Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

«Il populismo puo’ essere pensato come una politica per la gente ordinaria fatta da un leader straordinario che costruisce profili ordinari». Questo e’ esattamente il capopopolo di cui un movimento populista ha bisogno per diventare governo […]
I leader populisti non hanno bisogno di essere precisi nei loro programmi e nemmeno sovrumani. E’ importante che usino un linguaggio ordinario di condanna, dichiarando che i nemici del popolo sono corrotti e che il leader populista e’ determinato a portare il vero popolo al potere, a lavare l’onta della casta.
Questo e’ quello che fanno tutti i leader populisti, sebbene le loro caratteristiche sociali siano diverse […]
Tutti i leader populisti mettono in scena una performance rappresentativa che permette loro di essere visti e accettati
dal loro popolo come l’incarnazione di quello stesso popolo.
Questo e’ cio’ che distingue la loro leadership dalla rappresentanza come mandato […]
Le analogie con il fascismo e le differenze rispetto al fascismo diventano evidenti. Come il fascismo, il populismo diventa davvero influente quando passa da movimento di opposizione a forza di governo, ma a differenza del fascismo, questa transizione non si traduce in un cambio di regime, sebbene il mutamento istituzionale possa indebolire il potere legislativo e ad accrescere quello esecutivo. Come il fascismo, il populismo aspira a una forte coesione sociale e politica, ma, a differenza del fascismo, il leader che incarna questa coesione non si situa al di sopra della legge.
Il confine sfuocato tra il populismo e il fascismo e’ rintracciabile solo nel legame simbiotico tra leader e audience, ma anche nella forma assunta dal partito. Questa forma e’ forse uno degli aspetti piu’ intriganti del populismo e che lo rende eccentrico rispetto alla democrazia dei partiti in un modo che e’ al contempo simile e distante dal fascismo.
La modalita’ autoritaria del populismo si manifesta nella struttura leggera e movimentista del partito, la quale […] consente un facile allineamento della volonta’ tra chi governa e chi e’ governato […]
Due casi di rappresentanza diretta che hanno per protagonisti movimenti antipartito, i casi forse piu’ spettacolari o originali del nostro tempo:il Movimento Cinque Stelle (o M5S) e Podemos. Non mi propongo di condurre uno studio esaustivo di questi due movimenti, ma di illustrare, attraverso di essi, il processo di iperleaderismo innescato mediante dispositivi digitali da due movimenti nati all’insegna dell’orizzontalismo e della rappresentanza diretta.
Il M5S e Podemos, come altri movimenti simili sorti negli ultimi due decenni in Europa e nelle Americhe, si sono serviti sin dai loro esordi degli «strumenti partecipativi» offerti dal web – «applicazioni decisionali on-line che facilitano la partecipazione dei membri a varie discussioni, deliberazioni ed elezioni digitali» – e sono caratterizzati da una concezione e da una pratica flessibile di appartenenza che sfuma i confini del «partito» e unifica i cittadini attraverso una serie di strategie plebiscitarie imperniate sulla figura del leader e attraverso una retorica «reattiva» o opposizionale […]
I due movimenti sono molto diversi, non solo nei programmi, ma anche nei metodi e negli esiti. Entrambi inoltre stanno subendo un mutamento che probabilmente li portera’ a diventare sempre piu’ dei partiti che non dei semplici movimenti, quali erano quando si sono costituiti e quali aspiravano a rimanere.
Il M5S e’ riconducibile alla tradizione antipartitista del qualunquismo, radicata nella democrazia italiana sin dal suo esordio nel 1945 e riemersa con forza in concomitanza con Tangentopoli (ricordiamo che Forza Italia nacque come club antipartitico) […]
Podemos, al contrario, si riconosce in una forma leninista di volontarismo movimentista, che si fonda sull’opposizione del 99% dei cittadini all’1% e implica una concezione radicale del popolo come antiestablishment e della politica per il popolo non establishment.
Podemos e’ collocato decisamente a sinistra dello spettro ideologico e sembra non disdegnare di diventare un partito a tutti gli effetti; il suo antipartitismo delle origini e’
stato essenzialmente una critica alla reticenza e al centrismo del tradizionale partito socialista spagnolo (PSOE). Il M5S invece non ha mai affermato di essere o voler essere un movimento di sinistra (e probabilmente si esaurira’ senza diventare un partito); si e’ fin dalle origini presentato come espressivo dei cittadini comuni, allineato con i sentimenti e le rivendicazioni generiche di contestazione dell’establishment e della sua politica corrotta. Aspira ad essere molto piu’ inclusivo e generalista di un partito tradizionale ed e’ favorevole a politiche sociali basate sull’assistenza piu’ che sulla ridistribuzione, non avendo una cultura politica ascrivibile al riformismo socialista; possiamo collocare il M5S all’interno della galassia del centrismo, limitrofo piu’ al popolarismo democratico cristiano che al welfarismo di sinistra.
Podemos, invece, ha immediatamente dichiarato di patrocinare il superamento delle divisioni tradizionali tra vecchia destra e vecchia sinistra, nel nome di una politica piu’ progressista rispetto a quella della sinistra tradizionale, benche’ non classista, ma inclusiva e popolare.

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/