Europa/Parsi

Vittorio Emanuele Parsi – Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – il Mulino (2022)

Il modo in cui la troika (per due terzi) europea ha massacrato i greci per «salvarli» (?) dal fallimento in occasione della crisi dell’euro non ha di sicuro giovato: ne’ al popolo greco ne’ alla credibilita’ dell’Unione.
In quell’occasione – come in altre peraltro – la UE e’ apparsa molto piu’ incline a preoccuparsi per la salute delle banche creditrici (tedesche e francesi innanzitutto), impedendo che il tanto invocato mercato punisse con tutto il suo rigore il moral hazard dei propri manager, piuttosto che intenta ad alleviare le condizioni disperate dei debitori.
In maniera tanto irrazionale quanto scorretta e diseducativa, le istituzioni europee hanno stabilito un principio che con le regole del mercato fa letteralmente a pugni: la speculazione, tanto piu’ quando e’ consapevole e alimentata da evidenti asimmetrie informative, e’ protetta e tutelata in ambito europeo.
I banchieri e gli speculatori finanziari sanno che l’Unione non consentira’ che siano loro a pagare il prezzo delle proprie scelte azzardate oltre il lecito. Per cui, chiunque voglia prestare denaro a potenziali creditori, anche quando questi siano molto probabilmente insolventi, puo’ accomodarsi, tanto ha solo da guadagnare.
A chi osserva che «i greci sono stati puniti per aver mentito all’Unione e barato sui conti pubblici», occorre far notare che semmai sono stati alcuni politici greci a mentire, ma che le loro colpe ricadono su un intero popolo. Un popolo che non poteva sapere quello che stava succedendo e che e’ chiamato a rispondere in solido, sulla sua pelle, di quanto avvenuto ed e’ persino criminalizzato e ridicolizzato per aver «vissuto oltre i propri mezzi».
Un gruppo ristretto di manager bancari e finanziari, che aveva ben altri, piu’ sofisticati e potenti strumenti per intuire che qualcosa non quadrava nei cosiddetti «fondamentali macroeconomici» della Grecia, non ha invece pagato alcun prezzo, e vede i costi dei suoi calcoli avventati scaricati sulle spalle del popolo greco.
C’e’ poco da stupirsi se questa Unione non e’ ne’ amata ne’ stimata da un numero crescente dei suoi cittadini.
Sono episodi gravi e ripetuti come questi ad aver accentuato la percezione che, per come si e’ trasformata a partire dal Trattato di Maastricht, questa Unione rappresenti sempre piu’ «l’Europa delle banche» e sempre meno «l’Europa dei cittadini».

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-o-cambio-di-rotta-per-l-ordine-liberale-di-vittorio-emanuele-parsi/
https://it.gariwo.net/libri-and-co/libri/etica-e-democrazia/titanic-naufragio-o-cambio-di-rotta-per-lordine-liberale-24859.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Lotta o declino. Perche’ dobbiamo ribellarci contro i padroni dell’umanita’ – Ponte alle Grazie (2021)

La percezione tra gli inglesi, anche nella sinistra, e’ che la Brexit li liberera’ dalle politiche reazionarie di Bruxelles, ma e’ una convinzione errata.
In primo luogo, perche’ e’ stato proprio il Regno Unito uno dei fautori di quelle politiche, non e’ stata l’UE a imporgliele. Sono stati gli inglesi a promuoverle e portarle avanti.
In secondo luogo, perche’ quanto e’ accaduto nel paese, prima con Margaret Thatcher e poi con Tony Blair e David Cameron, non e’ stato provocato dalle politiche dell’Unione europea ma e’ venuto dall’interno. Di conseguenza, separarsi dall’UE e dalla burocrazia di Bruxelles non risolvera’ i problemi interni. Anzi, potrebbe aggravarli; potrebbe lasciare il Regno Unito, ancora piu’ di adesso, in balia dell’influenza statunitense.
Quanto all’ascesa dei partiti di destra in Europa, e’ molto preoccupante. L’Europa e’ sempre stata molto piu’ razzista degli Stati Uniti. Finora il razzismo non si e’ palesato perche’ i popoli erano piu’ omogenei, ma via via che l’assetto demografico cambia, il razzismo viene allo scoperto.
L’ascesa dei partiti di destra e’ il risultato delle cattive scelte dei partiti centristi, compresi i socialdemocratici, i quali hanno avallato politiche economiche e sociali che si sono rivelate devastanti. Le misure di austerita’ imposte dalla troika sono state deleterie, e tutto lascia pensare che siano state progettate apposta per minare lo stato sociale […]
Scopo dell’austerita’ non era lo sviluppo economico; al contrario, essa e’ nociva allo sviluppo. Il vero obiettivo era lo smantellamento dei programmi di welfare state: pensioni, condizioni di lavoro dignitose, norme sui diritti dei lavoratori e così via.

Info:
https://luciano.defalcoalfano.it/blog/show/la_recensione_di_lotta_o_declino

Economia di mercato/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa. come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

In definitiva, possiamo considerare i bail-out [salvataggio] dei paesi della periferia come la “fase due” – attuata stavolta dietro le quinte – del salvataggio pubblico delle banche europee.
Nella prima fase, iniziata all’indomani dello scoppio della crisi finanziaria, gli Stati sono intervenuti per sobbarcarsi il debito delle proprie banche (e delle banche creditrici, molte delle quali francesi e tedesche).
Nella seconda fase, iniziata nel 2010, l’establishment europeo ha incoraggiato gli Stati della periferia – le cui finanze pubbliche stavano cominciando a scricchiolare sotto il peso dei salvataggi bancari e degli attacchi speculativi della finanza – a sobbarcarsi un’ulteriore montagna di debiti, sotto forma di “aiuti” della troika (in cambio di drastiche misure di austerita’) Buona parte di quei fondi sono poi andati a saldare i debiti rimanenti che le banche e i governi della periferia avevano nei confronti delle banche del centro. Questo ha comportato una doppia cessione di passività finanziarie: dalle banche della periferia ai governi (e ai cittadini) della periferia; e dalle banche del centro ai governi (e cittadini) di tutta l’eurozona.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

La «crisi greca», con tutto cio’ che rivela, continua a essere una delle cause principali della paralisi della societa’ e dell’economia europee, malgrado l’apparente sproporzione tra le dimensioni della Grecia e quelle dell’Europa nel suo insieme. E’ vero che il governo Tsipras, dopo essere stato costretto a subire il diktat europeo del luglio 2015, oggi applica docilmente le istruzioni della troika in fatto di compressione dei salari e delle pensioni, di disciplina di bilancio e di privatizzazioni, anche se tenta di fare in modo che questa politica di austerita’ e di espropriazione della ricchezza nazionale risulti meno ingiusta possibile nei confronti della parte piu’ stremata della popolazione.
Tuttavia, questa politica non ha in nessun modo l’effetto di rilanciare l’economia della Grecia (e in realta’ non e’ neppure il suo obiettivo), ma sta facendo sprofondare il Paese in una grave recessione: il prodotto interno lordo e’ sceso a un livello di gran lunga inferiore a quello di prima dell’inizio della crisi (2008), la disoccupazione (soprattutto giovanile) rimane altissima e la percentuale della popolazione che vive al di sotto della soglia di poverta’ aumenta continuamente.
Non bisogna dimenticare che la troika continua a rifiutare (o a rinviare a un futuro indeterminato) la ristrutturazione del debito pubblico greco, richiesto con insistenza dal FMI stesso, e che i crediti promessi, versati con il contagocce, non vanno a finanziare nessun programma di risanamento nazionale, ma vengono assorbiti quasi interamente dal pagamento degli interessi o dai rimborsi di prestiti pregressi – cioe’ sono recuperati dal sistema finanziario.
In parole povere, i contribuenti europei, se pagano direttamente o indirettamente per questi crediti, non fanno altro che sovvenzionare le banche.
La domanda che si pone allora e’: che rapporto c’e’ tra questa strategia distruttiva (di cui ho detto che si avvicinava a una «vendetta» politica prolungata) e le prospettive deprimenti dell’economia europea nel suo insieme, che accentuano il suo ritardo nella congiuntura mondiale?

Info:
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.sinistrainrete.info/politica/9646-etienne-balibar-populismo-e-contro-populismo-nello-specchio-americano.html