Populismo/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

Inteso come fenomeno politico, quindi, il populismo in Occidente non e’ nulla di nuovo.
Si tratta di una forma in corso di controrivoluzione dal basso in opposizione alla rivoluzione neoliberista tecnocratica dall’alto, imposta dalle elite manageriali occidentali negli ultimi cinquant’anni.
In ogni fase, movimenti populisti di tipo diverso hanno opposto resistenza al neoliberismo tecnocratico. A causa della loro mancanza di ricchezza, potere e influenza culturale, i populisti hanno perso ripetutamente, facendosi di volta in volta piu’ avviliti e rancorosi […]
In politica, i populisti odierni propugnano la democrazia maggioritaria contro le decisioni prese da istituzioni formate da figure tecniche non elette, alle quali e’ stata conferita grande autorita’ durante la recente rivoluzione neoliberista.
In Europa, cio’ equivale a dire “euroscetticismo” e “sovranismo”, ossia la difesa della sovranita’ dello stato-nazione e della legislatura nazionale democratica contro il potere delle burocrazie transnazionali dell’Unione europea […]
In economia, i leader populisti di oggi hanno la tendenza a essere nazionalisti economici, a contrastare cioe’ le politiche di arbitraggio globale del lavoro basate su delocalizzazione e immigrazione di massa, che le istituzioni della superclasse affermano essere sia inevitabili sia vantaggiose.
I sostenitori dei populisti includono molti lavoratori dei distretti manifatturieri fortemente colpiti dalla concorrenza estera, che include il “social dumping” sovvenzionato della Cina, e altri che considerano gli immigrati come concorrenti per i posti di lavoro, i servizi pubblici o lo status sociale.
In ambito culturale, i politici populisti violano di proposito l’elaborata etichetta delle grandi aziende della superclasse e delle universita’, usando termini vigorosi e belligeranti. Scimmiottano il politically correct, quell’idioma artificiale messo a punto dagli attivisti di sinistra e diffuso dai burocrati delle universita’ e delle grandi aziende, che funge da elemento di distinzione tra coloro che hanno un’istruzione universitaria e la maggioranza del popolino, di livello inferiore.
La peggior versione del maggioritarismo dei populisti occidentali sfuma in quella che il sociologo Pierre van den Bergh chiama “la democrazia dell’Herrenvolk”, ossia della classe dominante, che identifica la “nazione” o il “popolo” con la comunita’ razziale o religiosa numericamente prevalente in un dato stato-nazione […]
I populisti sono più bravi a fare campagna elettorale che a governare, come ha scoperto il presidente eletto Trump quando si è imbattuto nella difficoltà di riempire i ranghi della sua Amministrazione con tecnici competenti, disposti a prestare servizio al comando di un politico disprezzato da molti esperti e funzionari. I demagoghi sono bravi a incanalare le insoddisfazioni popolari, ma pessimi a reindirizzarle. I movimenti populisti che deridono la competenza e la burocrazia, tendono per natura ad avere pochi esperti dalla loro parte pronti a formulare le politiche e guidare le agenzie. Il vuoto di talento e di competenza spesso e’ riempito da amici intimi o parenti del demagogo populista.
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