Geoeconomia/Molinari

La nuova guerra contro le democrazie. Cosi’ le autocrazie vogliono stravolgere l’ordine internazionale – Maurizio Molinari – Rizzoli (2024)


Per realizzare l’ambizioso progetto di una nuova architettura internazionale multipolare attorno agli interessi cinesi, al fine di ridurre il ruolo globale degli Stati Uniti, Pechino ha bisogno dell’Africa.
Per questo il presidente Xi articola una strategia ibrida di penetrazione e insediamento in questo continente lungo quattro maggiori dorsali: il multilateralismo, gli accordi militari, gli investimenti nel campo dell’informazione e la penetrazione economica per realizzare infrastrutture utili alla Nuova via della seta e assumere il controllo delle miniere di materie rare, indispensabili alle nuove tecnologie che guidano la crescita globale.
Il multilateralismo e’ una questione di numeri. L’Africa e’ il piu’ grande blocco di nazioni nell’Assemblea generale dell’Onu: il 28 per cento dei voti sono di Stati africani rispetto al 27 per cento dell’Asia, il 17 delle Americhe e il 15 dell’Europa occidentale. L’Africa vanta anche oltre un quarto dei voti in tutte le agenzie e gli organismi delle Nazioni Unite e costituisce il blocco piu’ grande di Paesi dentro l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), il Gruppo dei 77 e il movimento dei Non Allineati. Dunque, i voti africani sono strategici per consentire alla Cina di ridisegnare le istituzioni globali.
Quando Pechino parla del Sud globale come perno del nuovo mondo multipolare immagina un processo possibile solo grazie a rapporti piu’ stretti con il numero piu’ alto possibile di Paesi africani. Non a caso quando l’organizzazione dei Brics viene fondata, nel 2014, la Cina individua come suo interlocutore piu’ importante all’interno del nuovo foro di cooperazione economica e strategica il Sudafrica. E da quel momento Pechino inizia a sostenere prestiti e finanziamenti per Pretoria e apre le porte della Banca per lo sviluppo delle infrastrutture in Asia a dieci Paesi africani.

Info:
https://www.fortuneita.com/2025/04/27/maurizio-molinari-lesperienza-come-inviato-e-la-nuova-guerra-contro-le-democrazie/

Geoeconomia/Molinari

La nuova guerra contro le democrazie. Cosi’ le autocrazie vogliono stravolgere l’ordine internazionale – Maurizio Molinari – Rizzoli (2024)


Dalle milizie filoiraniane nel Mar Rosso ai pirati nello Stretto di Malacca, dai droni sottomarini nel Mar Nero alle dispute sugli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale: la liberta’ di navigazione sui mari e’ oggi a rischio come mai avvenuto dal 1945, ponendo pericoli in crescita al commercio globale.
Poiche’ oltre l’80 per cento dei beni scambiati sul pianeta si muove su nave – secondo le stime dell’Onu – quanto sta avvenendo nelle diverse aree di conflitto deve essere letto come una minaccia globale, la cui entita’ incombe su ogni singolo Paese, a prescindere dall’entità del proprio Pil.
Per comprendere questo scenario bisogna, come abbiamo gia’ visto, partire dalla geografia, in quanto sono le rotte commerciali che uniscono i continenti a subire gli impatti piu’ negativi.
Il primo tassello e’ quello del Mar Nero, dove la guerra scatenata due anni fa dalla Russia contro l’Ucraina ha messo a rischio la rotta attraverso cui si esporta la maggiore quantita’ di grano al mondo. Lo scontro navale fra Mosca e Kiev sulle acque del Mar Nero – condotto non piu’ solo con le unita’ tradizionali della Marina ma con armi avveniristiche come i droni sottomarini – non solo ha fatto diminuire l’export ma ha portato anche all’aumento vertiginoso dei costi delle assicurazioni, con il risultato di trasformare un alimento base per miliardi di persone in un bene ad alto rischio. La cui sorte e’ legata a negoziati indiretti e altalenanti fra due Stati protagonisti di un conflitto che ha gia’ causato – secondo le stime piu’ caute – almeno 500.000 morti: Russia e Ucraina.
Altrettanto pericoloso e’ quanto sta avvenendo nello Stretto di Bab el-Mandeb, all’entrata del Mar Rosso, dove le milizie filoiraniane degli Houthi yemeniti da tempo hanno iniziato a bersagliare le navi commerciali in transito […]
In effetti, oltre a Mar Nero e Mar Rosso, a essere ad alto rischio sono anche gli stretti di Taiwan e piu’ in generale il Mar Cinese Meridionale dove la flotta militare di Pechino – divenuta quella con piu’ navi in assoluto – e’ costantemente all’opera per affermare il proprio controllo su acque e arcipelaghi contesi, dalle Filippine al Vietnam, oltre alle violazioni costanti ai danni di Taipei, mirate ad attestare con la forza l’ambizione a porre fine all’indipendenza dell’isola nazionalista.

Info:
https://www.fortuneita.com/2025/04/27/maurizio-molinari-lesperienza-come-inviato-e-la-nuova-guerra-contro-le-democrazie/