalla quantita’ di lavoro vivo necessario a produrle, percio’ diminuisce il bisogno di nuovo sfruttamento da parte del capitale […]
Questa frattura segna un autentico passaggio d’epoca, che ha cambiato radicalmente il nostro mondo […]
Ne sappiamo gia’ tuttavia abbastanza per capire che si e’ aperta un’epoca di neoframmentazione corporativa del lavoro, anch’essa non ancora valutata a fondo nella sua portata e nei suoi esiti culturali e sociali di lungo periodo. Il suo sviluppo non determina – vi abbiamo gia’ fatto cenno – ne’ eguaglianza, ne’ legami sociali di massa, ne’ tantomeno stabili vincoli di classe: proprio come accadeva per il vecchio lavoro precapitalistico – un ritorno per alcuni versi paradossale.
Nel nuovo modo di produzione diventano dominanti tipologie di lavoro molto piu’ personalizzate rispetto al passato industriale, che richiederanno probabilmente per il loro espletamento quantita’ di tempo via via minori, mentre aumentera’ la parte di vita da utilizzare per lo studio, la formazione, l’aggiornamento.
Lavori impossibili da unificare sindacalmente: piu’ separati, in concorrenza e in competizione tra loro, ma che saranno in grado sempre meglio di proteggersi contrattualmente da soli, grazie alla forza sul mercato degli specialismi che essi contengono.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/

Green New Deal/Termini

Valeria Termini – Energia. La grande trasformazione – Laterza (2020)

I valori dell’Illuminismo che accompagnarono la rivoluzione industriale in Europa furono in larga misura responsabili dello scarso rispetto della natura dell’Occidente, nei due secoli passati; le risorse naturali diventarono un mezzo da adattare ai fini della crescita della ricchezza, materie prime da sfruttare per il ciclo della produzione e del consumo, in una visione della scienza che proseguiva lo spirito faustiano di dominio dell’uomo sulla natura.
La nuova era che si apre oggi con la grande trasformazione energetica inverte questa prospettiva, apre una nuova traiettoria scientifica e una ricollocazione dell’umanita’ nel pianeta.
L’energia rinnovabile autoprodotta localmente dai consumatori in piccoli impianti si sostituisce alle grandi centrali di combustibili fossili; l’eccesso non si spreca, puo’ essere rivenduto in rete, grazie al connubio con le tecniche digitali […]
In direzione opposta alla rivoluzione industriale, questa trasformazione e’ parte del processo che frammenta le grandi concentrazioni industriali in una moltitudine di centri produttivi; la filiera industriale si delocalizza e si decompone in mille segmenti nell’era post-fordista.
L’energia elettrica e’ prodotta localmente, sui tetti delle case, sui pannelli dei capannoni industriali, nelle distese di pale eoliche.
La maggior parte delle grandi aziende di servizi di pubblica utilita’ che hanno prosperato nel monopolio della produzione nel secolo scorso ne soffre […]
Il tema della protezione del pianeta e’ passato, cosi’, dall’attenzione degli ambientalisti a quella dei capi di governo, dei ministri delle Finanze e dell’industria: implica decisioni industriali strategiche, coinvolge il mondo della finanza e della politica.
Si trasforma da problema morale a obiettivo economico-politico. Diventa dominio degli economisti

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%201.pdf
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858138823_TERMINI%203.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/energia-la-grande-trasformazione-di-valeria-termini/

Lavoro/Schiavone

Aldo Schiavone – Sinistra! Un manifesto – Einaudi (2023)

Le attivita’ prevalentemente manuali verranno respinte sempre di piu’ ai margini dei processi produttivi.
E’ chiaro che in questo scenario la creazione di merci materiali a media e bassa densita’ tecnologica non scompare del tutto; ne’ scompare il lavoro meccanicamente esecutivo: ma entrambi vedranno diminuiti progressivamente i loro addetti, in parte sostituiti da macchine dotate di intelligenza artificiale, in parte delocalizzati in aree geografiche al di fuori dell’Occidente, dove per ora il loro costo e’ minore. Soprattutto, quei lavori diventano in un certo senso residuali, scaduti rispetto al cuore produttivo del sistema.
E poiche’ non sono collegati a piu’ nulla di decisivo per gli equilibri dell’intera struttura – diversamente da quanto succedeva per il lavoro operaio di una volta, che era invece al centro di tutti i principali processi produttivi di tipo industriale – essi non sono in grado di difendersi da forme anche estreme di sfruttamento, che pero’ non costituiscono piu’ contraddizioni rilevanti rispetto all’insieme del dispositivo economico […]
Gli addetti ai lavori poveri di tecnica si riducono a figure senza importanza sociale […]
Al depotenziamento della forza-lavoro, sulla base dei compiti che la definiscono nel circuito produttivo – una completa svalutazione delle attivita’ umane non portatrici di nuovo sapere e di nuova tecnica: con la loro riduzione a pura quantita’ sostituibile in ogni istante, perche’ la serialita’ del lavoro non ha quasi piu’ valore rispetto al mercato – corrisponde uno sbiadimento dello status di cittadini. E poiche’ tutta la modernita’ si e’ costruita sul rapporto fra vita e lavoro […] il risultato e’ che il disvalore economico del lavoro si trasforma nel disvalore delle vite corrispondenti.
Fino a rendere drammaticamente attuale la barbarie di forme di sopraffazione – autentica negazione dell’umano – che arrivano oltre la soglia di una specie di neoschiavitu’ che sembra riemergere dai fondi piu’ bui del nostro passato.

Info:
https://www.genteeterritorio.it/una-sinistra-nuova-riflessioni-sul-libro-di-aldo-schiavone/
https://www.infinitimondi.eu/2023/03/08/tre-libri-recenti-3-sinistra-un-manifesto-di-aldo-schiavone-einaudi-2023-una-bolognina-trentanni-dopo-recensione-di-gianfranco-nappi/
https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/02/14/news/schiavone_la_sinistra_il_passato_e_il_presente-11341021/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/02/07/news/aldo_schiavone_politologo_nuovo_libro_sinistra_ordine_mondiale_progressisti-386900578/