Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Durante la crisi, i governi hanno dovuto fornire un supporto enorme alle loro banche.
Nel 2013, quando la maggior parte dei costi del salvataggio erano stati sostenuti, l’Unione europea aveva riversato miliardi e miliardi di euro nel suo settore bancario, che erano serviti principalmente a evitare il disastro: le banche salvate generalmente non hanno migliorato la loro performance negli anni successivi. Tutto questo andava ad aggiungersi ai sussidi nascosti forniti dalla Bce, che prestava denaro alle banche a tassi di interesse (reali) sostanzialmente nulli o negativi.
A meta’ del 2017 le banche dell’Eurozona disponevano di circa 760 miliardi di euro di liquidita’ a buon mercato grazie alla Bce. Per fare un confronto, nel 2013 l’Unione europea ha stanziato appena 2 miliardi di euro per una nuova iniziativa per contrastare la disoccupazione giovanile, un problema cruciale aggravato dalla crisi bancaria e dalle misure di austerita’ adottate in risposta alla recessione.
Ma questi costi finanziari sono irrisori rispetto ai costi che la crisi finanziaria ha imposto al resto dell’economia.
Se si confronta il livello che avrebbe potuto avere il Pil senza la crisi (basandosi sulla crescita storica) e il livello che effettivamente ha, le perdite cumulative per l’Europa si
contano nell’ordine delle migliaia di miliardi di euro […]
E l’Europa ancora oggi ospita dieci banche di rilevanza sistemica globale, le cosiddette G-SIB, una designazione introdotta dal Consiglio per la stabilita’ finanziaria dopo la crisi per segnalare quelle banche il cui fallimento puo’ produrre un effetto significativo sull’economia mondiale.
Dal momento che il fallimento di una qualunque di queste enormi banche impone danni collaterali enormi al resto dell’economia, i governi normalmente non lasciano che falliscano (da qui la definizione di «troppo grandi per fallire»).
L’Europa ha ancora per le mani un dilemma serio, da questo punto di vista, perche’ le banche troppo grandi per fallire rappresentano un triplice problema.
In primo luogo, sono consapevoli di essere troppo grandi per fallire e quindi si prendono rischi smodati, perche’ sanno che non pagheranno il prezzo estremo della bancarotta. Sanno che verranno salvate, accada quel che accada (o comunque quasi sicuramente): i loro incentivi, quindi, sono distorti.
In secondo luogo, quando queste banche falliscono, non solo il costo diretto per lo Stato e l’economia e’ ingente, ma lo sono anche i costi indiretti causati dai loro intrecci con quasi tutte le altre banche (anche banche piu’ piccole possono essere troppo intrecciate per fallire).
In terzo luogo, a causa della maggiore probabilita’ di un salvataggio pubblico, le banche troppo grandi per fallire possono indebitarsi a un tasso piu’ basso. Questo sussidio nascosto, garantito perche’ sono percepite come mutuatari piu’ sicuri, consente loro di diventare ancora piu’ grandi.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Economia di mercato/Giacche’

Vladimiro Giacche’ – Titanic Europa. La crisi che non ci hanno raccontato – Aliberti (2012)

A marzo 2008 il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, e’ costretto a fornire alla banca J.P. Morgan Chase ingenti garanzie pubbliche per consentirle il salvataggio della banca d’investimento Bear Stearns, per timore che il fallimento di questa scateni un effetto domino dalle conseguenze imprevedibili.
La cosa fa molto rumore, in quanto crea un pericoloso precedente, quantomeno agli occhi dei molti nemici dell’intervento pubblico sui mercati e nell’economia.
In questa occasione Bernanke si giustifica dicendo che non si tratta del salvataggio di una banca, ma – queste le sue precise parole – del “salvataggio dei mercati”.
E il mondo intero apprende che lo slogan reso famoso da Ronald Reagan, secondo cui «lo Stato e’ il problema, il mercato la soluzione», va rovesciato. E che lo Stato, da fastidioso e ingombrante rompiscatole buono soltanto a intralciare l’attivita’ economica, e’ diventato qualcosa di necessario alla sopravvivenza stessa delle principali imprese finanziarie (e non solo) del mondo […]
Tra l’autunno del 2008 e i primi mesi del 2009, delle 20 principali banche mondiali, almeno la meta’ ricevette un sostegno governativo diretto. Nel giugno 2009 il Financial Stability Report della Bank of England rivelo’ che i sussidi e le garanzie offerti dalle banche centrali e dai governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dei Paesi dell’Eurozona a sostegno del sistema bancario ammontavano alla cifra spaventosa di 14.000 miliardi di dollari. Si trattava – precisava lo stesso rapporto – di una cifra equivalente a circa il 50% del prodotto interno lordo di quei Paesi.
Vale la pena di ricordare queste cifre oggi, mentre in tutto il mondo si decurtano le prestazioni sociali fornite dagli Stati «per tenere in ordine i conti pubblici» e «perche’ abbiamo tutti vissuto al di sopra delle nostre possibilita’».
In quei mesi avvenne l’impensabile: tutt’a un tratto la “mano visibile” dello Stato torno’ a essere piu’ popolare della mano invisibile del mercato, cara ad Adam Smith e soprattutto ai suoi epigoni […]
Nell’estate del 2009 il recupero degli indici borsistici iniziato a marzo sembrava ormai consolidato e l’intera finanza internazionale poteva tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Autori di questo miracolo, che per il momento aveva impedito al mondo di precipitare in una seconda Grande Depressione, erano, a giudizio di tutti, gli Stati e le banche centrali […]
Questo neointerventismo statale fu in parte frainteso come “keynesiano”, mentre non si trattava di investimenti pubblici per rilanciare la domanda di beni e servizi, ma di semplice socializzazione delle perdite.
Vi fu anche qualche polemica sui presunti rischi di un ritorno in grande stile dell’intervento pubblico nell’economia.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/2034-vladimiro-giacche-titanic-europa.html
https://www.uninfonews.it/il-titanic-europa-affonda-e-lorchestra-suona-ancora/
https://www.italianieuropei.it/it/italianieuropei-1-2014/item/3232-titanic-europa.html