Societa’/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce. Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo – Mondadori (2021)

Ci sono tre modi di tassare la ricchezza: si puo’ tassare quando viene trasferita tra generazioni mediante l’imposta di successione, si puo’ tassare il reddito generato dalla ricchezza, come gli utili o i dividendi, o si puo’ tassare la ricchezza accumulata dalle persone ogni anno tramite imposte progressive sulla proprieta’ privata.
Molti paesi applicano imposte di successione e sul reddito generato dalla ricchezza, mentre sono pochi quelli che tassano la ricchezza accumulata in se’ (attualmente soltanto la Colombia, la Norvegia, la Spagna e la Svizzera).
In risposta alle pressioni politiche e/o a causa di difficolta’ di attuazione, Finlandia, Francia, Islanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia hanno di fatto abolito le imposte patrimoniali che esistevano in passato. Ciononostante, siccome la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e’ di gran lunga maggiore della disparita’ di reddito, molti economisti hanno sostenuto che tassare la ricchezza ereditata (che e’ considerata non guadagnata) e ridistribuirla e’ fondamentale per perequare le opportunita’ in una societa’.
Inoltre, poiche’ la crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza desta preoccupazione e, parallelamente, in tutto il mondo i governi stanno cercando nuove fonti di entrate, si e’ risvegliato l’interesse per le imposte sul patrimonio […]
Secondo un filone promettente della ricerca, l’imposta patrimoniale puo’ migliorare l’efficienza economica penalizzando coloro che detengono asset in attivita’ a basso rendimento e incentivando quelle attivita’ che generano utili piu’ elevati. Questo vorrebbe dire che un’imposta patrimoniale del 2-3 per cento annuo consentirebbe ai governi di migliorare l’efficienza, promuovere la crescita economica e ridurre le disuguaglianze con una sola mossa.
Un altro modo di aumentare le risorse e’ tassare quelli che gli economisti chiamano i «mali» (in contrapposizione ai «beni»). Si tratta delle cose che vogliamo veder diminuire, come l’inquinamento, il fumo, il consumo eccessivo di bevande alcoliche e di cibo non salutare.

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Europa/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La Nave diTeseo (2021)

Il fatto che piu’ colpisce e’ la persistenza di un’iperconcentrazione della proprieta’.
In Europa emerge certo la comparsa sul lungo periodo di una “classe media patrimoniale”.
Nel 1913 il 40% della popolazione compreso tra il 50% piu’ povero e il 10% piu’ ricco possiede solo poco piu’ del 10% del totale delle proprieta’, e nel 2020 ne possiede il 40%, specie sotto forma di beni immobili.
Resta pero’ il fatto che nell’Europa del 2020 il 50% piu’ povero continua a non possedere nulla di tangibile (il 5% del totale), mentre il 10% piu’ ricco ne possiede il 55%.
In altre parole, i primi detengono un patrimonio medio che e’ 500 volte inferiore a quello dei secondi (la loro quota nel totale e’ piu’ di dieci volte inferiore, mentre sono cinque volte piu’ numerosi).

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza

https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/

Finanziarizzazione/Boltanski

Luc Boltanski, Arnaud Esquerre -Arricchimento. Una critica della merce – Il Mulino (2019)

Tre quarti delle esportazioni mondiali di beni di consumo di lusso, che sono quasi raddoppiate fra il 2000 e il 2011, provengono da paesi dell’Europa occidentale e in particolare dalla Francia e dall’Italia (l’abbigliamento, la pelletteria e le calzature costituiscono rispettivamente il 39, il 38 e il 33% delle esportazioni di lusso).
La gioielleria e l’alta orologeria provengono soprattutto dalla Svizzera, mentre le automobili di lusso dalla Germania (nel corso degli anni Duemila, prima della contrazione delle vendite in questo settore successiva alla crisi del 2008, le marche tedesche avevano raggiunto dal 19 al 29% di questo mercato).
La Francia, prima in questa classifica, detiene l’11,2% del mercato mondiale dei beni di lusso (con un tasso di crescita annuo del 9,8%).
Queste esportazioni sono orientate soprattutto verso i paesi sviluppati (70%), che hanno la quota piu’ importante di ricchi, ma anche verso i paesi emergenti (in particolare la Cina), il cui consumo e’ molto aumentato, passando dal 21% nel 2000 al 39% nel 2011, con i paesi del golfo Persico che sono diventati ormai i principali importatori […]
All’interesse per le cose di lusso bisogna associare un secondo fattore di creazione di ricchezza che ha assunto oggi grande importanza. Esso e’ legato a processi diversi che possiamo chiamare processi di patrimonializzazione e che riguardano in particolare il settore immobiliare, ma possono essere estesi ad altri tipi di beni.
La patrimonializzazione riguarda gli appartamenti nei centri storici di grandi citta’, le case situate vicino a dei monumenti o i siti considerati come luoghi particolari, per esempio «i piu’ bei villaggi di Francia», o le zone classificate come «parchi» e che dopo essere state scelte attraverso una procedura amministrativa sono oggetto di misure di «protezione», cioe’ di conservazione in condizioni identiche a un periodo antecedente, attraverso un lavoro di ricostituzione di un passato piu’ o meno fittizio.
Questo processo riveste una grande importanza economica poiche’ suscita, laddove si e’ prodotto, un considerevole aumento dei prezzi del settore immobiliare, e importanti riflessi sul turismo […]
Piu’ in generale, la patrimonializzazione e’ diventata una tecnica di «sviluppo territoriale» con i suoi esperti in strategie di sviluppo locale, che sanno rivelare i beni territoriali e valorizzarne il loro «potenziale».
Il loro strumento e’ il «rilancio», che trasforma l’eredita’ dormiente in patrimonio attivo, stimolando la capacita’ degli attori di «appropriarsi della storia, anche a costo di trasformarla» […]
Questi «eredi della storia» la utilizzano in realta’ allo scopo di creare un valore aggiunto per i beni o i servizi che forniscono, in modo da «specificare» e da «differenziare i prodotti e i servizi rispetto ai loro concorrenti». Gli esperti parlano di «innovazione patrimoniale» per definire questo sfruttamento sistematico del passato attraverso il «rilancio»

Info:
https://ilmanifesto.it/la-trappola-narrativa-che-da-valore-alle-merci/
http://materialismostorico.blogspot.com/2020/04/arricchimento-bolstanski-esquerre-e-la.html
http://www.vita.it/it/article/2019/11/06/il-capitalismo-che-ci-ha-rubato-le-parole-ora-ci-ruba-anche-le-storie/153188/

Capitalismo/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – LaNave di Teseo (2020)

Diversi studi e ricerche hanno documentato il ruolo centrale assunto dai socialdemocratici europei, e in particolare dai socialisti francesi, nell’impulso alla liberalizzazione dei flussi di capitale attuata, in Europa e nel mondo, a partire dalla fine degli anni ottanta del Novecento […]
Tuttavia, non sembra che i protagonisti dell’epoca avessero pienamente compreso le conseguenze a lungo termine di una liberalizzazione assoluta dei flussi di capitale […]
La liberalizzazione dei flussi di capitali genera difficolta’ quando non e’ accompagnata da accordi internazionali che consentano sia scambi automatici d’informazioni sull’identita’ dei titolari dei capitali stessi, sia l’attuazione di una politica coordinata ed equilibrata di regolamentazione e di tassazione adeguata degli utili, dei redditi e dei patrimoni interessati.
Il problema e’ che la libera circolazione delle merci e dei capitali, cosi’ come la si e’ attuata a livello mondiale a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, sotto l’influenza sia degli Stati Uniti sia dell’Europa, e’ stata concepita a prescindere da qualsiasi obiettivo fiscale e sociale: come se la globalizzazione potesse fare a meno di un gettito fiscale, di investimenti nel campo dell’istruzione, di regole sociali e ambientali.
A quanto sembra, l’assunto implicito e’ che ogni Stato-nazione debba affrontare da solo questi temi, mentre i trattati internazionali avrebbero l’unica funzione di organizzare la libera circolazione, e d’impedire agli Stati di ostacolarla

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/