Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Un tema centrale nella questione del ruolo dei fondi e’ costituito dal loro rapporto con l’indebitamento, a cominciare da quello pubblico […]
Ormai da anni, le agenzie di rating esprimono pagelle che sono determinanti nella formazione delle strategie di investimento dei fondi pensione e dei fondi istituzionali e persino nell’elaborazione delle condotte monetarie della Banca centrale europea.
Orientano il vastissimo mondo del risparmio gestito e incidono sull’istituto di Francoforte, che, pur dotato di propri organismi di valutazione, considera in maniera assai attenta i giudizi delle agenzie.
Sappiamo che le tre agenzie principali sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, ma forse ricordiamo meno quale sia la loro proprieta’.
Vale la pena effettuare un breve ripasso.
Moody’s appartiene a Warren Buffett, attraverso il fondo Berkshire, e ad una decina di grandi fondi finanziari, tra cui Black Rock. Standard & Poor’s è controllata, attraverso McGraw-Hill, da un grande fondo come Capital World e, di nuovo, da Black Rock, Vanguard e Capital Research and Management, mentre Fitch e’ riconducibile ad Hearst Corporation.
In sintesi, i soggetti che esprimono valutazioni decisive sulla finanza, pubblica e privata, sono nelle mani di realta’ che partecipano direttamente al mercato finanziario e che ovviamente sono tutt’altro che imparziali.
Le sorti delle finanze pubbliche nel mondo discendono dunque dalle valutazioni di societa’ private che ovviamente devono fare profitti e che sono partecipate, in particolare dopo la crisi del 2008, dai piu’ grandi fondi finanziari del pianeta (come quelli che sono impegnati a scommettere a piene mani contro il debito italiano vendendo assicurazioni in caso di suo fallimento). Ma cio’ che rende ancora piu’ incredibile una simile situazione e’ che queste agenzie hanno gia’ causato enormi disastri finanziari, come nel 2001 e nel 2008 (pur garantendo lautissimi proventi ai loro azionisti).

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’avvento della globalizzazione ha significato e significa tutt’oggi uno sbilanciamento nei rapporti di potere tra i poli di capitale e mercato e di lavoro e democrazia egualitaria, a vantaggio del capitale e a scapito di chi lo serve.
Tra i suoi effetti si annoverano la soppressione del modello di crescita keynesiano, che presuppone mercati dei capitali contenibili a livello nazionale, e la degradazione della democrazia egualitaria a forza produttiva. I cambiamenti istituzionali necessari a tale obiettivo – quali la “flessibilizzazione” del mercato del lavoro e del lavoro medesimo, con l’indebolimento dei sindacati e della loro capacita’ di sciopero, la protezione delle banche centrali dal rischio di influenza da parte di governi eletti dai cittadini, il risanamento dei conti pubblici, la ristrutturazione dello stato sociale in direzione di politiche attive e di ridimensionamento del suo ruolo, la privatizzazione delle istituzioni e dei servizi pubblici, l’aumento della cosiddetta partecipazione diretta, anche da parte dei cittadini e cosi’ via – trovarono attuazione, pur con velocita’ e priorita’ differenti, piu’ o meno ovunque nelle democrazie capitaliste cosi’ sottomesse a una rivoluzione neoliberale, nella gran parte dei casi per un impulso unanime di entrambe le principali fazioni, centro-destra e centro-sinistra.
Il processo neoliberale di affrancamento del capitalismo dalla democrazia, tuttavia, non avvenne senza resistenza, e la strada che lo separava dal suo ultimo obiettivo fu sempre molto lunga.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Economia di mercato/Somma

Abolire il lavoro povero. Per la buona e piena occupazione – Alessandro Somma – Laterza (2024)


Lo sviluppo tecnologico ha impresso una notevole accelerazione alla deregolamentazione della relazione di lavoro, piuttosto che alla sua fine, comunque evocata ad arte come «arma retorica» destinata a promuovere lo smantellamento del sistema di tutele edificato al fine di bilanciare la sottomissione dei lavoratori al potere direttivo del datore di lavoro.
Il tutto alimentato dalla qualificazione della relazione di lavoro come autonoma o comunque priva del requisito della subordinazione, motivo per cui si e’ potuto incrementare il moto verso la sua riduzione a relazione di mercato qualsiasi.
Un simile schema e’ stato anticipato con il lavoro occasionale o a voucher introdotto dalla legge Biagi inizialmente concepito per un numero marginale di ipotesi ma nel corso degli anni reso disponibile per tutti i settori produttivi […]
Anche la gig economy ci fornisce schemi paradigmatici dell’evoluzione in atto, da ritenere veri e propri «esperimenti in corso».
Non a caso si e’ parlato di «piattaformizzazione» del lavoro per indicare la volonta’ di perseguire «il rimpiazzo di rapporti stabili con prestazioni commerciali istantanee, fragili, a chiamata, collocate fuori dal perimetro del diritto del lavoro»: la volonta’ di alimentare una «economia on demand».
Il tutto ipocritamente presentato come un beneficio per il lavoratore, a cui e’ dato sottrarsi al vincolo della subordinazione e servirsi delle piattaforme quali strumenti con cui favorire l’incontro di domanda e offerta di servizi, in modo flessibile e secondo le proprie necessita’: sottraendosi alle costrizioni e ai vincoli di fedelta’ contemplati dalle tradizionali relazioni di lavoro.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Capitalismo/Zizek

La nuova lotta di classe. Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini – Slavoj Zizek – Ponta alle Grazie (2016).


Mentre il capitalismo si autolegittima come sistema economico che implica e promuove le liberta’ personali (in quanto condizione degli scambi commerciali), le sue stesse dinamiche hanno condotto a una rinascita della schiavitu’.
Nonostante si fosse quasi estinta alla fine del Medioevo, essa riesplose nelle colonie europee dall’inizio dell’eta’ moderna fino alla guerra civile americana.
E’ possibile azzardare l’ipotesi che oggi, con l’epoca nuova del capitalismo globale, stia nascendo una nuova era della schiavitu’.
Non esiste piu’ la condizione legalmente formalizzata dello schiavo, ma la schiavitu’ ha assunto una miriade di nuove forme: i milioni di lavoratori immigrati nella penisola saudita, privi dei piu’ elementari diritti civili e liberta’; il controllo totale esercitato su milioni di operai nelle officine asiatiche, spesso organizzate esattamente come campi di concentramento; l’uso diffusissimo del lavoro forzato nello sfruttamento delle risorse naturali in molti paesi dell’Africa centrale (Congo ecc.).
Ma non dobbiamo per forza guardare cosi’ lontano. Il primo dicembre 2013, uno stabilimento tessile di proprieta’ cinese nella zona industriale di Prato, cittadina italiana a dieci chilometri dal centro di Firenze, ando’ in cenere: morirono sette operai che vi erano rimasti intrappolati. Roberto Pistonina, un sindacalista del luogo, 7 commento’: «Nessuno puo’ fingere di sorprendersi, perche’ tutti sanno che da anni tra Firenze e Prato ci sono centinaia, se non migliaia, di persone che vivono e lavorano in condizioni praticamente di schiavitu’».

IInfo:
https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-modena-e-reggio-emilia/semiotica-dei-media/libro-zizek-riassunto-veloce-la-nuova-lotta-di-classe/8305531

Stato/Rodhes

Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Carl Rodhes – Fazi (2023)

Il capitalismo woke e’ l’odierna derivazione di questo feudalesimo rinnovato, che cede alle imprese non soltanto l’autorita’ legale, ma anche quella morale e politica […]
Il capitalismo woke entra in gioco quando le imprese intervengono, o quantomeno danno la parvenza di farlo, per far fronte all’inazione del governo su problemi di interesse pubblico […]
Da un lato, cio’ puo’ apparire un gesto da accogliere favorevolmente, dettato dallo spirito di solidarieta’ e carita’ delle aziende e di imprenditori miliardari. Dall’altro, pero’, occorre domandarci quali effetti a lungo termine potra’ avere tutto questo sul nostro sistema politico.
Un tempo, le imprese erano inestricabilmente associate al conservatorismo di destra. Il capitalismo woke ha invece sparigliato le carte, giacche’ le aziende si presentano direttamente e inequivocabilmente come progressiste e politicamente attive, spesso con un amministratore delegato miliardario in qualita’ di portavoce di spicco e paladino (politico) dell’azione […]
Le grandi imprese hanno promosso il genere di azioni che un tempo era considerato appannaggio degli attivisti verdi antiaziendali, oltre a foraggiare attivita’ che molti si sarebbero aspettati venissero finanziate dallo Stato.
Siamo arrivati al punto in cui una classe ricca e privilegiata, composta di societa’ e manager, sta spostando la propria base di potere per includervi non solo l’ambito economico, ma anche quello politico.
Cio’ suscita una serie di interrogativi.
Le aziende sono sincere nel promuovere politiche tradizionalmente di sinistra che molte di esse hanno cominciato ad abbracciare? Perche’ queste organizzazioni dovrebbero iniziare a sostenere cause politiche progressiste? Che cosa e’ cambiato per far si’ che le imprese si impegnino in agende di tipo woke? E che effetti produce sulla politica stessa questo genere di attivismo politico aziendale?

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes

https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione/
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml

Societa’/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

L’aggettivo “liberale”, qui aggiunto a “democrazia”, serve a esprimere la tutela delle minoranze che modera la forza del principio maggioritario.
Nel caso della Russia, invece, in cui il governo viene votato e sostenuto, malgrado le imperfezioni che imbavagliano le minoranze, ho voluto mantenere il concetto di democrazia ma apponendovi come aggettivo qualificativo “autoritario” anziché “liberale”.
Riguardo all’Occidente, pero’, il malfunzionamento del meccanismo di rappresentanza della maggioranza rende ormai impossibile continuare a utilizzare il termine “democrazia”. Al contrario, nulla ci impedisce di mantenere il termine “liberale”, giacche’ nell’Ovest la protezione delle minoranze e’ divenuta un’ossessione. Il più delle volte pensiamo a coloro che sono oppressi, i neri o gli omosessuali, ma la minoranza meglio protetta nel mondo occidentale e’ senza dubbio quella dei ricchi, a prescindere che essi rappresentino l’1 per cento della popolazione, lo 0,1 o lo 0,01 per cento.
In Russia, invece, non sono protetti ne’ gli omosessuali ne’ gli oligarchi, percio’ le nostre democrazie liberali stanno diventando delle “oligarchie liberali”.
Tutto cio’ cambia, dunque, il significato ideologico della guerra. Annunciata dal pensiero dominante come la lotta delle democrazie liberali dell’Occidente contro l’autocrazia russa, questa diventa piuttosto un confronto tra le oligarchie liberali occidentali e la democrazia autoritaria russa […]
Possiamo gia’ individuare alcuni aspetti importanti:
– Ci troviamo effettivamente dinanzi al confronto di due sistemi ideologicamente contrapposti, anche se l’opposizione non e’ quella che ci e’ stata presentata.
E’, per cosi’ dire, sociologicamente normale che i partiti che rappresentano la classe operaia o la piccola borghesia dominante (in Francia il Rassemblement National e La France Insoumise, in Germania l’AfD, negli Stati Uniti Donald Trump) siano sospettati di simpatizzare per Putin. Le elite al potere temono che gli strati piu’ bassi della societa’ si orientino verso la Russia, i cui valori democratici autoritari ricordano un tratto caratteristico dei populismi occidentali.
– E’ facile comprendere per quale motivo le oligarchie liberali abbiano adottato le sanzioni economiche come strumento per condurre la guerra: sono infatti gli strati piu’ bassi della societa’ occidentale a patire maggiormente l’inflazione e il calo del tenore di vita.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Populismo/Serughetti

Il vento conservatore. La destra populista all’attacco della democrazia – Giorgia Serughetti – Tempi Nuovi (2021)


Il populismo appare sempre come una forma di tribalismo, volto a descrivere confini, materiali e simbolici, per proteggere chi si trova al loro interno, e a respingere gli attacchi dell’«altro», del «diverso», di cio’ che non fa parte del «noi» e in quanto tale lo minaccia […]
Nel panorama contemporaneo, la descrizione del populismo come tribalismo identitario si attaglia particolarmente ai movimenti e partiti della «destra radicale» o «ultradestra» […]
La destra radicale combina lo schema dell’opposizione popolo/elite con ideologie politiche come il nativismo – ovvero la convinzione che solo chi fa parte della nazione per ragioni di discendenza possa legittimamente abitare il territorio di uno Stato – e l’autoritarismo […]
In termini nativisti e’ declinato anche l’altro grande tema a cui queste forze devono il loro consenso: la sicurezza, intesa come incolumita’ dei cittadini e della nazione stessa. Il crimine, fonte primaria di insicurezza, e’ raffigurato come una questione «straniera», da attribuire ai «non nativi», e da punire con il braccio spietato della legge […]
A tenere insieme la costellazione ideologica di populismo, nativismo e autoritarismo e’ infine il richiamo ai valori morali conservatori, spesso declinati in termini religiosi. La destra radicale accusa la sinistra «globalista» e le elite cosmopolite, oltre che di favorire l’immigrazione di massa, anche di corrompere la cultura tradizionale della nazione.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_DOMANI.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/03/SERUGHETTI_FATTO.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/2022/02/SERUGHETTI_CORSERABRESCIA.pdf
https://www.ingenere.it/letture/il-vento-conservatore
https://www.retisolidali.it/il-vento-conservatore-intervista-serughetti/
https://www.osservatore.ch/il-nuovo-vento-conservatore-e-la-destra-antidemocratica_66328.html

Lavoro/Balzano

Contro lo smart Working – Savino Balzano – Laterza (2021)

La pandemia ha scavato un solco profondo nella vita di questo Paese, generando, tra attivita’ chiuse e posti di lavoro persi, tante conseguenze a breve e medio termine, ma anche se ancora non lo sappiamo, nel mondo del lavoro saranno persino piu’ spaventosi gli effetti di lungo periodo.
Lo smart working si appresta a contribuire a questa trasformazione potenzialmente deflagrante e, se i lavoratori non prenderanno presto coscienza della fase determinante che si trovano a vivere, sara’ molto piu’ complicato provare a invertire certe dinamiche gia’ silenziosamente in atto.
La storia recente ce lo insegna: e’ proprio quando una buona parte della popolazione si trova a versare in condizioni di profonda difficolta’ che i lavoratori devono alzare la guardia.
E’ in momenti come questi che e’ piu’ facile cadere vittime di certi equivoci, o meglio di certe deformazioni linguistiche create ad arte per imprimere una direzione ben precisa allo stato di cose presente, alla realta’ materiale. La direzione del piu’ forte.
Per capirlo e’ sufficiente un piccolo esercizio di memoria. Se per un attimo provate a tornare con la mente agli anni Novanta, vi ricorderete senz’altro dell’onnipresente dibattito sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro. Oggi, a posteriori, puo’ sembrare grottesco, ma e’ bene ricordare che allora si raccontava di uno scenario favoloso alle porte, di un mondo nuovo dove chiunque avrebbe potuto svolgere il lavoro che piu’ gli piaceva […]
Si prospettava un sistema completamente votato al perfetto equilibrio tra flessibilita’ e sicurezza sociale, nel quale ogni individuo avrebbe goduto di infinite occasioni, passando da un lavoro all’altro, accrescendo nel frattempo le proprie competenze, magari il proprio salario […]
Ora riapriamo gli occhi e guardiamoci intorno: davvero possiamo affermare che quanto ci era stato promesso sia stato mantenuto? Davvero il mercato del lavoro e’ cambiato e sta continuando a cambiare garantendo a tutti, lavoratori e imprenditori, nuove strabilianti chance di crescita? [..]
Le riforme del lavoro sono sempre state riforme di potere, e negli ultimi trent’anni il potere ha perseguito con costanza e in modo assolutamente trasversale, bipartisan e intenzionale la destrutturazione dell’impianto normativo a tutela del mondo del lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-1.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-3.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-4.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-2.pdf
https://www.iltascabile.com/recensioni/contro-smart-working-balzano/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/10/20/luddismo-smart-working/

Green New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo)- Stefano Feltri – Utet (2024)

Per la transizione ecologica servono tanti soldi. Forse troppi […]
Tra il 2019-2020 e il 2020-2021 gli investimenti sono quasi raddoppiati: da 650 miliardi di dollari in un anno a 1300 miliardi. Buona notizia, ma servirebbero tra i 5400 e gli 11700 miliardi all’anno entro il 2030 e tra 9300 e 12300 tra 2030 e 2050. Sono cifre esorbitanti, difficili da trovare, anche perche’ servirebbero solo a prevenire danni futuri, non a spingere la crescita […]
Dobbiamo rinunciare? Fare qualcosa e’ meglio che non fare niente.
E ogni anno a livello mondiale si spendono settemila miliardi di sussidi ai combustibili di origine fossile. Spostarli su tecnologie verdi aiuterebbe, ma gli elettori – prima ancora che le aziende petrolifere – sono disposti a pagare di piu’ i carburanti? Visto che un intervento diretto per legge, con tagli drastici della tassazione favorevole alle industrie inquinanti, e’ molto complicato, oggi lo strumento nel quale si ripongono piu’ aspettative e’ una tassa sulle emissioni.
O meglio, dare un prezzo all’anidride carbonica.
In un intervento congiunto sul “Financial Times”, le tre donne al vertice della globalizzazione hanno presentato le ragioni a sostegno del prezzo alle emissioni. Kristalina Georgieva (Fondo monetario internazionale), Ursula von der Leyen (Commissione europea) e Ngozi Okonjo-Iweala (Organizzazione mondiale del commercio) sostengono che non ci sono molte alternative, visto che le soluzioni sperimentate tra l’accordo di Parigi del 2015 e oggi non stanno funzionando e che i tassi di interesse elevati rendono piu’ costosi e problematici progetti che richiedono emissione di debito […]
Dare un prezzo all’anidride carbonica equivale di fatto a tassare chi inquina. E, per quanto sembri paradossale, questo tipo di tasse e’ l’arma piu’ potente di cui disponiamo per arginare la crisi climatica […]
L’inquinamento e’ il tipico esempio di esternalita’ negativa: la fabbrica che scarica liquami tossici nel fiume vicino risparmia un costo di smaltimento e aumenta i profitti, mentre la collettivita’ non ottiene alcun beneficio ma anzi subisce un danno duraturo e irreversibile […]
Certo, sarebbe piu’ semplice non inquinare affatto, ma molto spesso le nostre societa’ fondate sulla crescita costante del PIL preferiscono accettare una certa dose di comportamenti autodistruttivi per non perdere i benefici economici abbinati: tolleriamo l’esistenza dell’industria del fumo, del gioco d’azzardo o le acciaierie che inquinano l’aria e fanno ammalare gli operai perche’ non vogliamo perdere i posti di lavoro e il gettito fiscale che generano […]
Chi inquina paga, e chi non inquina ma subisce i danni dell’inquinamento viene indennizzato. I posti di lavoro e il gettito fiscale sono salvi, c’e’ l’inquinamento – certo – ma almeno la societa’ nel suo complesso non ci rimette […]
Si puo’ dire che «la tassa ha l’effetto di indurre il produttore a internalizzare il costo sociale dell’inquinamento nella propria funzione di massimizzazione del profitto e dunque determina la quantita’ ottima da produrre rispetto alla funzione di utilita’ sociale»

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/

Geoeconomia/Zizek

La nuova lotta di classe. Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini – Slavoj Žižek – Ponte alle Grazie (2016).

Esiste un’economia complessa del trasporto dei rifugiati (un industria che vale miliardi di dollari): dunque chi e’ che la finanzia? Chi la ottimizza? Che aspettano ad esplorare questi oscuri bassifondi i servizi segreti europei?
Il fatto che i rifugiati versino in condizioni disperate non esclude affatto la possibilita’ che il loro flusso faccia parte di un piano ben concertato.
Non si puo’ fare a meno di notare come alcuni paesi meno abbienti del Vicino Oriente (Turchia, Egitto, Iran ecc.) siano molto piu’ aperti ai profughi di quelli davvero ricchi (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar ecc.). L’Arabia Saudita e gli Emirati quasi non ne hanno accolti, anche se confinano con l’area di crisi, e sono altrettanto ricchi e culturalmente molto piu’ vicini ai rifugiati, per lo piu’ musulmani, di quanto lo sia l’Europa [..]
Bisogna anche tenere a mente che la stessa Arabia Saudita, dal punto di vista economico, e’ del tutto integrata nell’Occidente: economicamente parlando, Arabia e Emirati sono o no puri avamposti del capitale occidentale, Stati che dipendono in tutto e per tutto dai loro ricavi petroliferi tanto per la loro ricchezza quanto per la loro reputazione mondiale?
La comunita’ internazionale dovrebbe esercitare un’ingente pressione sull’Arabia Saudita (e su Kuwait, Qatar ecc.) perche’ facciano il loro dovere e accolgano ampi contingenti di profughi.