Capitalismo/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo. – Fazi (2016)

In Europa l’impatto delle politiche neoliberiste (e in particolare della liberalizzazione dei flussi di capitale) sui livelli di disuguaglianza e sui bilanci pubblici e’ stato per certi versi piu’ deleterio che altrove per due motivi: la pratica del dumping fiscale e il proliferare di numerosi paradisi fiscali nel cuore del continente.
Il dumping fiscale e’ una forma di concorrenza fiscale in cui gli Stati europei competono tra di loro nell’abbassare le aliquote sulle imprese e sui redditi alti nel tentativo di attrarre investimenti e capitali, in una folle corsa al ribasso.
E’ uno dei motivi per cui oggi l’UE presenta in media uno dei livelli di tassazione d’impresa piu’ bassi al mondo. Questa pratica permette ad alcune delle piu’ grandi imprese transnazionali del mondo che operano in Europa di pagare ancora meno dell’aliquota media europea, gia’ bassa di suo, attraverso il fenomeno del transfer pricing, una forma di elusione fiscale del tutto legale che permette alle aziende di spostare i profitti verso i paesi a fiscalita’ agevolata – tra cui spiccano l’Irlanda, la Svizzera, l’Olanda e il Lussemburgo –, a prescindere dal paese in cui vendono i loro prodotti […]
Un fenomeno che ha ricadute ancora piu’ pesanti sui conti pubblici: l’evasione fiscale, che e’ a sua volta collegata al problema dei paradisi fiscali.
Secondo la “lista nera” stilata dall’organizzazione britannica Tax Justice Network, esistono settantatre paradisi fiscali al mondo (secondo l’OCSE, gli unici due paradisi fiscali rimasti al mondo sarebbero le due isole-nazioni di Nauru e di Niue). Incredibilmente, tra i venti maggiori paradisi fiscali al mondo, otto di questi – Svizzera, Lussemburgo, Jersey, Germania («destinataria di grossi volumi di flussi illeciti da varie parti del mondo»), Regno Unito, Belgio, Austria e Cipro – si trovano in Europa (e con l’eccezione della Svizzera e di Jersey fanno parte dell’Unione Europea).
Nella lista sono inclusi anche molti altri paesi europei, tra cui l’Irlanda, i Paesi Bassi, l’Italia, la Danimarca, il Portogallo, la Spagna e l’Ungheria […]
Il denaro che i governi europei perdono a causa dell’evasione fiscale e’ superiore a quello che spendono ogni anno per la salute dei loro cittadini.
Ancora piu’ scioccante e’ il fatto che in 16 paesi dell’UE – e nell’UE nel suo complesso – il buco di bilancio imputabile all’economia sommersa e’ superiore al disavanzo pubblico annuale; questo vuol dire che risolvere il problema dell’evasione fiscale sarebbe sufficiente, in teoria, ad azzerare tutti i deficit pubblici dell’Unione […]
Detto in parole semplici, negli ultimi decenni gli Stati hanno rinunciato a tassare i grandi patrimoni – attivamente per mezzo di politiche fiscali antiredistributive o passivamente, tollerando il fenomeno dell’evasione fiscale – e hanno iniziato a chiedere loro in prestito, con il dovuto interesse, i soldi che hanno smesso di chiedere loro sotto forma di imposizione fiscale.
In pratica, il debito pubblico, da strumento di politica economica nell’interesse pubblico, si è trasformato progressivamente in un meccanismo di “welfare al contrario”.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

A che cosa serve, comunque, riflettere e dibattere sul futuro dell’Europa o della sua moneta (da cui diversi grandi Paesi si tengono fuori: la Gran Bretagna, la Polonia, la Svezia), se non si tiene conto delle tendenze reali della globalizzazione?
La crisi finanziaria, se la sua gestione politica rimane fuori della portata dei popoli e dei governi, e’ destinata a produrre una formidabile accelerazione delle tendenze in atto.
Di che cosa si tratta?
In primo luogo, del passaggio da una forma di concorrenza a un’altra: da quella tra capitalismi produttivi a quella tra territori nazionali, nella quale ciascun protagonista, a colpi di esenzioni fiscali e di abbassamento del valore del lavoro, tenta di attirare maggiori capitali liquidi del proprio vicino.
E’ evidente che l’avvenire politico, sociale e culturale dell’Europa, e dei Paesi che la compongono, dipende da questo: sapere se l’Europa costituisce un meccanismo di solidarieta’ e di difesa collettiva dei suoi popoli contro il rischio sistemico oppure, al contrario (sotto l’impulso di alcuni Stati, momentaneamente dominanti, e della loro opinione pubblica), un quadro giuridico per intensificare la concorrenza tra i suoi membri e tra i suoi cittadini.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Miseria, indigenza, sensazione di abbandono. Tutto cio’ spiega anche l’ampiezza della crisi.
Come all’epoca dei Cahiers de doleance, il popolo ha la sensazione di non essere piu’ rappresentato da delle elite che, senza distinzioni, formano una casta «dagli interessi separati e contraddittori con quelli della popolazione» […]
Ha la sensazione che la sua situazione sociale continui a deteriorarsi, che l’epoca del pieno impiego sia definitivamente passata e che l’avvenire sara’ ancora peggiore.
Ha la sensazione che i valori cui aderisce siano oggi derisi o disprezzati.
Ha la sensazione che il suo stile di vita sia minacciato dalla presenza, sul suolo nazionale, di una popolazione dai costumi differenti che percepisce come estranea, se non ostile.
Ha la sensazione che i poteri pubblici abbiano abdicato ad ogni sovranita’ e che l’Unione europea, lungi dal proteggerlo contro gli effetti della globalizzazione, costituisca un progetto antisociale che contribuisce anch’esso ad aggravare l’insicurezza economica e culturale.
Settori sempre piu’ grandi del popolo si sentono esclusi, incompresi, disprezzati, dimenticati. Hanno l’impressione di essere divenuti inesistenti, di essere superflui, di essere “di troppo”. Non sopportano piu’ le formule rituali e i mantra del “politicamente corretto”, strumento delle leghe neopuritane e dello Stato interventista, igienico e punitivo. Non sopportano piu’ di sentirsi dire che i loro timori sono vani e le minacce illusorie, che stiamo vivendo una “globalizzazione felice”, che l’immigrazione e’ una “risorsa”.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Europa/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia. Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale – Feltrinelli (2018)

A seguito del crack finanziario del 2008, i paesi sudeuropei erano sull’orlo del fallimento.
Tuttavia, facendo parte dell’eurozona, non potevano né svalutare la moneta né dichiararsi insolventi.
La contrazione dell’economia e’ durata quasi dieci anni.
I tassi di disoccupazione si sono impennati. E’ diventato sempre piu’ chiaro che alcune delle istituzioni piu’ importanti dell’Ue non erano sostenibili nella loro forma attuale.
Per evitare che la crisi dell’euro si ripresenti alla prossima recessione, il continente deve o eliminare la moneta unica o compiere un grande passo, per quanto impopolare, verso una maggiore integrazione politica.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Populismo/Müller

Jean-Werner Müller – Cos’e’ il populismo? – Universita’ Boccono (2017)

Dal punto di vista di tali leader [populisti], e’ l’espressione «democrazia illiberale» che conferma una divisione normativa del lavoro, in cui lo Stato nazione si occupa della democrazia e un’entita’ come l’Unione Europea (UE) e’ responsabile del liberalismo.
L’UE puo’ allora essere fatta apparire ancor di piu’ come un agente del capitalismo dilagante e della moralita’ ultraliberale (come avviene con l’espressione «Gayropa», l’accusa avanzata da molti nemici omofobici dell’UE in Russia).
I governi populisti, intanto, possono presentarsi come gli avversari di un liberalismo egemonico in nome dei diritti alla diversita’ e delle minoranze, come a dire: «Nell’UE, noi ungheresi, polacchi e cosi’ via siamo una minoranza che crede nei principi morali tradizionali e che non si sottomette a un’unica forma di universalismo liberale promossa dalle elite liberali occidentali».

Info:
https://giornatedilettura.wordpress.com/2018/04/12/che-cose-il-populismo-la-risposta-di-jan-werner-muller-recensione-di-vittorio-panicara/
https://www.anobii.com/books/Cos%27%C3%A8_il_populismo/9788883502620/016bf048de71cc1e17

Europa/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo. Il ritorno del feudalesimo nell’economia mondiale – Bollati Boringhieri (2013)

Il cambiamento di regime in Europa e’ promosso dalla Germania, con l’imposizione di un complesso di regole attraverso le istituzioni come la Commissione Europea, la Banca Centrale e, piu’ ampiamente, attraverso i trattati.
Il risultato è una svalutazione sociale e democratica nei paesi meno produttivi della periferia. Questo cambiamento di regime ha il nome di Marktconforme Demokratie, termine coniato da Angela Merkel il primo settembre del 2011 in un’intervista alla radio pubblica tedesca […]
A partire dal mese di gennaio del 2012 è stato introdotto nei vari paesi il pacchetto Fiscal Compact col quale si impone il pareggio di bilancio e una serie di regole per l’equilibrio dei conti degli stati dell’Unione e dell’area euro.
Immediate sono state le reazioni al modello merkeliano e alle nuove norme comunitarie: nel sito web del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) si legge che «non saranno piu’ i cittadini che, come elettori, potranno decidere una direzione alla propria vita e a quella del paese, ma gli speculatori, i mercati finanziari, gli hedge funds e le banche».
La Signoria Fondiaria del nascente Capitalesimo ha trovato nella cancelliera Angela Merkel la sua ancella e il suo notaio certificatore.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html