Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzioni Nero (2018)

Gli imperativi del neoliberismo spingono [tutti] verso un continuo processo di automiglioramento in ogni aspetto della propria esistenza: la formazione permanente, l’onnipresente necessita’ di essere costantemente pronti a qualsivoglia impiego e il perenne bisogno di sapersi reinventare, sono tutti elementi che delineano la nuova soggettivita’ neoliberale.
Il soggetto competitivo cammina inoltre sulla linea che separa il pubblico dal privato, dal momento che la nostra vita personale e’ schiava delle logiche della competizione tanto quanto la nostra vita professionale: in una condizione del genere, sorprende poco il proliferare di una tensione diffusa a tutti gli strati della societa’.
La societa’ neoliberale ha in effetti esacerbato la diffusione di una lunga serie di psicopatologie: stress, ansia, depressione e disturbi dell’attenzione sono le sempre piu’ comuni reazioni psicologiche al mondo che ci circonda.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Stato/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo – il Saggiatore (2007)

Secondo la teoria, lo stato neoliberista dovrebbe favorire in modo precipuo il diritto individuale alla proprieta’ privata, il primato della legalita’, l’istituzione di mercati in grado di funzionare liberamente e il libero scambio […]
Il rispetto dei contratti e i diritti individuali alla liberta’ d’azione, di espressione e di scelta devono essere protetti.
Lo stato deve dunque utilizzare il suo monopolio degli strumenti di coercizione violenta per tutelare queste liberta’ a tutti i costi. Per estensione, la liberta’ delle imprese commerciali e delle grandi aziende (che dal punto di vista legale sono considerate come individui) di operare all’interno della struttura istituzionale di liberi mercati e libero scambio e’ considerata un bene fondamentale.
L’impresa privata e l’iniziativa imprenditoriale sono ritenute fondamentali per l’innovazione e la creazione di ricchezza.
I diritti di proprieta’ intellettuale sono tutelati (per esempio tramite brevetti) in modo da incoraggiare i cambiamenti tecnologici.
Il continuo aumento della produttivita’ dovrebbe dunque garantire a tutti un livello di vita più alto […]
Ma non tutto va per il meglio nello stato neoliberista, ed e’ per questo che esso appare come una forma politica transitoria o instabile. Al cuore del problema c’e’ una disparita’ rapidamente crescente tra gli scopi pubblici dichiarati del neoliberismo (il benessere di tutti) e i suoi risultati effettivi (la restaurazione del potere di classe).
Ma al di la’ di questo c’e’ un’intera serie di contraddizioni piu’ specifiche che e’ opportuno evidenziare.
1. Da una parte ci si aspetta che lo stato neoliberista rimanga in disparte, limitandosi a predisporre l’ambiente piu’ idoneo per le funzioni del mercato, ma dall’altra si vuole che sia interventista per creare un clima favorevole all’attivita’ economica e che si comporti come un’entita’ competitiva nelle politiche globali.
In quest’ultimo ruolo deve funzionare come un’azienda collettiva, e cio’ pone il problema di come garantirsi la fedelta’ dei cittadini. Il nazionalismo e’ una risposta ovvia, ma e’ profondamente antagonistico rispetto al programma neoliberista
2.L’autoritarismo nell’imposizione del mercato mal s’accorda con gli ideali di liberta’ individuali. Piu’ il neoliberismo volge il timone verso il primo, piu’ gli diventa difficile mantenere la sua legittimita’ rispetto ai secondi e piu’ e’ costretto a rivelare i propri toni antidemocratici.
A questa contraddizione si accompagna una crescente mancanza di simmetria nella relazione di potere tra grandi aziende e individui comuni
3. Anche se puo’ risultare cruciale per preservare l’integrita’ del sistema finanziario, l’individualismo irresponsabile e autocelebrativo di coloro che operano al suo interno produce volatilita’ speculativa, scandali finanziari e instabilita’ cronica
4. Si mettono al primo posto le virtu’ della competizione, ma la realta’ e’ il crescente consolidamento del potere oligopolistico, monopolistico e transnazionale all’interno di poche, grandi aziende multinazionali.
A livello popolare, la spinta verso la liberta’ di mercato e la trasformazione di ogni cosa in merce puo’ facilmente impazzire e produrre incoerenza sociale. La distruzione delle forme di solidarieta’ sociale e, come ha suggerito la Thatcher, anche dell’idea stessa di societa’ in quanto tale, lascia un vuoto crescente nell’ordine sociale. Diventa allora particolarmente difficile combattere l’anomia e controllare i comportamenti antisociali che ne conseguono, come criminalita’, pornografia o virtuale riduzione in schiavitu’ di altri.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Capitalismo/Crouch

Colin Crouch – Il potere dei giganti. Perche’ la crisi non ha sconfitto il neoliberismo – Laterza (2014)

Il capitalismo di Francia, Germania e Giappone […] aveva sviluppato la concezione di una varieta’ di soggetti partecipi degli interessi dell’azienda (stakeholders) come i clienti, i dipendenti, i possessori di obbligazioni e a volte le comunita’ locali o l’interesse nazionale, cui l’azienda doveva rispondere direttamente, e non attraverso la soddisfazione degli azionisti. Questi modelli furono generalmente accantonati negli anni Novanta, quando si affermo’ la superiorita’ del modello angloamericano come perfetta espressione degli ideali neoliberisti […]
Le economie imperniate sugli stakeholders dipendevano da idee locali ed esperienze condivise secondo cui l’impresa era parte integrante della societa’, consentendo ai membri di quest’ultima di confidare (a torto o a ragione) nelle acrobazie volte a bilanciare i vari interessi riconosciuti dal modello.
Il modello orientato agli azionisti [shareholders] era piu’ in linea con l’impersonalita’ dell’economia globale, in cui si puo’ (e si deve) avere a che fare con estranei, senza alcun coinvolgimento o fiducia personale. Il modello angloamericano richiede un solo tipo di fiducia: che il mercato sia puro. Rispetto ad esso, l’approccio orientato agli stakeholders si rivelo’ troppo locale, e poco adatto a essere esportato.
Fu il trionfo del modello basato sulla massimizzazione del valore per gli azionisti, e con esso dell’idea secondo cui la massimizzazione dei benefici per gli azionisti assicura la soddisfazione di ogni altro interesse rilevante.

Info:
http://tempofertile.blogspot.com/2013/09/colin-crouch-il-potere-dei-giganti.html
https://tramedoro.eu/?p=2447
https:/www.pandorarivista.it/articoli/disuguaglianze-intervista-colin-crouch/

Capitalismo/Harvey

David Harvey – Breve storia del neoliberismo -il Saggiatore (2007)

L’obiezione contro tale sistema [neoliberista] e’ semplice: accoglierlo significa accettare che non abbiamo alternativa a un regime di eterna accumulazione di capitale e di crescita economica illimitata, incurante delle conseguenze sociali, economiche o politiche.
A sua volta, l’accumulazione illimitata di capitale richiede che il sistema neoliberista dei diritti sia esteso geograficamente, se necessario, attraverso la violenza (come in Cile e in Iraq), le pratiche imperialiste (come quelle del WTO, dell’FMI e della Banca mondiale) o l’accumulazione originaria (come in Cina e in Russia).
In un modo o nell’altro, i diritti inalienabili alla proprieta’ privata e al profitto devono essere universalmente affermati […] Ma i diritti alla proprieta’ privata non sono gli unici che abbiamo a disposizione. Anche la concezione liberale, espressa nella Carta dell’ONU, include diritti come la liberta’ di espressione e di parola, il diritto all’istruzione e alla sicurezza economica, o a organizzarsi in sindacato.
Applicare questi diritti significa sfidare il neoliberismo; rendere primari questi diritti derivati e trasformare in diritti derivati quelli primari alla proprieta’ privata e al profitto costituirebbe una profonda rivoluzione delle pratiche politico-economiche.

Info:
https://www.anobii.com/books/Breve_storia_del_neoliberismo/9788842813767/018355f59cc01714a4
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12763-jason-hickel-breve-storia-del-neoliberismo-con-alcuni-antidoti.html

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro – Produzione Nero (2018)

Se c’e’ un’ideologia che domina la nostra era, questa e’ il neoliberismo.
Oggi viene data per scontata l’idea che il modo piu’ efficiente per produrre e distribuire beni e servizi sia il libero scambio sul mercato tra individui guidati soltanto dalla ragione strumentale; d’altra parte, regolamentazioni statali e imprese nazionalizzate vengono interpretate come distorsioni che rallentano le efficienti dinamiche proprie del mercato stesso. Questa concezione del corretto funzionamento di un’economia e’ un punto di partenza comune sia ai critici che ai sostenitori del neoliberismo: semplicemente, il pensiero neoliberale e’ riuscito a stabilire cosa a questo punto dobbiamo considerare realistico, necessario e possibile.
E nonostante la crisi del 2008 abbia parzialmente messo in discussione la cieca fiducia di cui il neoliberismo godeva, questo e’ comunque rimasto parte della nostra visione del mondo condivisa: una visione talmente radicata che persino i suoi critici fanno fatica a immaginare alternative coerenti.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck, Alex Williams – Inventare il futuro. Per un mondo senza lavoro – Nero (2018)

Nella percezione popolare, il neoliberismo e’ genericamente identificato come una celebrazione del libero mercato, un’impostazione che come corollario prevede la difesa a oltranza del libero scambio, dei diritti di proprieta’ e del libero movimento dei capitali […]
A differenza dell’opinione comune, […] il neoliberismo differisce dal liberalismo classico proprio nell’importante ruolo che attribuisce allo Stato.
In effetti, un compito fondamentale del neoliberismo e’ stato quello di acquisire il controllo dell’apparato statale al fine di utilizzarlo per il conseguimento dei propri obiettivi; mentre cioe’ il liberalismo classico si erge a favore di una sfera naturale che esula dal controllo statale (le leggi naturali dell’uomo e del mercato), i neoliberali capiscono che di «naturale» i mercati hanno poco o nulla […]
Sotto il dominio del neoliberismo, nella creazione dei mercati «naturali» un ruolo fondamentale e’ giocato proprio dallo Stato: il neoliberismo esige cioe’ che sia lo Stato a difendere i diritti di proprieta’ privata, che sempre lo Stato faccia rispettare i contratti, che imponga una legislazione antitrust, che reprima il dissenso sociale, e che mantenga sempre e comunque la stabilita’ dei prezzi. […]
Sarebbe quindi sbagliato credere che l’obiettivo dello Stato neoliberale sia semplicemente tirarsi indietro e non interferire coi mercati: gli interventi senza precedenti delle banche centrali sui mercati finanziari non sono sintomi del collasso dello Stato neoliberale ma, al contrario, gli effetti prodotti dalla sua funzione centrale: creare e sostenere i mercati a tutti i costi. […] Arrivati a questo punto, che le elezioni vengano vinte da partiti di sinistra o di destra conta poco: i dadi sono truccati, il neoliberismo ha vinto.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Judt

Tony Judt – Guasto e’ il mondo – Laterza (2012)

Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana.
Gran parte di cio’ che oggi appare «naturale » risale agli anni Ottanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della privatizzazione e del settore privato, le disparita’ crescenti fra ricchi e poveri.
E soprattutto la retorica che accompagna tutto questo: l’ammirazione acritica per mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore pubblico, l’illusione di una crescita senza fine.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842099819
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/3191/abbiamo-guastato-il-mondo-ma-una-via-di-uscita-ce/?refresh_ce
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__guasto-e-il-mondo-libro.php

Capitalismo/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Privatizzazione, partenariati finanziari pubblicoprivato,  esternalizzazione dell’erogazione di servizi pubblici e altre strategie recenti quasi immancabilmente sono state propagandate come misure per introdurre i vantaggi dei mercati competitivi e della scelta del consumatore in attivita’ dove precedentemente la facevano da padrone le burocrazie statali.
Ma quasi mai il risultato e’ stato questo.
Uno degli scopi principali delle riforme neoliberiste era depoliticizzare l’economia. Queste speranze sono andate quasi sempre deluse, per due ragioni molto diverse tra loro.
La prima e’ che molti dei beni e servizi coinvolti hanno le caratteristiche tipiche dei beni collettivi e di cittadinanza. Quando un bene e’ collettivo, e’  impossibile, sia in teoria sia in pratica, che rimanga unicamente confinato a un contesto di mercato. In una societa’ democratica, questo significa che c’e’ un dibattito costante sulla sua qualita’ e la sua erogazione.
La seconda ragione, tuttavia, e’ che il neoliberismo, di fatto, non ha assunto la sua forma di mercato […]
Raramente si e’ avuta una piena concorrenza del genere immaginato dalla teoria neoclassica; la scelta del consumatore e’ stata possibile solo in certi casi; il coinvolgimento dello Stato non e’ diminuito, ha soltanto cambiato forma […]
Un numero ristretto di aziende di enormi dimensioni domina i nuovi settori privatizzati ed esternalizzati, e settori come le banche ormai vengono considerati vitali per l’economia e hanno acquisito di conseguenza uno status, in certo qual modo, di bene collettivo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Capitalismo/Srniceck

Nick Srniceck – Inventare il futuro – Produzioni Nero (2018)

Quello che ha differenziato la sinistra dalla destra e’ stato il suo esplicito desiderio di futuro, concepito come un miglioramento della situazione presente in termini materiali, sociali e politici, a differenza della destra le cui forze politiche (con poche notevoli eccezioni) sono sempre state caratterizzate dalla difesa della tradizione e dalla loro natura essenzialmente reazionaria.
Questa situazione si e’ capovolta con l’ascesa del neoliberismo e di figure politiche – come per esempio Margaret Thatcher – molto brave nell’utilizzare efficacemente proprio la retorica della modernizzazione e di conseguenza del futuro. Impadronendosi di questi termini, e piegandoli alla costruzione di un nuovo senso comune egemonico, il neoliberismo ha coniato una visione del futuro che da allora domina la sfera pubblica: il risultato e’ che sollevare la questione del futuro all’interno della sinistra viene oggi considerato sconveniente.[…] Il disagio che la sinistra radicale prova nei confronti della modernita’ tecnologica, assieme all’incapacita’ socialdemocratica di immaginare un mondo alternativo, ha fatto si’ che il tema del futuro sia stato oggi completamente ceduto alla destra.
Quella che una volta era una delle principali qualita’ della sinistra – la capacita’ di suggerire un futuro migliore in grado di scaldare gli animi e scuotere le coscienze – si e’ oggi deteriorata.

Info:
https://www.anobii.com/books/Inventare_il_futuro/9788880560098/01b82e055beaceae9c
http://www.exasilofilangieri.it/presentazione-del-libro-inventare-futuro-un-mondo-senza-lavoro-n-srnicek-williams/

Capitalismo/Chang

Ha-Joon Chang – Cattivi samaritani – Universita’ Bocconi (2014)

La storia ci insegna che la liberalizzazione del commercio e’ stata il risultato e non la molla dello sviluppo economico […]
In pratica, tutti i paesi che oggi sono ricchi hanno fatto ricorso a politiche nazionaliste (dazi, sovvenzioni, limitazioni agli scambi con l’estero ecc.) per promuovere le loro industrie nascenti […] hanno liberalizzato il commercio solo quando le loro aziende erano pronte, e anche a quel punto lo hanno fatto in maniera graduale […] hanno imposto norme e limitazioni sugli investimenti stranieri [IDE= investimenti diretti esteri], quando erano loro a riceverli.
A volte le regolamentazioni sono state draconiane, come dimostrano Finlandia, Giappone, Corea e Stati Uniti (in alcuni settori).
Ci sono state economie che hanno prosperato corteggiando attivamente gli IDE, quali Singapore e Irlanda, ma anche questi paesi non hanno adottato rispetto alle multinazionali l’approccio laissez-faire che oggi i cattivi samaritani consigliano ai paesi in via di sviluppo […]
E’ ovvio che, come accade ai genitori che crescono dei figli, anche nel proteggere l’industria nascente le cose possono andare storte. Proprio come alcuni genitori iperprotettivi, i governi possono viziare troppo un’industria nascente. Ci sono figli che non vogliono prepararsi ad affrontare la vita adulta, e ci sono imprese che gettano al vento il sostegno ricevuto. Proprio come alcuni figli manipolano i genitori facendo in modo che continuino a mantenerli anche quando non sono piu’ dei ragazzini, ci sono settori che, grazie ad astute azioni di lobbying, protraggono nel tempo la protezione governativa di cui godono.

Info:
https://www.anobii.com/books/Cattivi_samaritani/9788883501166/019bcc6956602c5bbc